Centotre-e-tre n.22: facciamo una band

Riassunto delle puntate precedenti

Introduzione
Bruno Lauzi – Garibaldi Blues
Peggy Lee – Why Don’t You Do Right?
Tony Bennett & Lady Gaga – The Lady Is A Tramp
Joni Mitchell – Chelsea Morning
Neil Young – Cortez The Killer
Banda El Recodo – El Corrido De Matazlan
Los Cuates de Sinaloa – Negro Y Azul: The Ballad Of Heisenberg
Los Tucanes de Tijuana – El Chapo Guzman
Cholo Valderrama – Llanero si soy llanero
Celia Cruz – La Vida Es Un Carnaval
Duke Ellington – The Mooche
Renato Rascel – Romantica
Igor Stravinskij – Pulcinella Orchestral Suite – Part I/III
David Bowie – Pablo Picasso
Prince – Cream
Wu-Tang Clan – C.R.E.A.M.
Frances Yip – Green Is The Mountain
VIXX – Error
Ili Ili Tulong Anay – Mvibe
Mahani Teave & Viviana Guzman – Flight Of The Bumblebee
Martina Trchová – U Baru
ZAZ – Qué Vendrá

Come spiegato dal riassunto qui sopra, nella puntata precedente ci siamo occupati di ZAZ, una bella signora francese che nel tempo libero cerca di costruire a Gotham City il proprio impero criminale. Oppure non abbiamo trovato altre informazioni interessanti, e ce ne siamo dovuti inventare una.

Una cosa però non vi ho detto, di quest’artista: ha fondato un’associazione benefica che si chiama Zazimut, che si prefigge di.. cos’è che fa di preciso?
Oh, io mica l’ho capito. Sul suo sito spiega di voler “promuovere una società rispettosa della vita in ogni sua forma”: un obiettivo rivendicato anche dai vegani, se è per questo. Più nello specifico?

L’obiettivo di Zazimut è quello di creare un legame costruttivo e collegare tutti coloro che vogliono essere coinvolti condividendo risorse, tempo o competenze con una delle ONG della rete Zazimut.

Mette in contatto persone che vogliono rendersi utili.

La piattaforma promuove anche le “connessioni remote” perché la condivisione e la conoscenza sono i pilastri principali che ci permetteranno di immaginare le soluzioni necessarie.

Se poi non hai tempo di andare di persona basta che fai una telefonata a Zazimut e questi inoltrano il tuo messaggio di solidarietà.

Questa piattaforma collaborativa è stata creata per consentire a chiunque desideri condividere iniziative, successi, idee, esperienze e condividere progetti da condividere.

Oh, io non ho mica capito cosa fanno questi. Mi pare una di quelle offerte di lavoro che trovi ogni tanto, dove un’azienda leader nel settore cerca personale dinamico per condividere una crescita esponenziale basata sulla resilienza, poi vai a vedere e c’è un ufficio vuoto affittato apposta per la selezione, con dentro una segretaria che gioca col cellulare e un tizio impinguinato in un abito economico che ti offre di andare a vendere contratti del gas.

Zazimut sembra aver fatto anche qualcosa di concreto, comunque: sul suo sito poco aggiornato compare la partecipazione a un festival di musica e arti varie in Francia, e la progettazione di un gioco da tavolo.

Vabbè, dai, meglio che niente.

La lista degli artisti impegnati nel sociale al punto di creare una propria associazione è lunga, e copre, con la solidarietà, diverse categorie di disagiati: ci sono quelli che aiutano i ragazzini dei quartieri poveri delle grandi città americane e quelli che sostengono la comunità LGBTQXℼ6, fino a quelli che fanno beneficenza alle bambine messicane di famiglie povere trasferitesi in un sobborgo di Los Angeles con fratello tossicodipendente arrestato per possesso di stupefacenti la cui mamma si chiama Maria e fa la sarta.

Miley Cyrus ha fondato la Happy Hippie Foundation, che offre supporto economico, educazione e opportunità lavorative ai giovani senzatetto, con un occhio particolare alla comunità LGBTQ44MARIO<3;
Lady Gaga è la fondatrice della Born This Way, che sostiene “il benessere mentale ed emotivo dei giovani”. Collabora con delle associazioni di psicologi attive a livello nazionale negli Stati Uniti;
la Dave Matthews Band sostiene con iniziative benefiche l’area di Charlottesville, in Virginia, che è un po’ come nei fumetti Marvel che ci sono i Fantastici Quattro e i Vendicat.. vabbè, gli Avengers, che proteggono il mondo dagli alieni, e poi c’è Daredevil che si occupa espressamente di un quartiere di New York che si chiama Hell’s Kitchen, un’area grande la metà di Central Park. Oh, per carità, ognuno fa quel che può!

