Riassunto delle puntate precedenti:

Introduzione
Bruno Lauzi – Garibaldi
Peggy Lee – Why Don’t You Do Right?

Tony Bennett & Lady Gaga – The Lady Is A Tramp
Joni Mitchell – Chelsea Morning
Neil Young – Cortez The Killer
Banda El Recodo – El Corrido De Matazlan

È uno scherzo, naturalmente. Si tratta di una canzone scritta per un episodio di Breaking Bad, quella serie che parla di un chimico in difficoltà economiche che scopre di avere il cancro, e comincia a produrre metanfetamine per lasciare alla famiglia un po’ di soldi per quando non ci sarà più, e si mette in affari con un piccolo produttore sfigato, e in quattro stagioni e mezza succede qualunque tipo di cosa, e a luglio comincerà l’ultima metà dell’ultima stagione, otto episodi che concluderanno la serie, e ho un macaco sulla spalla che se gli insegno ad andare a fare le commissioni posso passare il resto dell’inverno a casa davanti alla stufa.

Non so se vi è mai capitato di innamorarvi di una serie televisiva. Io ero di quelli che si scoglionavano già dopo due stagioni dei Simpson (si dice I Simpson o I Simpsons o I Simpson’s (avete mai fatto caso che a ripetere più volte la parola Simpson poi perde significato e la si guarda scritta senza riconoscerla più?)? Perché ci sono problemi di traduzione, o perlomeno io ci vedo problemi di traduzione, ma è solo perché ho ripetuto tante volte la parola Simpson e adesso non ci trovo più nessun significato e vedo solo delle lettere a caso) e anche I Griffin dopo un po’ ho smesso di seguirli perché sono pigro (ma sono comunque meglio dei Simpson o Simpsons, e se non siete d’accordo siete Contrarillo, che solo a lui piacciono in modo smodato), così non mi sono mai appassionato a nessuna serie televisiva e ho sempre dedicato il mio tempo a cose più corpose, tipo i film, o molto più brevi, tipo i videi su iutub.

L’occhio di Jack ci ha tormentati per anni.

Poi è arrivato Lost e sono andato via di testa. L’ultima stagione che si chiude su John Locke che apre la botola mi ha reso dipendente: tempo che cominciasse la seconda ero già lì che cercavo altre robe da guardare, sfogliavo forum per sapere quali fossero le migliori in circolazione, e la seconda stagione ce l’avevo sul computer, l’attesa effettiva è stata di trenta secondi! Ero perduto.

Poi anche le puntate scaricate da internet finiscono, e devi aspettare l’uscita americana, e allora il tempo di cercare altre cose lo trovi davvero, e diciamo anche che dopo la terza stagione Lost era diventato una di quelle cose come ripetere la parola, e che alla fine dell’ultima (la sesta? L’ottava? Simpson Simpson Simpson) mi è venuto un nervoso che Damon Lindelof lo picchierei ancora adesso, tanto che per ripicca non ho neanche visto Prometheus.

A proposito di Prometheus, esiste ancora qualcuno che se lo ricorda? Perché mi sembra che siano già passati lustri da quando è stato tolto dalla programmazione nelle sale, non ne senti più parlare, scomparso come se non fosse mai esistito. Roba che ti fa venire il dubbio che fosse solo un grosso spot pubblicitario. Tipo Lo Hobbit.

Volete davvero che mi metta a parlare dello Hobbit?

No, dai, che ero già fuori tema con le serie televisive, e questa rubrica parla di musica, no?

No, si serve della musica come filo conduttore per parlare di tutto quello che mi viene in mente.

Lo Hobbit secondo me sarà una merda.

se la ghigna, lui.

Perchè il romanzo da cui è tratto il film non è Il Signore Degli Anelli, è una favola per bambini, leggibile comodamente in un paio d’ore. Come fai a trasformarlo in TRE film di DUEOREEQUARANTA cadauno? Ma neanche se riprendi un balbuziente che lo legge ad alta voce ci riempi due ore e quaranta, e per coprire tre film devi mostrarmelo che va in libreria, lo cerca nello scaffale, fa la coda alla cassa, perde l’autobus per tornare a casa e se la fa a piedi.

No, no, io lo so cosa ci ha messo dentro: ci ha messo Jar Jar Binks.

