Dice “È un po’ che non aggiorni il blog, che stai facendo? Scrivi un altro libro?”

Dire che sono stato risucchiato dal vortice di Tumblr e in pratica passo ogni minuto libero ad aggiornare la dashboard fa brutto, così ho deciso di raccontare alcune delle cose che ho visto, letto o fatto nell’ultimo decennio, fingendo di avere impegnato gli ultimi mesi in qualcosa che se non è produttivo sia almeno socialmente accettabile.

Allora, innanzitutto ho cominciato a pedinare una ragazzina di sedici anni dall’uscita di scuola a casa sua, ma pedinare non è il termine giusto, la tallonavo proprio, le stavo a un metro e le mormoravo parole oscene tipo icsfactor, libridimoccia e rapperitalianotrasgressivodistocazzo, e ogni volta che si voltava a rimproverarmi mi accarezzavo il pacco con lascivia [la-scì-via, se hai letto la-sci-vìa sei una brutta persona]. Poi mi è scaduto l’interinale alle poste e a consegnare la corrispondenza ci hanno messo un altro.

(questa cosa della ragazzina starebbe a sottintendere come la frequentazione di tumblr sia più immorale e deplorevole di un atteggiamento che puzza di pedofilia. Non ha molto senso spiegarlo, mi rendo conto, ma ultimamente su tumblr mi leggono i Bimbiminkia col senso dell’umorismo di un anello di totano, ma manco di quelli fritti, crudo, e allora rischio che la battuta non venga colta. Scusate.)

Pazienza, molto più tempo libero da investire in attività più socialmente accettabili della dashboard di tumblr, (vedi? devo sottolineare come alle elementari) che se non l’avete mai vista lasciate perdere, tutta quella pornografia mescolata a immagini di gattini potrebbe far perdere il senno a chiunque, io stesso oramai mi eccito ogni volta che sento miagolare.

Però non starò qui a raccontarvi delle mie fantasie erotiche, anche perché non tutte vi riguardano, ho scritto questo post per raccontarvi di quello che ho letto e visto, e tanto vi devo.

Quello che ho letto e visto

Comincio dal fondo, da quello che sto ancora leggendo perché è come quando ti invita a cena una che non sa cucinare e ci metti tre ore a finire il secondo perché se lo lasci magari si offende e poi va a finire che ti tocca passare la serata a guardare Men vs Food, che non so cosa sia, ma un amico me l’ha appena citato su facebook, e lui è uno che guarda delle vere porcherie.

Roba che se ad un certo punto compariva Ok Quack il romanzo poteva proseguire a Paperopoli e nessuno ci avrebbe trovato niente di strano.

 Si, ce l’ho con te, Stephen King, che prima mi illudi con tre capitoli piacevoli, poi mi esalti con un quarto che è un capolavoro, e poi mi presenti il conto con un quinto volume, I Lupi Del Calla,  piuttosto calante, un sesto, La Canzone Di Susannah, che bisognerebbe tirartelo dietro, e l’ultimo, La Torre Nera, che se non avevi più voglia di scriverlo bastava dirlo, l’avremmo capito. Guarda, ci parlavo io col tuo editore, una soluzione si trovava, ma metterti a discutere col lettore, diventare tu stesso un personaggio della storia, dai, è veramente la soluzione di chi non ha più niente da dire! Non sei d’accordo con me, lettore di questo blog?

