viene la neve

Scrivo queste poche righe per ricordare a me stesso, negli anni che verranno, che oggi ha cominciato a nevicare. Perché non ho voglia di trovarmi l’anno prossimo a discutere su quando sia stata la prima nevicata l’anno scorso, che uno dice a natale, l’altro dice di ottobre e non ci si trova mai d’accordo. La prima nevicata del duemiladieci è caduta il ventotto novembre, punto.
Che poi in realtà ha cominciato ieri, ma era proprio una spruzzata, e comunque ormai ho detto il ventotto e basta.
La mia fidanzata non si capacita di come si possa perdere tempo ad appuntarsi cose inutili come la prima nevicata, sostiene che l’anno prossimo potremmo anche non esserci più, magari il mondo è..

 

 

..Magari il mondo è stato colpito da un meteorite grosso come un’anguria, che non ha causato alcun danno, come succede tutti i giorni, che sassi spaziali anche più grossi ne cadono di continuo e finiscono per disintegrarsi nell’atmosfera, ma stavolta questo portava dentro di sé una novità, ed è per questa ragione che lo si ricorda.
Un virus sconosciuto, proveniente da chissà dove, si annidava nel cuore del meteorite, e quando questo si è incendiato a contatto con l’atmosfera non è stato consumato del tutto, ma ha raggiunto la superficie terrestre e si è disintegrato, liberando il suo ospite alieno.
Doveva essere un virus molto socievole, perché ha subito trovato con chi legare, mutando in una specie nuova contro la quale non esisteva alcun anticorpo in natura. Una febbre, un raffreddore, niente di mortale, ci mancherebbe, sennò magari ci si sarebbe mobilitati subito per isolarlo; una cosa talmente innocua che neanche si è notata, confusa in mezzo ai malanni di stagione.

Il nostro piccolo extraterrestre aveva però una gran personalità, e l’ha tirata fuori nel momento in cui è andato a colpire un vecchietto, che un momento prima era in giardino a potare la siepe e quello dopo stava a letto con la febbre alta, la tosse e il naso che colava. Anche una semplice influenza può uccidere un anziano senza più difese, e così è successo, il povero giardiniere ha smesso di respirare, la famiglia si è stretta nel cordoglio, gli amici sono venuti a vedere la salma e si è organizzata una sepoltura dignitosa. Senonché.

Senonché, nel bel mezzo della veglia funebre il cadavere ha emesso un rantolo. Qualcuno ha gridato di terrore, qualcuno di stupore e qualcuno anche di gioia, che il nonno non è morto, quella vecchia pellaccia è ancora fra noi, maledetti i medici incapaci, pensa cosa sarebbe successo se l’avessimo seppellito, ah ma io li denuncio, presto presto aiutatemi a tirarlo su, chiamate un dottore!
Il nonno ha emesso un altro rantolo, ha aperto gli occhi e si è messo seduto. È sceso dal lettino, e subito la figlia è accorsa ad aiutarlo, lo ha preso sottobraccio, gli ha detto “eccomi papà!”.
Il nonno l’ha azzannata alla gola.

Cercare di capire cosa stesse succedendo dentro la cappella funeraria non era facile, per chi si fosse trovato a passare lì davanti. Sedie trascinate, scalpiccio di piedi, urla di terrore, lamenti, si sarebbe detta quella volta in cui al Cineclub Truffaut si sono sbagliati e hanno proiettato il cinepanettone dei Vanzina, ma questo è un funerale, santo cielo, cosa ci può essere di terrificante in un funerale?

La risposta arriva quando dalla porta scappa fuori una donna insanguinata che si tiene un braccio, e dietro di lei, arrancando giù per i gradini, il resto dei partecipanti al funerale, nonno in testa, tutti imbrattati di viscere e sangue, privi di qualche arto, a volte mozzati della parte di sotto, ma ancora in grado di trascinarsi.

È stato il nostro piccolo virus, è mutato in una maniera che nessuno si aspettava, e adesso è in grado di risvegliare i morti, che possono tornare dalla tomba per mangiarsi i parenti e trasmettere l’infezione.
Neanche un mese più tardi il mondo è al collasso, i morti viventi sono ovunque, i governi non sono stati capaci di affrontare il problema, e come potevano, e si sono disintegrati. Caos, anarchia, sciacallaggio, violenza spietata, come in uno di quei film che mi piacciono tanto c’è chi si arrangia e chi soccombe, e il mondo non sarà più come lo ricordavamo.

E io?
Beh, per cominciare la cosa ha preso campo lentamente, ma il mio capo ha detto che la nostra ditta era sicura e ci ha imposto di continuare ad andare a lavorare. “Siamo isolati da un fiume, c’è un unico ponte che ci collega con la strada, e un grosso cancello a chiudere fuori quegli zombi. Qui siamo al sicuro, non avete scuse per starvene a casa. Su, al lavoro!”