Ve lo ricordate? Era quell’alieno simpatico divertente morisseièri che inaugurava la nuova trilogia di Guerre Stellari, quella che poi è venuto fuori che era una porcheria inguardabile piena di effetti speciali e senza un briciolo di caratterizzazione dei personaggi, e che ha gettato alle ortiche la credibilità di George Lucas, senza per questo impedirgli di fare uno svango di miliardi alla facciazza dei vecchi fans come il sottoscritto. In tutto questo Jar Jar Binks riassume egregiamente il concetto di come un’ottima idea possa trasformarsi, nelle mani sbagliate, in una macchina da quattrini senza dignità.

Peter Jackson ha fatto un capolavoro col Signore Degli Anelli, poi ci ha fatto un sacco di soldi, poi ha voluto farne ancora di più e ha deciso di fare Lo Hobbit, poi ha capito che se lo divideva in due film avrebbe fatto ancora più soldi, poi ha detto che due non bastavano più, e non si capisce se a quel punto si riferiva ancora al film.

E ci ha messo dentro Galadriel.

Ochei, nel libro non c’è, ma è plausibile, no? Lo Hobbit è ambientato nello stesso mondo del Signore Degli Anelli, solo diversi anni prima, quindi la regina degli elfi, che esisteva anche a quel tempo, potrebbe avere incontrato i personaggi del romanzo, magari dietro le quinte. Dai.

È che ci ha messo anche Saruman, il mago cattivo che Tolkien ha creato dopo avere scritto Lo Hobbit.

Ochei, ma devi tener conto del Bianco Consiglio, e infatti lo cita anche nel Silmarillion, e poi cazziemazzi. E dai.

Però ad un certo punto compare anche l’elfo Legolas, che cazzo ci fa l’elfo Legolas ne Lo Hobbit?

Vabbè, allora mettici anche Barbalbero.

No, vabbè, devi tener conto che gli elfi vivono molto più degli umani, e visto che il mondo in cui si svolgono entrambe le storie è lo stesso..

Ho capito, ma se fai un film sul romanzo L’Uomo Invisibile di H.G.Wells non puoi infilarci dentro un tizio sulla macchina del tempo sostenendo che tanto l’autore è lo stesso e tutti e due i romanzi sono ambientati a Londra. Che sarebbe anche plausibile, perché se hai una macchina del tempo vai un po’ dove cazzo ti pare, ma no! È una stronzata! Sarebbe come voler riempire lo spazio vuoto fra Ventimila Leghe Sotto I Mari e L’Isola Misteriosa raccontando che il capitano Nemo ha incontrato il dottor Jekyll e Dorian Gray. No, non si fa!

Sono sicuro che Lo Hobbit mi farà incazzare. Tutte e due le volte che lo vedrò.

(continua)

Fleet Street
Un tempo conosciuta come “the ink road”, per via delle numerose sedi di giornali che vi si trovavano, oggi che non ce n’è più neanche una non avrebbe senso chiamarla ancora così, ma gli inglesi faticano a cambiare le proprie tradizioni, e piuttosto che scegliere un altro nomignolo cospargono i marciapiedi di inchiostro ogni mattina. È vero, vai a vedere se non ci credi!

Noi comunque ci troviamo lì per caso, sulla via di una delle tante curiosità sceme che vogliamo levarci, e stiamo a guardare la Royal Court Of Justice con la bocca spalancata, quando Marzia vede il grifone in mezzo alla strada.

No, non sono quelle strane pastiglie colorate che prende due volte al giorno quando pensa che nessuno la osservi, è un grifone vero, anche se quello a cui siamo abituati noi liguri ha la testa di aquila. Sta in cima a una colonna, e indica il punto in cui Fleet Street diventa The Strand. Una volta c’era un arco, che adesso si trova dalle parti di St.Paul’s Cathedral, ora c’è questo grosso rettile di bronzo, e c’è una piantata in mezzo alla strada che gli fa mille foto, incurante del traffico.

“Guarda che non sei più in Abbey Road, togliti di lì!”, le grido, ma lei niente. Imperterrita.

In Fleet Street non c’è veramente molto d’altro, la Corte di Giustizia dev’essere anche bella, ma per accedervi bisogna oltrepassare dei controlli, e il poliziotto col pacchetto di guanti in lattice in mano e il sorriso furbetto non mi ispira nessuna fiducia. Proseguiamo.