Adesso ho questo romanzo a un quarto scarso, ne leggo due pagine la sera per vedere se migliora, salto le righe, mi dispero perché è di un noioso che non ci si crede, da un momento all’altro potrebbe raccontarmi del benzinaio preferito dai taheen e di quella volta che si è messo a regalare i punti carburante perché aveva avuto una crisi mistica e gli era apparsa Santa Teresa, che però lui non essendo pratico di cristianesimo aveva scambiato per San Pietro (oppure a causa dei baffi, che le Scritture non ne parlano perché non è bello che si sappia, ma Santa Teresa da ragazza la chiamavano Gino Cervi), e gli aveva confidato che il mondo stava per finire e che Marchionne avrebbe trasferito gli stabilimenti in Pakistan, perciò suo nipote avrebbe perso lavoro e sarebbe tornato a drogarsi. Siccome il nipote è quello del benzinaio e non quello di Marchionne capirete anche voi che al nostro amico quel giorno gli giravano le balle, e vi sarete fatti un’idea, cari lettori grandi e piccini, di com’è stato scritto l’ultimo volume di questa saga fantasy postatomica.

Roba che il tuo scrittore preferito dei tuoi anni di ragazzetto protonerd potrebbe perdere anche quel rispetto che gli devi ancora per le forti emozioni che ti ha fatto provare descrivendo un momento di petting fra il protagonista e la sua ragazza cheperòpoimuore ne Le Notti Di Salem, che tu una roba così spinta come lui che “fece scivolare una mano sul suo seno e lei si inarcò per offrirglielo pienamente, soffice e sodo com’era” non l’avevi mai letta e quella sera sei andato a dormire sconvolto.

Sai cosa, amico Stephen King? O mi tiri fuori un altro 22/11/63 o mi leggo tutta la bibliografia di Valerio Massimo Manfredi. NON STO SCHERZANDO!!

Il titolo è fuorviante, in realtà è un libro di ricette per cucinare le melanzane.

Per evitare di morire di noia mi sono procurato una lista di romanzi sui viaggi nel tempo, e poi, grazie al mio amicone Senko che un giorno mi ha detto “ti faccio una cassetta”, che negli anni ’80 indicava una compilation TDK da 90 minuti piena di musichine e adesso invece rappresenta una chiavetta usb da 16 giga piena di qualunque cosa, in questo caso libri, ho spulciato in un archivio grande più o meno come la provincia di Cuneo alla ricerca dei tiroli che mi interessavano.

Al momento sto leggendo Al Di Là Del Tempo di Connie Willis, che non è un romanzo ma un’antologia di racconti, e di viaggi nel tempo ne parla più o meno come ne sto parlando io qui, però finora si lascia leggere, e il primo racconto mi ha preso molto più di quanto mi aspettassi dal genere, che è una roba tipo ricordi di scuola e primi amori, che detta così mi fa un casino casalinga frustrata, ma in realtà è scritto bene davvero. Vedremo gli altri.

Lo so, non sto leggendo molto, direte voi amici colti, che divorate i libri come io divoro i pomodorini dell’orto, a cinque per volta e senza lavarli, che però per i libri è meglio fare così, che sennò poi si sgualciscono le pagine, per non parlare di chi legge col kindle, lascia perdere.

In realtà sto occupando il tempo che voi dedicate ai vostri romanzi preferiti per leggere una quantità disumana di fumetti, tipo tre o quattro, che però escono tutti i mesi!! È come se vi metteste a leggere.. dei fumetti, tipo.. che però escono.. tutti i mesi!! Non so se è chiaro il paragone.

Un momento tipico nella vita di una famiglia, e se a voi non è mai capitato vi compatisco assai.

Una delle serie che ho cominciato dal numero uno e sto portando avanti con soddisfazione è Saga, di Brian K. Vaughan e Fiona Staples, un racconto fantasy (daje) ambientato nello spazio, quindi di fantascienza, si però più fantasy. Adulto nei dialoghi e nelle situazioni (Parlano anche di sesso! Nei fumetti! Tutti i mesi!!), molto ironico, sempre lì che adesso succede qualcosa, ma senza l’ansia di ommioddio un mese senza sapere come va a finireh! L’ha consigliato anche Buoni Presagi, che poi sembra che leggo i fumetti che consiglia lui e non lo cito. In realtà l’avevo già lì da leggere da anni e anni e aspettavo di trovare la voglia, non è che ho cominciato perché me l’ha detto lui, e comunque io ne ho già letto tredici numeri e lui invece è fermo al terzo, gnegnegne.

