Centotre-e-tre N.31: la poesia come strumento di morte interiore

Riassunto delle puntate precedenti:

Introduzione
Bruno Lauzi – Garibaldi Blues
Peggy Lee – Why Don’t You Do Right?
Tony Bennett & Lady Gaga – The Lady Is A Tramp
Joni Mitchell – Chelsea Morning
Neil Young – Cortez The Killer
Banda El Recodo – El Corrido De Matazlan
Los Cuates de Sinaloa – Negro Y Azul: The Ballad Of Heisenberg
Los Tucanes de Tijuana – El Chapo Guzman
Cholo Valderrama – Llanero si soy llanero
Celia Cruz – La Vida Es Un Carnaval
Duke Ellington – The Mooche
Renato Rascel – Romantica
Igor Stravinskij – Pulcinella Orchestral Suite – Part I/III
David Bowie – Pablo Picasso
Prince – Cream
Wu-Tang Clan – C.R.E.A.M.
Frances Yip – Green Is The Mountain
VIXX – Error
Ili Ili Tulong Anay – Mvibe
Mahani Teave & Viviana Guzman – Flight Of The Bumblebee
Martina Trchová – U Baru
ZAZ – Qué Vendrá
Incubus – Megalomaniac
Cartola – Alvorada
Yes – The Revealing Science of God (Dance of the Dawn)
No – Meet Me After Dark
Moby – My Weakness
Waka Flocka Flame feat. Drake – Round Of Applause
Sugarcubes – Hit
Kassav’ – Zouk-la sé sel médikaman nou ni
Gary Numan – Unreleased 7Up TV commercial music

Nella scorsa puntata abbiamo parlato di Gary Numan, che ci è servito per introdurre il tema degli artisti che compongono brani per spot pubblicitari. Adesso potrei utilizzare questo gancio per collegarmi praticamente a chiunque, visto che solo fra i nomi più noti compaiono David Bowie che canta una canzone sull’acqua minerale, Sting su una Jaguar e perfino John Lydon si è imburrato il culo senza vergogna per venderlo più facilmente. Ma sarebbe troppo semplice, e le cose troppo semplici non sono divertenti, come finire il videogioco coi trucchi o vincere le elezioni promettendo l’impossibile, quindi ho cercato di rendere tutto un po’ più interessante.

Gary Numan ha tre figlie, Echo, Raven e Persian. Se volete triggerare la ministra Roccella potete fermarvi qui, vi ho fornito un ottimo argomento; per tutti gli altri ho una domanda: cos’hanno in comune queste tre parole, corvo, eco e persiana inteso come abitante della Persia e non come oscurante per la finestra?
Mi è venuto in mente Sandman, il fumetto di Neil Gaiman, che di sicuro le contiene tutte e tre, ma per trovare il momento esatto in cui appaiono insieme bisognerebbe leggersi tutti i ventimila volumi dell’opera, e ho ancora da finire Sniper Elite 5, non posso perdere tempo in futilità.

Il Neilgaimanometro segna alto

Ho deciso di lasciare perdere Echo, e ho scoperto una poesia di un poeta iraniano dedicata a un corvo.
La potete leggere tradotta in inglese qui. Poi magari me la spiegate, che io quando a scuola facevamo l’analisi delle poesie mi leggevo i fumetti sotto il banco perché non avevo tempo da perdere in futilità.

Lui si chiama Nima Yushij, o Yooshij, a seconda di chi lo traduce, ed è stato uno dei più importanti poeti iraniani. Di più, è quello che ha liberato la poesia persiana dalla rigidità della metrica, e l’ha arricchita di temi più attuali della coppia di innamorati che guardano la rosa sbocciare sotto la luna e si struggono di nostalgia. Ha “tolto la poesia dai rituali di corte e l’ha portata per strada”, si è scritto di lui. Era il 1922, non troppo tempo fa, e la sua figura è ancora molto presente nella cultura iraniana, tanto che esiste una band, e qui volevo andare a parare, che si è ispirata alla sua opera, e ha messo in musica un suo componimento.