Old Bailey
Questo edificio, il tribunale penale della città, non ha veramente niente di bello, sebbene risalga alla fine del Seicento è stato bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale e ricostruito negli anni ’50, ma la statua della Signora Giustizia in piedi sulla cupola è imperdibile per i fans di Alan Moore. Spiego per i non avvezzi all’arte delle persone che parlano dentro le nuvolette: Alan Moore è, cito da wikipedia, “un fumettista, scrittore, compositore, cantautore e occultista britannico. Si è guadagnato una notevole fama tra gli autori di fumetti grazie soprattutto a opere quali Watchmen, From Hell e V for Vendetta.
È inoltre un romanziere, cantante e cantautore (particolari le sue rappresentazioni teatrali: un misto tra parte recitata e musica, preferibilmente elettronica) e, dal giorno del suo quarantesimo compleanno, si è autoproclamato mago.
”. Come si fa a non volergli bene a un tizio così? Oltretutto va in giro con una barba da far vergognare anche Gandalf.

Ma restiamo al suo lavoro di fumettista, che è quello che ci interessa al momento. Da tutte e tre le sue opere principali sono stati ricavati dei film più o meno di successo, e può darsi che almeno uno lo abbiate visto, specialmente il terzo, girato dai fratelli/sorelle Wachowski. Ecco, se lo avete fatto dimenticatelo: il film di V For Vendetta nel suo momento più ispirato arriva solamente a scalfire la superficie della storia raccontata nel libro. Torniamo al fumetto, va bene? Che a parlare di quella robaccia mi sento già prudere dappertutto.

All’inizio della storia il protagonista, V, ha un dialogo sul tetto dell’Old Bailey con la “Signora Giustizia”, che termina con una litigata esplosiva.
Tutto lì.
Lo so, potevo arrivare subito al punto ed evitarvi la tirata su Alan Moore, ma è sempre bello cogliere l’occasione per parlare di fumetti, e poi mi sono riempito una paginetta come ridere.

Tower Of London
“E ci si può salire sulla torre? E quant’è alta?” Già da distante non stavo nella pelle per l’emozione, che l’aver saltato il London Eye per la coda chilometrica mi aveva lasciato addosso un sapore amaro di altezze negate, e cominciavo a sentire un bisogno fisico di vedere il mondo dall’alto. Forse è una specie di equilibrio interiore a richiederlo, quando ti senti degli abissi dentro ti serve andare molto in alto per tornare sul livello del mare, e dato che erano ormai tre ore che non mangiavo il mio malessere cominciava a farsi pressante.

La mia fidanzata non mi mise al corrente della terribile verità, dovetti scoprirla da solo una volta uscito dalla stazione della metro.

“Ma questo è un cazzo di castello! Non ci sono torri!”

Lei, paziente, cercò di spiegarmi la storia dell’edificio, arricchendolo dei particolari più macabri affinché mi risultasse interessante, ma non volevo proprio sentire ragioni:

“Ma non ci sono bastati tutti i castelli del Portogallo? Dovevamo vedere anche questo?”

Ci vuole una bella pazienza a starmi accanto ogni giorno, me ne rendo conto. Marzia ormai ci ha fatto l’abitudine, è una persona intelligente e sa come prendermi.

“Piantala di rompere il cazzo!”, esclamò. “Se non ti va bene puoi tornare all’Old Bailey a dire stronzate alla Signora Giustizia, io entro!”

Cinque minuti più tardi eravamo tutti e due sul pontile sottostante ad aspettare il traghetto.

“Venti sterline a testa? Ma questi sono fuori!”, ribadivamo in coro, agitandoci le mani davanti alla faccia nel gesto internazionale del disturbo mentale. “Per vedere due corvi senza le ali e dei tizi col pigiama rosso! Andiamo alla Tate Britain, che è più interessante e pure gratis!”

Tower Bridge
Senza bisogno di attraversarlo, che è lontano e ci passano le macchine, dal lungofiume dietro la Tower Of London si gode di un’ottima vista di questo spettacolare ponte levatoio. All’interno c’è il museo del ponte, in cui viene conservata la prima tavoletta di gomma da masticare Brooklyn, una sceneggiatura originale del Ponte Sul Fiume Kwai e il giorno compreso fra la domenica e una qualunque festività nazionale. Si può anche salire al ponte superiore e attraversarlo, ma solo se non vi accompagna una persona che soffre di vertigini anche quando cammina sui tappeti troppo spessi.

