Riassunto delle puntate precedenti:

Introduzione
Bruno Lauzi – Garibaldi Blues
Peggy Lee – Why Don’t You Do Right?
Tony Bennett & Lady Gaga – The Lady Is A Tramp
Joni Mitchell – Chelsea Morning
Neil Young – Cortez The Killer
Banda El Recodo – El Corrido De Matazlan
Los Cuates de Sinaloa – Negro Y Azul: The Ballad Of Heisenberg
Los Tucanes de Tijuana – El Chapo Guzman
Cholo Valderrama – Llanero si soy llanero
Celia Cruz – La Vida Es Un Carnaval
Duke Ellington – The Mooche
Renato Rascel – Romantica
Igor Stravinskij – Pulcinella Orchestral Suite – Part I/III
David Bowie – Pablo Picasso
Prince – Cream
Wu-Tang Clan – C.R.E.A.M.
Frances Yip – Green Is The Mountain
VIXX – Error
Ili Ili Tulong Anay – Mvibe
Mahani Teave & Viviana Guzman – Flight Of The Bumblebee
Martina Trchová – U Baru
ZAZ – Qué Vendrá
Incubus – Megalomaniac
Cartola – Alvorada
Yes – The Revealing Science of God (Dance of the Dawn)
No – Meet Me After Dark
Moby – My Weakness
Waka Flocka Flame feat. Drake – Round Of Applause

Nel 2015, durante uno di quei momenti di creatività e autostima che solo le droghe sanno procurare, Wacka Flocka Flame decise di candidarsi alle elezioni presidenziali dell’anno successivo, quelle che Trump vinse contro Hillary Clinton. I candidati sono spesso più dei due principali, almeno all’inizio; poi le spese esorbitanti della campagna elettorale, l’evidente svantaggio nei confronti degli avversari più forti, magari la rivelazione che si era trattato più di una boutade che di una candidatura vera e propria, e si comincia a scremare. Qualcuno sparisce, qualcuno offre pubblicamente il proprio appoggio a uno dei superstiti, Jennifer Lawrence uccide il presidente in carica con una freccia, i seguaci di Qanon dicono che è tutta una truffa e che la colpa è di Hillary Clinton, quell’altro rifiuta di ammettere la sconfitta. Le elezioni americane sono sempre qualcosa di molto interessante da vedere, ben oltre il semplice risultato finale. La candidatura di Wacka Flocka Flame era stata un’idea di Rolling Stone per vendere qualche copia in più della rivista, anche perché, per candidarsi a Presidente, bisogna avere 35 anni e il candidato ne aveva solo 29; ma a pensarci oggi non sembra più un’idea così balzana: neanche un Presidente degli Stati Uniti imbottito di cannabinoidi avrebbe fatto più danni di quello attuale, e di sicuro i G8 sarebbero stati molto più divertenti da seguire.

“Yo, regina d’Inghilterra, che cappello figo! Hey mangiarane! Ciao spaghetto, mi hai portato la roba?”

A guardare l’intervista che rilasciò allora non sembra così tanto più assurda di una qualunque rilasciata dall’attuale presidente in carica. Senza contare che alla fine del mandato avrebbe fatto molte meno storie e si sarebbe limitato ad alzare le spalle e accendersi un’altra torcia.
Quanto ai suoi sostenitori, non saprei dire se saprebbero rendersi meno ridicoli dei Trump Boys quando straparlano di complotti segreti e schede elettorali irradiate di isotopi di plutonio, ma se non altro avrebbero una buona giustificazione delle loro paranoie.

Quindi il gancio di oggi sono i musicisti impegnati politicamente?
Quindi il gancio di oggi sono i musicisti impegnati politicamente.

Attenzione però, non mi sto riferendo a quei cantanti che hanno scritto un pezzo che parla di argomenti di attualità, perché sarebbe troppo vago, e non voglio neanche sceglierne uno che abbia sostenuto questo o quel politico sulla propria pagina social, perché l’hanno fatto praticamente tutti.

Vorrei parlare, invece, dei musicisti che hanno tentato una carriera politica, che ce ne sono meno e i collegamenti che vengono fuori sono più interessanti.

