Centotre-e-tre n.27: vegani strani

Riassunto delle puntate precedenti:

Introduzione
Bruno Lauzi – Garibaldi Blues
Peggy Lee – Why Don’t You Do Right?
Tony Bennett & Lady Gaga – The Lady Is A Tramp
Joni Mitchell – Chelsea Morning
Neil Young – Cortez The Killer
Banda El Recodo – El Corrido De Matazlan
Los Cuates de Sinaloa – Negro Y Azul: The Ballad Of Heisenberg
Los Tucanes de Tijuana – El Chapo Guzman
Cholo Valderrama – Llanero si soy llanero
Celia Cruz – La Vida Es Un Carnaval
Duke Ellington – The Mooche
Renato Rascel – Romantica
Igor Stravinskij – Pulcinella Orchestral Suite – Part I/III
David Bowie – Pablo Picasso
Prince – Cream
Wu-Tang Clan – C.R.E.A.M.
Frances Yip – Green Is The Mountain
VIXX – Error
Ili Ili Tulong Anay – Mvibe
Mahani Teave & Viviana Guzman – Flight Of The Bumblebee
Martina Trchová – U Baru
ZAZ – Qué Vendrá
Incubus – Megalomaniac
Cartola – Alvorada
Yes – The Revealing Science of God (Dance of the Dawn)
No – Meet Me After Dark
Moby – My Weakness

E siamo di nuovo qua, a osservare perplessi il futuro, chiedendoci se ci ammazzerà prima il cambiamento climatico, un virus o i coglioni convinti che i termometri frontali ci rubano l’anima.
Sono ovunque, e non si capisce da dove siano saltati fuori. Ochei, quelli convinti che ogni problema si possa risolvere in un attimo basta averne voglia e se nessuno l’ha mai fatto prima era solo perché mancava la volontà, ci sono sempre stati, e solo negli ultimi anni si sono riuniti in un partito politico capace pure di esprimere una maggioranza di governo, ma quelli di oggi sono anche peggio. Oggi parliamo di gente che non vuole vaccinarsi e odia le democrazie in quanto dittature segrete, ma sostiene un dittatore palese quando dichiara di avere trovato un vaccino per il coronavirus; che crede che i Potenti del mondo abbiano ordito un piano per sostituire gli abitanti dei Paesi occidentali con immigrati del Terzo Mondo; che riesce a dichiarare che il Covid-19 non esiste, è stato creato in laboratorio e l’hanno portato gli immigrati, tutto nella stessa frase e senza trovarci alcuna contraddizione; e che i cretini siamo noi che ci beviamo tutte le cazzate che ci raccontano gli scienziati, pagati ovviamente da qualche filantropo malvagio. Oggi questi geni si sono raccolti sotto una grossa lettera Q, che sta per Q-Anon, un’organizzazione di estrema destra nata negli Stati Uniti per sostenere Trump e che sta cominciando a raccogliere proseliti anche da noi. Sui social li riconosci facilmente, il loro nickname è quasi sempre accompagnato da tre stelle. Non so perché tre stelle, forse per distinguersi da quelli che ne hanno cinque e credono che Di Maio sia un politico e Toninelli una persona intelligente. Secondo logica quelli con una stella sola dovrebbero essere degli adulti in ciabatte vestiti da sceriffo che fanno pew pew col dito alle infermiere, ma voglio sperare che ci estingueremo prima di vederli fondare un partito.
Non so perché non abbiano scelto Q-Anal, mi sembra molto più appropriato ai contenuti.

Vabbè, parliamo un po’ di musica, sennò attacco a scrivere uno di quei post amari e incazzati, e già l’ultimo parlava di calcio, andiamo leggeri.

Moby, l’ultimo artista passato da queste parti, si chiama in realtà Richard Melville Hall, e sostiene di essere il trisnipote di Herman Melville, uno degli scrittori romantici più famosi, e di certo quello che meglio di tutti ci ha fatto appassionare alla vita dei balenieri.

Moby, Mr.Robot, i complottisti: è tutto collegato!

La biografia del musicista è piena di tragedie come quella di Oliver Twist, che però era di Dickens, i cui romanzi erano altrettanto avventurosi, ma permeati da un costante senso di sfiga cosmica che te li faceva mollare a metà per andarti a leggere Moby Dick.

