Centotre-e-tre n.23: polluzioni notturne

Riassunto delle puntate precedenti:

Introduzione
Bruno Lauzi – Garibaldi Blues
Peggy Lee – Why Don’t You Do Right?
Tony Bennett & Lady Gaga – The Lady Is A Tramp
Joni Mitchell – Chelsea Morning
Neil Young – Cortez The Killer
Banda El Recodo – El Corrido De Matazlan
Los Cuates de Sinaloa – Negro Y Azul: The Ballad Of Heisenberg
Los Tucanes de Tijuana – El Chapo Guzman
Cholo Valderrama – Llanero si soy llanero
Celia Cruz – La Vida Es Un Carnaval
Duke Ellington – The Mooche
Renato Rascel – Romantica
Igor Stravinskij – Pulcinella Orchestral Suite – Part I/III
David Bowie – Pablo Picasso
Prince – Cream
Wu-Tang Clan – C.R.E.A.M.
Frances Yip – Green Is The Mountain
VIXX – Error
Ili Ili Tulong Anay – Mvibe
Mahani Teave & Viviana Guzman – Flight Of The Bumblebee
Martina Trchová – U Baru
ZAZ – Qué Vendrá
Incubus – Megalomaniac

Nella scorsa puntata abbiamo parlato degli Incubus, un gruppo statunitense che fa quella musica che per gli amanti del pop è heavy metal e per gli amanti dell’heavy metal è pop, col risultato di avere più detrattori che fans.

Oggi parliamo degli incubi, riferito proprio a quel tipo di sogno in cui vieni riassunto dalla tua vecchia azienda, o arrivi in ritardo al tuo esame di maturità, oppure il mondo è stato invaso dai vampiri e qualcuno sta grattando con insistenza alla tua finestra.

Già nel V secolo a.C., Sant’Agostino, nel suo De Civitate Dei Contra Paganos, descriveva gli incubi come fauni e creature silvane, che attaccano le donne. A quanto pare gli uomini erano soliti dormire benissimo, oppure si trattava di un’ardita metafora per denunciare le violenze domestiche di bruti taglialegna.

Otto secoli più tardi, Tommaso D’Aquino andava più nello specifico, spiegando come l’incubo fosse in grado di accoppiarsi con una donna e generare una prole non del tutto umana. Per ottenere il seme, di cui il demone pareva essere sprovvisto, non ci si poteva certo rivolgere a una banca del suddetto, che non avrebbe aperto prima di martedì mattina verso le otto, otto e mezza; l’incubo aveva così imparato ad assumere sembianze umane. Prima si presentava al cospetto di uomini addormentati, e li seduceva nei panni di una bella donna, poi senza tanti complimenti si buttava addosso alla vittima femminile e la ingravidava.

Questa teoria venne perfezionata da altri studiosi del genere, cui non pareva vero di poter scrivere una caterva di zozzerie senza incorrere nella censura ecclesiastica, e col tempo furono coniate le figure ben distinte di incubo e succubo, per definire i demoni di aspetto maschile e femminile. Perché avere rapporti sessuali coi mostri va bene, purché conformi alla morale.

Venne stabilito che la prole generata da un padre demone e una madre umana prendesse il nome di cambion, di cui non ho trovato una traduzione in italiano che non facesse venire in mente leve e pulegge. L’esempio più famoso di questa unione bizzarra è il mago Merlino, i cui poteri soprannaturali gli derivano da papà, mentre dalla mamma ha preso le orecchie a sventola.

Al giorno d’oggi si è capito che gli incubi non vengono indotti da mostri che ti ingroppano, ma ancora si evita di parlare dell’imbarazzante fenomeno delle polluzioni notturne, che evocano il timore ancestrale di avere contribuito a generare una creatura umana soltanto a metà.

Perché nessuno ha mai affrontato il problema in tutti i suoi aspetti, e quando ci viene il dubbio di avere donato il nostro seme a un succubo, non sappiamo bene cosa questo potrebbe comportare, e nascondiamo i nostri panni appiccicosi in fondo al cestello della lavatrice, timorosi delle conseguenze. E se domani mi suonano alla porta e vado ad aprire e c’è una vampira con un neonato in braccio e dice che è mio, cosa racconto a mia moglie? E se un giorno mi telefona la scuola perché mio figlio ha trasformato la maestra in un tritone? E se un domani mi arriva a casa con un fidanzato lupo mannaro?

Bisogna che qualcuno lo spieghi bene quest’argomento, cosa comporta in termini legali, quali sono i rischi nel donare il proprio seme a una creatura immonda, e se la stessa cosa si può applicare al sesso occasionale da ubriachi. Ci vogliono delle tutele, sono venticinque secoli che andiamo avanti alla cieca.

Tornando alla nostra rubrica musicarella, ho avuto qualche incertezza al momento di scegliere il prossimo passaggio. L’incubo mi si agganciava alla perfezione con un disco degli 883, ma poi gli incubi li avrei avuti io (mioddio, sono di nuovo negli anni ’90!! Non scoperò per un decennio!! AAHHH!!); il mago Merlino spalanca una porta su tonnellate di dischi prog rock, ma questo blog ha già pochi lettori così, se vi propongo un pezzo di dieci minuti con assoli di tastiere in cinque quarti il prossimo episodio me lo leggo da solo.

Mi sono così agganciato al libro di Sant’Agostino, e al film del 2002 che ne riprende il nome.
Cidade de Deus, o City of Gods, come venne distribuito nel mondo, è una pellicola brasiliana ambientata nell’omonima favela di Rio de Janeiro. Una storia di piccoli criminali e grande corruzione che ti lascia un mattone sul cuore per un bel po’. E che ha una colonna sonora notevole.

(continua)

1 commento

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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