“Ahimè”, si lamentava il povero giovane non più tanto giovane, e intanto aggiungeva dolore al suo dolore per quella giovinezza che si era ormai fuggita tuttavia, senza neanche lasciargli il tempo di essere lieto, troppo preso a considerare le incognite del suo domani.

“Ahimè”, ripeteva, considerando i mali che lo affliggevano, e rimirando fuori dalla finestra in cerca almeno di un qualche stormo di uccelli neri come esuli pensieri nel vespero migrar. Macché, solo pioggia. Con quel tempo gli uccelli neri com’esuli pensieri non migravano affatto, se ne stavano ben rintanati al caldo dei loro nidi.

Anche lui se ne stava rintanato nella tana, con la sola compagnia di tre gatti e un cane, sette occhi in tutto, neanche la soddisfazione di guardarlo con sguardi pari gli concedevano quei quattro stronzi, e intanto si lamentava che la casa era fredda e umida, e solitaria era, soprattutto solitaria, che la sua fidanzata l’aveva lasciato un’altra volta per correre dietro a fortuna e gloria sulle bancarelle di una fiera al Porto Antico.

“Ahimè”, si lamentava il poveretto, mentre il cane saltava sul divano ad asciugarsi le zampe ancora bagnate di pioggia della passeggiata appena terminata. La sua fidanzata avrebbe trovato la casa in ben misero stato, quando sarebbe tornata, di lì a quindici giorni, e allora la disperazione del giovane non più tanto giovane (ahimè!) si sarebbe tramutata in dolore acuto, trafitta dai dardi feroci che la terribile padrona di casa gli avrebbe scagliato contro, intanto che raccoglieva panni sporchi e disordini diffusi in giro per il pavimento lercio.

Non avrebbe potuto evitarlo, lo sapeva, che la sua natura aliena di creatura sporchevole era difficile da domare, impossibile da reprimere, e non sarebbe servito neanche trascorrere quindici giorni immobile sul divano a giocare alla pleistescio senza mangiare nè andare in bagno, che di certo il modo per incasinare casa lo avrebbe trovato lo stesso.

“Ahimè”, pianse il tapino, guardando la pleistescio che gli lanciava occhiate cariche di voluttà, suggerendogli di fare un’altra partita al gioco appena imprestato, così abile a trascinarlo in una spirale di violenza e corse spericolate da dove non riusciva mai a riemergere prima di trenta secondi, o undici ore. Lo sapeva che presto avrebbe ceduto, e allora sarebbe stata la fine, gli animali si sarebbero impossessati della cucina, avrebbero tirato fuori il sacco dei croccantini dalla credenza e li avrebbero disseminati per il pavimento, quindi avrebbero scagazzato allegramente sul tavolo, ricoprendo il resto del mobilio di peli impalpabili ma moltissimo visibili e appiccicosi.

“E in più fuori piove”, pianse il derelitto, che sperava almeno di distrarre sè stesso e il cane ciclope con una passeggiata distensiva fino a casa di papà, dove avrebbe potuto scroccare una cena senza sbattersi a cucinare.

“Ahimè”, disse allora, ma di certo i lettori più svegli l’avevano già intuìto, e pubblicò le sue ultime cazzate sul blog, mentre dalle casse i Beatles intonavano una Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band molto adatta alla situazione.

Sbattendomi come una bestia nell’ora di pausa ho disegnato un nuovo bannerino per la colonna destra del pablog, in sostituzione di Secco Life. Lo sbattimento è dovuto principalmente a convincermi di non perdere tutto il tempo a mia disposizione cazzeggiando per i blog degli amici, disegnare il bannerino mi ha preso solo cinque minuti, e si vede.

Niente, ho deciso di cambiarlo perché Secco Life era un tag che non aveva granché senso, essendo nato appresso a un post che con la mia vita reale c’entra poco. Molto più meglio metterci Pablife.

Ora ho un bannerino piccolo, di cui probabilmente non ho conservato neanche l’originale più grande, che non mi serve più. Se lo volesse qualcuno è a disposizione sulla mia pagina di flickr.

