Mi sono fatto il mese gratuito di abbonamento premium su Spotify, volevo capire se c’è una differenza fra ascoltare la musica a babbo gratis e ascoltarla a babbo a dieci euro al mese. E poi volevo capire un po’ come funziona il suo servizio di messaggistica, che una volta ho ricevuto un messaggio e ho risposto, ma quando ho provato a scriverne uno io è rimasto lettera morta, come si dice in questi casi, che però non lo so se si dice anche in questi casi, tecnicamente non è neanche una lettera, forse dovrei chiedere all’Accademia della Crusca, se solo riuscissi a trovare il tasto invio.

seh magari

Che sarebbe anche una bella idea, se si capisse come funzionano queste robe di messaggistica musicale, io non l’ho mica capito, uno penserebbe a qualcosa di fighissimo tipo una radio personalizzata col servizio dediche come ai tempi delle radio private che di solito erano private della professionalità e sentivi certi speaker, che allora si chiamavano speaker, mica digèi, che parlavano come se avessero appena scoperto che quel signore all’ospedale che gli ha detto cancro non era un astrologo, e invece qui funziona che scrivi una roba a una persona e ti compare subito la scritta che l’utente in questione non ha ancora ascoltato quel brano che gli hai spedito, e quella scritta rimane tipo per sempre, forse è una scritta standard che compare appena pigi invio e non se ne va più perché quelli che hanno programmato questo servizio di messaggistica si sono dimenticati di scrivere anche il messaggio di conferma, magari erano stagisti, li pagavano in consigli, ed essendo una piattaforma di musica i consigli erano tutti sul genere oh tipo ascoltati questo gruppo cioè troppo figo, che bella soddisfazione, oramai i direttori sulla piattaforma hanno tutti venticinque anni laureati in dodici università prestigiosissime e hanno passato l’adolescenza a sbranare i concorrenti per poter arrivare dove sono adesso, e gli stagisti sono dei poveracci quarantenni riciclati dall’azienda che li ha messi in cassa integrazione, e a quarant’anni ne hai per il cazzo di farti consigliare musica da un ragazzino che ascolta roba che ai tuoi tempi quelli che ascoltavano quella roba lì li emarginavi in una grossa scatola di cemento persa da qualche parte nella nebbia bassopiemontese, e loro erano ben contenti di farcisi emarginare, c’era tutto il mondo lì dentro, si beccava un sacco di figa, mentre fuori, fra quelli che se ne capiscono, c’erano i soliti quattro tizi seduti su una panchina a menarselo con l’ultimo dei Nirvana.

Eppure io mi considero abbastanza al passo con la tecnologia, voglio dire, ho diversi lettori mp3 di cui solo la settimana scorsa ho scoperto la funzione di ricerca per cartella, cosa che ha migliorato enormemente il mio viaggio al lavoro; ho un tablet comprato su amazon per poterci leggere i fumetti scaricati, che è così lento, ma così lento, che quando sei riuscito ad aprire il fumetto che ti interessa è già uscito il numero successivo; ho una chitarra analogica, con le corde vere, il manico di legno e infatti non la so suonare, mi scappa il plettro dalle dita, ci cade dentro, smadonno ore per farlo uscire. Sono figlio di questi tempi digitali, e stamattina ho comprato la mia prima inserzione su facebook per promuovere il pablog.

E sì perché il pablog ha una pagina facebook che si chiama Pablog, da cui ricevo praticamente tutte le visite e su cui qualcuno mi commenta pure, mica come qua che i commenti non sai mai se funzionano, se ti devi iscrivere, se voglio anche dei soldi, e chi sei e chi ti ci ha mandato, ma abbiate pazienza, non è che sono diffidente, è che ricevevo un centinaio di messaggi al giorno da sovrani kenioti che mi volevano fare offerte pazzesche e ragazze russe che volevano comprarsi una stufa e aziende all’avanguardia nel prolungamento dei peni e farmaceutiche disposte a cedermi la loro produzione annuale di pastiglie azzurre, ho dovuto mettere un filtro, se non riuscite a dirmi quanto vi piaccio e se per favore vi mando delle mie foto nudo potete farlo su facebook, alla pagina del pablog. Però magari chiedetemelo in privato, se si scopre che diffondo mie foto nudo poi devo mettere un filtro anche lì e non so come si fa, ho scoperto di aver bloccato mia mamma per sbaglio una volta che ho cercato di nascondere un suo post di quelli che lo sapete, quelli che postano le mamme su facebook.

