Un funerale

Oggi sono stato al funerale di Silvio.

Era un caro amico, Silvio, anche se forse amico per una persona che non vedevo da dieci anni non è la parola giusta. Ma è stato un pezzo della mia famiglia per un bel po’ di anni, e per diversi pranzi di Natale è stato il salvagente che mi ha impedito di precipitare nel gorgo nero delle cazzate che producevano sua cugina e il di lei fidanzato.

Coraggioso, testardo, convinto di stare andando nella direzione giusta anche quando si ostinava a tifare per la Sampdoria. Nonostante questa devozione a un falso dio era una persona divertente, ed era una persona divertita nonostante la malattia che si portava dietro, che gli tagliava il respiro e il calendario. Ma lui restava positivo, andava avanti convivendo con questo fantasma, e quando l’hanno operato e gli hanno regalato una seconda vita, lui l’ha riempita con una moglie e una bambina e un sacco di attività, e la sua risata si è fatta più piena, ci ha creduto, ci si è buttato con la caparbietà di sempre.

Poi si è ammalato di nuovo, e in poco tempo se n’è andato, ma ancora aveva la forza di raccontare le sue disgrazie con un tono leggero. Io leggevo i suoi aggiornamenti dall’ospedale e vedevo ancora quel sorriso lì, e cazzo se lo stimavo quel suo coraggio. Pensavo che Silvio non lo ammazza nessuno, che gliel’avrebbe fatta vedere anche stavolta. Pensavo che prima o poi l’avrei incontrato di nuovo, con la barba lunga e la sfrontatezza di chi li ha fregati tutti.

Pensavo davvero che ce l’avrebbe fatta, e quando ho ricevuto quel messaggio mi sono sentito come se mi avessero messo un aspirapolvere sulla pancia e mi avessero succhiato via tutta la forza vitale. E non riesco a raccontare come mi sono sentito, perché anche solo dire che ero triste sarebbe una mancanza di rispetto a un uomo come lui, che si è preso ogni tegola senza lamentarsi e senza perdere la voglia di migliorare e di aiutare gli altri. Perché era anche un cazzo di cuore d’oro, Silvio, faceva volontariato, si sbatteva per gli altri quando persone più fortunate di lui si sarebbero sedute reclamando attenzioni e si sarebbero chiuse nel loro egoismo.

Stamattina al funerale c’erano i vigili a dirigere quel fiume di gente arrivato in piazza per salutarlo. C’era la sua famiglia, c’erano i tifosi della sua squadra di calcio, c’erano gli amici. C’era chiunque, ed erano tutti lì per ringraziarlo di avere reso la loro vita, la vita di tutto quel mare di persone, un po’ migliore.

Vorrei dire che sono triste, ma non ce la faccio a parlare di me di fronte a una persona così. Tuttalpiù posso dire che prenderò esempio e cercherò di essere migliore, di lamentarmi meno, di pensare di più al prossimo. Credo che sarebbe il modo migliore per onorare la sua memoria.

Oltre naturalmente a bestemmiare fortissimo Dio, cosa che lui ha sempre fatto con grande senso del dovere, perché se Dio esiste deve sentirsi responsabile per tutti i casini in cui l’ha sempre messo.

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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