Che certe volte, quando sei lì che neanche te l’aspetti, tipo che stai stravaccato su un divano che neanche è il tuo a guardare emtivì, che non ci sei più abituato a quelle immagini così veloci e colorate, che tu a casa emtivì non ce l’hai, e te lo guardi con gli occhi sbarrati e non riesci proprio più a smettere, e arriva la tua fidanzata e ti trascina fuori casa che non puoi a suo dire perdere la giornata davanti alla tele, ti capita di sentirti un po’ imbambolato, come dopo una grossa bevuta, e lei subito ti dice che è colpa della troppa televisione, o dell’aperitivo che hai preso il giorno prima, o di chissà quale altro cazzo. Tu provi a spiegarle che secondo te no, ci hai due linee di febbra, ma la sua mano ti si infila ratta giù per il collo e poi sulla fronte, e la senti subito rimproverarti (la tua fidanzata, non la sua mano) che sono tutte storie, che sei fresco come un calippo sotto il sole, e tu continui a sentirti strano, e pure un po’ ipocondriaco.

Poi però torni a casa, e diffidente di natura vai a cercare un riscontro più professionale nella figura del termometro-sottolascella, che adotta metodi meno empirici di valutazione, e alla fine ti comunica che si, non stai benissimo, ce ne hai giusto due lineette, sarà il caso che ti prendi una pastiglia.

Ubbidisci, t’impasticchi e ti infili a letto, mentre la tua fidanzata e la tua vicina si prodigano ad assistere tre gattini abbandonati nei paraggi, che di certo stanno peggio di te.

Passi una notte allucinante, nel senso che ti sembra di stare nel film “Stati di allucinazione”, con immagini tutte sovrapposte, sogni fuori fuoco e voci fuori sincrono, che se fosse un film al cinema avresti già linciato l’operatore, ma qui come fai, che l’operatore sei tu? Ti svegli, non puoi fare di meglio, e ti rimisuri la temperatura, scoprendo non senza un filo di stupore, che nella notte ti è salita come se ti avesse punto la rarissima zanzara influenzara.

Ammetti che un po’ ti fa piacere, chiami al lavoro e ti dai malato, quindi ti ributti a letto, forte dell’alibi che ti permetterà di cazzeggiare per il resto della giornata e non fare neanche un lavoro di casa piccolo piccolo, che si sa che gli uomini quando sono malati sono delle amebe mentre le donne si alzano e si comportano proprio come quando stanno bene, solo mugugnano di più.

E passi la giornata a fare quello che sogni di fare tutti i giorni, svaccarti a leggere, guardarti un film, farti una tazza di tè, una partita alla pleistescio, rispondere al telefono, giusto prenderti cura dei gattini trovatelli, il cui numero diminuisce a vista d’occhio, tanto che arrivata la sera ne è rimasto giusto uno, la cui prognosi resta riservata.

Poi, il martedì, i tuoi anticorpi tornano dalle ferie, e capisci che la pacchia è finita. Non puoi più far finta di niente, startene a letto a poltrire, devi farti da mangiare, mettere a posto, occuparti del sopravvissuto ululante, che il fatto che ululi è si una rottura di coglioni, ma almeno vuol dire che è vivo, curarti anche di One Eyed Jack, che sentendosi trasscurato è tornato alle antiche abitudini, quelle di assaggiatore dell’arredo, e lecca il divano, il pavimento, le sedie, le coperte.. Forse anche lui è preoccupato per quella pallina di pelle rossa che spunta dalla cesta, forse i suoi timori sono rivolti più che altro alla copertina usata per scaldare il gattino, originariamente la sua, fatto sta che ogni volta che lo sente miagolare si agita e mi segue come l’infermiera segue il primario, ma senza andarci a letto dopo l’operazione.

Da IL GIORNALE di oggi:

Così i rom vendono i bambini
Nel marzo scorso furono arrestati a Nocera sei zingari coinvolti nella vendita di due bambini per 28mila euro. Ma il giro sarebbe più ampio e in vista ci sarebbero le manette per altri complici. Sconcertanti le intercettazioni della trattativa: «Ti porto il pacco appena ce l’ho: è bellissimo, con i capelli neri». Trovata anche una ricevuta di pagamento per 28mila euro.

E pensare che neanche il mio panettiere me lo fa sempre, lo scontrino.

Questo mese è stata magra, ve lo dico subito. I navigatori si sono fatti più sgamati, arrivano sul pablog con richieste precise e ben circostanziate, non fanno più quelle ricerche a muzzo che tanto ci facevano sbellicare, e ne è una prova tangibile l’aumento massiccio di coloro che hanno scritto sulla finestrella del motore di ricerca proprio “pablog”, o addirittura l’indirizzo spassky.splinder.com.
E come si fa ad andare avanti così?