Dopo la morte del padre quando aveva solo tre anni, Moby trascorse un’infanzia difficile fra abusi sessuali, povertà, ricoveri di pancabbestia e traslochi frequenti. Quando succedeva una roba così a un giovanotto dell’800, l’opzione di imbarcarsi su una baleniera veniva spesso vagliata con interesse. Moby invece fondò un gruppo hardcore punk, i Vatican Commandos, di cui facevano parte altri tizi che dopo lo scioglimento non hanno ottenuto il suo stesso successo. Però la copertina del loro primo EP gliela disegnò Rob Zombie, divenuto in seguito uno degli artisti più interessanti degli anni ’90-00; in pochi anni è stato capace di lasciare il segno sia sulla scena musicale coi suoi White Zombie e con diverse collaborazioni eccellenti, sia su quella cinematografica, dirigendo due film disturbanti che mi rifiuto di guardare una seconda volta.

Mentre fondava la sua punk band, Moby si rese conto che la sua strada era la musica elettronica, e questo sconcertò parecchio i suoi compagni, tanto che dopo appena un paio d’anni se ne andarono ognuno per la propria strada.
Libero da costrizioni, il talentuoso artista intraprese una carriera da dj, e per un periodo della sua vita visse in un capannone senza acqua corrente né bagno, dove iniziò a farsi la musica da solo. Era conosciuto nell’ambiente come “il dj che non si lava”, e le offerte di lavoro scarseggiavano, ma per fortuna la sua vena artistica era più marcata dell’odore delle sue ascelle, e presto trovò una casa discografica disposta a produrgli un cidi. Da lì in avanti è la solita storia, un po’ collaborazioni, qualche singolo, poi un album che spacca e lo fa conoscere in tutto il mondo, poi un lento declino fino a vivere una vita di pacifico miliardario pubblicando album che non entreranno mai più in classifica e tirandosi le storie con le attrici di Hollywood di cui tutti cercano foto nude. Le solite cose, insomma.

In tutto questo, Moby ha mantenuto quell’aria ascetica che piace tanto alle ragazze, ha pubblicato dei libri, fa meditazione, e si è tatuato sul collo la frase “vegan for life”. Perché Moby è uno di quegli artisti che hanno abbracciato il veganesimo e ne vanno così fieri da raccontarlo a tutti. Tipo quella vostra amica che avete bloccato su facebook perché tutti i giorni postava foto di maiali torturati.

Moby non è a quei livelli, perlomeno non posta foto di animali a pezzi sui social, e non scrive canzoni che ti accusano di essere un assassino se mangi una bistecca, ma il tatuaggio lo inserisce di diritto nella categoria dei cagacazzi etici. Ochei, avete ragione, si può vivere mangiando solo verdura e se lo facessimo staremmo tutti meglio, ma se ce lo ripetete tutti i giorni ci fate solo venire voglia di entrare in un pollaio con una motosega.

Sono tutti amici dei gatti finché non gli pisciano sul letto

Diversi artisti hanno dichiarato di essersi convertiti a una dieta priva di animali, e ci sono un sacco di articoli che inanellano nomi importanti, accompagnati da dichiarazioni piene di amore per il regno animale, ma nessuno di loro mi ha convinto abbastanza da renderlo il collegamento per la prossima puntata.

Ho deciso invece di servirmi di un’altra lista, che ho trovato su Insider: 8 celebrità che hanno smesso di essere vegane.
Fra chi dichiara di essersi preso solo una pausa per ragioni mediche, e chi sostiene la causa dal di fuori, ce n’è uno che credo meriti una menzione particolare.

Si chiama Wacka Flocka Flame, e già il nome è una buona ragione per conoscerlo meglio. Nel 2017, in un’intervista sponsorizzata dalla PETA, l’associazione per la protezione degli animali, dichiarò la sua adesione al veganesimo perché era intenzionato a perdere peso e mangiare più sano, ma dopo appena un anno si è reso conto che in quella definizione rientrano un sacco di esaltati, e ha deciso di tornare sui suoi passi perché i vegani “spaventano la gente, sono come fottuti poliziotti. Quando i vegani sono in giro, la gente cerca di nascondere il proprio cibo sotto il tavolo, tipo ommioddio i vegani!”.

Adesso si definisce pescatariano, un vegetariano che mangia pesce. No, seriamente, esistono anche questi.

Adesso scusate, devo prepararmi, perché è quasi ora di cena, e stasera ho deciso di essere ristorantemessicaniano, ma se non prenoto prima non trovo un tavolo e mi tocca ripiegare un’altra volta sul kebabbesimo.

(continua)

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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