Sabato mattina, le undici e trentasette. La versione ufficiale mi vorrebbe impegnato a rivoltare casa per restituirle un po’ dell’antico splendore, quando fra queste mura abitava il signor Bruno con la moglie, e i vetri splendevano e sul pavimento ci potevi pranzare e non c’era un oggetto fuori posto.
La verità è un po’ più imbarazzante, in tutta la mattina ho fatto un paio di lavatrici e pulicchiato qua e là, e adesso mi sto mangiando una forma di formaggio davanti al pici, intanto che aspetto che si prepari lo stufato. Non c’è niente da fare, io e l’antico splendore di questa casa siamo incompatibili, ma va anche detto che le piastrelle della cucina erano orrende e difatti le ho tolte negli eterni lavori in casa.

“A proposito, a che punto sei con la casa?”, mi chiedono spesso gli amici. Non è l’unica domanda che mi sento rivolgere, perciò potrebbe essere una bella idea quella di tirare giù una lista di risposte alle domande più frequenti di questo periodo. Non sarebbero molte, non ho così tanti amici, e quelli che ho li vedo di rado, di solito preferisco stare a casa a farmi crescere la barba, e la muffa sotto le ascelle.
Lo stufato dice che ci metterà un po’ a cuocere, facciamoci questa lista di Friquentli Asched Ques-cions, come dicono gli italiani che millantano una conoscenza dell’inglese.

1. A che punto sei con la casa?
La casa è più o meno sempre allo stesso punto, sto cercando di mettere via i soldi necessari a comprarmi il materasso più comodo dell’universo, che ai più potrebbe sembrare una spesa superflua, ma quando passi gran parte del tuo tempo libero sdraiato a letto a leggere ecco che starci comodo assume una certa importanza.
Poi comprerò una libreria, che quella che c’è non basta a contenere tutta la cultura che in questa casa, signora mia, abbonda.
In realtà basta e avanza, ma mi sono rimasti in solaio i fumetti, i cidi e i divuddì,  e ho ancora tutta la collezione di Comix da riportare a casa, che il mio cuore sanguina a saperla nel solaio di mio papà.
Di seguito dovrei comprarmi un divano, che quello che mi ha regalato la vicina è scomodo e vecchio e il gatto me lo sta facendo a pezzi, ma anche quello nuovo me lo farebbe a pezzi, perciò non so se mi conviene. Inoltre per trovare i soldi dovrei vendere il cane a un circolo di punkabbestia, che è uno di quei posti dove questi individui si incontrano per allenarsi a suonare i bonghi, tirare per aria le cose che prendono al volo e soprattutto pianificare intelligenti strategie di marketing che facciano presa sui passanti e li convincano a sganciare i due spicci per la birretta. L’ultima volta che li ho visti erano orientati verso una tecnica di approccio informale con uno slogan di facile presa sul cliente, che trasmetta familiarità e calore, e nel contempo arrivi in fretta all’obiettivo, così da ottimizzare i tempi: “ciao, me lo dai un euro?”.

2. E il corso di improvvisazione teatrale?
Contrariamente alla casa quello va avanti molto bene, e si sta avviando allegro alla sua conclusione: domenica 8 giugno alle 20 ci sarà il saggio di fine corso, aperto al pubblico, e sono combattuto fra il non dirlo a nessuno per l’angoscia di fare una figura di merda e il dirlo a tutti perché resto un gran vanitoso, e siccome alla fine sticazzi venite a vedermi che i miei compagni di corso sono molto bravi.
Sono anche belle persone, e mi fa piacere che con alcune di queste sia nata una bella amicizia, e se con altre invece si stanno raffreddando i rapporti la colpa è solo la loro e della loro invadenza malata. A questo proposito credo di dover rispondere a una domanda duebis.

2bis. “Ma voi due avete una relazione?”
Si. Ce l’abbiamo tutti  e due. La sua la conosci, la mia no, e non sono cazzi tuoi. Perciò sarebbe il caso che la piantassi di fare domande in giro a me, a lei, agli amici e ai compagni di corso, neanche avessi dodici anni. Sei una frustrata. E non hai dignità.