Allora ci vediamo questa sera? Una serata fra amici, una chitarra e un omicidio.

Garth Ennis lo leggo per principio, mi piace, a volte si ripete un po’, a volte non ne ho voglia e lo pianto lì, a volte vorrei telefonargli a casa e tirarlo giù dal letto e dirgli “Oh Garth! Questa si che è una storia coi coglioni! Ma non i coglioni tipo i protagonisti della Torre Nera!”.
Red Team è appena cominciato, giusto quattro numeri, e sta scorrendo bene, una trama solida, dei protagonisti credibili che non fanno i pazzeschi come Barracuda, che è simpatico, ma tutti così no eh. È la storia di un gruppo di agenti che dopo aver visto com’è andata a finire con Berlusconi, che tre gradi di giudizio ed è ancora lì a rompere i coglioni, decidono di dare una mano alla giustizia e invece di arrestare i criminali li fanno fuori con azioni da commando.
Strega commando colori.
Non c’entra, ma mi faceva ridere.

L’amore. Quello con la a minuscola, ma col tizio che tira le frecce e fa il coglione per Brooklyn.

Mi sono tenuto per ultima la serie che mi ha fatto innamorare, Hawkeye, di Matt Fraction e David Aja, roba che non credevo che una serie regolare Marvel fosse ancora capace di. È il supereroe che abbiamo visto negli Avengers, sai quel film di supereroi fatto bene che ti ha fatto dimenticare le porcherie tirate fuori con Hulk, Spiderman e, lo so che non sarete d’accordo ma mi ha fatto cagare, Iron Man? Quello interpretato da quello che sembra sempre si sia appena svegliato, che ha fatto quel film che ammazzava una bella saga come quella di Bourne.
Insomma, niente a che vedere, queste sono le avventure di Occhio Di Falco (che non è stato tradotto e continua a chiamarsi Hawkeye anche in italiano) quando non indossa il costume pacchianissimo che lo fa somigliare a una versione campy della (orrenda) Catwoman di Halle Berry. Vive in un condominio di Brooklyn, piglia botte da buffi mafiosi russi che vanno in giro con la tuta dell’adidas e dicono Bro, salva un cane, cazzeggia coi condomini e finisce nei casini per delle donne. Adorabile, cialtrone, lontanissimo dallo stereotipo del supereroe, sia dell’antieroe indisciplinato tipo Wolverine che della macchietta fastidiosa che in questo momento non ricordo neanche come si chiama ma avete capito, è tutto rosso, ha due pistole ed è una specie di zombi ninja. Inoltre David Aja ha fatto un lavoro splendido nella costruzione della pagina, e alterna vignette che sembrano scarabocchiate, con pochissimi dettagli, ad altre molto complete. Insomma, si è capito che mi piace, cos’altro devo fare, comprarvelo e portarvelo a casa?

Ci sono altre cose di cui dovrei parlare, alcune bellissime altre meno, prima di affrontare il discorso cinema, ma qui finisce che arriva l’alba e sono ancora alzato, e poi voi non mi leggete perché ho scritto troppo e ormai siete abituati ai microperiodi di facebook, e se uno scrive più di 160 caratteri senza faccine diventa prolisso.

Io poi prolisso lo sono già, ti lascio immaginare che succede. Facciamo che proseguo un’altra volta, eh?

 

Deadpool! Ecco come si chiama! Simpatico cinque minuti, poi torno a leggermi La Torre Nera.

Aggiornamento dell’ultimo minuto:
All’idea di dovermi sorbire altre pagine della Torre Nera sono andato su wikipedia e mi sono letto la trama. Non ve la racconto per evitarvi spoilers, ma sappiate che dopo aver scoperto cosa succede nelle pagine che mi mancano ho cancellato il file dal telefono, poi dal computer, poi ho buttato via la chiavetta usb di Senko, poi ho strappato il cavo del telefono e me lo sono mangiato.

