Mancavano 3 giorni a Natale, e il piccolo Pablo stava cominciando ad accusare gli strani disturbi che in genere sono dovuti alla carenza di sonno, ma siccome lui non conosceva quali siano questi strani disturbi nello specifico, attribuiva ogni scazzo che aveva al fatto che di notte si alzava a pisciare, cosa del tutto normale quando arrivi a cinquant’anni, ma uno dei grossi problemi che aveva il piccolo Pablo era la difficoltà ad accettare di essere entrato nella fase anziana dell’esistenza, che poi non sarebbe neanche stato così, a cinquanta mica sei decrepito, ma lui era un uomo, e reagiva come gli uomini, quindi si scoglionava facilmente, accusava strani dolori e stanchezza, era di cattivo umore e scorreggiava tantissimo.
Quello che però non avrebbe mai considerato come un segno dell’età fu trovarsi davanti il fantasma di Marley, un anziano socio d’affari di Ebenezer Scrooge, morto il giorno di Natale di sette anni prima. Primo perché lui Ebenezer Scrooge non sapeva manco chi fosse, e secondo perché se c’era uno scrittore che gli stava sul cazzo quello era Charles Dickens.
“Minchia, sto cominciando ad avere le allucinazioni!”, esclamò il piccolo Pablo di fronte a quel tizio nero coi dreadlocks.
“Get up, stand up, stand up for your rights!”, gli rispose quello, che evidentemente condivideva col piccolo Pablo la stessa ignoranza verso la letteratura britannica, e si era presentato nelle sembianze del primo Marley che aveva trovato su Google.
“Cazzo ci fa un rastamanno in camera mia alle due del mattino?”
“Sono venuto ad annunciarti una roba, bro”
“Sono incinto dell’agnello di Dio?”
“No, riceverai la visita di tre fantasmi che ti mostreranno delle robe e ti insegneranno qualcosa sullo spirito del Natale.”
“Ma non sono stato avaro o cattivo con gli altri, perché questo trattamento iniquo?”
“Non è per quel che hai fatto, è per cosa ti sei mangiato ieri sera. O pensavi che a cinquant’anni ci si potesse ingozzare come oche prima di andare a dormire e poi passare una notte tranquilla?”
“Fuck.”
Chiaro che per quella notte non si dormì più un cazzo nessuno, come fai a dormire dopo un’attività paranormale in camera da letto? Un minuto dopo l’apparizione eravamo in strada io e mia moglie in pigiama e ciabatte a cercare un esorcista aperto.
Poi con la luce del giorno tutto sembra più facile, e anche le cose più spaventose diventano sopportabili e addirittura ci si trova un lato positivo, dai, quanti possono dire di avere incontrato un’icona della musica morta quarant’anni prima senza dover usare un badile?
Ci passammo una bella giornata tranquilla e la sera andammo a letto senza pensare più alle cose brutte.
Alle tre mi sveglia una voce: “Pablooh! Pablooh! Oh Pablo! Oh! Ma ti svegli? Oh, il morto sono io!”
Era il fantasma dei Natali passati, interpretato da Natalin, il mio vecchio padrone di casa deceduto anni prima alla caparbia età di novantasei anni. Non voleva mostrarmi quant’era bello il Natale quand’ero bambino, voleva i soldi dell’affitto di quand’è morto, che nel trambusto che è seguito fra gli eredi che si accoltellavano nessuno è venuto a pretenderlo e alla fine me ne sono andato senza pagarlo.
Siccome di corsa in strada c’ero già andato la notte prima e non mi era piaciuto, stavolta ho provato a interagire:
“Ma scusa, com’è che proprio tu, che sei stato l’incarnazione terrena di Scrooge, l’uomo che piuttosto che spendere un centesimo moriva di fame, il più avaro, cinico, spietato figlio di puttana che mi sia mai capitato di conoscere, proprio tu sei diventato il fantasma dei Natali passati, che nel racconto originale incarna un messaggio tutto sommato positivo?”
“Perché quando muori da miliardario puoi fare il cazzo che ti pare. Funziona anche di là come qui, che ti credi?”
“Ma Gesù ci è sempre stato mostrato come un poveraccio!”
“A parte che lui è il figlio del capo e se voleva ereditare tutta la baracca doveva stare attento all’immagine che dava, dovresti vedere adesso come va in giro per il Paradiso, in decappottabile e circondato dalle fighe.”
“Da non credere!”