Si chiamano Radio Tehran, e li potete ascoltare qui sotto.

Prima di salutarci volevo raccontarvi di quella volta che ho provato a usare una poesia per rimorchiare una ragazza ed è finita malissimo.

La premessa obbligatoria è che io e la poesia esistiamo nello stesso universo, ma il rapporto fra di noi non diventa mai più stretto di così. Ho studiato qualcosa a scuola, come tutti, ho apprezzato qualcosa dopo gli studi, come molti, ho un paio di autori che mi sono più simpatici di altri, ma se devo spiegarvi cosa sta dicendo Umberto Saba alla capra mi metto a ruminare con lo sguardo assente.

Possiedo qualche libro, comunque, perché almeno un paio di volte ci ho provato a esplorare quel mondo di frasi che vanno a capo prima del punto, e più o meno li ho letti fino in fondo.
Uno di questi è una raccolta di Edward Estlin Cummings, poeta che ho scoperto grazie a Woody Allen: in Hannah e le sue sorelle, Michael Caine riesce dopo lunghe insistenze a irretire Barbara Hershey con una sua poesia.
Ho pensato che se ha funzionato con un inglese, la cui natura non è certo incline agli slanci passionali, figurati con un italiano, e mi sono comprato il libro e mi sono studiato la poesia, così da poterla citare con disinvoltura quando si fosse presentata l’occasione.

L’occasione si è presentata a Londra, dove lavoravo come portiere di notte e addetto alle colazioni in un piccolo B&B di Paddington, negli ultimi mesi del secolo scorso.
La ragazza si chiamava Elizabeth, era una polacca dai capelli neri con due occhi azzurri che mi ricordavano il cane di un’altra ragazza di cui mi ero perdutamente innamorato, e quindi mi innamorai anche di lei per proprietà transitiva. Solo che il cane della ragazza di prima mi voleva molto bene, mentre lei non mi cagava di pezza. Faceva la cameriera ai piani dell’hotel, e ogni mattina, dopo avere terminato il mio lavoro, andavo a cercarla per i corridoi e le sussurravo rime di cui io stesso faticavo a comprendere il significato.
Lei mi guardava con occhi pieni di deisderio, e mi chiedeva di tornare in cucina e prepararle un tramezzino col cheddar e il bacon, e se per favore potevo metterci anche un uovo sodo.

Un giorno la convinsi a venire con me al parco. Speravo che lontano dall’ambiente di lavoro si sarebbe lasciata un po’ andare, e per mostrarle la mia bontà d’animo le dissi che avevo composto una poesia apposta per lei. Quella volta ero andato sul nostrano, dato che Cummings si era rivelato incomprensibile avevo tradotto in inglese una canzone di Ivano Fossati, e gliel’avevo letta.

Se le avessi letto la formazione dell’Arsenal forse avrebbe avuto una qualche reazione, ma neanche l’arrunchio italiano era riuscito a smuoverla, era un caso senza speranza. La riaccompagnai alla fermata della metro e me ne andai a cercare cd usati a Berwick Street, come al solito. Adesso però avevo dato un senso al verso di Cummings che dice “nessuno, nemmeno la pioggia, ha così piccole mani”. Probabilmente non il senso che gli attribuiva l’autore, ma in quel momento rifletteva benissimo la mia delusione, e alla fine la poesia, come la pittura, credo che dovrebbe essere questo: un traduttore di emozioni. Che siano quelle che provava l’autore o altre non importa, se ci trovi qualcosa di utile ha funzionato.

Alla fine con Elizabeth non ci furono altri sviluppi, tornai dall’esperienza londinese solo com’ero partito, ma la collezione di cd era cresciuta parecchio, e oramai col proprietario di Reckless Records ci davamo del tu.
Che poi se parli in inglese è anche l’unica forma possibile.

(continua)

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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