Ho deciso poco fa, intanto che portavo il cane a pisciare, che era venuto il momento di scrivere qualcosa sui libri che sto leggendo in questo periodo. E’ una bella iniziativa, se uno legge molto, e può dare dei suggerimenti utili a chi non sa dove indirizzare i suoi momenti d’ozio e magari finisce a sedersi davanti al grande fratello di maria de filippi e in men che non si dica diventa un italiano medio che odia gli stranieri e vota lega, anche se per esempio oggi quindici di quelle merde hanno fatto ricorso contro il nuovo sistema pensionistico per i parlamentari. Quindici su ventisei, e ancora stanno a fare i cori romaladrona. Morissero di pruriti al cazzo.

Ma dicevo dei libri, che c’è un mio amico che tiene una rubrica sul suo blog dove recensisce tutti i libri che legge, e sono parecchi, tanto che li ha raccolti in un e-book scaricabile gratuitamente, che ti dà un sacco di dritte, ma che però ci manca secondo me un indice alfabetico, che una guida così non puoi imparartela a memoria, te la tieni lì e ogni tanto la consulti come l’elenco del telefono, e se non sai più dove hai letto la critica di quel libro là che ti interessava devi scartabellare tutto ogni volta e così finisce che te lo impari a memoria e allora l’indice alfabetico non ti serve più. Volevo dirglielo di persona, ma non ci vediamo da un po’ e faccio prima così, ma tanto lo so che mi risponderà che l’indice non serve perché l’e-reader ha la finestrella di ricerca tipo google, che in effetti non ci avevo pensato, mi è venuto in mente ora, ma magari poi non è neanche vero e me lo dice solo per minchionarmi.

Io una rubrica così non potrei tenerla, perché ogni volta che ho provato a gestire un impegno fisso ho resistito sei mesi e poi è finito tutto a puttane. Qualunque cosa, rubriche, racconti a puntate, la piscina.. Meno male che non sono nato donna o dopo le terze mestruazioni avrei trovato il modo di interrompere anche quelle.
E con questo non voglio affatto pararmi il culo per aver lasciato la mia recensione di Londra ferma alla prima puntata, ma stasera c’ho da scrivere altro, e mi spiace per quei turisti fermi da settimane ai giardini di Kensington. L’avete visto il cazzo di cancello? E i giardinetti di Lady Diana? Beh, trovatevi un cesso e un baretto e aspettatemi, fra un po’ arrivo.

Nonostante le mie letture siano drammaticamente inferiori alla media degli italiani che leggono, sebbene di molto superiori a quelle degli italiani di cui alla terza riga di questo post, ma è come picchiare uno che caga, ho pensato di scrivere due righe su quello che sto leggendo/ho letto/leggerò in questi giorni, perché sono cose che mi provocano sentimenti diversi, e quando la causa è un libro e non i risultati dell’esame istologico vale la pena soffermarcisi un momento.

ZerocalcareIl primo l’ho cominciato e terminato stasera, si chiama La Profezia Dell’Armadillo  e l’autore è Zerocalcare.
E’ una raccolta di fumetti brevi che compongono un racconto che si snoda fra ora e il millenovecento-quando-eravamo-tutti-ragazzini, e parla di tutte quelle cose che oggi ci fanno sentire diversi, “nerd”, diciamo con una certa supponenza, come se fosse una bella cosa; ancora fingiamo di non ricordare che vent’anni fa, quando quel termine esisteva solo in qualche film americano, l’aggettivo che ci veniva appioppato più frequentemente era il suo esatto omologo italiano, “sfigato”.
Ma sarebbe limitativo definirlo un fumetto per appassionati di cinema e fumetti e cartoni animati giapponesi, perché alla base c’è quell’altra cosa che accomunava tutti quanti e su cui sono stati scritti libri e canzoni, l’infatuazione impossibile segreta e non corrisposta verso una ragazza che poi però. Ed è raccontato con un’ironia devastante, e quando si vanno a toccare corde più amare viene fuori una profondità e uno spessore che per esempio nei telefilm de I Ragazzi Del Computer Richie non aveva e Alice sotto sotto secondo me ci stava male. Dei disegni non ne parlo, che raccontata ci può perdere (cit.), vi rimando al suo blog così vi fate un’idea. E andateci, che ne vale la pena.

