progetti

Aveva ragione il dottore. Lui me l’aveva detto di installare wordpress e di farmi un blog fighissimo che ti vien voglia di passarci le giornate solo per l’aspetto anche se poi non c’è scritto niente, perché è quello il segreto del successo, non il contenuto. A chi verrebbe in mente di andare a parlare con la bruttina laureata seduta sul divano a leggere, quando di là c’è una modella brasiliana ubriaca che fa pole-dancing? E io invece niente, il blog ha ancora quell’aspetto provvisorio di appartamento senza lampadari né prese della corrente, scatoloni dappertutto e nessuna voglia di svuotarli, giusto il tavolo libero a metà per farci stare un cartone della pizza quando mi viene fame, e tanto letto a disposizione da potermi sdraiare e buttarmi una copertina addosso.
Ma non è che non ci abbia provato, davvero, mi sono messo lì un sacco di volte ad armeggiare col programma che mi ha fatto installare, easyqualcosa, ma è easy solo ad installarlo, poi lo lanci e compaiono due semafori, un sacco di spiegazioni complicate e mi viene voglia di andare a vedere cosa fa la brasiliana nella stanza accanto.

Però devo mettermi sul serio a fare qualcosa con queste pagine. Fra poco il mio romanzo verrà pubblicato e orde di lettori si precipiteranno qui affamati di notizie, devo dar loro informazioni, una grafica accattivante, al limite un’anteprima succosa di quello che sarà il mio nuovo bestseller, sennò finisce come con Katia, che non mi ha aggiunto ai link della sua pagina perché credeva che fossi morto, e per il dolore della perdita si è comprata una reflex.

Adesso oltre al senso di colpa verso i lettori privati di buona letteratura si aggiungerà quello verso gli amanti della buona fotografia. Speriamo almeno che ne pubblichi poche..

Certo che se mi mettessi a lavorare su un progetto concreto potrei compensare alla carenza visiva con qualche riga di qualità e la consapevolezza che presto o tardi.. Però non ne ho voglia, le due tre cose su cui sto lavorando non mi convincono ad impegnarmi più di una decina di righe la mattina se mi avanza il tempo fra un tumblr e una partita a elements.

In realtà mi piacerebbe scrivere una cosa con poca punteggiatura, di quelle difficili da leggere, in barba ai lettori faciloni e anche a quelli più scafati, puntare direttamente all’eccellenza, che nel mio caso rappresentano quelli coi neuroni fritti dalle droghe, e dare alla luce un tomo massiccio fatto esclusivamente di pensieri liberi, slegati, con un minimo di filo conduttore che serva solo nel caso uno il libro se lo fotocopi fronte e retro ed esca dalla copisteria senza aver rilegato la sua bella risma stampata fitta fitta e sia una giornata di vento e venga scontrato da una bambina in bicicletta che corre per il marciapiede perché la mamma non vuole che vada in strada, che ci sono le macchine, e i fogli volino dappertutto e lui riesca a raccoglierne solo una parte e non sappia più in che ordine andavano. Ecco, io vorrei scrivere una cosa che in quel caso lì uno possa comunque arrivare in fondo senza perdere il filo del racconto. E poi se non lo legge nessuno pazienza, vorrà dire che non mi sentirò commentare che non fa ridere, che non è scritto bene, che non scorre o che scorre troppo. Mi piacerebbe, è tanto che ci penso e non comincio mai, per pigrizia, si, ma anche perché se devo dargli un minimo di storia devo anche sapere che storia dargli, non posso raccontare una storia qualsiasi, ce ne vuole una che si adatti a un libro così, e bisogna pianificarla a fondo, è una roba difficilissima, da non dormirci quasi.
Oppure si va a muzzo, che è l’altro metodo infallibile in casi come questi, si comincia senza sapere dove si andrà a parare e si prende a ditate la tastiera correggendo giusto quando vengono fuori delle cose tipo egsdfgdv, che non puoi spacciarlo per un personaggio norvegese, è troppo sfacciato anche per una storia così, e soprattutto devi giustificarne l’esistenza nella storia, anche in una storia con la trama esile e scomponibile. Ne sarei capace di scrivere una storia senza storia, fogli e fogli di ragionamenti aperti e subordinate infinite e liste di cose che potrebbe anche non finire mai?

Credo sarebbe ora di provarci.

5 commenti

  1. Ma dai, sta per uscire il tuo nuovo libro! fico! Spero che la distribuzione sia massiccia, onde poterne acquistare una copia senza venire per forza a Genova, il che comporterebbe vedervi, e insomma… altrimenti vorrà dire che farò a meno del tuo capolavoro e mi butterò sulla reflex. Una lettrice affezionata, che millanta millanta ma alla fine ti ha taggato al primo colpo e ti augura un successo planetario

  2. Avrà, al contrario, una distribuzione clandestina ed errabonda, anche se in questo contesto dovrei definirla erratica, ma per me erratico è solo il folgoratore, goffo ed erratico e non elegante come la spada laser, adatta a tempi più civilizzati.

  3. a me sta prendendo la pigrizia selvaggia. da quando non sei più tra i preferiti di splinder mi dimentico del fatto del trasloco e quindi non ti vengo a leggere.

    certo, ci sarebbero i feed, ma diciamocelo, chi tra le persone normali li usa ‘sti cazzo di feed? al limite giusto con un servizio tipo feedly, che te li impagina in modo carino, altrimenti sono prorpio una merda inguardabile.

    poi wordpress io non so mica come si configuri, mica l’ho mai usato, io. ma so che ci sono un sacco di template fighissimi, e che è lo standard per la pubblicazione di blog, in proprio. e come cazzo faccio ad avere la mia icona figa, invece che ‘sta faccina sminchia? eh? EEEH?

  4. Io feedly lo uso per vedere se hai scritto qualcosa, ma il più delle volte ci trovo le strisce di Lario3, che produce come le formichine industriose, ma che fanno ridere.

    La faccina figa la devi mettere su un sito che collabora con wordpress, ma che in questo momento non mi ricordo come si chiama. Finché non lo scopri devi tenerti quella sminchia, ma ringrazia, che potevi beccarti lo smail.

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