Sporcarsi le mani

In questo limbo fuori dalla realtà in cui mi sono venuto ad esiliare, negli ultimi giorni di questo 2012 terremotato, ho avuto modo di riflettere sulla natura delle persone in un modo non sempre neutrale, e su come questa possa evolvere, o involvere, a seconda del lato in cui la si guarda.
Fuori dai miei denti digrignati la città si preparava a chiudere i conti con l’anno vecchio in maniera poco più sfarzosa, giusto qualche luce e un paio di buoni sentimenti in più. Si vede che sotto sotto anche lei nutriva la sua dose di rancore.
Non dobbiamo denigrarlo, il rancore. È dove raccogliamo le forze per sganciarci da quel passato che ci tiene la testa sott’acqua. Ci sono persone che non sanno cosa sia, e per darsi la spinta verso l’alto sono costrette ad appoggiarsi a chi trovano intorno, ma qualunque bagnino potrebbe dirti che è un comportamento pericoloso, per sé e per gli altri.
Il rancoroso no, va avanti abbattendo muri per non girarci intorno, rifiuta di ragionare, ma alla fine paga di persona, si salva o annega da solo.
La mia resa dei conti col 2012 si tiene in un piccolo appartamento molto affollato, dalle parti della Columbia University. Ci sono belgi, olandesi, francesi, un cinese senza mento e il sosia di George Lucas, che prova a raccontarmi della gioia di aspettare un figlio, e l’unica cosa che vorrei chiedergli è “ma che bisogno c’era di una seconda trilogia?”.
A mezzanotte saliamo sul tetto a brindare. C’è una luce che potrebbe essere pomeriggio, è straniante.
Mi domando dove sarò fra una settimana, un mese, il prossimo capodanno. La vita come la conoscevo è cambiata, non so ancora se in meglio o in peggio, ma per me il detto “anno nuovo vita nuova” è parecchio vero.
È curioso, ci sono persone che non amano i cambiamenti e ad un certo punto cambiano tutto, la casa, il modo di vivere, gli amici; poi ci sono altri che fanno del cambiamento la propria regola di vita, sono sempre a spostare cose, ma poi non cambiano mai davvero niente, e anche quando decidono di rivoltare il proprio mondo, ricominciare da capo, un’altra esistenza, stavolta davvero, tutto quello che fanno è mettere il proprio passato in un sacco e lasciarlo fuori dalla porta, aprire le finestre e continuare a vivere la vita di prima, uguale precisa.
È un po’ come pensare di cambiare il mondo mettendo un fiocco al proprio profilo facebook, quei piccoli gesti che ti fanno sentire a posto con la coscienza.
Ecco il mio consiglio del 2013 per voi, rivoluzionari da divano:
Il mondo se ne fa un cazzo di voi, se volete cambiare davvero le cose alzate il culo e datevi da fare. Ma sul serio. Cambiate casa, città, lavoro, mettetevi in discussione, ripartite da zero dove zero significa proprio non tenere niente. Nessuna soluzione di comodo, quando si va alla rivoluzione bisogna sporcarsi le mani, non si può pretendere che siano gli altri a farlo per noi.
In pratica il mio consiglio per questo 2013 è di cambiare vita, ma non quella di chi vi sta intorno, la vostra.

0 commento

  1. Ehehehe, ti capisco.
    Non so i dettagli e i motivi del tuo cambiamento, ma mi sembra di leggere il mio pensiero di una decina di anni fa…

    Gli potevi anche chiedere se il settimo sarà un pre o un sequel!

  2. Potresti anche aggiungere che qualsiasi cosa farai, in che modo influenzerai o cambierai, il mondo se ne freghera lo stesso un cazzo di te.
    Tu, io o chi altri, cambiamo perche alla fine ci siamo stati obbligati, ed alla fine forse tutti i cambiamenti sono cosi, provengono da situazioni, sentimenti, volontà, segnate dalla necessità materiale o mentale a farlo.
    Forse unica via di luce è quella della speranza della luce in fondo al tunnel, che si cambia (o si crede di farlo come scrivi tu) nella speranza di un giorno avere o essere qualcosa di migliore, di appagante, qualcuno ci riesce, qualcuno cambia, qualcuno continua a cambiare non capendo che è questo il suo risultato.
    Ma questo è un falso scintillio, un falso mito, l’equilibio è sempre instabile, lo si vede quotidianamente in natura, solo gli oggetti ad energia zero hanno un rerale equilibrio.
    Per cui mi permetto di augurarti un 2013 squilibrato, in piena corsa, vivo ed ansante come l’aria fredda che ti penetra nei polmoni dopo uno scatto di corsa, sicuramente sara un anno faticoso, rancoroso ed incazzato ma perdiana vivo e guizzante come i muscoli di un cavallo…buona cavalcata vecchio!

    1. Quello che mi premeva dire è che quando decidi di dare una svolta alla tua vita dovrebbe essere la tua vita a rimettersi in gioco, altrimenti hai solo deciso di spostare due mobili, che va anche bene, ma ha come unico risultato quello di rompere i coglioni al vicino di sotto. Alla fine non hai cambiato niente, continui a vivere la tua vita esattamente come prima e ti senti realizzato come se avessi fatto chissà cosa. Fra un mese, calato l’entusiasmo, ti ritroverai da capo.

  3. Mai, io non sono mica così convinta che sia il rancore quel motore di cui abbiamo bisogno per staccarci dal passato e andare avanti.
    Il rancore, secondo me, acceca.
    Sono la sabbia. (costruttiva) e l’orgoglio a spingerti avanti, non il rancore. Anche quest’ultimo, se ci pensi bene, ti tiene ancorato al passato.

    Oh, se la cosa ti da sentire meglio, sappi che nemmeno io so che cosa farò il prossimo capodanno. Magari ci vediamo. Cin!

  4. bravo pablo, basta con la retorica dei buoni sentimenti. il rancore può essere molto dignitoso. L’importante è assumerlo con prudenza e per brevi periodi. Ma tu mi sembri abbastanza lucido da capire quando non sei abbastanza lucido.

    1. Mi sono imposto degli orari rigorosi per la lucidità e la disperazione. Quest’ultima la esprimo tutti i pomeriggi dalle cinque alle sei e mezza, generalmente di fronte a un pubblico pagante composto da sessantenni telenoveliste.

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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