l’annosa piaga delle mamme su facebook

Tutte le mamme su facebook postano tutte le stesse cose, forse le trovano su Reddit alla pagina r/mammedifacebook, c’è un megagigantesco database pieno di cazzate che non fanno né ridere né indignare né commuovere a meno che tu non sia un tredicenne o una mamma, e le poche cose divertenti che ogni tanto si trovano sono roba che girava dieci anni fa.

Oh, scherzo eh? Non è vero che mia mamma l’ho bloccata per sbaglio.

Così ho creato quest’inserzione, non ne avevo mai fatte, non ci ho messo neanche una foto, dico una foto ce la vorrai mettere? No, c’è una descrizione breve, il link messo lì, è più triste di quella pubblicità dell’ascensore per anziani che non riescono a fare le scale, quello dove c’è la vecchietta che sorride felice perché finalmente potrà tornare al piano di sopra, dove saranno dieci anni che non riesce più ad andare, da quando le è venuta l’artrite, chissà se il gatto è ancora chiuso in camera.
Vabbè, è il primo, per il prossimo chiamo Oliviero Toscani e mi faccio fotografare mentre bacio una suora, ci vuole un bel coraggio a baciare una suora, metti che ci sta, come vi vedete poi? Devi farti frate? Devi fingerti l’idraulico che va a riparare lo scarico del convento per introdurti di soppiatto nella sua cameretta? E se voleste rendere pubblica la vostra relazione come funziona? Esiste un servizio di desuorizzazione? Il Papa di queste cose non ne parla mai, tranne il caso dell’arcivescovo di Costantinopoli su cui si è scritto molto non credo neanche che esista una manualistica adeguata. Forse dovrei smettere di scrivere racconti e mettermi a produrre guide pratiche per riempire i buchi informativi come questo: Capire le canzoni di Vasco Brondi in 24 ore, Tecniche per saltare la fila in posta, guide turistiche di posti dove vanno tutti per altre ragioni, tipo per lavoro o a fare la spesa.

Comunque via, l’inserzione è online, la pagina facebook è disponibile, ogni tanto ci scrivo qualcosa che poi non metto qui, perciò se siete alla ricerca di materiale inedito da far diventare preziosissimo quando non ci sarò più perché quel tizio che mi ha parlato all’ospedale ho scoperto che non era mica un astrologo, cominciate a seguirla e fatevi un sacco di screenshot col telefono, voi che sapete come si fa, che io l’ultima volta che ci ho provato ho bloccato mia mamma.

Quando abiti in una casa vecchia capita spesso di dover mettere le mani in posti dove non avresti mai pensato di. Anche quando abiti in una casa con tre gatti, ma è un’altra faccenda.

Per esempio il mese scorso mi sono trovato a dover cambiare la lampadina del bagno; niente di serio, chissà quante volte, direte, solo che una volta cambiata la lampadina la stanza è rimasta al buio. Emmaccheccaz, ho detto io, e ho provato a sostituire la lampadina del bagno con quella del salotto, immaginando che forse stavo usando un ricambio fallato, ma anche così..

Il giorno seguente, al lavoro, un collega esperto di quello che succede dentro i fili nei muri mi spiega che se non è la lampadina nove volte su dieci è l’interruttore, che è vecchio e va sostituito. C’è anche l’eventualità che un elettrone sia inciampato nel neutrone e abbia cozzato nel protone scatenando il Caos Primordiale Di Ohm, ma è talmente complicato da capire che decido di andare a comprare un interruttore nuovo.