Di chi parliamo oggi? Come avete visto le possibilità sono molteplici, e ci permettono di coprire ogni genere musicale, dall’hip hop alla musica classica.

Quindi parliamo della Make Yourself Foundation, nata grazie a un’iniziativa degli Incubus.

La lista delle iniziative cui ha preso parte quest’associazione è lunga e noiosa, così come quella delle onlus che da quest’associazione hanno ricevuto denaro. E poi a noi serve solo per agganciarci al video di oggi.

Non li conosco, gli Incubus. L’heavy metal non è un genere che frequento granché, la roba che picchia di più nella mia collezione di dischi è The Claudio Villa Hardcore Session, quindi scusate se non riuscirò a essere esaustivo mentre vi parlo della vostra band preferita.

The Claudio Villa Hardcore Session è un gran disco, comunque

Poi, se invece di criticare, volete scrivermi voi un passaggio, sentitevi liberi di spedirmelo. Non mi sembra vero di poter pubblicare un altro episodio senza dovermi sbattere.

Gli Incubus, dunque. Si sono formati nel 1991 a Calabasas, in California, una delle cittadine che negli anni sono state fagocitate dall’espansione di Los Angeles, come Santa Monica o San Bernardino. Vista dal satellite non è neanche una vera città, solo una distesa di villette a schiera in un piano urbanistico a lisca di pesce: un quartiere residenziale creato su misura sulle colline a nord ovest del centro. Quei posti dove le strade hanno nomi di fiori e per trovare un tabacchino devi prendere l’autobus e scendere in città. Uno di quei posti dove si fa amicizia coi vicini e ci si annoia insieme.

Me li immagino, questi quattro compagni di scuola, che si riuniscono nel garage di uno e dell’altro a bere birra e suonare cover dei Faith No More, e me li sento subito simpatici, perché se decidi di fare heavy metal e ti ispiri ai Faith No More sei un po’ come sarei io se sapessi suonare uno strumento e volessi formare un gruppo rock e ai miei compagni proponessi un pezzo tiratissimo di Ivano Fossati.

Comunque gli Incubus seguono la trafila che hanno seguito un po’ tutti per arrivare al successo: garage del bassista, demo sulle cassette da 60 con la copertina disegnata a biro dalla sorella del cantante che va all’artistico e ha una cotta per il chitarrista, qualcuno gli fa incidere un disco, vanno in tour con un gruppo di media fama a cui fanno da apripista, pubblicano un singolo che vende di brutto e finalmente la mamma del bassista ha di nuovo un posto dove parcheggiare la macchina.

Una volta ho fatto parte anch’io di un gruppo così. È cominciato tutto quando i miei genitori mi regalarono un sax tenore e io, posseduto dal demone della musica, lo infilai sotto il letto e me lo dimenticai, perché il demone del fancazzismo è sempre stato il mio nume tutelare, e quando un altro demone si avvicinava lo cacciava a calci nel culo. Finché un giorno conobbi una ragazza, conosciuta come Reinhard Heydrich per i suoi modi gentili, e la invitai in camera mia per farle vedere il saxofono. Lei mi chiese se sapevo suonarlo, io le risposi che avevo intenzione di iscrivermi a un corso, lei mi regalò delle lezioni presso il Circolo Musicale Abigeato, una banda composta da ex ladri di bestiame, che si esibiva spesso alle feste del paese.

Qui conobbi una giovane promessa del country jazz, un suonatore di sax baritono di nome Fabrizio, che mi invitò a unirmi alla sua band. Facevano ska, e avevano bisogno di un tenore. Io ne avevo uno, si trattava solo di imparare i pezzi e presentarsi puntuali alle prove in saletta.

Ci andai, feci qualche prova, ma imparare i pezzi a memoria risultò troppo difficile quando capii che avrei dovuto prima imparare a suonare lo strumento e non solo assemblarlo e appendermelo a tracolla. Abbandonai il gruppo appena prima che un importante manager discografico li contattasse per offrire loro il primo di una lunga serie di contratti milionari.

Ma non fu un’esperienza negativa. Ochei, non imparai mai a suonare il saxofono, che giace ancora nel suo astuccio sotto il letto, ma almeno ruppi con Reinhard Heydrich prima che mi tatuasse sul braccio il mio numero di matricola.

(continua)

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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