Sono successe delle cose in questi giorni che era da un po’ che non succedevano, e quando non sei abituato all’imprevisto rimani sempre un po’ colpito, ma d’altronde se si chiama imprevisto è proprio perché non succede tutti i sabati, sennò si chiamerebbe abitudine e non ti smuoverebbe di un dito. E sarebbe pure una bella rottura di cazzo, visto che le cose che sono successe comprendono una nevicata massiccia, il mio quarantesimo compleanno e un terremoto.

E con questo non voglio affatto pararmi il culo per aver lasciato la mia recensione di Londra ferma alla prima puntata, e mi dispiace se adesso ci sono dei turisti che dormono nei giardini di Kensington perché sono partiti contando sui miei preziosi consigli e ora non sanno più dove andare. Che vadano a vedere i cazzo di cancelli, per cominciare, che hanno una storia alle spalle che vale la pena di essere raccontata, anche se non adesso, perché adesso è il momento di mugugnare per le cose che succedono quando non te le aspetti e anche quando le aspetti da quarant’anni e la volta che arrivano ti lasciano comunque così, come una nevicata, che è bella da vedere ma sotto sotto rompe il cazzo. Si, mi ha rotto un po’ il cazzo avere compiuto quarant’anni, anche se in fin dei conti il mio trentasettesimo compleanno mi ha trovato identico, e immagino che anche per i prossimi due o tre non si registreranno cambiamenti rilevanti.

Però è un po’ come quando hai diciotto anni e passi l’ultimo dell’anno a casa da solo perché i tuoi amici sono tutti a una festa in discoteca dove se entri hai paura che ti marchino a fuoco come le mucche e piuttosto che andare coi genitori te ne stai in casa a giocare col commodore 64: una di quelle date piene di aspettative imposte, alle quali non vuoi credere ma sotto sotto ci speri. Anche perché lo sai che il giorno dopo i tuoi amici ti diranno che in discoteca hanno conosciuto delle tizie che poi ci hanno pure limonato sui divanetti.

E’ una data che ti lascia lì a dire cose tipo “e adesso?”, anche se lo sai che adesso niente, adesso come prima, e probabilmente è proprio quello, il fatto che adesso niente, tutto uguale, meh.

E intanto che sei lì che ci pensi viene il terremoto e tutti si agitano, e ti chiedono “l’hai sentito? l’hai sentito?” e tu neanche stavolta sei riuscito a sentire niente, ed è di nuovo come per i quarant’anni appena compiuti, una cosa che tutti vivono come l’evento dell’anno e tu invece meh. Perlomeno nessuno dei tuoi amici ti racconterà di nessun divanetto limonario, ma intanto che rifletti su quest’ultima fortuna si mette a nevicare, la tua fidanzata parte per Barcellona e il tuo cane si spezza un’unghia, che a vederlo deve fare un male della madonna, e infatti lo consoli, ma quel pignolo di Oscar Luigi Scalfaro ci tiene a dimostrarti che un’unghia rotta non è niente, e per farti vedere che ci sono cose peggiori nella vita muore.

La morte di una persona famosa è sempre una cosa che ti lascia turbato, tranne quando proprio non te ne frega un cazzo, e infatti mi metto a spalare la neve in giardino, ma è un lavoro che non ha senso, appena ho finito ce n’è di nuovo altrettanta, roba da farti perdere interesse nella vita e affogare i tuoi dispiaceri nell’alcool, ma in casa non ne ho, ci sarebbe del vino, ma è vino da pasto di quello buono, non si può sprecare per affogarci dei dispiaceri a stomaco vuoto, e se mangio mi passa la tristezza e allora cosa bevo a fare?

Meno male che oggi torno a lavorare, così potrò scazzarmi per qualcosa di concreto.