Il secondo libro lo sto leggendo sul cellulino, ed è la conseguenza di un altro libro che ho letto sul cellulino.

Del libro di King dirò solo, per chi non lo conosce, che è un incrocio fra Ritorno Al Futuro, Ricomincio Da Capo e JFK. E che è bello, lo ripeto, ma tanto.Quell’altro si chiamava 22/11/63 ed è l’ultima opera di Stephen King. E mi è piaciuto di brutto. Non che fosse il primo libro di King che leggevo, ma da un po’ mi ero scoglionato dei suoi finali con gli psicomostri che sconfiggi solo accettando che fare la pipì  letto quando hai tre anni è normale e nell’armadio ci vive solo il maglione brutto che ti ha fatto la nonna e che ti punge il collo, e l’avevo mollato. Poi è uscito questo, ho letto un paio di recensioni positive, ho letto due righe di trama e ho pensato che i viaggi nel tempo hanno sempre il loro fascino, e ho deciso di provare. E me lo sono scaricato a babbo in inglese per leggerlo sul telefono. E poi anche la sua traduzione in italiano, per le parti che non capivo in originale. E poi si, signora SIAE, me lo sono anche comprato in cartaceo con tanto di ricevuta fiscale, ma è solo per averlo nella libreria. E comunque da quando si è presa le piattole dovrebbe abbassare un po’ il tariffario, lasci che glielo dica sinceramente.

L’altro libro è citato da Stephen King in coda al romanzo e viene definito uno dei migliori romanzi sui viaggi nel tempo, e dato che l’argomento mi intriga sempre, anche e soprattutto dopo la lettura di questa roba qui sopra (ma ammetto che l’essermi svegliato l’anno prossimo cinque minuti fa mi ha influenzato non poco) ho pensato di procurarmelo. Si intitola Indietro Nel Tempo e l’ha scritto Jack Finney, che in Italia non conosciamo soprattutto come l’autore de L’Invasione Degli Ultracorpi, che ricordiamo giusto io, i miei amici e Zerocalcare.

Non posso raccontarvi molto a riguardo perché l’ho appena cominciato e interrotto per divorarmi l’armadillo, e per adesso non è successo niente, ma comincia a New York sulla 54ma strada, e già per questo mi è simpatico. Però mi piace di più come scrive King.

 E passiamo all’ultimo, che non lo sto leggendo anche se ce l’ho lì sul comodino, ma me lo sto ascoltando in macchina.
Si chiama Hanno Tutti Ragione, di quel regista stralunato che è Paolo Sorrentino, e in questo caso va citata anche la straordinaria voce narrante di Toni Servillo.
Non lo so se letto con la voce della propria mente questo libro renderebbe così bene, ma da una settimana, nel tragitto casa-lavoro e ritorno, accendo l’autoradio e stacco il piede dall’acceleratore per godermi qualche minuto in più di quel presuntuoso cialtrone di Tony Pagoda. Il tono è a metà fra l’ironico e il drammatico, un momento ti costruisce la più raffinata delle metafore per spiegarti il vuoto che si porta dentro l’animo il protagonista e in quello successivo ti spara una cazzata talmente cafona e volgare da farti spruzzare sangue dal naso dal ridere. Gioca sugli accostamenti Sorrentino, e lo sa fare bene, la storia scorre piacevole, su toni di grigio interrotti qua e là dalle colorate descrizioni dei personaggi di contorno o dalle strisce bianche che Pagoda si tira di continuo.