Traghetto
Con 5 paunz ci si può evitare lo sbattone immenso di riattraversare la città a piedi o coi mezzi per raggiungere una meta che sta dall’altra parte, proprio dietro il parlamento e che a saperlo uno poteva andarci quel giorno lì, ma invece niente. Basta prendere il traghetto sul Tamigi alla fermata di Tower Of London e cambiare a Embankment, e ci si gode anche una gradevole vista del fiume e dei ponti dal di sotto, che l’unica alternativa conosciuta per vederli è fare come Calvi, ma poi diventa difficile raccontarlo.

Embankment
Intanto che aspetti il traghetto ed è quasi ora di pranzo il Pablog ti suggerisce di farti due passi nei paraggi. Il lungofiume, te lo dico già, offre poco. L’unica nota di un certo interesse è rappresentata dall’obelisco egizio vigilato da un paio di sfingi in bronzo. Il suo arrivo a Londra è stato abbastanza travagliato, con un naufragio in mezzo, ma l’arrivo è stato una vera festa. Per quella bruttura. Vabbè.
L’unico dettaglio che ho trovato interessante sono i fori lasciati sulle statue dall’esplosione di una bomba sulla strada accanto, durante l’attacco nazista.

Comunque, dovesse scoppiare una guerra nucleare e la nostra civiltà andare distrutta sappiate che sotto l’obelisco è celata una capsula del tempo contenente, fra le altre cose, un ritratto della regina Vittoria e diverse copie della Bibbia. Ehi, bombardieri atomici! Mirate lì!

Princess Of Wales Pub
27 Villiers Street, Charing Cross
Villiers Street è una viuzza in salita che da Embankment ti porta alla stazione di Charing Cross, ed è molto affollata, soprattutto all’ora di pranzo, data l’elevata presenza di ristoranti. Essendo ora di pranzo decidiamo di fermarci e prendere il traghetto dopo, e ci infiliamo nel Princess Of Wales Pub, sperando di cancellare il ricordo di quell’altro pub infame davanti a Downing Street.

Il locale fa parte della catena dei Nicholson’s, e visti i precedenti ci fidiamo.

In effetti la cucina è buona e la signora che gestisce il piano superiore, dove si mangia, è molto gentile. Quando può consulta una gigantesca Lonely Planet dedicata all’Australia, ma per la maggior parte del tempo spilla birre e urla cose in cucina.

Cos’abbiamo mangiato non me lo ricordo, ma non ho maledetto il cuoco e tutta la sua famiglia, quindi immagino fosse buono.

Tate Britain
Millbank
A differenza della sorella più giovane, che ha un piglio più internazionale, la Tate Britain offre uno sguardo approfondito sull’arte britannica dal 1500 in avanti. Custodisce opere celebri, come l’Ofelia di Millais e qualche Turner, ma se non siete degli esperti di arte inglese il rischio di aggirarvi per le sale con lo sguardo assente è piuttosto elevato. Ora mi attirerò gli insulti di qualunque appassionato fra i tre quattro lettori che mi seguono, ma secondo me l’arte britannica è come la sua cucina: deprimente.

Ci facciamo il giro completo del museo in un’ora e mezza e quando usciamo avrei voglia di tuffarmi nel Tamigi. Per fortuna sull’altra sponda si vede la sede dei servizi segreti inglesi, un edificio a forma di alieno di Space Invaders, che mi riporta alla memoria alcune scene di 007 e il fumetto che sto leggendo in quel momento, Queen & Country, e il voler sapere come va a finire la storia mi restituisce sufficienti motivazioni per continuare a vivere.

Minamoto Kichoan
44 Piccadilly
Con la Tate Britain si chiude la nostra visita a Londra. Abbiamo ancora un giorno e mezzo prima della partenza e vogliamo dedicarla allo shopping spudorato. Perlomeno la mia fidanzata, io piuttosto che infilarmi in un altro grande magazzino di Oxford Street andrei a vedere anche il museo dei calzini usati dai sovrani di tutte le epoche, ma magari torniamo in quelle stradine piene di ristoranti intorno a Covent Garden, e accetto con entusiasmo.