Per fortuna che posso sempre contare sui navigatori fantasiosi, che seppure in calo, mi regalano e ci regalano attimi di puro genio.

Vorrei segnalare, nelle zone basse della classifica, il padre della ragazza di cui abbiamo parlato nei mesi scorsi, quello che era stato deluso, e per il quale ho aperto un forum apposta, dove dargli preziosi suggerimenti. Evidentemente la volta scorsa è stato troppo sfacciato nelle sue ricerche, e qualcuno deve averlo identificato. Per evitare figuracce è tornato assumento una falsa identità, quella del segretario nazionale dell’Udc, in cerca di notizie sulla propria prole: Casini figlia.

Ma c’è di più, la mia iniziativa di solidarietà ai genitori delusi ha avuto talmente successo che occorrerà allargarla. E’ infatti capitato fra noi qualcuno che cercava una lettera da scrivere alla tua migliore amica che ti ha deluso! Appena trovo fra i referrers “lettera a una fidanzata che mi ha deluso” cambio nome al blog e lo chiamo “La posta del cuore”. Oh, ma per chi mi avete preso, per Natalia Aspesi? In più, scorrendo la lista, trovo anche un Non ho la testa per avere una storia. Ormai sono diventato una rubrica per cuori solitari, smetterò di scrivere cazzate sui miei compagni di rivoluzione e appenderò tendine di pizzo al monitor.

Allo spiritosone che ha cercato Pablo spogliarellista non rispondo, certi vizi me li tengo per me.

Ma veniamo alla classifica, dove troviamo, al quarto posto, film di donne nude porno. Ha fatto bene a specificare, altrimenti poteva capitargli il video di Bicycle Race, dei Queen.
Al terzo posto “Fatto la pipì addosso”. Guarda, succedeva anche a me fino a qualche tempo fa, causandomi grande imbarazzo, ma alla fine ho risolto con un metodo molto semplice: tutte le notti vado a dormire con un gabinetto nelle mutande.
Al secondo posto un tizio si chiede come faccio pagare i debiti in banca si sono disoccupato. Eh, caro amico, son problemi, e purtroppo non so come aiutarti. Ma consolati pensando che c’è chi sta peggio, io per esempio non so come pagare i debiti in banca pur avendo un lavoro!

Il vincitore di questa settimana, secondo me, è controindicazioni uovo sbattuto. Ho fatto una ricerca su internet, e ho scoperto che farsi un uovo sbattuto è pericolosissimo in due situazioni:
la prima è che si ponga l’uovo sulla fronte e lo si sbatta violentemente contro una parete; la seconda è questa:

banner renzportDomenica viene il Papa a Genova. Non so in cosa consisterà la sua esibizione, perché quando c’era da scegliere se andare a vedere il Papa o i Pink Floyd ho preferito questi ultimi, forte del fatto che il Papa non fa volare maiali, mentre se non fossi andato a vedere i Pink Floyd sarebbero volate delle madonne.
Immagino comunque che il Pontefice si esibirà nel solito repertorio, difesa della famiglia, condanna della legge sull’aborto, preghiera ai fedeli e lancio di colombe come il miglior Silvan. Niente di eccezionale, ma la città è in subbuglio. Sono stati asportati alberi che potrebbero oscurare la vista del Pastore Tedesco, blindati portici e montate transenne, ricreando quell’atmosfera che tanto abbiamo apprezzato sette anni fa per il G8.
Non veniamo a facili conclusioni, questa volta le barriere non serviranno a proteggere Ratzy dalla folla, ma la folla stessa da quei gruppi eversivi e potenzialmente pericolosi che da tempo accompagnano il Papa nei suoi viaggi: i Papa Boys.

Chi sono costoro? Si tratta di facinorosi appassionati di due cose soltanto, la religione e la violenza smodata. Eccitati dalla figura del Pontefice, che hanno eletto loro guida spirituale, si raccolgono in squadracce di ultras che adottano la scusa del pellegrinaggio per seminare il terrore in giro per il mondo.
La polizia li tiene sotto controllo durante i loro spostamenti, monitorando i treni speciali di cui si servono e scortando i pullman in giro per le autostrade. Tutti ricordano quel tragico episodio di qualche anno fa, quando un gruppo di Papa Boys si incontrò all’autogrill con una comitiva di Hare Krishna: settanta feriti, di cui una decina costretti al ricovero ospedaliero per ferite da rosario e tamburello, danni alle strutture, centinaia gli automobilisti coinvolti nella rissa più spaventosa che la storia moderna ricordi.
Il fatto è che gli Hare Krishna sono considerati dai Papa Boys i loro nemici peggiori, a causa della testa rasata, che li etichetta automaticamente come skinheads.