Il primo nome che mi viene in mente è Kanye West, che ha corso alle ultime elezioni negli Stati Uniti come indipendente e ha preso 66mila voti. Considerate che Biden ne ha raccolti quasi 81 milioni e Trump poco più di 74. Se siete di quelli convinti che sia tutto un complotto e che invece abbia vinto Trump vi offro un paragone italiano prima che mi tempestiate di commenti: alle ultime elezioni politiche del 2018, il partito Unione Sudamericana Emigrati Italiani, che vota nelle liste estere e ha la sede in Argentina, ha raccolto più preferenze di Kanye West, circa 68mila.
Lui ha detto che ci riproverà nel 2024, gli emigrati italiani votano ogni volta, e magari su questa faccenda di dare il voto a gente che vive dall’altra parte del mondo e neanche parla italiano ci torniamo, ma non oggi perché c’è da parlare di Mick Jagger.

Mick Jagger non ci ha davvero provato. A fare il politico, dico. Tuttavia nel 1967 venne contattato da un membro laburista del parlamento britannico, Tom Driberg, a cui andrebbe dedicato tutto un capitolo a parte. Apertamente omosessuale in un periodo in cui era considerato un reato, Tom Driberg fu un giornalista, fece parte del partito comunista inglese finché non venne cacciato per aver preso posizioni contrarie alla linea, fu un membro del parlamento e quando andò in pensione ottenne un titolo nobiliare e diventò barone. Strinse amicizia col controverso occultista Aleister Crowley e con i gemelli Kray, due criminali londinesi la cui vita è stata raccontata in un film con Tom Hardy. Dopo la sua morte uscirono alcuni libri in cui veniva sospettato di essere stato una spia del servizio segreto britannico, o di quello sovietico, o di entrambi. E ad un certo punto chiese a Mick Jagger se voleva entrare nei laburisti, e si sentì rispondere “grazie, ma le mie simpatie sono più anarchiche”.

L’unica ragione per cui Mick Jagger dopo questa foto non è finito al centro delle teorie cospirazioniste legate a Clinton è che ce ne sono già troppe che lo legano al diavolo e diventa troppo complicato

Uno che invece diventò sindaco di Palm Springs fu Sonny Bono, l’ex marito di Cher, che assunse la carica nel 1988, e in seguito divenne senatore repubblicano dal 1994 al 1998. Magari avrebbe continuato, ma quell’anno morì piantandosi con gli sci in un albero, come un qualunque cattivo di 007. Durante la sua carriera di sindaco istituì il Palm Springs International Film Festival, ma la sua più grande impresa politica fu di avere legato il proprio nome alla legge sul diritto d’autore, di cui fu un accanito sostenitore. Essendo morto prima che questa venisse alla luce, in suo onore venne chiamata Sonny Bono Act. È una legge che prolunga i diritti sulla proprietà intellettuale dell’opera fino a 95 anni dalla morte dell’autore. Sonny Bono da solo forse non sarebbe riuscito a far passare la legge, ma dalla sua si schierò anche un’azienda molto importante, la Walt Disney Company, che proprio in quegli anni stava rischiando di perdere i diritti sul suo topo più celebre, e infatti la legge è anche ricordata come Mickey Mouse Protection Act.

Tecnicamente i diritti su Topolino scadranno alla fine del 2023, ma stiamo calcolando il tempo trascorso dalla sua prima apparizione, il cortometraggio Steamboat Willy, del 1928; e siccome la Disney continuerà a detenere i diritti per le opere successive scordatevi di poter mettere le orecchie più famose del mondo al logo della vostra azienda. Però potete usare Rapsodia in Blu di Gershwin, di cui sono scaduti i diritti quest’anno, oppure aspettare l’anno prossimo per girare la vostra versione del Grande Gatsby senza Leonardo Di Caprio.

Gilberto Gil è stato Ministro della Cultura in Brasile sotto il governo Lula, Youssou N’Dour Ministro del Turismo in Senegal, Peter Garrett, cantante dei Midnight Oil, è stato Ministro dell’Ambiente prima e dell’Istruzione poi nel governo australiano.

E se parliamo di musicisti che sono stati anche politici non possiamo non parlare di una che ha coperto entrambi i ruoli pur provenendo da un ambiente completamente diverso: Ilona Staller, il cui nome magari non dirà granché ai miei lettori più giovani, anche perché non ne ho, ma farà arrossire le orecchie di diversi miei coetanei.

