Siamo arrivati al 2016 con una tecnologia talmente evoluta da poter fotografare un alieno su Plutone e taggarlo su facebook, possiamo ricostruire il passato del nostro pianeta con una precisione tale da riuscire ad affermare che i dinosauri si sono estinti un lunedì mattina di febbraio, abbiamo robot che si costruiscono da soli, software di riconoscimento vocale, tattile, anche facciale, sebbene mi confondano sempre col mio amico Francesco, eppure il nostro mondo interiore è governato da leggi che non sappiamo gestire. Siamo più in grado di orientarci in mezzo a Pechino senza conoscere una parola di cinese che nella nostra sfera affettiva.

Guardo una foto della mia ex su facebook e non sono in grado di definire l’emozione che mi suscita: è astio o desiderio? Da una parte vorrei strangolarla, ho preso più calci con lei che in una partita a calcetto fra ubriachi, ma dall’altra mi sento ancora disposto a sedermi a un tavolo e capire cosa si può aggiustare. E non è che quando stavamo insieme fosse più facile, il mio pendolo emotivo si spostava senza sosta dalla voglia di costruire qualcosa insieme a quella di correre il più lontano possibile dai pericoli di una relazione. Che poi era la ragione per cui mi pigliava a calci, sostanzialmente.

E se mi guardo intorno non vedo una situazione migliore. Una mia conoscente si è innamorata del bello e dannato dei fumetti giapponesi, quello talmente finto e pieno di sé che perfino l’autore ad un certo punto lo odia e gli fa fare una fine orrenda. Peggio per lei, mi ha rifiutato e per questo si merita le ragnatele nelle mutande, ma il punto è che il disagio è diffuso e nessuno ha idea di come arginarlo.

Quelli bravi pongono il limite molto in alto, e salvo evidenti ragioni per chiudere e andarsene, tipo tendenza al tradimento, scarsa igiene intima, genocidio, investono in ciò che hanno e lo fanno diventare la storia della vita, quella che ti completa e ti fa morire sentendoti una persona fortunata.

Gli altri, quelli come me, come la mia ex, come Ragninellemutande, vogliono tutto e subito, e rifiutano il compromesso, la costruzione. Ma quello non è amore, è egoismo, paura e coda alle poste. Che poi sono una grossa fetta degli ingredienti che la compongono, quella cosa che per convenzione definiamo amore.

Ci siamo imbevuti di racconti fantastici di persone che sbattono contro qualcuno sulla porta di una libreria e la loro vita è cambiata. Non dico che non possa succedere, ma è molto raro che avvenga, e se stai ad aspettare l’incontro magico rischi di trovarti a quarant’anni con tanto trucco sulla faccia da somigliare più a Bozo il clown che a una donna, nel vano tentativo di nascondere le rughe e il terrore di restare da sola. Nel caso di un uomo il passaggio a Bozo è più facile perché non usi cosmetici, devi solo fare il cazzone e sbattere torte in faccia ai conoscenti, haha, sei proprio una sagoma.

Sto parlando di amore perché tutto il mio ragionamento è scaturito da lì, ma la nostra incapacità si manifesta in un sacco di altri campi, ed è sempre letale. Non c’è bisogno di essere una cellula dormiente di Al Qaeda per sapere che la nostra condotta ci rovinerà la vita, basta un lavoro insoddisfacente o vivere in un posto orrendo. Non sto parlando necessariamente di me, sono sicuro che Ronco Scrivia sia un paese meraviglioso e ricco di cose da fare; se non sono un cinghiale il problema è soltanto mio.

E anche qui ci sono persone che si scrollano di dosso l’apatia e lavorano sodo per correggere ciò che non funziona, e altre che il momento più alto della loro giornata è quando litigano col tizio che vuole essere l’unico a portare a spasso il cane senza guinzaglio.

È come essere avvolti da una pellicola trasparente, che ci permette di percepire quel che avviene all’esterno, ma ci blocca i movimenti, e certe volte anche le emozioni, e tutto quello che ricevi e trasmetti è attutito.

Ci è nevicato dentro. All’inizio è figo, fai i pupazzi, ti prendi a palle da solo, e il freddo impedisce alle terminazioni nervose di farti provare dolore, ti scivola tutto addosso, possiamo restare così per sempre? Alla peggio quando mi stufo vado a farmi una cioccolata calda e rimetto a posto, tanto è solo acqua, no? Se alzi la temperatura asciuga da sola..