Come detto, questi holygans sono presenti ovunque alle esibizioni papali, si occupano del servizio d’ordine schierandosi sotto il palco, e sostengono il loro idolo dalle curve, intonando cori e sventolando bandiere e striscioni.
Sovente eccedono, ed è frequente trovare i capi storici delle varie fazioni sottoposti a divieto di frequentazione, costretti a presentarsi in caserma negli orari di messa. Succede allora che i loro compagni espongano striscioni che recitano “Beniamino e Pio liberi”, “Libertà per i focolarini”, “Diffidati” e altri slogan del genere.

Questa domenica Genova sarà sottoposta a un’altra dura prova. Sinceramente non credo che delle transenne, o qualche poliziotto in più, possano scoraggiare chi ha fatto della preghiera d’azione una ragione di vita, e temo che ancora una volta sentiremo intonare le loro macabre canzoni per le strade della città:

Siam venuti fin qua
Per vedere pregar
Benedetto che va
Verso la santità
Siam venuti fin qua..

Noto con dispiacere che Opera, il browser con cui ho deciso recentemente di viaggiare, non si trova a proprio agio con Splinder, e non riesce a visualizzare il pannello grigio con le dimensioni del carattere, l’impaginazione e il codice. Mi toccherà continuare a postare con ex-cesso-plorer e sperare che non mi si chiauda la pagina e mi mandi affanculo il lavoro.

Andiamo avanti, che la giornata di sole impone umori più positivi. Stamattina il raffreddore perenne, un gatto affamato e un cane agitato mi hanno costretto a una levataccia, dico, non erano neanche le nove! Tirati su, fai colazione e mettiti a far qualcosa, che domani il colonnello non abbia da rimproverarti.

E si perché in questo ponte primomaggiore i vertici dell’ECLN sono partiti per una missione nella città dove l’inverno è il più brutto d’Italia, e hanno lasciato armamentario e vettovaglie a totale disposizione del comandante sostituto: El Bastardo.

Che per fortuna è perennemente impegnato a cacciare ratti e mi lascia l’accesso al frigo, altrimenti avrei dovuto nutrirmi quattro giorni a croccantini.

Gli incarichi lasciati dal Subcomandante Marzia sono pochi ma perigliosi, si parla di ripulire le latrine della truppa e quelle del corpo ufficiali, di disboscare la vasta area denominata “la giungla giù di sotto” e quella più modesta ma parecchio più insidiosa chiamata “il giardino pieno di merda di gatto”. Inoltre avrò l’incarico di approvvigionare la base con acqua di fonte, raccolta in vetta, dove è più fresca. Che poi una volta portata a casa acquisisca la temperatura locale è irrilevante ai sensi della gloriosa impresa, che col suo fulgore e la sua gloria offuscherà quelle dell’esercito italico a Bengasi.

La giornata di ieri mi ha reso già parecchio, lasciandomi praticamente libero dalle incombenze e padrone incontrastato del mio cazzeggio, reale e virtuale. Quello reale per la verità si è limitato a scroccare qualche pranzo e partecipare alla serata Pizzard (pizza + Eddie Izzard) a casa di Siuìz, ma sul lato virtuale, ragazzi, quante soddisfazioni!

Mi sono preso un virus cercando di craccare l’ultima versione di un programma che presentava pochissime differenze con la versione precedente, ma vuoi mettere la soddisfazione di leggere ottantacinquepuntoquarantadue invece di puntoquarantuno?
Mi sono scaricato l’ultima puntata di Lost che devo tenere lì almeno fino a domani sera, sebbene abbia già visto che comincia con Jack che viene svegliato da una donna, e la cosa apra sconvolgenti rivelazioni sul futuro della serie, tipo chi è la donna, perché lo sveglia, perché lui stava dormendo, cosa stava sognando, avrà l’alito cattivo?
Ho scaricato le foto del Porale e devo ancora incollarle insieme in un’unica visuale panoramica dei monti sopra Ronco, ma come ho detto l’ultima versione del programma di cui sopra mi ha dato delle noie, e quella precedente, già installata da tempo e perfettamente funzionante, mi fa sentire un perdente e perdipiù vecchio, quindi aspetto di trovare altri software che mi restituiscano in altri campi quella sensazione di giovinezza e fichezza e alpassocoitempezza che mi spingano a rimettermi a lavorare.

