la lampada di aladino 3/3

Ciao Dolores,

questa non è la lettera che volevo spedirti. Ne ho scritta un’altra, lunghissima, in cui ti spiegavo il mio punto di vista nel solito modo puntiglioso che conosci. Sono un ragioniere, me lo dici sempre.
Ho trascritto fedelmente ogni pensiero, ogni dubbio che potevo avere riguardo noi due. Ho cercato di rispondere alle tue critiche in modo convincente, e ti ho rivolto domande precise su quello che di te non sono stato capace di comprendere. E quando ho finito di scrivere mi sono chiesto “e ora?”.

Se te l’avessi spedita non avrei fatto altro che prolungare quest’agonia in cui ci dibattiamo da.. quanto? Ho perso il conto, mi sembra che stiamo discutendo da sempre, con te da una parte a farmi l’elenco dei difetti e io dall’altra a difendermi e rimarcare i tuoi.
Forse mi avresti risposto, ma le mie domande sarebbero state comunque inevase, le spiegazioni che ti avrei fornito ancora insufficienti.

La verità è che io e te non siamo capaci di stare insieme. Tutte le parole che ci mettiamo davanti servono solo a nascondere la paura di ammetterlo. Ci desideriamo, ma il desiderio appartiene a chi lo prova, non lo si può condividere, e l’amore dovrebbe essere condivisione.
Io e te vogliamo qualcosa, lo vogliamo fortissimo, ma non siamo pronti a dare niente in cambio.
È per questo che litighiamo, perché nessuno dei due è disposto a cedere. Perché siamo due egoisti, ci siamo derubati a vicenda finché ce n’era e adesso che non è rimasto niente battiamo i piedi e gridiamo.

Non so se immagini quanto mi costi ammettere questa cosa. Perché sono orgoglioso e anche stavolta vorrei l’ultima parola, e dimostrarti che ho ragione io.
E perché, maledizione, rinunciare a quello che sei capace di darmi è difficilissimo. A quello che abbiamo buttato avanti per poterlo raggiungere insieme, alla meraviglia del tempo che abbiamo condiviso, a tutto quello che avevo disegnato in testa e aspettavo paziente, e che adesso non tornerà più.
Ma sto cercando di diventare adulto, e pare che ammettere i propri errori sia parte del processo.

Ti saluto qui, con queste due righe, che non sono neanche un centesimo di quelle che ci siamo scambiati quando parlavamo solo di cose belle.
Vorrei che le mie ultime parole per te fossero più dolci, e ti lasciassero un ricordo con cui scaldarti di quando in quando. Ma non riesco a trovare niente di meglio, sto salutando la donna che ho nel cuore. Non so neanche se esistono parole adatte.
Ti porterò sempre con me, come un oggetto raro, e ti rimpiangerò ogni volta.

Ti voglio bene,

Dino

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.