Per la verità ce ne sarebbero altri di libri, la biografia di Butch Cassidy che ho interrotto per colpa dei viaggi nel tempo, quello che ho interrotto per colpa di Cassidy e via risalendo, ma non voglio rubare il mestiere a chi i libri li recensisce (e li legge) con maggiore disciplina, e poi ho davvero una guida di Londra da terminare.

  1. Regalare la televisione al vicino e al suo posto montare una libreria.
  2. Fare avanti e indietro dalla stanza del casino con scatoloni di libri che non trovavano spazio nei vecchi scaffali.
  3. Tirare giù tutto e rimettere a posto in rigoroso ordine alfabetico.
  4. Contemplare soddisfatto il risultato.
  5. Inorridire scoprendo che il mio libro è finito subito dopo Esercizi Di Stile di Queneau.
  6. Cercare su internet il numero di telefono dei discendenti dello scrittore per porgere le mie più sentite scuse.
  7. Accorgersi in tempo di aver lasciato fuori un libercolo sulla storia dei pirati, che fa si che adesso Acapistrani si trovi fra una masnada delle peggiori carogne che abbiano mai solcato i mari e uno scrittore di noir beffardo.
  8. Fuck yeah.

Domani cominciano le mie ferie. Cioè, tecnicamente sono cominciate venerdì alle cinque quando sono uscito dal lavoro, ma funziona che sei in ferie quando dovresti essere al lavoro e non ci sei pur non essendo malato o finto tale, quindi è da domani che avrò un casino di tempo da dedicare ai lavori che mi sono lasciato indietro e che non possono proprio aspettare, tipo tagliare la legna e piantare i pali per stendere e segare l’erba, da domani, non da oggi, oggi non sono in ferie e quindi ho tutto il diritto di perdere il pomeriggio cazzeggiando.

Sono belle le domeniche trascorse nell’ozio, a godersi la tranquillità della via, solo qualche macchina in autostrada, nessuno che ti cerca, puoi cominciare un libro e addormentarti in mutande sul divano, o sulla sdraio in giardino.
Forse dovrei spiegarlo al mio vicino quanto sono belle le domeniche nell’ozio, che è da stamattina alle nove che ci dà di mazzetta per tirare giù una scala di mattoni e adesso che sono le tre del pomeriggio ha tirato fuori il martello elettrico e sta mandando a puttane la giornata a me e a El Bastardo qui accanto, che agita la coda nervosamente cercando di riaddormentarsi.

Qualche giorno fa mi sono arrivati per posta quattro librini dal Cino, che è il mio attuale editore, dato che pubblicherà il mio nuovo libro nella sua collana dal nome impossibile, Samis-qualcosa-at, Samis e una serie di consonanti, un nodo fonetico impossibile da sbrogliare, tipo Samis-dgtzv%simbolodibatman-at. Ho deciso di sostenere la sua politica di distribuzione clandestina, li leggerò e poi li abbandonerò per il mondo col sistema del bookcrossing, mi sembra un bel modo di far conoscere un libro, anche se temo che un settantacinquepercento di titoli abbandonati per strada finisca nella spazzatura senza passaggi intermedi: lettore abbandonatore / spazzino scoglionato / discarica. Non importa, credo sia giusto correre il rischio, così ho finito il primo, In Vece Di Un Addio, di Luigi Romolo Carrino, e poi l’ho lasciato su un muretto del teatro Carlo Felice ieri pomeriggio.
Ne ho approfittato per abbandonare anche una copia del mio primo libro, Acapistrani, in stazione Brignole sul binario diciotto.

Mi è piaciuto il libro di Carrino e mi sono sentito un po’ una merda a mollarlo su un muretto, ma bisogna provarlo questo bookcrossing per sapere se funziona, sono sicuro che anche il suo autore sarebbe d’accordo. È una persona molto alla mano, una volta mi ha pure offerto una cocacola.

