Domani Berluscone muore e la Presidenza del Consiglio passa a Gianniletta che ci traghetta verso nuove elezioni. I festeggiamenti gioiosi sono inquinati dai funerali di stato a reti unificate, dagli stracciatori di vesti che ne chiedono immediata santificazione e dai progetti per dedicargli una strada in corso in tutto il Norditalia.

Nel frattempo Fini passa all’opposizione e si candida a leader del Pd, col solo D’Alema rimasto a sfidarlo, visto che Veltroni è scomparso dopo il funerale e già si mormora che lui e Berluscone fossero la stessa persona (un quotidiano ha pubblicato una ricerca in cui si dimostra che i due non si sono mai mostrati in pubblico insieme), e Bersani si è svegliato una mattina come un personaggio di Pirandello e ha trovato che guidare il PD era la cosa più stupida che potesse fare un uomo. Ha mollato baracca e soprattutto burattini e si è messo a coltivare cavolini di Bruxelles.

Naturalmente le elezioni le stravince la lega, Bossi lascia il premierato a Maroni e si candida per il Quirinale, che Napolitano se la sta vedendo brutta, Calderoli si prende il Ministero della Difesa e Borghezio l’Interno. Il Trota lo mettono alle Finanze quando Tremonti viene spedito a calci per aver dichiarato a Repubblica che il federalismo costa troppo e con questa crisi non ce lo possiamo ancora permettere.

Con la nuova gestione finanziaria l’Italia lancia il federalismo tuttoesubito, e come prevedibile dopo sei mesi non c’è neanche più abbastanza per pagare la pensione alle vedove del Cavaliere. E’ crisi nerissima, il Paese sull’orlo della bancarotta taglia tutte le spese superflue.

Calderoli ha un’idea alla Calderoli e propone di rimettere in sesto il bilancio invadendo la Svizzera. Confindustria è favorevole, se la Svizzera diventa italiana tutti i conti segreti che gli industriali hanno aperto nelle banche di Zurigo diventeranno legali. Anche i sindacati vedono una possibilità di aumentare i posti di lavoro convertendo la Fiat in una fabbrica di carri armati. Marchionne non ha niente da obiettare in proposito, la Multipla in America la credevano un tank anche prima.

Quando anche le televisioni si spengono la gente scende in piazza a reclamare ciò che le spetta, guidata dall’unica persona capace di incanalare l’insoddisfazione popolare verso la rivolta: Platinette.

Non vado avanti perché a questo punto mi sono spaventato anch’io.

Scrivo queste poche righe per ricordare a me stesso, negli anni che verranno, che oggi ha cominciato a nevicare. Perché non ho voglia di trovarmi l’anno prossimo a discutere su quando sia stata la prima nevicata l’anno scorso, che uno dice a natale, l’altro dice di ottobre e non ci si trova mai d’accordo. La prima nevicata del duemiladieci è caduta il ventotto novembre, punto.
Che poi in realtà ha cominciato ieri, ma era proprio una spruzzata, e comunque ormai ho detto il ventotto e basta.
La mia fidanzata non si capacita di come si possa perdere tempo ad appuntarsi cose inutili come la prima nevicata, sostiene che l’anno prossimo potremmo anche non esserci più, magari il mondo è..

 

 

..Magari il mondo è stato colpito da un meteorite grosso come un’anguria, che non ha causato alcun danno, come succede tutti i giorni, che sassi spaziali anche più grossi ne cadono di continuo e finiscono per disintegrarsi nell’atmosfera, ma stavolta questo portava dentro di sé una novità, ed è per questa ragione che lo si ricorda.
Un virus sconosciuto, proveniente da chissà dove, si annidava nel cuore del meteorite, e quando questo si è incendiato a contatto con l’atmosfera non è stato consumato del tutto, ma ha raggiunto la superficie terrestre e si è disintegrato, liberando il suo ospite alieno.
Doveva essere un virus molto socievole, perché ha subito trovato con chi legare, mutando in una specie nuova contro la quale non esisteva alcun anticorpo in natura. Una febbre, un raffreddore, niente di mortale, ci mancherebbe, sennò magari ci si sarebbe mobilitati subito per isolarlo; una cosa talmente innocua che neanche si è notata, confusa in mezzo ai malanni di stagione.