3. Sei stato al cinema di recente?
Alcune volte, ho visto perlopiù delle vaccate immonde, tipo Lei, che è la storia di un tizio che si innamora di Windows Vista e poi questo lo pianta piantandosi, come fa sempre Windows Vista. La voce di Micaela Ramazzotti rende tutto molto più sgradevole.
Poi ho visto Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, che mi ha fatto venire voglia di guardarmi tutto quello che ho perso di Wes Anderson dopo I Tenenbaum, e anche di riguardarmi I Tenenbaum. Però il film in stop motion con gli scoiattoli non credo di farcela.
Poi ho visto Capitan America: Il Soldato D’Inverno, dove il Soldato D’Inverno è un personaggio che se non ce l’avessero messo andava bene lo stesso, che salta fuori negli ultimi cinque minuti e prende solo una risma di cazzotti. Però radere al suolo Washington e dichiarare la missione un successo mi fa capire che lo SHIELD è guidato da repubblicani.
Credo di avere visto anche qualcos’altro, ma in questo momento mi sfugge.

4. L’hai finito Skyrim?
Macché, sono sempre lì che giro per le montagne menando orchi e vampiri, ma mi sono un po’ stufato, che alla fine è sempre la stessa roba, entra in una grotta, ammazza i cattivi, raccatta cianfrusaglie, torna in paese e rivendile, accumula punti esperienza. Quando sei già così forte che riesci a battere ogni avversario perde tutto un po’ di senso, forse dovrei ritirarmi in una casa isolata nei boschi e scrivere un libro: La mia vita da argoniano.
Però nel frattempo ho finito Far Cry 3, che mi sono anche divertito ad andare in giro a sparare ai pirati, ma a me piace più sparare che spadare, va detto.

5. Sei in giro stasera?
No, vado a teatro. E neanche domani, che rivado a teatro ma sto sul palco, e no, non potete venirmi a vedere, che sono lezioni private, c’è una tizia seduta su una sedia e io e altri dieci quindici individui ci avviciniamo tutti nudi e poi succede delle robe che non vi dico, ma se avete dello yogurt in casa è arrivato il momento di mangiarlo.

 

Sai quando ti prepari un programma accurato e qualcosa te lo manda in vacca?
Tipo che ti sei organizzato per andare sui prati insieme ai tuoi amici colleghi Pesantezza e Morte Cerebrale e all’ultimo momento ti va a fuoco la macchina, però spiacevole. Ecco, io stasera volevo fare le pulizie in casa, e lo so che il giovedì sera è un po’ strano, ma sono arrivato a uno strato di batteri sul pavimento così spesso che le sedie camminano da sole per la stanza.

Metti che stasera si presenti un ospite.
(poi dicono che non ho il dono della sintesi: potrei scrivere un racconto di fantascienza solo aggiungendo un apostrofo)
Ecco, l’ospite non si piglierebbe l’ebola solo perché casa mia è così sporca che anche l’ebola si rifiuta di entrarci.

Qui è dove una persona che conosco mi criticherà per avere usato la battuta dell’ebola schifiltoso, che l’avevo già usata oggi pomeriggio nella nostra conversazione e allora telolì che sei uno che ricicla le battute, mi sembra di sentirla con la sua voce chioccia.

Io stasera, dicevo, volevo fare le pulizie di casa, ma dovrei dire cominciarle, che ho da lavorarci tanto che ci vorranno almeno tre giorni per renderla di nuovo abitabile a esseri umani non mutanti. Io appartengo all’altra categoria, quella degli X-Men: sono nato col potere mutante di ammalarmi soltanto nei giorni in cui non devo andare a lavorare, perciò posso stare sepolto nella spazzatura tutta la settimana e le prime infezioni si manifesteranno solo il sabato mattina, per andarsene da sole la domenica verso le ventidue e trenta, ventitrè.
“E allora perché ti sbatti?”, mi chiederà la mia conoscente impicciona il cui nome d’arte è Vajont, perché tracima, “Tanto hai la stessa vita sociale di San Simeone lo Stilita, fatti le pulizie sabato mattina e sbattitene”.
Perché mi conosco, e se mi riduco a sabato mattina so già che sabato mattina mi alzo minimo alle undici, cazzeggio fino alle tre e alle cinque do la solita passata veloce di straccio perché poi c’è da andare a vedere Musical Cube, che è una figata andateci (questa era una marchetta vergognosa, ma una delle attrici è la mia maestra nonché carissima amica, e poi oh il blog è mio, cazzo vuoi), quindi è meglio correre ai ripari e scriversi addirittura un programma con la suddivisione dei lavori in tre giorni, così da finire sabato pomeriggio senza perderci più di un paio d’ore al giorno, come se fossi una persona seria e credibile, e poi mandare tutto in vacca e mettersi a scrivere sul pablog la sera in cui dovrei pulire i vetri e poi stirare (credici).

