Riassunto delle puntate precedenti:

Introduzione
Bruno Lauzi – Garibaldi
Peggy Lee – Why Don’t You Do Right?

Tony Bennett & Lady Gaga – The Lady Is A Tramp
Joni Mitchell – Chelsea Morning
Neil Young – Cortez The Killer
Banda El Recodo – El Corrido De Matazlan
Los Cuates de Sinaloa – Negro Y Azul: The Ballad Of Heisenberg

Eccoci di nuovo regolari, dopo la parentesi di sabato che ci stava e non ci stava.

Io ve lo dico, questa cosa del post tutti i mercoledì non può durare, che il 23 parto, e poi ho una grossa novità su cui sto lavorando, e probabilmente finirò per tornare a scrivere ogni tanto.

Chi ha detto “Meno male”?

Per il momento qui sto, e ancora a parlare del Messico. Grazie alla canzone della scorsa puntata posso dedicarmi ai narcocorridos, un genere che ha cominciato a prendere il largo da quelle parti.

C’è tutto un mondo là fuori

Immaginate che un cantautore napoletano scriva una ballata che parla di un boss locale, uno vero, non uno inventato, e racconti di come a Scampia abbiano tutti paura di lui, e di quella volta che ha ammazzato uno spacciatore per occupare la sua zona e mettersi in luce agli occhi dei suoi capi, e di come da lì abbia cominciato la scalata al successo.
Io non lo so se esiste una canzone del genere in Italia, magari si, ma sono sicuro che ce ne sono diverse in Messico, in quella zona che si stende lungo il confine con gli Stati Uniti, il campo di battaglia dei narcotrafficanti.

Pare che la prima canzone dedicata a un boss della droga risalga addirittura al 1930, evoluzione dei corridos, le canzoni che raccontano episodi di vita reale. I primi si ispiravano alla rivoluzione messicana, poi è terminata, ci si è arrangiati con quel che c’era in cronaca, e negli ultimi vent’anni ci sono finiti i narcotrafficanti, figure entrate nell’immaginario collettivo non tanto come dei criminali, quanto come dei ribelli, costretti dallo stato cattivo a infrangere la legge, e sempre pronti a dare una mano ai contadini in difficoltà.

Non è così diverso da quel che succede a Scampia, dopotutto.

Gli interpreti di narcocorridos sono come i cantastorie che ancora puoi incontrare in Sicilia, col loro cartellone che racconta a fumetti le avventure del bandito Giuliano (ecco, vedi che qualcosa del genere lo avevamo anche noi?) e la chitarra ad accompagnare la narrazione. Degli osservatori.

E non posso parlare di osservatori senza citare il più importante di tutti, Uatu, che dal lato oscuro della Luna sta a fissare il nostro pianeta tutto il giorno, annotando mentalmente ogni cambiamento e non intervenendo mai, a causa di un giuramento fatto da quelli della sua specie tanti anni orsono.
Che poi mai è un concetto relativo, visto che s’è mostrato ai Fantastici Quattro un numero si e uno no, ed è anche stato processato per questo, e assolto con la promessa di non farlo più, ma tant’è è sempre lì che mette becco, ormai lo chiamano Uatu l’Intrigante, ritorna sempre, come i peperoni e Berluscone. Reed Richards e i suoi compagni escono di notte dalla porta sul retro del Baxter Building per non farsi beccare, ma non serve a niente, appena si voltano se lo trovano davanti: “Dove andate? Andate a combattere il Dottor Destino? Andate nella Zona Negativa? Sue, ho visto che ti sono venute le mestruazioni.”

Uatu vede tutto, anche i giornaletti porno sotto il letto della Cosa.

Vabbè, ma a noi che ci frega dei fumetti, stavamo parlando dei narcocorridos, testimoni di un mondo violento, che però certe volte li tira dentro e li paga per scrivere canzoni che inneggino (si dice inneggino? Io quando uso parole inconsuete e tempi difficili ho sempre paura di fare casino)

A cos’è che inneggiavano? Non lo so più, ho la testa piena di cose, meglio che la smetto.

Con questa canzone, dedicata a uno dei più grossi trafficanti del Messico, attraversiamo illegalmente la frontiera fino in colombia, dove il protagonista della simpatica canzoncina ha cominciato la sua carriera criminale.

