I fumetti dei Vendicatori e altre cose divertenti

Quand’ero bambino trovavo in edicola dei giornalini in un formato che stava a metà fra Topolino e i quotidiani nazionali; credo fosse lo stesso delle riviste patinate, ma a casa mia non si leggevano quelle riviste lì, oppure ero io che non le notavo, e di conseguenza il mio riferimento era un altro.

Erano i fumetti dell’Editoriale Corno, che pubblicava in italiano i fumetti della Marvel degli anni ’70, e lo faceva in riviste che ospitavano un po’ di tutto, dall’Uomo Ragno ai Fantastici Quattro, spesso troncando a metà la storia che mi stava appassionando per proporti l’inizio di una che aveva per protagonista un tizio che viveva nella giungla e di cui mi fregava generalmente poco.

Una delle serie che leggevo con meno entusiasmo, ma che è stata capace di sopravvivere fino a oggi al mio boicottaggio, si chiamava I Vendicatori. Ne avrete sentito parlare anche voi, probabilmente, dato che tre dei film a loro dedicati compaiono nella classifica dei più visti di tutti i tempi.

Quando questi film sono usciti in Italia il nome del loro supergruppo non è stato tradotto, forse perché Vendicatore è un termine che evoca cose brutte, ti viene più facile associarlo a un personaggio a cui hanno fatto delle cattiverie terribili, poi lui si è preso male e ha deciso di rispondere con la stessa moneta; in quei film lì non si parla di vendetta, i concetti morali che vengono espressi sono altri, più elevati probabilmente, e c’era il rischio di confondere il pubblico.

La vendetta è un sentimento tutto sommato semplice, non nasce dal ragionamento, è più che altro istinto: mi dai uno schiaffo e te ne do uno indietro, mi fai del male e trovo il modo di fartela pagare; al limite la razionalità sta nel concepire un piano per ferirti con più efficacia, ma il sentimento che sta alla base è sempre quello, istintivo, atavico, che condividiamo con gli animali. Credo che sia una versione appena più complessa della reazione al dolore che prova la maggior parte delle specie, l’autodifesa. Essendo la nostra in grado di elaborare le emozioni, abbiamo sviluppato forme di autodifesa più complesse, ma alla fine è sempre quella roba lì, quel sentimento basico che condividiamo coi cani.

Quindi no, i cani non sono meglio delle persone, ma non è di questo che volevo parlare.
Lascio due parole di contesto per quei due tre che mi leggeranno fra un mese e non capiranno a cosa mi riferisco:

In brevissimo, una ragazza è stata uccisa dal suo ex, lui è scappato ma l’hanno preso dopo qualche giorno. Nel frattempo ovunque, giornali, televisione, social e mondo reale, si è celebrato il rito collettivo del desiderio di vendetta, talvolta definita col suo nome e altre mascherandola dietro al concetto di giustizia, che però deve sempre includere mutilazioni fisiche sennò non vale.

Quello che ci tenevo a evidenziare qui sopra, per quegli stessi due tre, è che desiderare la violenza nei confronti di una persona che ha commesso un crimine violento non ci mette dalla parte del giusto, ma da quella che ha commesso il medesimo reato.

Perché è di quella roba lì che stiamo parlando, di quella reazione istintiva che ci rende parte del regno animale. Esprimerla è solo naturale, non ci rende migliori, non dovrebbe farci sentire parte della squadra dei Buoni, ci rende solo esseri umani. Neanche ci qualifica come mammiferi, perché l’istinto all’autodifesa ce l’hanno anche i rettili. Stiamo solo esercitando il nostro dovere di specie, quello di opporsi all’estinzione, e lo stiamo facendo nel modo più elementare possibile, ma essendo noi creature complesse lo abbiamo decorato con qualche parola in più. È la stessa ragione per cui quando vogliamo accoppiarci e abbiamo scelto il nostro partner lo invitiamo a cena fuori invece di annusargli il culo e poi zompargli addosso. Ci abbiamo appiccicato un costrutto più o meno civile, ma il concetto è rimasto lo stesso.

Quello che dovremmo essere capaci di fare, se volessimo davvero stare dalla parte dei Buoni, è augurarci che questo tizio sconti la sua pena in un istituto che lo metta in condizione, in un futuro non troppo lontano, di essere reinserito in società ed essere utile in qualche modo. È bruttissimo da leggere, quando sei ancora scosso da una tragedia, ma una società evoluta dovrebbe porsi questo come obiettivo, non Hammurabi.

Il problema è che se ci guardiamo intorno, di società evolute non se ne vedono granché. La tendenza generale sembra premiare i comportamenti istintivi a scapito della razionalità, l’ostentazione della forza rispetto alla ricerca del dialogo, la punizione dove servirebbe maggiore comprensione.

Istinto, forza e punizione, peraltro, sono proprio i tre elementi che compongono il terreno ideale in cui avvengono i femminicidi: uomini che si fanno guidare dal cazzo e puniscono le loro ex per averli lasciati.

Non ho granché da dire sul femminicidio, sono un uomo e ho esercitato molte volte il mio potere sulle donne, e probabilmente a qualcuna è venuto il dubbio che potessi finire anch’io in cronaca, perché di comportamenti sopra le righe ne ho avuti quanti ne vuoi. Non credo di poter dare lezioni a nessuno e quindi non ne do, mi limito a contenere il mio istinto e cerco di imparare a essere migliore, però mi interessa questa deriva vendicativa, la punizione come ragione di essere, perché la sto vedendo ovunque, negli uomini che ammazzano le compagne e in quelli che vogliono impedirglielo, in quelli che piove governo ladro e nel governo che promette di costruire una società migliore.