Insomma, si direbbe che i miei buoni propositi siano andati a finire giù per quel posto là, e già lo sento partire il coro di fischi e facceride, ma giuro che stavolta la colpa non è mia, ma piuttosto di un regime di alimentazione sano che però gli effetti collaterali signora mia..

E si perché stasera sono arrivato a casa tardi, che dovevo andare a ritirare lo scùter. Ho portato lo scùter dal meccanico perché a fine mese ho il collaudo, e senza clacson e freni e gomme mi hanno detto che potrebbe non passarlo, e stasera sono andato a ritirarlo, e il meccanico mi ha chiesto una cifra in denaro perché dice che le caramelle zigulì piacciono tanto anche a lui, ma non gliele accettano in banca, perciò fuori i schèi sennò la moto me la tengo. E allora l’ho pagato, portando il mio conto in banca da Pochicentesimi a Unsaccodisoldiperòcolmenodavanti, e siccome la mia banca quando vado in passivo mi manda a casa un tizio pelato senza un occhio con una cicatrice sulla faccia e un tatuaggio sul braccio che dice LA MIA BETTY, ho preferito trovare subito dei soldi con cui rimpinguare il mio conto corrente disastrato, e la cosa più veloce è sempre prostituirmi.

Non vi sto a raccontare i dettagli della mia vita sul marciapiede, sono squallidi come immaginate, ma alla fine della giornata mi sono ritrovato con un conto in attivo e lo scùter riparato e tutto come doveva andare, tranne che l’ora era fuggita e le pulizie morivano disperate.
Io però non mi sono dato pervinca, e ho deciso che le pulizie le avrei fatte lo stesso, che longo è lo cammino ma grande la meta, e quando sono arrivato a casa e ho portato Jack a fare le cose che fa sempre Jack quando lo porto fuori (e anche qui vi risparmierei i dettagli, che sono peggio di quelli di me sul marciapiede), mi sono preparato una cena veloce e poi dai che faccio le pulizie lo stesso.

Solo che la cena veloce non si preparava da sola, e il risotto con cui avevo pensato di sollazzarmi ci ha messo un fracco di tempo a prepararsi, non so perché, un esperto di cucina mi direbbe che avrei dovuto accendere il fuoco sotto la pentola, ma si sa che gli esperti di cucina se la tirano e spesso parlano a vanvera per farsi belli con le casalinghe frustrate teledipendenti che sognano tutta la vita un cuoco inglese che venga a prenderle e insulti il loro marito e poi se le porti via e cucini per loro piatti deliziosi fra un amplesso e l’altro, come se un inglese avesse una vaga idea di cosa sia la buona cucina (o il buon sesso, mi dicono amiche che hanno avuto fidanzati inglesi, ma ammetto di non saperne granché per esperienza diretta).

Per ingannare l’attesa mi sono aperto una bottiglia di rosso e un pacchetto di crackers, che poi sono diventati sedici pacchetti di crackers, e alla fine ti voglio vedere in bilico su una scaletta traballante a pulire i vetri della finestra aperta su un baratro di due piani più insegna della parrucchiera più piastrelle durissime in gres porcellanato, che il mio comune non bada a spese per rifare il marciapiede, tanto poi ti fa pagare la spazzatura come se la stoccasse su Saturno e chiude sempre in attivo, beato lui.

Insomma, adesso ho terminato la cena e dovrei lavare i piatti e poi mettermi a lavorare, ma sono già le nove, sono in una condizione che piacerebbe molto a Bukowski, ma molto meno al mio epatologo, se avessi un epatologo, non so neanche se esiste una professione come epatologo, e a dirla tutta non so neanche se esiste la parola epatologo, ma cazzo vuoi, la mia carta d’identità dice che faccio l’avunculogratulatore, credo di potermi permettere qualche licenza, e comunque il blog è mio, l’ho già detto più su, se non ti va bene quella è la porta e quella la finestra di guggol.