Cicciolina, come si faceva chiamare sul posto di lavoro, è stata insieme a Moana Pozzi la protagonista indiscussa dell’industria pornografica italiana degli anni ’80. Insieme hanno fatto tremare i sedili di centinaia di piccole sale cinematografiche italiane, quelle che sui giornali pubblicavano la loro programmazione in una colonna a parte, e hanno reso il loro pavimento più appiccicoso. Eww!

Cicciolina ebbe anche una carriera musicale. Nel 1979 uscì un suo album per l’etichetta RCA, dal titolo Ilona Staller, che contiene un pezzo firmato da Morricone, una cover di Save The Last Dance For Me dei Drifters tradotta in italiano da Mogol e altra roba abbastanza morigerata.
È con l’inizio della carriera di pornostar che la sua produzione musicale svacca, e nel secondo album, Muscolo Rosso, raggiunge l’apice, o il fondo, a seconda del lato da cui si guarda. Sono le canzoni con cui si esibisce sui palchi, e i testi sono caratterizzati da metafore sulla seduzione così raffinate che se al posto dei termini anatomici ci mettete “clandestini” viene fuori un discorso della Meloni.

Nel 1987, eletta alla Camera dei Deputati nelle file del Partito Radicale, divenne la prima pornostar al mondo a coprire un ruolo parlamentare. In quegli anni la politica italiana diventò così popolare che riferimenti a Cicciolina si trovarono per anni nei dialoghi di film e fumetti (compare perfino in una storia pubblicata su Topolino, nel 1988). Ancora quest’anno una cantante finlandese si è candidata all’Eurovision Song Contest con la canzone Cicciolina, ispirata a una figura così all’avanguardia in quell’Italia conservatrice e bigotta. Per eguagliare simili vette di popolarità si sarebbe dovuto aspettare la nipote di Mubarak.

Da “Paperino Portaborse”, 1988

Avevo pensato di chiudere qui la puntata di oggi, postando il video di Muscolo Rosso o di qualche altra nefandezza musicale. Mi sarei potuto collegare alla Finlandia, che non ho ancora visitato in questo viaggio (e neanche di persona, ma è solo perché non so dire “Tai vuoksein itkis koko Argentiina, Jos on elänyt kuin Cicciiolina”), ma non ho saputo resistere a un mio grande amore, e quindi chiuderò la puntata parlando di un musicista diventato politico di cui non so niente, tranne che per un periodo è stato un membro dei Sugarcubes, la band islandese che ha lanciato Bjork.

Einar Örn Benediktsson è stato il primo punk islandese, e non c’è motivo di dubitarne: in un posto pieno di ghiaccio, sassi e vulcani dove è più probabile incontrare pecore che persone (nel 2019 le persone erano 350.000, circa 3 per km², e le pecore 415.000, tutte concentrate in un bar fuori Reykjavík), a chi verrebbe in mente di scrivere canzoni arrabbiate contro il sistema? Senza contare la lingua, così poco musicale.

Per darvi un’idea della difficoltà di essere un punk in Islanda ho recuperato il testo di una canzone che Einar Örn scrisse sul retro di un tovagliolo in una sera di neve, in un bar fuori Reykjavik.
Il titolo è Anarchik in Reykjavik:

Nei primi anni 80 fondò un gruppo punk che si chiamava Purrkur Pillnikk, composto da lui e tre suoi amici, praticamente gli abitanti di una parte di Islanda grande come il Principato di Monaco, ma non funzionò a lungo perché la sala prove stava dall’altra parte dell’isola e lui era l’unico col motorino.

Non fu un’esperienza del tutto negativa, comunque, dato che da quel gruppo nacque in seguito una delle band che divennero più famose fuori dall’Islanda, i Sycurmolarnir.
Eh?
Noi li conosciamo come Sugarcubes, e li conosciamo più che altro perché dopo lo scioglimento della band cominciammo a comprarci i dischi da solista della sua cantante, o perlomeno cominciai a comprarmeli io, che della suddetta cantante mi ero perdutamente innamorato anche se lei non mi cagava e mi considerava solo un amico, che per un po’ va bene, ma poi però basta, e infatti ho anche smesso di andare alle sue feste di compleanno, come ho raccontato tanto tempo fa sul vecchio Pablog.