Buon divertimento!

(continua)

21/03/2011, a dirla tutta un lunedì mattina, quindi un post breve, che il lunedì mattina si va a lavorare incarogniti, e forse è questa la ragione per cui mi sento come un appartamento vuoto, col cartello affittasi appeso alla fronte e tutte le persiane chiuse a rimbombare il silenzio. Si, probabilmente è quello, e non l’effetto della prolungata esposizione a me stesso senza gli scudi termici e i deflettori da astrocaccia che la presenza di Marzia mi garantisce. Perché quando sono da solo mi trasformo in una specie di riassunto dei Fantastici Quattro, divento invisibile anche ai vicini, mi allungo a prendere la parte di casa che ho a portata di braccio senza alzarmi dalla sedia, mi si infiammano gli occhi per le eterne sessioni di videogiochi e a non lavarmi la pelle si ricopre di un roccioso strato di sporcizia.

Al di là delle considerazioni fumettistiche, oggi dovrebbe essere una bella giornata, che quando tornerò a casa la troverò abitata da creature con cui posso parlare. No, meglio, da cui posso aspettarmi una risposta. E pazienza se mi aspetterà una scudisciata per aver lasciato la casa in condizioni tali da far ribrezzo a un libico di ritorno dal Giappone, sarà bello riaverla in giro a lamentarsi. Un po’ meno sarà dover preparare cene socialmente accettabili a orari prestabiliti, che l’unico vantaggio del vivere soli è il panino improponibile delle cinquemmezza, che ti fa un po’ da pranzo e un po’ da cena.

Prima di scrivere quello che volevo scrivere oggi riporto un pensiero che mi è venuto mentre discutevo col mio amico Christian, che non ci crederete ma non è un blogger. Tale pensiero andrebbe riportato sotto la categoria fumetti, che non ce l’ho nei tag ma la aggiungo subito, e riguarda i problemi dei supereroi Marvel. Ochei, tutti i supereroi hanno problemi, sono sicuro che Batman soffra di una terribile artrite a starsene sempre chiuso nell’umido della Batcaverna, ma i supereroi Marvel hanno problemi per precisa scelta editoriale.
Sappiamo che ognuno di loro soffre di tremendi scazzi, gli muore la famiglia una puntata si e una no, la sua identità segreta viene rivelata da chiunque, gli brucia la casa, perde il lavoro, la fidanzata, il gatto, i superpoteri.
Ma non tutti i problemi dei supereroi vengono svelati sui fumetti, perché ci sono problemi che sono davvero troppo drammatici per essere mostrati su un giornaletto destinato a dei ragazzi.

Prendi l’Uomo Ragno. Io l’ho conosciuto, un giorno a Lucca Comics, eravamo io, il Mietitore (che nonostante il nome non ci crederete ma non è un blogger neanche lui) e Christian quello di prima, e c’era Spiderman che girava per la fiera a firmare autografi, con la sua calzamaglia rossa e blu che già solo per il colore me lo rendeva simpaticissimo. Subito ci siamo dati delle gomitate, cioè, non ti capita tutti i giorni di incontrare un vero supereroe in carne e ossa e calzamaglia, e subito dopo ci siamo chiesti come cazzo facesse a starsene mezzo nudo col freddo che c’era. Ma lui affronta tutti i giorni Rhino e il Dottor Octopus e Kraven, sai cosa gliene può sbattere del freddo polare, e poi a New York fa più freddo che a Lucca. Ecco, l’Uomo Ragno ha un grosso problema, che sui fumetti non viene mai affrontato, se non lasciandolo trapelare fra le righe. Lo sapete che sua moglie Mary Jane Watson ha già minacciato di andarsene se lui non abbandona la sua vita di supereroe? No? Beh, leggetevi qualche numero, se non ci credete, è tutto scritto lì, quella gnoccona di sua moglie non ce la fa a sopportare la tensione di vederlo rischiare la vita tutti i giorni, e lo ha minacciato di divorzio.
A parte che allora la moglie di un poliziotto cosa dovrebbe dire? Ma in ogni caso è una mussa, non è quella la ragione che ha spinto la signora Ragno a chiedere una separazione. La verità, e io posso testimoniarlo, è che l’Uomo Ragno ha un alito pestilenziale! Una vera fogna! Roba che a confronto le ragnatele sotto le ascelle sono una bazzecola, ha un fiato di salamella che stenderebbe un ippopotamo, e come fai a raccontarlo sui fumetti? Allora ci si è inventati questa faccenda dell’ansia della moglie per coprire i veri problemi.