Poi la truppa ha richiesto il mio intervento e ho dovuto piantar lì di cazzeggiare e liberare Mikowski dall’agguato tesogli dal sempre presente sempre bastardo Gattogrì, supportato nella sua losca impresa dal bieco Gattorosso Chetipicchia Apiunonposso. E’ stata la vedetta One Eyed Jack a richiamarmi al dovere, dall’alto degli spalti del giardino ha assistito impotente all’agguato, ed è venuto ad avvisarmi, essendo io in quel momento il più anziano in servizio. E si perché El Bastardo e Morelia Toñita De La Selva De Lacandona erano chissà dove, impegnati in chissà quale eroica missione.

Ho scoperto dopo che El Bastardo era dalla vicina a mangiare il nasello, e quella bagascia di Morelia di sopra a dormire. Dorme sempre quella, mi sorge il dubbio che prima di venire da noi fosse stata allevata da una famiglia di ghiri.

E basta, il mio tempo di cazzeggio volge al termine, altri faticosi compiti mi chiamano, è ora di tornare nell’agone.

Che certe volte cominci a scrivere e poi devi piantare lì perché è ora di andare a lavorare, e allora te ne vai, ma ti resta una specie di roba dentro che non sai identificare, e ti fa lavorare con l’umore immerso in una specie di colla appiccicosa, tipo marmellata, e magari un po’ di musica migliorerebbe sensibilmente, solo che la musica al lavoro non ce l’hai, ma a pensarci bene non credi cambierebbe granché, che quando sei di quest’umore lì non lasci finire una canzone, e sei sempre dietro a schiacciare effeeffevudì per sentire se quella dopo ti farà più piacere.

E allora rimandi a quando torni a casa, ma quando torni a casa ci sono altre cose da fare, da dire, da vedere, e viene l’ora di cena, e con la pancia piena quella sensazione si è un po’ attenuata, potresti anche buttarci su un film e sei sicuro che passerebbe, poi ti fai una doccia, te ne vai a dormire, e domani che è festa..

Solo che lo sai come funziona, il libretto delle istruzioni lo conosci a memoria, l’hai scritto tu, se lasci depositare la marmellata domani te la ritrovi impastata alla faccia, e non c’è sapone che tenga, ti inchioda lì a scalpellartela via martellando sulla tastiera, le casse alte che ti piantano note sullo sterno, il cane che ti implora di portarlo a pisciare e tu che gli rispondi in malomodo di tenersela, o almeno di imparare ad aprirsi la porta, che quando ti prende male è male per tutti. E allora lascia che mi metta qui dieci minuti, apra il rubinetto un filo e la lasci venir fuori lentamente, evaporare incolore nella stanza, fintanto che aspetto che la salma finisca il suo fumetto e mi dedichi qualche attenzione.