E basta, della scena punk islandese non mi va di raccontare altro, vi saluto con un brano degli Sugarcubes a cui potrò comodamente agganciare una canzone di Bjork per il prossimo episodio, e da lì ad altre canzoni di Bjork per tutti gli episodi successivi.

Alla prossima! Ég elska bobbingar þinn!

(continua)

Gli italiani sono un popolo ben strano, gli aumenti le tasse e se ne stanno, gli metti un puttaniere come presidente e se ne stanno, glielo metti pregiudicato, mafioso, lo circondi di nostalgici del regime, piccoli e grandi delinquenti, e questi niente, imperterriti, al limite mugugnano al bar prima di aprire la Gazzetta e vedere se l’Inter si tiene Milito.
Poi scoppia la rivolta in Tunisia, e tutti dicono che eh, ci vorrebbe qui da noi, che questa classe politica sarebbe da mandare via a calci, però alla fine non succede niente. Scoppia la rivolta anche in Egitto, e tutti dai che forse è la volta che ci svegliamo, epperò niente neanche stavolta, l’Inter pare che Milito se lo tenga, vai un po’ a vedere chi compra il Milan.
Un giorno in Spagna, che ha un governo che magari non è il migliore del mondo, ma che qui ce lo sogniamo di notte, decidono che non si sentono abbastanza rappresentati, che la loro non è mica democrazia e scendono in piazza, e sono tanti.
Ora dico, la Spagna non ha un governo ridicolo come lo abbiamo noi, ha perfino un’opposizione reale, e sono tutti per strada a lamentarsi, possibile che noi no? A qualcuno viene su un conato di nazionalismo, che farsi superare dalla Libia ci sta, ma dalla Spagna no, eh?
Si sente in sottofondo l’inno nazionale, che nelle questioni di chi sia più figo fra gli stati europei è quello dei mondiali, e poo poppò poppo poo poo, ci si organizza per andare in piazza anche noi!

Oppure è solo finito il campionato e la sera non si aveva niente di meglio da fare, fatto sta che ci si dà appuntamento mercoledì 25 maggio in piazza De Ferrari.

Non è stato facile convincere le persone ad alzarsi dal divano, e le altre associazioni si sono messe subito di traverso, quelli della Sinistra Porcoddue non si sentono rappresentati dallo slogan e allora bisogna discutere di cosa scrivere sui cartelloni, sennò loro non ci vengono a far figure, e quelli dell’Opposizione Siamo Noi dicono che invece loro non sono d’accordo sul giorno, che il mercoledì hanno la partita a calcetto, poi ci sono quelli di Italia Svegliati che hanno dei dubbi su Piazza De Ferrari e vorrebbero fare il presidio alla stazione, mentre gli incazzati di Contro Tutti non vengono perché ci sono anche gli altri e loro contro-tutti-e-con-nessuno sennò devono cambiarsi il nome e allora bisogna fare una riunione di emergenza e fino alla settimana prossima non hanno tempo.

Insomma, alle nove in piazza ci siamo io, il Subcomandante e due ragazzi di un centro sociale che però hanno già detto di avere degli impegni. E basta.
Marzia parte subito con gli improperi danteschi, ahi genovesi popoli diversi, perché non sono io pel mondo spersa e invece sto qui insieme a voi morti di seghe? Ma io me ne vado a vivere in Olanda e vi frego tutti, merde!
“Guarda che così va a puttane l’endecasillabo”, commento, ma è inutile, quando parte per le sue crociate non ascolta più nessuno. Non mi resta che tirare fuori il picino e mettermi a cercare una rete wi-fi per giocare a elements.

Come tiro fuori il computer comincia ad arrivare gente, erano già tutti lì in attesa di un segno, hanno visto un tizio con gli occhiali e il portatile e si sono avvicinati convinti di essere al cospetto dell’organizzatore occulto.

No, guardi, io sono solo uno, l’organizzatore non so chi sia”, vorrei dire loro, ma Marzia è in piedi sul muretto ad arringare la folla col piglio del leader, la mia presenza è ormai superflua, qui si fa la rivoluzione senza alcuna distinzione e sembra già di sentire la tromba di Roy Paci scandire il ritmo della protesta.