Lo sostituisco al buio, che quando torno da lavorare non splende più il sole su queste terre dimenticate da Dio, e quando ho finito pigio, e poi ripigio, e poi ripigio ancora, e avrete capito anche voi che Dio in questa frase non è stato citato a sproposito, che prima che si arrivi al punto viene tirato in ballo diverse volte.

A questo punto ho fatto ciò che chiunque al mio posto, ho consigliato al mio collega di trovarsi una fidanzata e ho chiamato un elettricista vero, e nel fare ciò, senza saperlo, ho anche dato una svolta radicale al mio destino.

Arriva Paolo, il mio amico elettricista, butta un occhio alla scatoletta dei fili incassata nel muro e mugugna qualcosa che suona come “estinzione della razza umana”, poi tira fuori il cacciavite e comincia a svitare. Quando tira via il coperchio notiamo una massa di plastica e rame e materia annerita di probabile origine extraterrestre, e io ingenuamente gli chiedo se sia il caso di far decollare gli astrocaccia. No, fai decollare un astroassegno, che qui non te la cavi con due euri, ti ci posso mettere una pezza, ma hai un impianto elettrico che se non vai a fuoco oggi ci vai domani, vai tranqui.

Vai tranqui, mi dice. C’è da cambiare l’impianto elettrico in tutta la casa e vado tranquo. Già.

Insomma che chiamiamo il padrone di casa e gli spieghiamo la faccenda, e lui dice che se c’è da fare si fa, pochi cazzi, che il mio padrone di casa è differente, mica come il vostro che vi fa piovere in casa e se ne batte il cazzo. Dice che però farà venire il suo uomo di fiducia su questo piano dell’esistenza (perché una delle ragioni per cui non vedo mai il mio padrone di casa è che abita in un’altra dimensione) a visionare i lavori e parlare con l’elettricista.

Così succede che lunedì ho in casa l’elettricista a capire cos’è successo, martedì torna col suo aiutante a prendere le misure e farmi un preventivo, mercoledì torna col suo aiutante per incontrare l’uomo di fiducia del padrone di casa, giovedì torna l’uomo di fiducia del padrone di casa col suo aiutante per vedere se quanto calcolato dall’elettricista corrisponde a verità, venerdì mettiamo dei tavolini in giardino e compriamo un blocchetto e una penna per segnare le ordinazioni, sabato si ritrovano tutti compreso il padrone di casa per stabilire una volta per tutte cosa ci sia da fare e domenica scopriamo che il nostro impianto elettrico è stato inserito in un tour europeo di luoghi sacri e riceviamo la visita di un pullman di suore.

Per non farmi cogliere impreparato stampo dei santini simpatici a tema elettrico, come la lampadina che ti illumina il cammino o il Santo Salvavita. Le suore non apprezzano, ma se una fosse anche spiritosa non si voterebbe a una vita di castità, no?

Comunque ad un certo punto le visite calano, i tour operators che organizzano le gite nei santuari hanno scoperto che in casa mia la Madonna non è proprio apparsa, nel senso più tradizionale del termine, è piuttosto precipitata dall’alto in diverse occasioni, e pare che non conti; adesso i pellegrinaggi vengono deviati al Santo Sasso di Sarissola, gemellato con St. Kevin’s Stump, e gli affari vanno a ramengo.

Come se non bastasse da un paio di giorni sono finalmente cominciati i lavori, e via via che le crene si aprono nelle pareti la casa somiglia sempre più alla Sarajevo post-assedio: ieri è venuto a suonarmi alla porta un ambulante marocchino, e quando ha visto che non gli compravo niente mi ha chiesto qualcosa da mangiare; l’ho invitato ad entrare e dividere la mia pastasciutta, ma appena ha visto in che condizioni mi trovavo mi ha invitato lui in trattoria, e ha pure pagato il conto.

Per fortuna domenica partiamo, e fino all’8 gennaio non ci facciamo vedere. Dice Paolo che per quando torneremo a casa i lavori saranno finiti, ma non credo che questo significhi trovare la casa nelle sue condizioni originarie. Oppure si, ma nel senso di quando al suo posto c’era un enorme montagna di detriti. Ho paura che una volta rimesso tutto in ordine avremo bisogno di un’altra vacanza.