Nevica di nuovo, forte. Appena ieri ero a Camogli a imparare a fare delle foto decenti sotto la severa guida del maestro Ansel Hardlams, un sole da stare in maglietta, non una bava di vento, e adesso qui fuori sembra la tundra.
Potrei andare a letto, ma stamattina mi sono svegliato oggi pomeriggio, e non credo dormirei.
Mi sono guardato un film, ho messo su un po’ di musica, ma non sono soddisfatto, la notte è ancora lunga, ci vorrebbe qualcosa di eccitante.

Ci penso un po’ su, e alla fine mi convinco che è arrivato il momento di tirar fuori Quel cofanetto di dvd.

Lo comprai su un sito americano, tanti anni fa, pagandolo pochissimo più una fortuna in spese di spedizione, e lo misi via, aspettando l’occasione buona per guardarlo, perché Quel cofanetto non contiene film, oh no.

Si tratta dell’intera produzione della telenovela nicaraguense che ha sconvolto il mondo, quindici stagioni di intrighi, passioni, lacrime e sangue in formato divx: Rose E Tumulti.

No, non cercatelo su wikipedia, è praticamente sconosciuto, e anch’io ne sentii parlare solo da un amico che l’aveva vista in centroamerica, e che me ne decantò le meraviglie.

Rose E Tumulti venne prodotta nel periodo d’oro delle telenovelas; in quegli anni esisteva un mercato floridissimo per quel genere di trasmissioni e, come successe in Italia per gli spaghetti western, a una produzione più o meno di qualità che raggiungeva il mercato estero, ne corrispondeva una “un tanto al chilo” almeno doppia, che girava sulle reti locali.

Attori sconosciuti scelti nella famiglia del produttore, o dal suo bottegaio di fiducia, mezzi tecnici inesistenti, una regia che a confronto Ed Wood era Kubrick.
E’ doppiato in italiano, se di doppiaggio si può parlare. Per i personaggi, che saranno duecentocinquanta, ci sono venti doppiatori, forse neanche. Ogni tanto qualcuno parla in falsetto, camuffa la voce con trucchi da bottega, tipo molletta sul naso, o la pentola di Fantozzi. La telecamera, rigorosamente a mano, si sposta sempre sull’attore quando è a metà della battuta, poi non torna sul suo interlocutore, ma inquadra una porta, o un vaso, o il muro.
Ci sarebbe da chiedersi perché uno si sia sbattuto tanto a cercare una vaccata simile, che forse io sono masochista?

La trama! Ci sono più intrighi in quella serie che in tutta la produzione di Grecia Colmenares. Avete presente Dallas, quando Bobby esce dalla doccia cancellando di fatto tutta la nona serie? Bazzecole, a confronto. I dialoghi, ragazzi, sono qualcosa di straordinario per la loro surrealtà.

Ma di cosa parla, in sostanza? Non è facile da riassumere, ma ci proverò.

Pedro Pajaron, marito fedele di Consuelo Cuevagrande, importa clandestinamente agavi dal Messico per ricavarne tequila illegale, con la complicità di suo fratello Alonso. Durante uno dei suoi viaggi si ferma al bar di Miguel Picardo, e qui si innamora della cameriera Rosita.
Già questa scena è straordinaria, e varrebbe la pena di essere riportata:

Pedro entra e si siede. Arriva Rosita. I due si guardano. Qualcuno mette su un pezzo romantico, oltretutto da un disco che gratta parecchio. Pedro dice “Dios perdòneme”, Rosita replica “Miii corazon!”. Pedro esce da una porta, Rosita lo segue e i due si baciano nei cessi.
Arriva Miguel, li scopre e si mette a strillare che lei è una zoccola che rovina il buon nome del locale.

Da notare che fuori dalla porta ci sono i classici due messicani ubriachi col sombrero che fanno la siesta anche se è già notte, e accolgono Pedro dicendogli “Carramba dacci da bere, straniero!”, e svengono.

Insomma che Pedro e Rosita scappano col camion di lui carico di foglie di agave, ma lui non può portarla a casa dalla moglie, così cerca di nasconderla da suo fratello Alonso.
Per le prime sei puntate, girate evidentemente in una giornata, Rosita indossa lo stesso grembiule da cameriera, col quale viene irretita prima da Pedro e poi da Alonso, e poi da un amico di Alonso che era passato a comprare della tequila, e col quale fugge.
Nel frattempo la moglie di Pedro, Consuelo, sospetta le corna, e assume un investigatore privato, che si scoprirà essere il fratello di Rosita, che verrà fuori essere già stata sposata tanto tempo fa col fratello che Consuelo non sa di avere, che aveva perso la memoria in mare e tornerà dalla sorella come un perfetto sconosciuto, e di cui ovviamente lei si innamorerà, prima di venire ucciso per sbaglio dal barista Miguel, che ha un debito con un narcotrafficante molto pericoloso, cugino dell’investigatore privato e fratello gemello di un prete con crisi di coscienza che decide di abbandonare la tonaca per l’amore della bella Gloria, amica della moglie dell’amico di Alonso, quello che è scappato con Rosita.

Il finale non lo svelo, un po’ per non rovinare la sorpresa, un po’ perché lo ignoro. Scorrendo le copertine noto delle succose anticipazioni, arrivano personaggi di spicco del mondo della politica, tornano persone che si credevano morte, altre rivelano di avere tre (!) fratelli gemelli che compaiono continuamente creando parecchio scompiglio, ma la puntata che assolutamente anelo di vedere (che poi è quella che mi raccontò il mio amico entusiasta) è quella in cui Hector viaggia indietro nel tempo e incontra i propri genitori, e per cambiare il corso della sua vita maledetta li uccide, sperando di cancellare per sempre la sua esistenza e il ricordo di sè nella donna che per lui si strugge, ma al momento fatale non succede niente, i suoi genitori giacciono morti sul pavimento e lui continua a esistere.
Si scoprirà in seguito che era stato adottato.