“Vabbè, senti, fammi trasmettere il mio messaggio di amore e fratellanza e mi levo dalle palle, che ho delle cose da fare: ricordati di quant’erano felici i tuoi Natali da bambino, la gioia dei regali e il calore della famiglia, cerca di trarre lezione sul tuo comportamento odierno eccetera eccetera. Ciao, buone feste. Ah, per quell’affitto non pagato riceverai notizie dal mio legale.”
Il fantasma di Natalin scomparve in una nuvoletta turchese che odorava un po’ di uovo marcio, ma forse era solo suggestione, oppure avevo di nuovo scorreggiato.
Passai un’altra notte sveglio, attanagliato dal panico: e chi ce li aveva i soldi per pagarmi un avvocato?
Poi la giornata trascorse senza telefonate da studi legali prestigiosi né postini che recapitano raccomandate sinistre, e in fondo mancavano ormai 2 giorni a Natale, e io e la mia consorte ci rituffammo sereni nei preparativi per il pranzo del 25, ci guardammo Una poltrona per due su una qualunque rete privata e la sera andammo a dormire presto perché verso le sei ci eravamo aperti una bottiglia di primitivo di manduria che sta benissimo col salame e un po’ di formaggio e dopo venti minuti eravamo già gonfi.
Il fantasma dei Natali presenti si materializzò intorno alle quattro, grattando il vetro della finestra. Immaginate lo stato d’animo di uno che viene svegliato di notte da un rumore e pensa subito al gatto, poi vede una faccia pallida che lo fissa dalla finestra, e realizza che al secondo piano non ci sono terrazzi su cui quella faccia potrebbe stare appoggiata, ed è un attimo che ti vengono in mente tutti i film di vampiri che hai visto da ragazzino e col cazzo che dormi più anche stavolta.
“Mi potrebbe aprire la finestra, per favore?”, disse la faccia pallida che stava fuori al freddo.
“Essì, se sei un vampiro non puoi entrare in casa senza che qualcuno ti inviti, conosco le regole!”
“Non sono un vampiro, sono l’avvocato del signor Natale.”
“Quindi sei un vampiro!”
“Beh, non uno di quelli tradizionali, ecco.”
“E che ci fai fuori dalla mia finestra alle quattro del mattino?”
“Di solito è da dove gli inquilini morosi cercano di scappare. Mi sono messo qui per sfruttare il fattore sorpresa.”
“Sei venuto a mostrarmi i Natali presenti?”
“Sono venuto a recapitarLe un’ingiunzione di pagamento.”
“E i Natali presenti chi me li mostra?”
“Il telegiornale. Mi apre la finestra, per favore?”
Ho tirato le tende e sono tornato a letto, se voleva stare fuori al freddo appeso al davanzale erano cazzi suoi.
Il mattino dopo l’abbiamo trovato duro come un sasso, l’abbiamo staccato dalla finestra versandoci sopra dell’acqua calda e siamo andati a seppellirlo nel bosco, poi abbiamo passato il resto della viglia di Natale cantando canzoncine che parlano di amore e speranza.
Oramai lo sapevo dove saremmo andati a parare, e la notte di Natale l’ho passata fuori, a ubriacarmi nei bar dei vicoli insieme a mia moglie e un gruppo di amici. Ad un certo punto incontriamo il mago Otelma, e tutti eh! oh! il mago Otelma! accidenti che celebrità! e lui si gira verso di me e con la caratteristica zeppola mi dice: “Fono il fantafma dei Natali futuvi, fono qui pev mostvavti cofa ti fuccedevà l’anno pvossimo.”
“Ok dai, sono abbastanza ubriaco per reggere le brutte notizie.”
“L’anno pvossimo passevai il Natale a casa con tua moglie e guavdevete Una poltvona pev due su una qualunque vete pvivata.”
“E basta?”
“Eh.”
“Sono un po’ deluso.”
“Questo passa il convento, se volevi una vita avventuvosa dovevi fave il divettove della clinica pev malattie infettive dell’ospedale di Genova: andavi in televisione tutti i giovni, ti viconoscevano pev stvada e ad un cevto punto incidevi puve un disco di canzoni di Natale.”
“No, vabbè, non mi lamento. Grazie eh.”
D’altronde se conduci una vita mediocre ci sta che anche i tuoi fantasmi siano mediocri, però continuo a pensare che se avessi potuto scegliere in quale storia di Natale finire avrei preferito che fosse quella in cui Bill Murray ripete sempre lo stesso giorno all’infinito. O al limite Die Hard, ecco.