Però è anche vero che stasera internet non vuol saperne di funzionare, e questo porta le mie infinite alternative per la serata a due soltanto: fare le pulizie e andarmene a dormire. Dormire l’ho già fatto ieri ed è molto divertente, ma stasera vorrei fare altro, perciò a questo punto mi metto a fare le pulizie, sperando di non precipitare di sotto.

Buona serata a tutti.

Qualche giorno fa ho compiuto gli anni. Mi succede tutti gli anni e dicono che sia una tradizione da mantenere più che si può, perciò cerco di rispettarla anche se a vederli crescere senza rallentare mai un po’ mi girano le balle, lo ammetto. È colpa di quella brutta abitudine che abbiamo di guardarci sempre indietro a vedere dov’eravamo e cosa abbiamo perso per strada, e ripetere con gli occhi bassi che non ci porteremo più la girella a scuola, non vivremo più l’emozione del primo bacio o della prima volta che sullo schermo è apparso il capoccione nero di Darth Fener (si, lo so, Vader, ma sticazzi, ho 42 anni e Fener me lo sono guadagnato. Fener! Fener!). E non che a guardare avanti le cose migliorino, c’è tutto un futuro in sottrazione ed esami della prostata a separarci da quel punto nero laggiù in fondo, che è solo un punto e speriamo che lo rimanga ancora per un bel po’, che quando ti avvicini abbastanza da capire cosa tiene in mano non dormi più.

I miei compleanni, da quando sono entrato negli -anta, hanno sempre fatto cagare. Il primo, quello importante, lo trascorsi a casa di una coppia di amici che si era scoppiata da poco, c’era un clima così triste che se fosse morto il gatto lo avrebbe migliorato. Il tavolo era pieno di patatine della lidl e bottiglie di spuma, mi sentivo alla festa delle medie quando me ne stavo in un angolo a guardare la bambina che mi piaceva circondata dalle sue amichette, e capivo che stava parlando di quanto era bello Sansonedicognome, che aveva gli occhi verdi e giocava da dio a pallone. Ad un certo punto mi sentii troppo al centro dell’attenzione, così mi alzai e spinsi la sedia contro la parete in fondo. La mia fidanzata mi guardò interrogativa per un momento, poi tornò a sfogliare il catalogo ikea, coadiuvata dalla sua amica.
Giurai a me stesso che non avrei permesso a nessuno mai più di rovinarmi un compleanno, piuttosto non lo avrei festeggiato, come d’altronde ho sempre fatto, ma l’anno successivo ci ricascai.

Come un domino, la stessa febbre che aveva scassato la coppia dei nostri amici contagiò noi, poi un’altra coppia, poi un’altra, e insomma che nel gennaio 2013 mi sono trovato a grattarmi la testa e osservare quell’ammasso di lamiera piegata che fino a cinque minuti prima era stato la mia relazione. Facile immaginare che l’umore non fosse proprio quello adatto ai festeggiamenti. Credo di avere passato il mio quarantunesimo compleanno in casa, seduto sul pavimento a piangermi in mano, in pigiama e con la barba di un mese, il sonno arretrato di quindici giorni e almeno un paio di chili sotto il mio peso forma. Non ricordo i dettagli né ci penso volentieri, ma credo che le mie prospettive per il futuro abbiano previsto, ad un certo punto, anche un episodio di Art Attack con Giovanni Mucciaccia che ci insegna a fare un nodo scorsoio alla corda e ad appenderla a un grosso ramo nel bosco.

Un netto miglioramento rispetto al compleanno precedente, comunque.

Adesso sono tornato a percorrere i binari placidi della mia vita di prima, senza grossi scossoni emotivi, faccio le cose che mi piacciono quando ne ho voglia, mi conto i capelli bianchi e li porto con un certo orgoglio, che almeno io i capelli ce li ho.