Arriva un gruppetto e ci dice che il vero organizzatore è un ragazzo con la maglia gialla, guardate, è quello laggiù che sta stendendo manifesti. Ci uniamo al gruppo e transumiamo presso la “base”, seguiti da quelli che nel frattempo si sono aggregati.

In un attimo in piazza ci sono un centinaio di persone, hanno slogan sulle lenzuola, manifesti a pennarello, hanno la faccia da studenti, qualcuno ha portato la tenda, altri la birra, tutti quanti la curiosità di vedere cosa succede. Gira un tizio con una telecamera da reporter, intervista l’organizzatore, poi un punk, che fa sempre scena, poi sparisce, ed è l’unico contatto con l’informazione che il presidio ha in tutta la sera.

I ragazzi che hanno organizzato l’incontro tirano fuori due megafoni da bambini e chiedono ai presenti di sedersi, e la maggior parte lo fanno, poi si presentano e leggono il loro volantino, ma non si sente veramente un cazzo di quello che dicono, e la gente comincia a sbuffare.

Interviene qualcuno a lamentarsi della situazione italiana, gli organizzatori dicono che va bene, ma che ci vorrebbero delle idee, sennò stiamo in piazza a fare niente. Un tizio, che credo appartenga a un centro sociale, dice che bisogna fare casino in via XX Settembre, alla Regione, butta là un “saccheggiare” che non viene preso sul serio da nessuno. Ancora gli organizzatori apprezzano, ma non ci sarebbero idee migliori? Tipo come mantenere il presidio più a lungo?
Più che all’avanguardia di una rivoluzione sembra di essere ad un gruppo di autoaiuto, commenta qualcuno.
Una ragazza propone di portare strumenti e suonare, occupare la piazza occupando il tempo.

Poi prende la parola un ragazzo con la barba e i pantaloni col cavallo basso, alla turca, dice di essere appena arrivato e di non sapere cosa succede, però ha capito che a parte l’entusiasmo lì non c’è altro, e tira su un pippone sulla lotta di classe e su come ostacolare il potere colpendolo nel portafoglio. Restano tutti un po’ spiazzati, che ad alzarsi e dire che una manifestazione è male organizzata è capace chiunque, più complesso è suggerire qualcosa di concreto, ma poi viene fuori che il tizio appartiene al gruppo di Quelli Che Lo Hanno Fatto Prima E Meglio; è l’ultimo rappresentante della sinistra che mancava all’appello, ci si chiedeva che fine avesse fatto, qualcuno temeva uno scontro con le forze dell’ordine, che Quelli Che Lo Hanno Fatto Prima E Meglio ci si picchiano sempre con la polizia, fa parte del loro rito di riappropriazione del territorio. In effetti tendono a riappropriarsi sempre del territorio di cui si sta già riappropriando pacificamente qualcun altro, come se fosse l’unico territorio riappropriabile, e di solito finisce che il territorio poi viene riappropriato solo dai lacrimogeni e da qualche cassonetto ribaltato, e non resta che andare a riappropriarsi di un territorio un po’ più in là.
Cavallo Basso elenca i maggiori successi del suo gruppo d’azione, occupazione di scuole, autostrade, stazioni e autogrill, ma non devono essere stati particolarmente efficaci, perché alla fine l’Italia è nella stessa merda in cui si trovava quindici anni fa, grazie tante. Forse sarebbe ora di cambiare strategia.

Fa una comparsata anche Don Gallo, ma resta ai margini dell’assembramento, discute con qualcuno e poi va via senza prendere la parola. Peccato, magari poteva dare un po’ di slancio. Più probabilmente avrebbe tenuto banco fino allo sfinimento (suo o nostro) e si sarebbe dovuto strappargli il microfono a forza.

Verso le undici e mezza decidiamo che va bene così, il megafono passa di mano senza soste, ma nessuno ha ancora buttato giù un piano, anche di breve durata. Si parla di aggiornarsi a sabato sera, in piazza ci sarà anche una festa, si potrebbe cercare di usarla come trampolino. Più che altro si parla, si parla, ma di concreto poco.

