Diario portoghese 1 – Partenza

15/08/2010 Tipo 22 ore alla partenza.

Tipo, perché non lo so mica quanto tempo ci sia ancora da far scivolare sotto i piedi prima di metterli sull’airbus Tap che ci porterà a Lisbona, anche se so che al momento in cui chiuderò la porta di casa con lo zaino sulle spalle ne mancano molte meno.

Sono piuttosto nervoso, l’atmosfera intorno è di dimissioni, niente da fare, oziamo sbattuti di qua e di là in attesa di andarcene a dormire. Sono anche abbastanza disfatto, la sera precedente abbiamo tirato le tre e mezza a discutere con Lello di massimi sistemi, la religione, la misurazione del presente, il perché ci piacciono i videogiochi anche se non abbiamo più vent’anni, e ci siamo scolati due bottiglie di rosato; io ho anche finito il salame piccante che girava per il frigo, e forse è per quello che adesso il mio stomaco si comporta come uno squatter davanti alla polizia e se provo a mettergli del cibo davanti mi minaccia coi sampietrini.

Mi sento in disordine, per i bagordi, per aver dormito poco e male, per la partenza imminente, per l’ansia di aver dimenticato qualcosa. È il solito stato in cui mi dibatto prima di ogni viaggio, niente di serio.

I preparativi.

Zaino? Preso. Puzza di pisciodigatto! Uhm. Vabbè, lo puliamo. Zaino? Preso. Mutandeecalzini? Presi. Magliette? Prese. Calzoncini? Presi. Felpa? Prese due. Due? Ma non ne basta una? Metti che piove e si bagna. Ma se hai la giaccavento! Ah giusto, la giaccavento? Presa. Allora togli una felpa, vai. Pantaloni lunghi? Presi. Scarpe aperte? Sandali chiusi. Scarpe chiuse? Sandali chiusi. E basta? E se piove? Mi bagno, tanto asciugano. Ciabatte? Domani mattina le metto nello zaino, col rasoio, lo spazzolino e tutto il resto. La macchina fotografica e il cavalletto sono pronte, uno nello zaino l’altra nel bagaglio a mano, i caricabatterie li ho già messi via, quello del picino lo prenderò alla fine di questo resoconto serale, quando metterò via anche il mio diario di viaggio elettronico. Il quaderno e la penna sono già al sicuro nella tasca dello zainetto, che pigiare sui tasti è comodo, ma in giro voglio avere la carta.

La carta! Che carta? La carta di credito! Come la affittiamo la macchina senza carta di credito? Prendi la carta! E meno male che mi è venuta in mente, sennò dovevamo modificare completamente il nostro programma.

A quest’ora Lucilla e Alessandro saranno a Lisbona da ore, mi piacerebbe sapere cosa ne pensano, che impressione ne hanno avuto, ma dovrò aspettare domani sera, quando ci incontreremo alla fermata di Rossio, davanti alla vetrina di Tezenis, e andremo a cercare un posto dove cenare.

16/08/2010 Malpensa.

L’organizzazione delle ultime cose ci fa trascorrere la mattinata alla svelta, porto Jack in pensione dalla nonna e faccio già il check-in online, perché la tecnologia è troppo figa. Mio padre, per non venirci a prendere all’aeroporto la sera del ritorno, mi suggerisce di andare in macchina invece che in treno, non si spende molto di parcheggio, ed è disposto a pagarmelo lui.

Torno a casa tutto esaltato, “Marziamarzia! Posa i bagagli, andiamo in macchina! Invece di prendere il treno alle due abbiamo tutto il pomeriggio da trascorrere COME PIU’ CI PIACE!”.

Alle due e venti non ne possiamo più di stare in casa senza fare niente, e ci mettiamo in viaggio.

Ci fermiamo all’autogrill a fare benzina, e già che ci sono mi faccio controllare l’acqua, perché mi sa che non ce n’è, ma il benzinaio mi rassicura, il serbatoio è pieno, possiamo ripartire, e allora via, verso l’aeroporto della Malpensa! Via, verso le vacanze! Via, verso..

..La spia del motore si accende che non abbiamo fatto due chilometri, stiamo fondendo!!

Mi fermo e chiamo aiuto, il meccanico, il carro attrezzi, mio padre, la madonna e Gundam. Il meccanico mi dice di arrangiarmi, che lui di venirmi a prendere in autostrada ne ha per i coglioni, il carro attrezzi me lo manda la mia compagnia di assicurazioni, loro si che mi vogliono bene, ma ci metterà mezz’ora perché non ha ancora capito dove mi sono fermato. Come dove? Sotto il ponte davanti allo svincolo per la Gravellona-Toce, cosa ci vorrà a trovarmi? Sono in un’autostrada, mica nella giungla! Anche Gundam sembra avere da fare in un parco giapponese a qualche ora da Tokyo, e non può muoversi perché lo Shinkansen costa come un trapianto di reni. L’unico che corre al salvataggio del figliol prodigo è mio padre, che arriva e mi lascia pure la sua macchina per raggiungere l’aeroporto, mentre lui se ne starà lì sotto il viadotto numero 64 ad aspettare il carro attrezzi. Mi dice anche figliolprodigoinbelin, sono il solito deficiente che non controlla l’olio e vedrai che hai fuso il motore. Gli lasciamo 200 euri per pagare e ce ne andiamo, con Marzia che mi insulta perché anche secondo lei non ho controllato il livello dell’olio.