Con quella scusa è riuscito a tenerci chiusi dentro per due settimane, lavorando tredici ore al giorno come schiavi, mentre i morti si accalcavano davanti al cancello e allungavano le braccia fra le sbarre come le scimmie allo zoo.
Un giorno abbiamo chiesto quando sarebbe arrivato lo stipendio, e il capo ha scrollato le spalle: “Ho provato a chiamare la banca, ma devono essere morti tutti.”
Niente stipendio, quindi. Non l’abbiamo presa bene, lo abbiamo tirato su due davanti e due di dietro e lo abbiamo buttato di là, in pasto agli zombi, poi siamo saliti in macchina, abbiamo attivato l’apertura automatica del cancello e ce ne siamo tornati ognuno alle proprie abitazioni.

Non so se i miei colleghi ce l’abbiano fatta, ma per me è stata dura. La strada era invasa da macchine bruciate, cadaveri mezzi putrefatti che ciondolavano qua e là, nessuno che sembrasse più in grado di pensare. Lo so che raccontata così sembra la descrizione di un reality show, ma per un momento ho creduto di impazzire: la civiltà era scomparsa, il mio paese era invaso da mostri, dovevo lottare per sopravvivere e non potevo sperare che qualcuno arrivasse a salvarmi perché non c’era più nessuno in grado di farlo. Sembrava di essere in un comune amministrato dalla lega.

Sono arrivato a casa in preda ai pensieri più foschi, ma la situazione era migliore di quanto osassi sperare, il cancello e le scale avevano impedito ai morti di invadere il giardino, la mia fidanzata era seduta in cucina a giocare col computer e appena mi ha visto mi ha spedito a fare la spesa all’iper.

“Ma ci sono gli zombi all’iper, non l’hai visto il film di Romero? I centri commerciali sono il primo posto da evitare, seguiti dai bunker militari e dalla Camera Dei Deputati!”
“Oddio, sono entrati anche alla Camera?”
“No, gliel’hanno impedito i deputati di vecchia nomina, si sono battuti come leoni per non dover abbandonare le poltrone. Ilgoverno è ancora in piedi, guarda!”

Le ho mostrato una busta che ho trovato nella cassetta della posta. Era una bolletta della spazzatura, ci chiedevano di pagare un’enormità perché lo smaltimento dei morti viventi aveva richiesto delle spese impreviste che neanche a Napoli.

“Ma com’è possibile che ci siano delle spese così alte?”
“Dice Calderoli che i morti del sud non devono essere seppelliti a nord, che lui gli zombi terroni non li vuole, così hanno stanziato dei miliardi per costruire zombinceneritori da Roma in giù ed eliminare i morti sul posto, solo che i soldi sono stati dirottati chissà dove e ci troviamo tutta la penisola piena di spazzatura affamata di carne.”

Come succede sempre quando parliamo di politica la mia fidanzata si è inalberata e ha cominciato a inveire contro il governobastardo, lasciandomi libero di sedermi al computer e giocare ai videogiochi.
Lentamente la situazione si è normalizzata, gli zombi non sono scomparsi, ma le persone si sono abituate alla loro presenza e hanno ripreso a vivere più o meno normalmente. Li incontri per la strada, ti vengono incontro a braccia tese come dei parenti che non vedi da anni, ma non ti fai fregare e ti volti dall’altra parte, anni di allenamento a evitare i mendicanti non sono andati perduti. Stessa cosa ai semafori, chiudi il finestrino, alzi il volume dell’autoradio e pianti lo sguardo sulla luce rossa, e neanche li senti più i colpi contro il vetro.
Ogni tanto qualcuno si fa sbranare e una parte della politica attacca a strepitare di “emergenza zombi”, quelli col fazzoletto verde dicono che bisogna rimandarli a casa loro, dimenticando che a casa loro ci sono già, la parte avversa sostiene che anche gli zombi sono cittadini come noi e chiede di estendere il diritto di voto ai morti da non più di un anno. La chiesa li difende a parole, li chiama figli di dio, ma proibisce i rapporti sessuali fra vivi e morti (si è depenalizzata la necrofilia dopo che il presidente del consiglio è stato beccato a un festino in una scuola media infestata di zombi) e non vede bene neanche chi ci va a convivere (le cosiddette “coppie di sfatto”).
Chiusi nelle proprie case, individui comuni che sognano un’Italia migliore, lanciano messaggi nel cosmo, sperando che almeno un’invasione aliena li liberi da quest’apocalisse.

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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