C’era una volta nel lontano paese senza le virgole un bambino privo di cervello ma con due grossi occhiali colorati che a guardarli da vicino potevano dare l’idea che oltre gli occhi ci fosse qualcosa di misterioso e che la maggior parte delle persone attribuiva a una profonda intelligenza mentre quel bambino sapeva benissimo che dietro i suoi occhi non c’era proprio niente e lo dimostrava il fatto che quando si voltava di scatto gli entrava l’aria dalle orecchie e si sentiva un fischio che al bambino piaceva e certe volte lo faceva apposta per sentir fischiare e quelli che lo vedevano stavano un po’ a pensare se per caso quella sensazione di profonda intelligenza non fosse solo un frutto della loro immaginazione perché un bambino che scrolla la testa così o è stupido perso o ha le spighe nelle orecchie come i cocker però il bambino non se ne curava e soprattutto non se ne curava quel giorno che stava andando a trovare suo nonno che gli aveva promesso di regalargli un cimelio di quando aveva fatto la guerra e il bambino sperava che quel cimelio fosse una porterei perché suo nonno aveva fatto il militare in marina ma non quella americana e difatti su una portaerei non c’era mai salito perché nella marina svizzera dove aveva prestato servizio lui l’avevano imbarcato subito su una capra e l’avevano fatto arrampicare su un monte con una radio e avvisare se vedeva arrivare i tedeschi che attraversavano il confine per andare a fregarsi la cioccolata che quella era la paura più grande per gli svizzeri perché non sapevano che i tedeschi avevano già deciso di invadere il piemonte perché secondo loro la cioccolata della novi era molto più buona e difatti molti anni più tardi un pubblicitario tedesco aveva fatto quella pubblicità dei due alpinisti che si incontrano in montagna e uno assaggia la cioccolata dell’altro e poi gli chiede se è sfizzera e lui gli risponde no novi come avrebbe potuto confermare il bambino che quella pubblicità lì la conosceva benissimo e la raccontava a tutti i suoi compagni di scuola e poi si faceva fischiare le orecchie e loro se ne andavano battendosi un dito sulle tempie ma il bambino non si sentiva mai solo perché quando questo succedeva lui mollava tutto come quel giorno lì e andava a trovare il nonno sperando di farsi finalmente regalare quella benedetta portaerei e non come l’ultima volta che gli aveva regalato una mela e l’aveva fatto andare e lui si era offeso di brutto e la mela gliel’aveva restituita tirandogliela contro la finestra della cucina e il nonno era spuntato e gli aveva gridato mascalzone se ti prendo e il bambino era scappato e ora stava tornando a trovarlo ma non aveva paura della collera del nonno perché il nonno soffriva di alzheimer e dopo venti minuti si era dimenticato tutto anche come si chiamava il bambino che tutte le volte doveva ripetergli che si chiamava Arturo e si sentiva rispondere Arturochi e lui gli diceva Arturo quello che gli devi dei soldi e il nonno scuciva e il bambino era rincoglionito ma aveva capito che facendo così ci poteva guadagnare e infatti piano piano gli stava fottendo tutta la pensione e il conto in banca ed era così estasiato a pensare al suo futuro di bambino ricco con le orecchie che fischiano che non si avvide che dal terreno era saltata fuori chissà da dove una virgola, e lui ci inciampò dentro e cadde battendo la testa e morì.

Essiccomeche la gita non era proprio cappestre, ma semicappestre, per via di certi elementi del gruppo che alle Cappe non ci sono mai entrati, e soprattutto per via che non era stata fatta nessuna locandina per la gita da mettere sul blog, anche se quello via, uno poteva anche farlo dopo e poi spacciarla per gita ufficiale cappestre, ma siamo tutti gente onesta che certe cose non le farebbe mai, anche se a ben guardare fra di noi c’era qualcuno che proprio onesto onesto non è, che io lo so che certe mascalzonate le ha anche fatte, ma non sono io a dover giudicare, prima o poi qualcuno più in alto di me giudicherà, e poi se proprio dobbiamo dirla tutta neanch’io sono un santo, però ho un amico che si avvia sulla strada della santità, e l’ultima volta che l’ho sentito, sarà più o meno un anno e mezzo fa, ci stava provando di brutto a farsi santificare, sperava anche che gli venissero le stimmate, poi è sparito e qualcuno ci è anche rimasto male e gli ha augurato che le stimmate gli venissero per davvero, ma nel culo, grosse così che non si potesse più sedere per un mese, ma tanto a lui non gli serve sedersi, che in quanto Fedele Servo Del Signore è tenuto a stare ginocchioni, altrimenti sarebbe l’altro Fedele Servo, quello che Fedele lo fa di nome, e il suo signore è quell’altro piccoletto, che oggi ha nominato Schifani presidente del senato, che tutte le volte che ci penso mi domando se non avrei fatto meglio ad andare a votare, ma poi penso subito che no, a votare per salvare il paese da quelli lì non ci vado più, che se ti allaghi la casa per evitare che prenda fuoco sei un cretino, e io alla mia casa ci tengo, anche se magari poi non lo dò tanto a vedere, che delle cose che contano se ne parla poco quando si diventa discreti, e l’età e l’esperienza mi hanno abituato a tenermi vicino le cose importanti, la famiglia, l’amore, gli ideali, e qualche volta ci penso a scrivere due righe per quella tizia che mi obbliga a guardare chilavisto invece di Beato Pinuccio Brenzini, ma poi non trovo le parole, che fra noi le cose si è abituati a leggersele addosso, negli sguardi e sulle dita, e allora vado avanti e racconto invece di quella gita in salita che abbiamo fatto il giorno in cui Frenc e Gionni liberavano l’Italia da Frizz e Italo e noi invece di andare a salutare Napolitano e a fischiare il rappresentante ligure del tedesco biancovestito siamo saliti fino in cima e abbiamo mangiato i pansoti e abbiamo fatto un mucchio di foto, che io la mia parte di quel mucchio le ho messe su un sito che potete vedere qui:

 

Monte Santa Croce

brusbannerMi sono messo a scaricare una serie di telefilm che non avevo seguito in televisione: “una trentina di episodi divisi in due stagioni, non troppo faticoso da fare”, mi sono detto, e lasciando il pici acceso un paio di giorni di fila mi sono ritrovato tutta la serie a disposizione.

O almeno così credevo, dato che al momento di visionare i singoli files ho scoperto che almeno nella metà dei casi avevo scaricato dei porno.

Emule funziona così, se cerchi qualsiasi cosa, film, disco, programma, o trovi proprio quello che cercavi o trovi un porno. E’ molto raro cercare la discografia di Prince e scoprire di avere scaricato quella dei Korn, o trovi tutti i seimila album di Prince o trovi un porno. Stessa cosa per i film, cerchi Ombre Rosse? Non troverai l’ultimo X-Men, troverai Ombre Rosse o un porno.

Ma cosa succede se provi a scaricare un porno? Trovi una puntata di Superquark?

Ci ho provato, ho trovato un porno.

Come si riconosce un porno? Il più delle volte è molto semplice, comincia subito col video tutto rosa, tanto che ti ci vuole un attimo a renderti conto che stai guardando un dettaglio anatomico. Poi l’inquadratura si allarga, e spuntano gambe, mani, altre gambe ma diverse, e il rosa si fa più sanguigno. Il tutto accompagnato da mugolii, gridi e sospiri che ti fanno immaginare quanto debbano essersi sbattuti a scrivere la sceneggiatura:

FRANK – Hmmm..

SAMANTHA – Ohhh..

FRANK – Ahhhh..

SAMANTHA – Ohhhhh..

FRANK – Oh baby..

SAMANTHA – Yessss…

FRANK – Hmmmmm…

SAMANTHA – Ahhhhh

FRANK – Yes baby…

SAMANTHA – Ohhhhh..

Ci sono altri casi in cui il porno cerca di giustificare le due ore di pellicola con un abbozzo di trama, e allora ti ci vuole un po’ di più per scoprire cos’hai scaricato.

Una volta la scena si apre su un cancello, dal quale entrano due uomini. Sono due negri e indossano occhiali da sole. La colonna sonora è il solito funkaccio mollo: ochei, è un porno. Ora arriveranno a una piscina, o a una stanza da letto, o a un salotto con un grande divano, dove li aspetteranno due bionde, o una bionda e una mora, o solo una mora, si toglieranno i vestiti adducendo scuse idiote e torneremo a vedere lo schermo tutto rosa.

Un’altra volta c’è un tizio con la barba che parla dentro un megafono. La regia è da documentario, ma che è, un porno? Possibile? Il tizio parla a una folla che sembra quella di una fiera, ma checcacchio ho scaricato? Poi cambia scena, all’interno di un padiglione due donne simulano un amplesso omosessuale. Ah ochei, è una variante del porno, il servizio porno su una fiera del porno.

I protagonisti dei porno indossano sempre abiti improbabili, gli uomini sono vestiti come dei tamarroni, con fibbie metalliche pesanti alle cinture e stivali da cowboy, mentre le loro compagne sfoggiano vestiti scollatissimi zebrati che sono passati di moda venti minuti dopo essere stati messi in vendita, in un imprecisato mercoledì nei profondi anni ’80.

Ma dicevo che ho provato a scaricare un film. Si intitola Fornicator, e la storia è paradossale. Renato viene piantato da Linda all’inizio del film, e viene cacciato di casa in malo modo.

Per vendicarsi diventa Fornicator. Si fa tutte le Linda che incontra, e per fortuna che non è un nome tanto comune, sennò la pellicola durava nove ore.

Alla fine ritrova la sua ex fidanzata, hanno un lunghissimo estenuante rapporto, al termine del quale lei gli rivela di essere ancora innamorata di lui, e lui di essersi preso l’aidiesse.

Il film termina senza svelarci se alla fine tornano insieme, ma secondo me no.