Ieri mi sono portato anche Di Luce Nemmeno L’Ombra, di Antonio Koch, che è un autore che non conoscevo e che mi piace un casino, ha quel modo di scrivere che mi fa venir voglia di aggiungere qualche nota al blog e poi magari di raccogliere tutto in un libretto e pubblicarlo magari no, che quando scrivo pezzi senza lo scheletro, tipo questo, uno fa fatica a leggere e un libretto così magari non se lo comprerebbe, e di conseguenza un editore non ci si mette volentieri a stampare un libro che non vuole nessuno. Però potrei metterlo su issuu, che se lo leggerebbe giusto Misterteena, che lui le cose che scrivo le legge sempre tutte, anche quelle che fanno cagare, così poi può dirmi che gli hanno fatto anguscia e criticarmi un’ora, che si vede che un po’ ci gode.

Su issuu ho in mente di pubblicare il numero zero di una rivista fatta tutta da me, contenuti e impaginazione, che si chiama Plop! col punto esclamativo, ho già cominciato a scriverlo, ma poi mi sono accorto che la copertina mi fa l’effetto delle mie cose a Misterteena e mi sono arenato.

Ma ero rimasto a ieri, che all’andata ho letto il libro di Koch, ma al ritorno no, che nel mezzo fra i due viaggi sono stato in fumetteria dove ho speso due o tre fortune in fumetti di Garth Ennis, che al momento è il mio scrittore di fumetti preferito, ed è brutta come cosa perché oramai ho letto quasi tutto e non so più come farò dopo. Poi sono stato alla fnac, perché in fumetteria The Boys n.5 risultava esaurito e invece lì ce l’avevano ancora, e poi sono stato da Feltrinelli a prendere l’ultimo George Martin e a rischiare di portarmi via anche quello nuovo edito solo in inglese, che però non potrei neanche portarmelo in vacanza, che da solo pesa come una ruota dell’aereo, quindi o qualcuno mi regala un kindle da qui al sedici agosto oppure dovrò aspettare che esca in italiano diviso in tre volumi, cazzo di editori vampiri figli di troia che cercano di guadagnare tre volte sullo stesso titolo e io sapete cosa vi dico, che pubblico solo con editori clandestini e indipendenti come il Cino o come chi capiterà che avrà voglia di investire denari sulle mie seghe da tastiera, spero che facciate la fine di quello che state già facendo visto che in Italia ci sono più concorrenti al grandefratello che lettori di libri.

Nel frattempo il mio vicino deve avere imparato la bellezza del silenzio, perché non lo sento più.

Oppure è deceduto, metti che l’infermiera che abita dietro casa mia sia tornata stamattina dal turno di notte e si sia rotta le palle di trrrrrrrrraaaaaaaaaaaarrrrrrrrrrrrraaaaaaaaarrrrrrrraaatt e lo abbia ucciso in quella che diventerà la camera da letto, con un candelabro. Mentre il Colonnello Mustard lo teneva fermo.

A questo punto mi si presentano diverse opzioni: seguire il buon esempio di Frida, la nipotina adottiva di El Bastardo, che mi ronfa accanto tutta lunga sul copriletto; mettermi a scrivere quel racconto che non ha ancora un titolo né un finale e che per il momento si chiama Giulio Pennacchi Va Alla Guerra, perché per me Frank Miller ha scritto anche delle cose memorabili; continuare a leggere il libro di Koch, così da poterlo finire e mettere sotto quello di Ghezzi o quello del Cino; aprire quella cartella che so essere sotto questo foglio openoffice e che si chiama The Boys e vedere se il Piccolo Hughie ha altri posti interessanti da suggerire dopo aver eliminato tutti i G-Men ed essersi trombato per l’ennesima volta la pettoruta Annie.

Non so voi, ma io ho già deciso.

Splendiddio!