Non l’ho controllato perché ce ne ho messo un litro l’altroieri, cosa ci guardavo a fare?”

Conoscendoti, grazie a quel litro che ci hai messo adesso il livello dell’olio sarà salito a menodue, vedrai che hai fuso!”

Fatto sta che arriviamo alla Malpensa e parcheggiamo. Abbiamo anche una ricevuta di prenotazione online che dovrebbe garantirci uno sconto, ma non c’è nessuno a cui mostrarla, e i tempi sono un po’ stretti per andare a cercare qualcuno. Ci ripromettiamo di farlo al ritorno, andiamo al terminal e ci facciamo mezzo panino col salame a testa.

I baretti dell’aeroporto sono come quelli delle stazioni, vendono prodotti appena commestibili e se li fanno pagare come al supermercato di Slow Food, ma se non te ne porti da casa non hai alternative.

Su una poltroncina davanti al nostro ingresso aspettiamo che apra l’imbarco, e provo a cercare qualche connessione. Ne trovo due, quella dell’aeroporto e una privata, ma sono entrambe a pagamento. È un aspetto degli aeroporti italiani che proprio non mi va giù, ad Amsterdam potevo connettermi liberamente senza alcuna spesa o limitazione.

Per fortuna che per non farmi sentire troppo la mancanza del wi-fi hanno riempito il terminal di poltroncine scomode e distributori di panini di plastica, sennò mi sarei impuntato su questo problema fino a farne un dramma.

Comunque via, saliamo a bordo, gli aerei Tap sono comodissimi, almeno a giudicare dalla prima fila, e hanno addirittura una piccola televisione che ci mostra dove siamo, a quanto viaggiamo, qual è la temperatura esterna, che numero di scarpe porta la hostess, se è fidanzata, e dove gioca il portiere della nazionale portoghese. Quest’ultima informazione la conosco già, faccio cambio di posto con Marzia che vuole dormire e spalanca le fauci come l’ippopotamo per mostrarmi quanto. Tanto fare le foto è difficile, fuori dal finestrino è tutto nuvolo. Il terzo posto della fila è occupato da un signore brasiliano con la chiacchiera allegra, stiamo un po’ a fare qualche discorso, poi tutti e due accendiamo il portatile e ci isoliamo dal mondo. Sapere che noi nerd siamo così numerosi mi dà sicurezza, vuol dire che non mi troverò mai impelagato in una noiosa conversazione con degli estranei.

L’arrivo a Lisbona è previsto alle 21.00, ora locale, perciò alle dieci nostrane, perciò fra un paio d’ore. Se non passa la hostess col carrello pieno di leccornie azzanno il vicino.

Due parole sul pasto a bordo. Sul biglietto elettronico che ho ricevuto per posta c’era scritto che all’andata, con Tap, avremmo avuto un pasto, mentre al ritorno, con Lufthansa, sarebbe stato servito uno snack. Quando lo steward (e la hostess figa di prima?) mi ha presentato un panino e un dolcetto ho pensato che fosse l’antipasto, l’ho divorato in dodici secondi e ho chiesto il bis. Lo steward mi ha regalato uno sguardo pietoso e mi ha servito una tazza di brodazza che ha chiamato tè. Per fortuna che so che in Portogallo si mangia bene, sennò l’avrei implorato di riportarmi indietro.

6 commenti

  1. non oso immaginare in che condizioni psicofisiche di giramento di belino foste in quiei momenti in autostrada.quanto è stato poi il danno?

  2. Il termostato è da sostituire, ma la macchina pare vada anche senza, devo chiedere lumi al meccanico. Il carro attrezzi fino al casello è compreso nell'assicurazione e non l'ho pagato, da lì è venuto il mio meccanico, che ha voluto 50 euri, ma perché è un amico di mio padre e c'è rimasto lui ad aspettarlo.

  3. Bravoooo così si fa! Pubblica pure il diario così ho qsa da leggere!!! (che a15 foto per volta, altrimenti arriviamo alla prox estate che le devo ancora vedere tutte!)
    L.

  4. I Pitagorici : se hai bisogno di qualche dritta non farti problemi a chiedere, abbiamo riscritto la Lonely Planet (che ce n'era bisogno, visti i culi che tira qua e là);L : le foto le metto un po' per volta perché su facebook faccio solo una selezione di immagini stronze o semitali, poi le butterò tutte su picasa e le linkerò qui, alla fine del diario. Il diario lo sto scrivendo un po' ogni giorno, alla fine laggiù mi sono limitato a scrivermi quel che facevo di volta in volta, tipo U Carmu, U eletricu, traghetto, pescatori..Ci vorrà un po'.

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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