E si che c’è appena stata la manifestazione degli operai di Fincantieri, ce ne sarebbe da fare, contattarli, farli venire a parlare, agganciarsi alle altre piazze d’Italia, visto che con le altre associazioni di Genova non c’è dialogo, che sono tutti degli snob di merda.

Speriamo che la notte porti consiglio..

– Allora, hai fatto il tuo dovere domenica?

– Certo, per chi mi hai preso?

– Beh, sai, c’è una tale aria di dimissioni in giro che credevo che anche tu..

– Non se ne parla neanche, ognuno deve fare il suo, anche se i giochi ormai sono fatti. Bisogna esserci, e crederci fino in fondo.

– La tua fidanzata è venuta?

– No, lei non ne vuole più sapere, dice che è un ambiente marcio, è rimasta delusa dagli ultimi scandali.

– Eh si, la capisco. Però hai detto bene tu, anche se i giochi sono fatti bisogna esserci. Che poi non sono mica convinto che sia già tutto fatto, ci comportiamo come se una volta in Europa non si potesse più rischiare di essere cacciati fuori.

– E’ proprio quello che dico io! L’Europa te la devi guadagnare, e se non mantieni il passo con gli altri è un attimo finire fuori.

– Vero. E di questi stranieri cosa mi dici?

– Che ce ne sono tanti, e secondo me era meglio quando in Italia giocavano solo gli Italiani.

– Già. Beh devo andare, mi ha fatto piacere scoprire che segui la politica con questo interesse, ce ne fossero di più come te le cose andrebbero meglio!

– Politica? Ma non stavamo parlando della partita?

Nessun calcolo ha nessun senso dietro questa paralisi.

Gli elementi a disposizione non consentono analisi,

e i professori dell’altro ieri stanno affrettandosi a cambiare altare.

Hanno indossato le nuove maschere e ricominciano a respirare.

Bambini venite parvulos, c’è un’ancora da tirare,

issa dal nero del mare, dal profondo del nero del mare.

Che nessun calcolo ha nessun senso e poi nessuno sa più contare.

Legalizzare la mafia sarà la regola del duemila,

sarà il carisma di Mastro Lindo a regolare la fila

e non dovremo vedere niente che non abbiamo veduto già.

Qualsiasi tipo di fallimento ha bisogno della sua claque.

Bambini venite parvulos, c’è un applauso da fare al Bau Bau,

si avvicina sorridendo, l’arrotino col suo Know-How,

venuto a prendere perline e a regalare crack.

Sabbia sulle autostrade, ruggine sulle unghie,

e limatura di ferro negli occhi, terra fra le nostre lingue.

Avrei voluto baciarti amore, ancora un poco prima di andare via.

Prima di essere scaraventati dentro questo tipo di pornografia.

Bambini venite parvulos, vale un occhio il vostro cuore,

mille dollari i vostri occhi, i vostri occhi senza dolore.

Bambini venite parvulos, sangue sotto al sole.

Nessun calcolo ha nessun senso dietro questa paralisi.

Gli elementi a disposizione non consentono analisi,

e i professori dell’altro ieri stanno affrettandosi a cambiare altare.

Hanno indossato le nuove maschere e ricominciano a respirare.

Bambini venite parvulos, c’è un’ancora da tirare,

issa dal nero del mare, dal profondo del nero del mare.

Che nessun calcolo ha nessun senso e poi nessuno sa più contare.

Legalizzare la mafia sarà la regola del duemila,

sarà il carisma di Mastro Lindo a regolare la fila

e non dovremo vedere niente che non abbiamo veduto già.

Qualsiasi tipo di fallimento ha bisogno della sua claque.

Bambini venite parvulos, c’è un applauso da fare al Bau Bau,

si avvicina sorridendo, l’arrotino col suo Know-How,

venuto a prendere perline e a regalare crack.

Sabbia sulle autostrade, ruggine sulle unghie,

e limatura di ferro negli occhi, terra fra le nostre lingue.

Avrei voluto baciarti amore, ancora un poco prima di andare via.

Prima di essere scaraventati dentro questo tipo di pornografia.

Bambini venite parvulos, vale un occhio il vostro cuore,

mille dollari i vostri occhi, i vostri occhi senza dolore.

Bambini venite parvulos, sangue sotto al sole.