Qualche sera fa ero a una degustazione di scotch con un vecchio amico, gli raccontavo che il mio quarantaduesimo è stato particolarmente figo, un po’ perché 42 è la risposta alla domanda fondamentale e mica cazzi, è un’età che quelli come me si fanno tatuare su un braccio con una balena e un vaso di fiori accanto, un po’ perché cadeva di martedì, e io il martedì faccio le robe con Rubik Teatro, e la scorsa lezione ho portato il vino e la focaccia, Brodino ha portato la birra e i bicchieri e alle tre e mezza di mattina eravamo ancora tutti lì a raccontarcela.

“Io credo che quando puoi stare in un locale a bere un whisky più vecchio dei tuoi amici dovresti fermarti un momento a riflettere su quanto sei fortunato”, gli ho detto. “Perché trovarsi a proprio agio con persone tanto più giovani di te significa che o tu sei un coglione immaturo o loro sono delle persone molto intelligenti, e credo che nel mio caso la verità stia nel mezzo, che è comunque tanta roba. E inoltre significa che stai bevendo un distillato di qualità, e non la pisciazza che ti danno in certi locali.”

E insomma, ieri sera i miei amici del primo anno al corso di improvvisazione teatrale mi hanno organizzato una festa, coi regali e la pizzeria e il locale dove alla fine ti cacciano, proprio come quando andavo a scuola, ma senza quello stronzo di Sansonedicognome, e stavolta sono stato seduto in mezzo e ci sono stato bene, perché queste persone nuove che frequento sono davvero splendide e mi fanno sentire a casa, e vorrei mettermi lì e raccontare di tutti i momenti in cui da fuori non si capiva, ma dentro c’era Iggy Pop che si dimenava con indosso solo un paio di pantaloni neri, e non lo faccio solo perché sono troppi e poi preferisco tenermeli per me.
Dico solo che grazie, di nuovo, come tutte le settimane, ma un po’ di più, perché ogni volta mi sento sempre di più fra i miei simili.

Non l’avevo già usato questo titolo? Boh.
È arrivato il momento di tirare le somme di questo incredibile pirotecnico noiosissimo 2013 o, come lo chiamiamo fra addetti ai lavori, l’anno sgurz.
È il ventinove dicembre e chissà quante altre cose pazzesche mi aspettano nei due giorni che ancora mancano alla fine, tieni presente che c’è di mezzo un pranzo di famiglia, da sempre costellato di episodi indimenticabili, tipo quando Mario ha fatto soffocare la nonna raccontando a tutti che da quando la sua fidanzata è incinta non può più toccarle le tette, o quando hanno trovato la nonna in bagno che toccava le tette alla fidanzata di Mario. Insomma, ce ne sarebbe ancora, perché rinunciare chiudendo l’inventario oggi?

Perché si. Cominciamo.

1 gennaio: L’anno comincia alla grande, a brindare su un tetto di Harlem in mezzo a sconosciuti, fra cui il sosia di George Lucas e un cinese molto simpatico con cui mi faccio la prima vera grassa risata del 2013, oltre che la prima da un sacco di tempo. E me la faccio in inglese, pure, che suona tipo Haw Haw Haw!
Epperò quella vacanza lì andavo in giro avvolto nella sciarpona della depressione, che più te la giri intorno più hai freddo, perciò alla fine è stato un capodanno meh. Se fossi stato a Ronco sarebbe stato il capodanno più devastante da quello in cui io e mio cugino infilammo dei raudi accesi nelle tasche della nonna e corremmo via urlando tre! due! uno!, perciò va benissimo così.
18 gennaio: Per tirarmi su il morale vado a fare un seminario tenuto dai clown di corsia, che mi parlano tutto il giorno di bambini leucemici e di quanto ci mette un adolescente a morire. In realtà volevo diventare un clown professionista, ma diventa evidente che il corso giusto era un altro. Pazienza, ormai ho pagato e resisto fino alla fine, e faccio bene, perché insieme al diploma di partecipazione mi regalano anche un bel naso di gomma rossa.
26 gennaio: Mi telefona Ansel Adams, che inaugura una mostra a Torino e mi invita a partecipare. Non me lo faccio ripetere due volte, ho ancora l’umore sotto le scarpe e la faccenda dei clown di corsia non mi ha aiutato. È una bellissima trasferta, a Torino prendono i fumetti maledettamente sul serio: al museo del Risorgimento, per dire, c’è esposto un costume da Pippo appartenuto a Garibaldi.
6 febbraio: Dopo un finale pirotecnico il mostrone gigante di Cloverfield emerge dal fumo dell’esplosione e mostra le terga all’esercito statunitense, aprendo la strada ad un sequel. Poi non se ne farà niente per questioni di budget, ma per un po’ mi tengo le giornate occupate a spulciare forum di cinema.
14 febbraio: Lo staff di Salviamo Il Salvabile, una trasmissione dei tempi gloriosi delle radio libere, si ritrova dopo vent’anni in un circolo jazz parecchio fico e pianifica di celebrare la ricorrenza storica okkupando gli studi di radiotre durante Fahrenheit. Ognuno ha il proprio compito, Andrea deve picchiare la Lipperini, Matteo minacciare ritorsioni se non torna Marino Sinibaldi, io promuovo il mio libro. Potrebbe farlo lui col suo, ma io vengo prima per anzianità. Poi non se ne farà niente perché quel giorno lì Andrea aveva un impegno.

