Metti su la pentola taglia il sedano la carota la cipolla aggiungi il sale buttaci la carne e aspetta. Dice che per fare il bollito ci vogliono due ore, e ne è passata mezza, e mi sono già mangiato un panino col prosciutto uno col formaggio un pacchetto di fonzi e una fettona di granapadano, ho bevuto una Ichnusa e un dito di vino, e adesso scrivo, che sennò continuo a mangiare bere uomo donna e faccio venire l’ora di andare a dormire senza infamia e senza loden, per forza ricevo critiche nell’abbigliamento, il loden di luglio, ma come stai, e comunque secondo me non è vero che la camicia con le maniche corte è esecrabile, in fondo è una polo con molti più bottoni, siete voi che vi fate le fisime perché non sapete inventarvi le regole da soli e cercate di sottostare a quelle degli altri senza peraltro riuscirci, cosa che vi rende fragili e tabagisti, e qui giuro che non sto parlando di nessuno in particolare, che ultimamente il mio blog è diventato il metro dei miei malumori e se scrivo merda c’è subito qualcuno pronto a ribattere che a lui merda non glielo devo dire, e ha ragione,che di solito quando scrivo lo faccio per qualcuno e su qualcuno, ma stasera scrivo per me, lepablog pour lepablò, à la guerre comme à la guerre, j’ai pensè qu’il valait mieux nous quitter sans un adieu, o perlomeno ci provo, che non è facile camminare nel campo minato che ho nella testa, altro che rumore, sai quando parlavo del rumore che ho nella testa? Probabile che fossero le mine quando ci camminavo sopra, poi ti chiedi cosa sono tutte quelle cicatrici, provaci te a farti scoppiare in mano un sogno dopo l’altro, poi mi dici se hai ancora voglia di.

È venerdì, si esce e si va alle feste alle cene si vedono gli amici e si celebra come si conviene la fine della settimana, e io avrei fatto lo stesso, sarei sceso in centro, avrei incontrato qualche amico e saremmo andati in giro a divertirci, parlare e guardare facce a cui non hai mai niente da dire per tempo timidezza o palle che ti racconti lì per lì, solo che piove e ho messo su il bollito, perciò il mio venerdì sera lo voto al culto del bollito che deve cuocere due ore, e sono passai solo quarantasei minuti, te lo dico io arrivare alle nove, avrò mangiato tanta rumenta da trascinarmi a letto in stato di semicoscienza, che rispetto a come mi ci sono trascinato fino a un paio di sere fa sarebbe comunque un successone. E qui sto camminando sul filo del messaggio con destinatario, che è una cosa che voglio evitare, perché nessuna ragione per restare è un’ottima ragione per andarsene, e non scrivere, e non pensare, ad esserne capaci, ma col tempo s’impara anche quello, il tempo ha questa cosa fighissima di far passare tutto, c’è una mia amica che si è appena separata e mi scrive che vorrebbe addormentarsi e risvegliarsi fra tre anni, ma non ha capito che per lei sarebbe passata solo una notte, e allora il tempo cosa ci sta a fare, se non lo lasci scorrere non risolverai mai niente. È una cosa che non ho mai imparato benissimo neanch’io, che di solito voglio tutto subito e al primo successo mi sento già arrivato, e al primo insuccesso me ne vado pensando che non c’è più niente da fare, epperò certe volte se me ne andassi subito forse sarebbe meglio, che andarsene se è ora di finire è un consiglio valido per ogni stagione, ma come fai a convincerti che basta, quando il basta è solo l’ultimo dei mille basta che l’hanno preceduto, che erano basta solo in superficie, e sotto c’era un sacco di roba che aspettava solo di essere tirata fuori, come lo distingui, per forza stai lì a vedere se è un altro di quelli e fai la faccia da si vabbè ci siamo capiti, e quando lo capisci c’è un grosso buco nero ed è troppo tardi per evitare di cascarci dentro.

Ogni volta che capisco di essere scivolato nel personale metto un punto e vado a capo, come un monito a comportarmi meglio e scrivere solo cose inoffensive, tipo la recensione di un film che ho visto di recente, ma non ho visto nessun film di recente, d’estate escono solo porcherie e cosa ti recensisco, Gozzilla? Ochei, Gozzilla parla di uno che una volta è stato il protagonista di una delle più belle serie tv degli ultimi vent’anni, che fa lo scienziato in una centrale nucleare in Giappone, anche se lui è americano, e c’è un terremoto e gli muore la moglie, che è Juliette Binoche, che per me è una delle donne più belle del mondo, perché ha questa bellezza raccontata sottovoce, che la bellezza è una cosa intima fra chi la porta e chi la sa vedere, ed è facile avere dei fantastici occhi azzurri, ma la bocca non la vede mai nessuno.