E che dire di Hulk? Lo sapete che ha avuto seri problemi per farsi fare la foto sulla carta d’identità?
Riporto quanto scrissi in proposito su un vecchio numero di ARTErnativa:
Anche i supereroi hanno bisogno di rinnovare i documenti, solo che la procedura per chi ha una doppia identità è molto più complessa. Per non rivelare chi si celi sotto la maschera i difensori della giustizia si sono serviti di diversi stratagemmi. L’Uomo Ragno, essendo sempre nei guai con la legge, che nei numeri pari del suo giornalino lo considera un criminale, e in quelli dispari un eroe, quando vede un poliziotto si arrampica sul muro e aggira il problema. Per lui non occorre un documento apposito, così per Superman, universalmente riconosciuto, quando è senza occhiali non viene mai fermato ai posti di blocco. Meglio, anche perché sulla patente del suo alter ego Clark Kent c’è scritto “Guida con lenti”, e se lo beccano senza una multa non gliela leva nessuno.
L’Incredibile Hulk ha pensato di utilizzare un doppio documento, uno per quando è Bruce Banner e l’altro per quando è verde e incazzato. Il problema è farsi fare la foto in queste condizioni..
Mr Fantastic, geniale leader dei Fantastici Quattro, costruì apposta per lui una speciale macchina fotografica indistruttibile, e chiese all’Uomo Ragno di scattare qualche primo piano al gigante verde, ma il presuntuoso individuo dalle ragnatele sotto le ascelle rifiutò accampando futili scuse, tipo “Adesso non posso, devo cambiare l’Uomo Sabbia al gatto”.
Andy Warhol si propose per il servizio, sperando di ricavare materiale per una mostra, ma dopo la prima foto Hulk si incazzò e gli infilò la macchina fotografica nel culo.Ma quelli che mi fanno più impressione, e che mi hanno spinto a scrivere questo post sono i Fantastici Quattro.
Cosa succede quando uno di loro deve andare in bagno? I fumetti non ce lo raccontano, ma ci devono andare per forza, nella descrizione dei superpoteri di ognuno di loro non è descritta alcuna capacità di ritenzione sovrannaturale, perciò ci vanno come noi, punto. Al limite gli X Men, fra tutti potrà essercene uno sconosciuto col potere mutante di non fare la cacca, ma gli altri..
A pensare alla cacca ci sarebbero molti personaggi su cui soffermarsi, supereroi o supercattivi costretti a vita dentro armature senza cerniere, ma limitiamoci ai Fantastici Quattro, sennò viene fuori un post chilometrico.

I Fantastici Quattro, lo dice il nome, avrebbero bisogno almeno dei doppi servizi. Vivono in un grattacielo futuristico, ma non ci è dato di sapere se ognuno ha la sua tazza personale.
Voglio pensare per loro che sia così, altrimenti potrebbero verificarsi cose molto spiacevoli, tipo:

– La Donna Invisibile va a fare la pipì, ma essendo invisibile può capitare che suo marito Reed Richards entri credendo che il bagno sia libero e le si liberi addosso;
– Reed Richards potrebbe trovarsi in laboratorio, impegnato in un esperimento che non può assolutamente interrompere, e abbia bisogno di servirsi del gabinetto, che si trova presumibilmente in un’altra stanza. Sfruttando i suoi poteri elastici manda il suo pisello in giro per il palazzo fino alla tazza del wc, ma in quel momento passa per il corridoio la Cosa che, non vedendo quel lungo salsiccione che striscia sul pavimento, glielo calpesta.

Senza contare gli altri due:
– la Cosa ogni volta che va in bagno molla una specie di siluro granitico che magari non puzza granché, ma sfonda la tazza, rendendo il negoziante di sanitari del quartiere il primo fan assoluto del Quartetto;
– la Torcia Umana probabilmente ha il culo in fiamme e fa un largo uso di antiemorroidali.

(potrebbe anche continuare)