È appena stato emesso un nuovo “decreto sicurezza”, perché si vede che prima non eravamo abbastanza al sicuro. In realtà in dieci anni i reati sono scesi in media del 25%, ma a questi poveri cristi degli elettori di destra devi pure darglielo un motivo per votarti di nuovo, e quindi aumentiamo la pena per una manciata di reati già esistenti, anche se non è mai successo nella storia che l’inasprimento di una pena portasse a un calo del reato in questione, mai, per nessuno, neanche per i furti di biciclette.

Quello che trapela, mi sembra, è l’espressione della stessa triade di cui sopra, appagare gli istinti più bassi, esibire la propria forza, punire. Che sia per appagare i propri bisogni o quelli dell’elettorato di riferimento fa poca differenza, ad un certo punto della nostra storia ci siamo trovati di fronte a un bivio, e abbiamo abbiamo preferito dare più importanza alla soddisfazione dei bisogni immediati, mangiare e scopare, che a quelli a rilascio più lento, come l’educazione, e oggi ne stiamo raccogliendo i frutti.

Per me quel momento è abbastanza definito:

Quello è stato il momento in cui una parte degli italiani hanno trovato il modo di evitare tante menate che non potevano o non volevano capire, hanno potuto lasciarsi alle spalle le responsabilità di tenere in piedi un Paese vecchio e pieno di problemi, e si sono lanciati dietro al carrozzone da cui usciva un sacco di musica allegra e promesse per il futuro. Che ci pensasse qualcun altro a far funzionare il sistema, loro avevano già dato.

Peccato che di quel sistema facessero parte certi valori che garantiscono il funzionamento dell’essere umano, prima ancora di quello di uno Stato: l’empatia, il rispetto per i più deboli, il senso di responsabilità, generosità, educazione, diritti delle donne sono solo i primi che mi vengono in mente.
Si sono attenuati tutti questi principi, come se quei pochi che ancora cercavano di mantenerli fossero stati annacquati in mezzo alla massa di persone che avevano cominciato a voltarsi dall’altra parte. L’espressione “patriarcato” è venuta fuori con insistenza più di recente, e un po’ li raccoglie tutti questi concetti, ma secondo me ce n’è un’altra più efficace e che ci riporta al centro del tema di questi giorni: “avere il cazzo”.

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Oggi gli uomini sembrano avere un grosso problema a dimostrarsi tali, seguendo quei precetti che sono stati inculcati nelle loro testoline semplici da decenni di celodurismo a mezzo televisivo, e sono andati in crisi. Non si sentono più maschi alfa, adesso che gran parte dell’attenzione si è spostata sugli omosessuali, sulle donne indipendenti, sui maschi sensibili, e per reazione hanno cominciato a fare l’unica cosa che la società in cui sono cresciuti è stata capace di insegnargli, alzare la voce e ribadire il loro essere gli unici autorizzati portatori di cazzo certificato. Quindi più cazzo per tutti, nelle declinazioni in cui esso è interpretato: esibizione di forza, prevaricazione, autoritarismo, chiusura. Quindi, di conseguenza, crescita dei movimenti di estrema destra, crescita degli episodi di violenza sui soggetti più deboli e sulle minoranze, intolleranze sparse.

Non succede solo da noi, guarda chi hanno appena eletto in Argentina (no, non è Jimmy Page), in Olanda, chi è stato presidente negli Stati Uniti dopo Obama, chi viene fuori nell’est europeo. Ci sono altri fattori, non è una conseguenza così diretta della crisi del maschio, ma mi sembra che il cazzo abbia una sua responsabilità.

Mi sembra che ci sia una tendenza all’imbarbarimento, e limiterei le responsabilità al cazzo, se non fosse che con l’aggressività sta aumentando anche il numero di sciroccati che si bevono qualunque minchiata. Sembra il film Idiocracy in versione pulp, e questo non credo che dipenda dal testosterone fuori scala, quindi forse la causa principale è un’altra. Ma allora cosa sta succedendo?

Idiocracy (2006) - IMDb

Non escludo che si tratti solo di una sensazione personale dettata dall’età: si sa che un effetto dell’invecchiamento riguarda la nostalgia per il passato, e si finisce per illudersi che una volta le cose fossero migliori. Magari i coglioni sono sempre stati così tanti, magari prima erano anche più rissosi di oggi, e ho letto da qualche parte che la destra in Europa ha fatto molti più proseliti nella prima metà del Novecento che in tutti gli anni successivi messi insieme, ma io vivo adesso, non nella prima metà del Novecento, e finora non mi era mai capitato di trovarmi i fasci al governo contemporaneamente in Italia, Olanda, Ungheria, Polonia, Russia e Argentina, 105 donne ammazzate in un anno e per contorno una streppa di scemi che mi dicono che i vaccini ci uccideranno tutti e il riscaldamento globale non esiste. Sì, perché ci sarebbe anche questo dettaglio che ci stiamo arrostendo, e neanche lentamente.

Passerà, credo. Un effetto positivo di questa esibizione sproporzionata di virilità è la risposta altrettanto decisa di chi preferirebbe altre parti del corpo a dirigere il mondo, magari quella preposta a farlo, e se finora ha tenuto la voce bassa perché è educata magari adesso comincerà a farsi sentire di più, e alla lunga le due forze contrapposte finiranno per bilanciarsi e le cose riprenderanno il loro ciclo. E magari la stessa cosa succederà in contrapposizione alle altre forze crescenti, gli idioti smetteranno di ottenere visibilità, i movimenti democratici si riprenderanno le piazze e tutto tornerà a funzionare in un modo più o meno accettabile.

Solo che per allora saremo tutti evaporati.

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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