Siete tre stronzi

Siete tre stronzi

19 febbraio: Comincio il corso di portoghese, ma è solo una copertura organizzata dal servizio segreto lusitano per reclutare agenti. Sono loro che mi hanno contattato, hanno avuto il mio nominativo dai clown di corsia, dicono che faccio ridere il cazzo, che è una delle doti richieste per diventare una buona spia. Mi sembra strano, provo a dirglielo, ma mi zittiscono subito chiedendomi “Timothy Dalton ti fa ridere? E Pierce Brosnan? Trovi divertente che il ruolo di 007 sia stato affidato a Pierce Brosnan?”
23 febbraio: Il mio primo compito di spia è truccare i risultati delle elezioni nel mio Paese, per questo vengo messo a fare lo scrutatore nel mio seggio con i più sofisticati mezzi che il governo portoghese può permettersi. Fallisco, una biro e un pastello rosso non sono mezzi sufficienti per un colpo di stato.
2 marzo: Compro una chitarra. Adesso mi manca solo una stazione spaziale orbitante e un paio di baffi per poter rifare il video dell’astronauta che canta Space Oddity.
3 marzo: Vedo la Madonna di Medjugorje. Mi dice di comprare una camicia. Diffido.
27 marzo: Il governo portoghese mi spedisce in missione potenzialmente suicida a Roma, dove dovrei incontrare il mio contatto. Non mi danno il nome, ma la descrizione: dovrebbe essere una ragazza la cui faccia ricorda il crollo di una diga. Non mi danno neanche il biglietto, perché cerca di capire, la crisi, il deficit, i tagli imposti dall’Europa, così finisce che non ci vado e mi do malato.
29 marzo: Incontro un agente del servizio segreto portoghese che mi porge le scuse ufficiali per quella faccenda di Roma e mi offre da bere. Finiamo per ubriacarci al Barbarossa, poi succedono anche delle robe, ma non mi ricordo bene, facile che me le sia immaginate, mi succede spesso quando sono ubriaco.
6 aprile: Sono invitato a una festa al teatro Regio, a Torino, in qualità di mimo. Hanno saputo della faccenda dei clown e anche loro hanno capito male, però me la cavo discretamente, mi esibisco nel famoso numero del tiro alla fune e un locale del centro mi offre perfino da bere.

A Torino fai il Torinese, e dato che metà dei Torinesi sono immigrati di Cosenza..

A Torino fai il Torinese, e dato che metà dei Torinesi sono immigrati di Cefalù..

