giardino coatto

Nell’anniversario della Liberazione celebro la fine dell’occupazione nazifascista nel modo più bizzarro, facendomi prigioniero fuori casa. Ciò mi porta a riflettere su come la cattività sia un concetto molto più vago di quel che si pensi se basta dimenticare le chiavi sul tavolo per sentirsi in trappola. La prigionia non ha sempre bisogno di sbarre, oggi sono seduto in giardino, prendo il sole e mi godo il caldo, è una posizione invidiabile, chi passa e mi vede potrebbe pensare che sono la persona più libera del mondo, ma la mia libertà è tutta lì, non esce dal cancello.

Ci trovo un sacco di analogie divertenti con lo stato dell’informazione in Italia, ma sarà sicuramente il sole che mi dà alla testa.

3 commenti

  1. E' ironico, beffardo e quasi paradossale, ma siamo proprio tutti in gabbia, ce le costriamo noi il più delle volte, con anni di lavoro, sacrifici, maschere che ci mettiamo addosso; ci mettiamo così tanto d'impegno che poi non sappiamo più come uscirne, non sappiamo nemmeno se l'abbiamo creata o meno un'uscita. E non ci viene neanche in mente che potremmo costruirla in qualsiasi momento.O almeno provarci.Mi piace come scrivi, sei acuto,intelligente, sarcastico, mi piace.

  2. Ti rivelerò un segreto che sappiamo solo tu, io e l'Ansa:anche a me piace essere acuto, intelligente, e sarcastico quando scrivo, solo che bisogna che le neurotossine siano allineate con le proteine del latte che hanno l'ascendente in saturno, e insomma, è un casino.Il più delle volte ci si arrabatta a mettere delle parole in fila e sperare che abbiano un senso.Comunque grazie eh, fa piacere ricevere dei complimenti ogni tanto.

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