Oymyakon è un villaggio della Siberia, dove la temperatura media durante l’inverno è -45°, e l’inverno dura più o meno tutto l’anno, visto che il ghiaccio sulle strade non si scioglie mai. Tu ci arrivi e pensi di aver trovato il paradiso dello slittino, ma quando scopri che c’è gente che il sole l’ha visto l’ultima volta venticinque anni fa e che per far partire la macchina devi accenderci un fuoco sotto capisci che forse avresti dovuto informarti meglio del perché la casa che hai comprato in pieno centro costava così poco.

Dicevi, della cioccolata calda?

Eppure dovrebbe essere facile. Cosa ci impedisce di attivare le misure necessarie a migliorarci quando sono bene evidenti e si tratterebbe solo di seguire i punti da A a Ndatevenaffanculo? In milioni di anni di evoluzione non siamo stati in grado di sviluppare un rilevatore di cazzate che ci avvisi quando la nostra vita sta andando a puttane, eppure dovrebbe essere più facile che farsi crescere un pollice!

E invece andiamo avanti a caso, sperando che vada bene, e non ci rendiamo conto che magari il nostro comportamento sta facendo male a qualcuno, finché un giorno non riceviamo un messaggio riassumibile in “sei un bastardo, muori”.

Dovesse capitarvi di ricevere un messaggio del genere vi consiglio un esame di coscienza piuttosto dettagliato, partendo dalle seguenti domande:

  • Alla persona in questione ho sterminato la famiglia a colpi d’ascia?
  • L’ho abbandonata in autostrada?
  • Mi sono intrattenuto con altre donne/uomini/cavalli?
  • L’ho offesa, maltrattata, obbligata ad accompagnarmi al cinema a vedere Deadpool?

Se la risposta a tutte le domande è no è probabile che anche voi siate stati vittima del Comportamento Del Cazzo Involontario, una conseguenza diretta di tutti i discorsi qui sopra e di altri fattori non meno importanti, quali paura di assumersi una qualsivoglia responsabilità, esperienze negative pregresse, aridità di spirito, secchezza delle fauci.

Pare determinante anche il fatto che la vostra ragazza sia una testa di cazzo. Perché non è mica facile mettere d’accordo due personalità già formate e inquadrate, gli angoli si smussano meglio finché sono teneri, poi ti tocca tenerli così, e l’unica possibilità per non sbucciarti le caviglie è ricordarti dove sono e tenertici alla larga. Le persone complicate si somigliano tutte, e generalmente non vanno d’accordo fra loro, perché i problemi non si escludono a vicenda. Non è impossibile, è anche divertente e di sicuro non ci si annoia mai, ma ci vuole tempo e parecchio impegno. Se ti aspetti di trovare la strada spianata e una storia da romanzo rosa è meglio che cerchi altrove, le possibilità non mancano.

Già. Ho detto che ci sono due categorie, quelli bravi e quelli come me, ma ne esiste una terza, la più ampia, quella che comprende tutti gli altri, gli ignari, quelli che leggono questo post e commentano “ma quanti problemi inutili ti fai!”. E hanno ragione, perché se appartieni a quella categoria non contempli l’esistenza di nessun’altra, è inutile crearsi dei problemi dove non ci sono.

Sono quelli che per insegnare a un muto a parlare gli dicono che basta aprire la bocca e parlare, e il muto vorrebbe potergli rispondere graziealcazzo, ma la sua condizione di muto non glielo permette, così li ignora. Lo facciamo anche noi, e ci stanno pure sul cazzo, così proiettati verso una vita serena. “Troppo facile avere la lucidità di quelli che non sanno camminare”, diciamo, e torniamo a sbirciare le foto dell’ex, chiedendoci se a loro sarebbe andata diversamente.

“Nah, la mia ex fidanzata è troppo sofisticata per cascare fra le braccia di questi cialtroni”, ti dici. Poi la incontri dopo un mese avvinghiata a uno con la felpa AVIAZIONE o PALESTRADACICCIO o quello che andrà di moda in quel momento, basta che sia scritto gigante, sennò dall’altra parte della città non lo capiscono che sei un fico, e pensi che allora non avevi capito proprio un cazzo, e ricominci a porti le stesse domande da capo.