Il nostro piccolo extraterrestre aveva però una gran personalità, e l’ha tirata fuori nel momento in cui è andato a colpire un vecchietto, che un momento prima era in giardino a potare la siepe e quello dopo stava a letto con la febbre alta, la tosse e il naso che colava. Anche una semplice influenza può uccidere un anziano senza più difese, e così è successo, il povero giardiniere ha smesso di respirare, la famiglia si è stretta nel cordoglio, gli amici sono venuti a vedere la salma e si è organizzata una sepoltura dignitosa. Senonché.

Senonché, nel bel mezzo della veglia funebre il cadavere ha emesso un rantolo. Qualcuno ha gridato di terrore, qualcuno di stupore e qualcuno anche di gioia, che il nonno non è morto, quella vecchia pellaccia è ancora fra noi, maledetti i medici incapaci, pensa cosa sarebbe successo se l’avessimo seppellito, ah ma io li denuncio, presto presto aiutatemi a tirarlo su, chiamate un dottore!
Il nonno ha emesso un altro rantolo, ha aperto gli occhi e si è messo seduto. È sceso dal lettino, e subito la figlia è accorsa ad aiutarlo, lo ha preso sottobraccio, gli ha detto “eccomi papà!”.
Il nonno l’ha azzannata alla gola.

Cercare di capire cosa stesse succedendo dentro la cappella funeraria non era facile, per chi si fosse trovato a passare lì davanti. Sedie trascinate, scalpiccio di piedi, urla di terrore, lamenti, si sarebbe detta quella volta in cui al Cineclub Truffaut si sono sbagliati e hanno proiettato il cinepanettone dei Vanzina, ma questo è un funerale, santo cielo, cosa ci può essere di terrificante in un funerale?

La risposta arriva quando dalla porta scappa fuori una donna insanguinata che si tiene un braccio, e dietro di lei, arrancando giù per i gradini, il resto dei partecipanti al funerale, nonno in testa, tutti imbrattati di viscere e sangue, privi di qualche arto, a volte mozzati della parte di sotto, ma ancora in grado di trascinarsi.

È stato il nostro piccolo virus, è mutato in una maniera che nessuno si aspettava, e adesso è in grado di risvegliare i morti, che possono tornare dalla tomba per mangiarsi i parenti e trasmettere l’infezione.
Neanche un mese più tardi il mondo è al collasso, i morti viventi sono ovunque, i governi non sono stati capaci di affrontare il problema, e come potevano, e si sono disintegrati. Caos, anarchia, sciacallaggio, violenza spietata, come in uno di quei film che mi piacciono tanto c’è chi si arrangia e chi soccombe, e il mondo non sarà più come lo ricordavamo.

E io?
Beh, per cominciare la cosa ha preso campo lentamente, ma il mio capo ha detto che la nostra ditta era sicura e ci ha imposto di continuare ad andare a lavorare. “Siamo isolati da un fiume, c’è un unico ponte che ci collega con la strada, e un grosso cancello a chiudere fuori quegli zombi. Qui siamo al sicuro, non avete scuse per starvene a casa. Su, al lavoro!”

Con quella scusa è riuscito a tenerci chiusi dentro per due settimane, lavorando tredici ore al giorno come schiavi, mentre i morti si accalcavano davanti al cancello e allungavano le braccia fra le sbarre come le scimmie allo zoo.
Un giorno abbiamo chiesto quando sarebbe arrivato lo stipendio, e il capo ha scrollato le spalle: “Ho provato a chiamare la banca, ma devono essere morti tutti.”
Niente stipendio, quindi. Non l’abbiamo presa bene, lo abbiamo tirato su due davanti e due di dietro e lo abbiamo buttato di là, in pasto agli zombi, poi siamo saliti in macchina, abbiamo attivato l’apertura automatica del cancello e ce ne siamo tornati ognuno alle proprie abitazioni.

Non so se i miei colleghi ce l’abbiano fatta, ma per me è stata dura. La strada era invasa da macchine bruciate, cadaveri mezzi putrefatti che ciondolavano qua e là, nessuno che sembrasse più in grado di pensare. Lo so che raccontata così sembra la descrizione di un reality show, ma per un momento ho creduto di impazzire: la civiltà era scomparsa, il mio paese era invaso da mostri, dovevo lottare per sopravvivere e non potevo sperare che qualcuno arrivasse a salvarmi perché non c’era più nessuno in grado di farlo. Sembrava di essere in un comune amministrato dalla lega.

