un’altra fantasia tardoadolescenziale

Vorrei scoprire che sei sola. Che ti sei lasciata da poco con uno stronzo che non ti considerava abbastanza e aveva sempre da andare a giocare a calcetto il martedì sera. Con cui comunque non avevate mai avuto granché da dirvi.

Che leggi un sacco di libri seri, ami i classici e le poesie, e che quando non hai voglia di leggere ti butti sul divano e ti scarichi l’ultimo Iron Man. Vorrei incontrarti per caso in fumetteria e dirti che sono quello che ti ha parlato quella volta là, mentre cercavi di spiegare alla libraia come si cucinano le albondigas. Vorrei che lo spiegassi anche a me.

Sarebbe bello che ti mancasse proprio uno indipendente ma disordinato, che ama farsi da mangiare ma è pigro, che se può evita ma quand’è costretto se la cava piuttosto bene, che se ti invitasse a cena da lui non ti farebbe mangiare male, ma se gli preparassi una schifezza non si lamenterebbe.
Non troppo, perlomeno.

Vorrei che fossi in quel particolare periodo della tua vita in cui se proprio devi avere vicino un uomo dovrebbe essere spiritoso, e non il solito palestrato idiota con cui esaurisci gli argomenti dopo un quarto d’ora. Anzi, vorrei che il tuo ideale fosse proprio il contrario del palestrato, tipo uno con gli occhiali e l’aspetto trasandato, incapace di presentarsi e che ti guarda andare via da dietro uno scaffale sperando che ti volti a salutarlo. Uno timido, non l’esibizionista che poi cosa cazzo avrà da esibire, visto un tricipite visti tutti, uno che se ci perdi mezz’ora ti apre una finestra su un mondo di cui non si vede la fine e devi picchiarlo per farlo tacere.
Magari uno che però alla fine non lo picchi perché smette di parlare e ti guarda come si guarda un quadro, cercando di capire le ragioni di ogni pennellata, guardando la traccia di blu e provando in silenzio a farsi un’idea di quello che ha davanti. Che cerca di imparare qualcosa, e se può di condividere quel poco che conosce.

Sarebbe fighissimo che proprio quella sera ti trovassi per caso al solito baretto e vedessi arrivare un tipo così, e fossi con qualche tua amica che quel tipo lì lo conosce e lo fermasse per dirgli qualcosa e ti desse l’occasione di presentarti, e restassi colpita da qualcosa, ma colpita in positivo, non dai peli di gatto sulla giacca che fanno un sacco sciatteria o dalla barba di due giorni che o te la tagli o te la fai crescere ma così proprio non si può vedere.

Magari ti ricorderesti che tu quel tizio lì lo hai già incontrato tempo fa, e poi ti verrebbe in mente quella cosa della libreria e a quel punto sarebbe pazzesco se tu fossi una di quelle ragazze disinvolte che amano attaccare bottone e si fanno guidare dalla simpatia a pelle che scoprono di provare per una persona, e sarebbe del tutto normale chiedergli a quel tizio lì se alla fine ha imparato a cucinarle, le albondigas, e lui, che non aspetterebbe altro, perché è timido mica ritardato, ti terrebbe lì a chiacchierare di qualsiasi cazzata per un’ora, e la tua amica sarebbe bello che fosse abbastanza sveglia da capire che non è il caso di intromettersi.

Poi vabbè, magari questo è fantascienza, ma mi piacerebbe che a quel tizio lì gli lasciassi il tuo numero di telefono e ti venisse voglia di rivederlo presto, tipo il giorno dopo, e trovaste una scusa qualsiasi per organizzare un altro incontro, e poi vi vedeste con quella luce negli occhi di due che sanno benissimo cosa sta per succedere e se la prendono con calma ma non troppo, e prima della fine della giornata quello che sta per succedere succedesse e vi ritrovaste dopo qualche giorno sparati dentro un film adolescenziale un po’ stereotipato di quelli che passano su Italia Uno alle cinque del pomeriggio, ma che non ve ne fregasse granché perché in quei film ci si sta da dio, e dopo tanti scazzi un po’ di gioia ve la meritereste, sia tu che lui.

E poi vorrei scoprire come si chiama quello stronzo lì, e menarlo, perché al suo posto volevo starci io.

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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