Un altro film che ho visto di recente è X Men Quello Di Wolverine Che Torna Indietro Nel Tempo, il titolo mi pare fosse quello, dove c’è gli X Men nuovi e quelli vecchi, ma più che altro quelli nuovi, gli altri son passati dieci anni, Halle Berry ne ha per le palle di farsi i capelli bianchi e supereroi basta, e difatti recita con uno scazzo che i robottoni in CGI ci mettono più impegno. Sono le otto, fra un’ora spengo il bollito e me ne vado a dormire, vorrai mica mangiartelo dopo che ti sei ingozzato come uno struzzo? Poi voglio vederti a svegliarti domani mattina, o ad addormentarti, ma quello ci sono abituato.

Niente, qui stiamo finendo gli argomenti, andiamo di recensioni, tipo quella di un film che ho visto un paio di mesi fa e che.

A parte le frivolezze il corso di teatro sta and.

 

 

 

 

 

No, niente, tutto a posto, davvero. Buona serata.

È ora di prepararsi un caffè e andare a lavorare, come stanno già facendo le persone che vedi dalla finestra, che sono tutte lì che si trascinano per il marciapiede del binario della stazione del treno delle ferrovie dello stato, e hanno una faccia che guarda, non lo diresti proprio che è venerdì, perché il venerdì in realtà non è più bello perché poi la sera e il giorno dopo e quello dopo ancora, è venerdì e basta, è un giorno di lavoro, sarebbe come dire che bello oggi muoio ma poi domani vado in paradiso, ma stigrandissimicazzi, scusa eh! Che oltretutto il paradiso non è più quel posto piacevole che ti faceva venire in mente Vanesse francesi sedute nude sul bordo di una piscina vuota in un tripudio di foglie secche mentre cantano una canzone accattivante che gliel’ha scritta Lenny Kravitz, ormai il paradiso è così affollato di celebrità in disuso che sembra la discoteca di Umberto Smaila. L’unica che potrebbe rendermi di nuovo il paradiso un posto interessante è la mia amica omonima, ma non scrive più niente, è proprio vero che quando raggiungi la pace degli studi poi tiri solo a campà. E ci credo che allora uno sceglie l’inferno, anche solo nella speranza di incontrare Hellboy, no?

Comunque lo vedete, il blog vivacchia, il suo padrone credo anche, non sono io il suo padrone, è il signor wordpress, che mi dicono se la cavi abbastanza bene, va al tennis tutte le mattine in scooter e pascola il sanbernardo, beato lui. Io devo dire sto piuttosto bene, cerco di non sciogliermi corpo e conto corrente, che devo comprarmi dei mobili e poi essere integro per poterli sfruttare (si, sto progettando di diventare uno sfruttatore di arredi, il mio sogno è mettere una libreria billy a cucire palloni da calcio), e poi ho cominciato una cosa che mi sta mettendo di quell’umore che non sai se cantare vecchie canzoni ritmenblù con un sacco di uaaah uaaah o scrivere pagine e pagine di idiozie svagate senza una vera ragione. Indovinate io quale ho scelto.

Poi fra poco comincio le ferie, non vado da nessuna parte perché sono diventato la Grecia, dico, nella sfiga manco la fortuna di diventare il Portogallo, no, la Grecia, che a me il mare manco piace, ma forse riusciamo a ritagliarci un fine settimana di svago in una città del centroeuropa fondata intorno al 1200, che mi fa venire voglia di rileggermi Q, e poi il resto dell’estate non lo so mica come lo passerò, che qui vanno via tutti, resteremo solo io e One-Eyed Jack a presidiare il fortino.

Vabbè, ho sempre un casino di fumetti da leggere, fra cui l’ultimo Hawkeye che è bello ma bello, e la saga cosmica scassatutto marvel che oramai lo sai come vanno certe cose, ma son più di duecento numeri, c’è da arrivarci al prossimo inverno e credo che avrei bisogno di un tablet, non uno superfigo, giusto un modello che mi permetta di leggerci sopra i fumetti. Devo cercarlo su ibei.

E basta, vado a chiudere la settimana, che se non lo faccio io qui si lavora ad oltranza fino a ottobre senza neanche dormire più, cosa che fra l’altro ormai faccio abitualmente, che fra concerti e telefonate e birrozzi con persone di dubbia moralità le ore di sonno si sono trasformate in minuti.