Sono arrivato a casa in preda ai pensieri più foschi, ma la situazione era migliore di quanto osassi sperare, il cancello e le scale avevano impedito ai morti di invadere il giardino, la mia fidanzata era seduta in cucina a giocare col computer e appena mi ha visto mi ha spedito a fare la spesa all’iper.

“Ma ci sono gli zombi all’iper, non l’hai visto il film di Romero? I centri commerciali sono il primo posto da evitare, seguiti dai bunker militari e dalla Camera Dei Deputati!”
“Oddio, sono entrati anche alla Camera?”
“No, gliel’hanno impedito i deputati di vecchia nomina, si sono battuti come leoni per non dover abbandonare le poltrone. Ilgoverno è ancora in piedi, guarda!”

Le ho mostrato una busta che ho trovato nella cassetta della posta. Era una bolletta della spazzatura, ci chiedevano di pagare un’enormità perché lo smaltimento dei morti viventi aveva richiesto delle spese impreviste che neanche a Napoli.

“Ma com’è possibile che ci siano delle spese così alte?”
“Dice Calderoli che i morti del sud non devono essere seppelliti a nord, che lui gli zombi terroni non li vuole, così hanno stanziato dei miliardi per costruire zombinceneritori da Roma in giù ed eliminare i morti sul posto, solo che i soldi sono stati dirottati chissà dove e ci troviamo tutta la penisola piena di spazzatura affamata di carne.”

Come succede sempre quando parliamo di politica la mia fidanzata si è inalberata e ha cominciato a inveire contro il governobastardo, lasciandomi libero di sedermi al computer e giocare ai videogiochi.
Lentamente la situazione si è normalizzata, gli zombi non sono scomparsi, ma le persone si sono abituate alla loro presenza e hanno ripreso a vivere più o meno normalmente. Li incontri per la strada, ti vengono incontro a braccia tese come dei parenti che non vedi da anni, ma non ti fai fregare e ti volti dall’altra parte, anni di allenamento a evitare i mendicanti non sono andati perduti. Stessa cosa ai semafori, chiudi il finestrino, alzi il volume dell’autoradio e pianti lo sguardo sulla luce rossa, e neanche li senti più i colpi contro il vetro.
Ogni tanto qualcuno si fa sbranare e una parte della politica attacca a strepitare di “emergenza zombi”, quelli col fazzoletto verde dicono che bisogna rimandarli a casa loro, dimenticando che a casa loro ci sono già, la parte avversa sostiene che anche gli zombi sono cittadini come noi e chiede di estendere il diritto di voto ai morti da non più di un anno. La chiesa li difende a parole, li chiama figli di dio, ma proibisce i rapporti sessuali fra vivi e morti (si è depenalizzata la necrofilia dopo che il presidente del consiglio è stato beccato a un festino in una scuola media infestata di zombi) e non vede bene neanche chi ci va a convivere (le cosiddette “coppie di sfatto”).
Chiusi nelle proprie case, individui comuni che sognano un’Italia migliore, lanciano messaggi nel cosmo, sperando che almeno un’invasione aliena li liberi da quest’apocalisse.

Non guardo la televisione. Non mi interessa, non c'è nessuna trasmissione che mi faccia venir voglia di starci seduto davanti per più di trenta secondi, e quando ne trovo una l'ospite di turno che sbraita mi fa subito passare la voglia.

E' per questo che il video qui sotto non l'avevo mai visto. Si tratta di un frammento della puntata di Annozero di mercoledì scorso, dedicata all'immigrazione. Non è una trasmissione che ami particolarmente, mi disturba la faziosità, anche quando si manifesta dalla parte che condivido, e immagino che il montaggio di alcuni passaggi, specie all'inizio, risulti più efficace proprio grazie alla faziosità di cui sopra. Voglio dire, chi non vorrebbe avere fra le mani quell'individuo piccoletto che comanda le cariche della polizia? E non solo per bruciargli il maglione orrendo che indossa. Sono sicuro che il montaggio convogli ad arte questo genere di risentimento, e cerco di non assecondarlo. In fondo esistono anche poliziotti che non amano pestare i manifestanti indifesi, non li abbiamo mai visti perché quel giorno erano a casa malati.

