Mostrazzi, fuga dalla cella.

L’orco irruppe nella stanza mulinando la sua ascia, e tutti i presenti fecero un balzo indietro, ululando di terrore. L’unica che rimase al suo posto fu la donna piccoletta, che lo guardò perplessa, chiedendosi “E ora che faccio?”.

L’ascia si abbattè su di lei con uno schianto, aprendola in due dalla spalla al bacino.

“Aaahh!! Aaaahh!!”, fecero i sopravvissuti, poi ognuno cercò di salvarsi come poteva:
Uno strisciò lungo la parete cercando di aggirare il mostro, e una donna lo seguì da vicino, pure troppo da vicino, gli inciampò nei piedi ed entrambi cascarono a terra, a un palmo dalla zampa fetente della creatura.
L’orco tentò di liberare l’arma dal corpo della sua vittima, ma doveva essersi incastrata in un osso, e non c’era più verso di tirarla via. “Grrr!!”, faceva lui, osservando le sue prede rialzarsi e infilare la porta.
Un’altra donna si avvicinò all’orco, con l’intenzione di stordirlo con l’odore di pipa che emanavano i suoi abiti, ma l’unica cosa che ottenne fu di farlo ancora più incazzare: mollò l’ascia e afferrò la meschina per un braccio, emettendo un grugnito di soddisfazione.

Fu in quell’istante che l’uomo biondo tentò di trasformarsi in Hulk mordendosi un labbro, ma gli diventò viola solo quello, i suoi pantaloni restarono azzurrini, e soprattutto il suo fisico mantenne l’aspetto rosa e gracilino tipico della mezza sega che era.

Gli altri personaggi nella stanza si gettarono verso l’uscita correndo intorno all’orco, uno inciampò nel corpo della vittima e gli cadde fra le gambe. L’orco lasciò andare la donna che puzzava di pipa, ma prima che potesse staccare il collo al nuovo arrivato venne distratto dal tizio spilungone, che gli stava puntando un dito contro e faceva “Pum! Pum!” con la bocca.

A quel punto anche il biondo dal labbro gonfio si era reso conto che la via di fuga era un’altra, e corse fuori, attirando l’attenzione dell’orco, e permettendo così ai prigionieri rimasti di scivolargli alle spalle.

Povero orco, quel viavai di carne fresca che gli correva intorno lo obbligava a voltare la testa di qua e di là, e alla fine si trovò da solo, chiuso in una cella umida e con un gran torcicollo.
“Chessadafà peccampà!”, borbottò, e sedendosi sul pavimento strappò via un braccio a quel che rimaneva della sua vittima, poi tirò fuori da una tasca l’Ulisse di Joyce, e fra un morso e l’altro si immerse nella lettura.

Ochei, la prima prova è passata, non senza conseguenze. Ve l’avevo detto che con Mostrazzi non si scherza!
Per ora tirate il fiato, ma non troppo, che altri Mostrazzi sono dietro l’angolo..

19 commenti

  1. Oh, cazzo! Povera Marchesa! E’ stato terribile!

    Panchin, Hardla, scusate se mi son messo a spararvi col dito, non sapevo quello che stavo facendo, niente di personale eh!

  2. Belin che polemici!
    Non è proprio proprio un gioco di ruolo, è più un racconto influenzato dai vostri commenti.
    Il master vi lascia il tempo di pensare, e poi non è che sta sempre attaccato al pici.
    E stasera ci aveva di meglio da fare.

    Sennò potete sempre giocare a rubabandiera..

    Blixxa: Vedrò di inventarmi qualcosa.

  3. no hardla, sono io la donna piccoletta (ma perché poi?!? sono piccoletta?!?), ma Kobayashi mi ha fatto sapere che ho una nuova opportunità di vita… E poi sono anche l’unica imbecille che di fronte ad un orco chiede “che debbo fare'”. Forse neanche Flavia Vento…

  4. Hardla@ sai che sono competitivo. Ho, lì per lì, cercato di eliminare un’avversaria pericolosa ma poi sono stato preso dai sensi di colpa! 😀 😀 😀

  5. Marchesa: Avevo in mente una rentrèe più spettacolare di “eccomi, ero morta poi però no”;

    Sempre la Marchesa, e per estensione gli altri: Non lo so perché ti immagino piccoletta, casomai una volta che ci incontriamo portati un metro da sarta;

    Lara: No no, tu sei quella col vocione;

    Panchin: A te ti faccio fuori appena esci dalla stanza.

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