12 aprile: Prendo ufficialmente possesso della casa nuova, dopo aver convinto il suo proprietario, il signor Burns, ad affittarmela e lasciarmici fare un casino di lavori a mie spese. Il suo commento è “eccellente”.
16 aprile: Rivedo la Madonna, ma non quella di prima, stavolta è quella di Loreto. Mi dice che il mio numero del tiro alla fune è proprio bello, e mi invita ad iscrivermi a un corso di improvvisazione. Nicchio, che le cose che succedono all’improvviso di solito son brutte, e poi ho un impegno col governo portoghese, metti che devo trasferirmi di corsa a Viseu.
20 aprile: Rieleggono Napolitano presidente che certo, ci voleva proprio, e quasi quasi mi ci trasferisco davvero a Viseu.
2 maggio: Esce il libro di ARTErnativa, grossi fremiti scuotono l’ambiente letterario dello Stivale, e a quanto pare anche quello internazionale, perché ricevo un sms da Josè Saramago che mi fa i complimenti, ma Saramago è morto, quindi forse è uno scherzo.
18 maggio: Al Salone del Libro di Torino per ARTErnativa, mi faccio la foto con Zerocalcare che scopro essere un agente del servizio segreto portoghese, perché invece di darmi grosse pacche sulle spalle e trascinarmi in un pub a tirare mattina dicendo cazzate mantiene un basso profilo, mi porge il libro autografato e smette di considerarmi. Mi hanno spiegato al corso che gli agenti lo fanno per evitare di farsi scoprire, è una roba troppo astuta! Più tardi scopro che anche Francesco De Gregori è una spia portoghese.

Come i più attenti di voi avranno capito, il tizio insieme a me non è Zerocalcare. È De Gregori.

Come i più attenti di voi avranno capito, il tizio insieme a me non è Zerocalcare. È De Gregori.

21 maggio: Faccio una lezione di prova al corso di improvvisazione, che è una roba troppo divertente e se non mi trasferisco a Viseu lo faccio troppo, guarda.
22 giugno: Vedo la Madonna di Lourdes. Mi dà il suo numero di telefono.
29 giugno: Il servizio segreto portoghese viene smantellato per mancanza di fondi, ma mi assegna come ultima missione quella di recarmi a Bergamo per infiltrarmi in un gruppo anarcoinsurrezionalista con forte attività online. Ci vado, tanto poi basta e posso tornare a farmi i cazzi miei, e meno male che ci sono andato perché c’è un sacco di figa e un sacco di nerz simpaticissimi. Non riesco ad approfondire la conoscenza coi rappresentanti di entrambe le categorie, i tempi sono ridotti e mi tocca scegliere. A fine giornata so un sacco di cose interessanti su Star Trek..

Il meetup è l'unico posto dove puoi indossare una testa di cavallo ed essere considerato un gran figo.

Meme Man

13 luglio: Vedo la Madonna, le dico che dobbiamo smetterla di vederci così e la invito a cena. Si rivela una persona piacevole, e cominciamo una relazione a distanza, perché comunque è la Madonna di Fatima.
8 ottobre: Senza l’assillo dei portoghesi segreti mi sento libero di fare le cose che mi piacciono, e comincio quella che mi piace più di tutte, il magico mondo di Rubik Teatro, dove ho la fortuna di conoscere uno dei miei idoli dell’infanzia, Jabba The Hutt.
12 ottobre: Il gruppo anarcoinsurrezionalista dove mi sono abilmente infiltrato organizza un nuovo raduno a Milano. Ci vado, ovviamente, e scopro il loro piano diabolico di conquistare il mondo coi biscotti e le foto di gattini. Neanche stavolta c’è il tempo per conoscere meglio i due gruppi principali, i nerz e la figa, e siccome la volta scorsa ho conosciuto bene il primo stavolta cerco di fare le cose a modino, e torno a casa con tutta la cronologia degli episodi del Dr.Who. Forse sto sbagliando qualcosa..
15 ottobre: Vedo la Madonna, che però ha mal di testa e dice che mi richiama lei.
1 novembre: Lucca Comics. ARTErnativa ha talmente successo che lo stand è preso talmente d’assalto che la presentazione che dovevo fare salta, e vado in giro, ma c’è talmente casino che non riesco più a tornare indietro e i telefoni non funzionano e addirittura saltano i collegamenti più elementari fra le persone, tipo l’educazione e la voglia di continuare, così me ne torno a casa e vaffanculo.
7 novembre: Vedo la Madonna, che mi dice di prendermi un gatto che sarà il re dei giudei e il prescelto e schiverà le pallottole e non c’è nessun cucchiaio. Mi sembrano ottime argomentazioni, così vado e porto a casa João, che è il gatto più bello e affettuoso che abbia mai visto.
1 dicembre: Vedo la Madonna, che mi rivela di aspettare un bambino, ma non è il mio.