Ormai è tardi per le esplorazioni approfondite, torniamo a Piccadilly a cercare Minamoto Kichoan, una pasticceria giapponese di cui abbiamo letto da qualche parte, probabilmente sulla Santa.

L’idea sarebbe di comprarsi delle caramelle, che dopo l’esperienza negativa di Candyjapan (un sito che ti dovrebbe spedire caramelle dal Giappone due volte al mese a un prezzo interessante, ma che invece col cazzo) mi è rimasta la voglia di sapere come si avvelenano quei matti dall’altra parte del mondo, ma il negozio in questione non ne ha. La sua offerta è diversa, quel tipo di diversità che ti fa sbavare per ore davanti al banco incapace di decidere come spendere i tuoi soldi. I pasticcini sono dei capolavori architettonici, perfetti da sembrare finti, e me li comprerei tutti se solo avessi un rene in più da impegnarmi. Eh già, il prezzo dei prodotti è un po’ alto, non puoi uscire con una carrettata di pacchettini colmi di delizie, ma non è per quello che alla fine me ne vengo via senza aver comprato niente. E non è neanche perché è l’ora di cena, e il mio bisogno di carne prende a calci quello di pasticcini fino in strada. E a dirla tutta non è neanche per il fatto che la commessa non ci ha degnato di uno sguardo da quando siamo entrati. No, se devo essere proprio sincero la ragione per cui alla fine decidiamo di uscire senza acquisti è la massiccia comitiva di italiani schiamazzanti che entra all’improvviso e si mette a commentare ogni articolo con strepiti sguaiati. Non li sopporto gli italiani all’estero, ma come vedremo nella prossima puntata dovrò assistere a ben altro.

old bailey

Salve cara signora, bella serata, vero? Mi perdoni l’impertinenza, forse intendeva fare due passi, oppure si stava godendo il panorama. In ogni caso mi sembrava ora che lei e io scambiassimo due parole.

Ah dimenticavo.. non ci siamo presentati. Non ho un nome, può chiamarmi V.

Signora Giustizia.. V.
V.. La Signora Giustizia.
Salve Signora Giustizia.
“Buonasera, V.”

Ecco, ora ci conosciamo. Per la verità l’ho ammirata a lungo. Oh, lo so cosa starà pensando.. “Questo povero ragazzo si è preso una cotta da adolescente per me.” Mi scusi signora, ma le cose stanno diversamente.
Si, l’ho ammirata a lungo, anche se solo da lontano.. Quand’ero bambino la guardavo dalla strada di sotto.
“Chi è quella signora?”, dicevo a mio padre. E lui: “E’ la Signora Giustizia”. E io: “Com’è bella!”

La prego, non creda che sia solo un fatto fisico, lo so che lei non è quel tipo di ragazza. No, l’amavo come persona, come ideale.

Ne è passato di tempo, e purtroppo ora ce n’è un’altra.
“Cosa? Vergogna V, mi hai tradito per una sgualdrinella, una gattina vanitosa con le labbra dipinte e un sorriso sfacciato!”

Io, signora? Mi consenta di contraddirla, è stata la sua infedeltà a gettarmi fra le sue braccia!
Sorpresa, eh? Credeva che non sapessi della sua tresca, vero? E invece lo so, so tutto.
Francamente quando l’ho scoperto non mi ha sorpreso, lei ha sempre avuto un debole per le uniformi.

“Uniformi? Non so di cosa stai parlando! Per me sei sempre stato il solo, V..”

Bugiarda! Puttana! Osi negare di esserti data a lui, coi suoi gagliardetti e i suoi stivali?
Che c’è, non parli? Lo sapevo..

Bene, ora sei finalmente smascherata. Non sei più la mia giustizia, sei la sua giustizia. Hai cambiato amante. Ma sappi che anch’io ho fatto lo stesso.

“Sob! Sniff! Chi.. chi è, V? Come si chiama?”

Si chiama Anarchia, e come amante mi ha insegnato ben più di te! Lei mi ha insegnato che la giustizia non ha senso senza la libertà. Lei è onesta. Non promette e non delude.. A differenza di te, fedifraga! Un tempo mi domandavo perché non mi guardassi mai negli occhi. Adesso lo so.

E dunque addio, cara signora. Ancor oggi il nostro commiato mi peserebbe, se tu fossi ancora la donna che amavo.

farewell