La questione dell'immigrazione, però, è un problema reale. L'intolleranza sfacciata della lega nord, le leggi razziali, la diffusione della paura, la convinzione dilagante che lo straniero è una minaccia, l'abituarsi a ignorare chi sta male, sono problemi reali, e gravi, coi quali bisogna confrontarsi immediatamente. E' molto più pericoloso un uomo col fazzoletto verde al collo di uno col turbante in testa, perché solo il primo incita all'odio verso il prossimo.

Bisognerebbe che lo guardassimo tutti questo video, e ci ricordassimo che in Italia non ci viviamo da soli, che il 10% del prodotto interno lordo arriva da persone come quelle che stanotte dormono appese a una gru a Brescia. Persone, non cose. Che vivono qui, lavorano, spesso sottopagate, e vengono trattate come delinquenti grazie a individui che hanno risposto "Rimandiamoli a casa loro" a ogni tipo di problema, che si tratti di sicurezza o di lavoro o di costume.

"Eh, ma non gliel'abbiamo mica detto noi di venire in Italia", mi risponderebbe l'anonimo di qualche giorno fa, quello che mi ha commentato il pezzo sulla rumena ammazzata a Roma.
Premesso che se vuoi una risposta ti firmi, che ai troll non si dà da mangiare gratis, sono le bestie come te che hanno messo quelle persone sulla gru, quelle che commentano il video con "vanno tirati giù e rispediti a casa loro". A casa loro. Come se questa non lo fosse. Come se uno stato appartenesse a qualcuno, come se ci fosse un cancello all'ingresso, come se chi viene a bussare tutti i giorni ce l'avesse un altro posto dove andare.
E siete stati voi, quando siete andati a votare questo governo meschino, convinti che vi avrebbe protetto dai pericoli, salvato dalla crisi, dispensato dal dolore.
E sono stato io, tutte le volte che ho lasciato calpestare i miei diritti e quelli degli altri per non offendere, per non essere sempre quello che si lamenta o semplicemente per indifferenza.

Non dovessero vedersi, i video sono qui:

http://www.youtube.com/watch?v=gjLD2Y4kOXE
http://www.youtube.com/watch?v=CTP5QZovkTs

Oppure qui:
http://www.rassegna.it/articoli/2010/11/12/68591/brescia-i-migranti-sulla-gru-restano-in-quattro
 

Siccome mi sono scocciato di girare con una chiavetta e infilarla di qua e di là ogni volta che scrivo due righe di racconto per aggiornare lo stato dei miei testi sui vari pici che girano per casa ho adottato la soluzione Seaweeds, così chiamata dal nome del personaggio che mi ci ha introdotto, il dottor Seaweeds, appunto: ho installato dropbox su entrambi i portatili e ci ho buttato dentro tutta la roba su cui sto lavorando. Devo dire che è stata una bella pensata, stamattina mi sono seduto in giardino col picino e ho ritrovato il mio raccontone sul detective Oneyed bello aggiornato, tanto che per un minuto ho avuto perfino lo stimolo a continuare a scriverci sopra.

Non è vero, sta procedendo invece, è che mi prendo delle pause qua e là.

Parlando d'altro ho deciso di arrendermi all'evidenza, non sono una persona diplomatica e prima o poi prenderò delle sberle, ma la profezia che sarei stato costretto a restare solo a causa del mio carattere di merda non si è avverata, ho una bella fidanzata e un sacco di amici che mi telefonano per uscire anche quando non offro loro da bere. Mi permetto di mandare il gufo di cui sopra a fare in culo. Non dico chi è perché nel frattempo me lo sono dimenticato, ma se dovesse riconoscersi in queste righe sappia che ha un futuro come redattore di oroscopi.

E poi niente, oggi è il compleanno della Repubblica, non il brutto quotidiano ma la brutta democrazia, per festeggiare ho pensato di fare pace con un lato della mia famiglia e di mettermi a votare lega,in fondo a parte essere un branco di razzisti ignoranti che pensano di vivere nel milleduecento hanno anche degli aspetti positivi. Per esempio il verde è un colore che si abbina perfettamente alle mie adidas nuove.
E poi magari la smetterei di finire a insulti ogni volta che parlo di politica con mio padre.

Vado a leggermi Batman, che è meglio. Ad abbracciare il cane no, che poi mi tocca spiegarlo e c'è sempre quello che capisce a modo suo, e il mondo è bello perché è vario, ma sticazzi.