Quando abiti in una casa vecchia capita spesso di dover mettere le mani in posti dove non avresti mai pensato di. Anche quando abiti in una casa con tre gatti, ma è un’altra faccenda.

Per esempio il mese scorso mi sono trovato a dover cambiare la lampadina del bagno; niente di serio, chissà quante volte, direte, solo che una volta cambiata la lampadina la stanza è rimasta al buio. Emmaccheccaz, ho detto io, e ho provato a sostituire la lampadina del bagno con quella del salotto, immaginando che forse stavo usando un ricambio fallato, ma anche così..

Il giorno seguente, al lavoro, un collega esperto di quello che succede dentro i fili nei muri mi spiega che se non è la lampadina nove volte su dieci è l’interruttore, che è vecchio e va sostituito. C’è anche l’eventualità che un elettrone sia inciampato nel neutrone e abbia cozzato nel protone scatenando il Caos Primordiale Di Ohm, ma è talmente complicato da capire che decido di andare a comprare un interruttore nuovo.

Lo sostituisco al buio, che quando torno da lavorare non splende più il sole su queste terre dimenticate da Dio, e quando ho finito pigio, e poi ripigio, e poi ripigio ancora, e avrete capito anche voi che Dio in questa frase non è stato citato a sproposito, che prima che si arrivi al punto viene tirato in ballo diverse volte.

A questo punto ho fatto ciò che chiunque al mio posto, ho consigliato al mio collega di trovarsi una fidanzata e ho chiamato un elettricista vero, e nel fare ciò, senza saperlo, ho anche dato una svolta radicale al mio destino.

Arriva Paolo, il mio amico elettricista, butta un occhio alla scatoletta dei fili incassata nel muro e mugugna qualcosa che suona come “estinzione della razza umana”, poi tira fuori il cacciavite e comincia a svitare. Quando tira via il coperchio notiamo una massa di plastica e rame e materia annerita di probabile origine extraterrestre, e io ingenuamente gli chiedo se sia il caso di far decollare gli astrocaccia. No, fai decollare un astroassegno, che qui non te la cavi con due euri, ti ci posso mettere una pezza, ma hai un impianto elettrico che se non vai a fuoco oggi ci vai domani, vai tranqui.

Vai tranqui, mi dice. C’è da cambiare l’impianto elettrico in tutta la casa e vado tranquo. Già.

Insomma che chiamiamo il padrone di casa e gli spieghiamo la faccenda, e lui dice che se c’è da fare si fa, pochi cazzi, che il mio padrone di casa è differente, mica come il vostro che vi fa piovere in casa e se ne batte il cazzo. Dice che però farà venire il suo uomo di fiducia su questo piano dell’esistenza (perché una delle ragioni per cui non vedo mai il mio padrone di casa è che abita in un’altra dimensione) a visionare i lavori e parlare con l’elettricista.

Così succede che lunedì ho in casa l’elettricista a capire cos’è successo, martedì torna col suo aiutante a prendere le misure e farmi un preventivo, mercoledì torna col suo aiutante per incontrare l’uomo di fiducia del padrone di casa, giovedì torna l’uomo di fiducia del padrone di casa col suo aiutante per vedere se quanto calcolato dall’elettricista corrisponde a verità, venerdì mettiamo dei tavolini in giardino e compriamo un blocchetto e una penna per segnare le ordinazioni, sabato si ritrovano tutti compreso il padrone di casa per stabilire una volta per tutte cosa ci sia da fare e domenica scopriamo che il nostro impianto elettrico è stato inserito in un tour europeo di luoghi sacri e riceviamo la visita di un pullman di suore.

Per non farmi cogliere impreparato stampo dei santini simpatici a tema elettrico, come la lampadina che ti illumina il cammino o il Santo Salvavita. Le suore non apprezzano, ma se una fosse anche spiritosa non si voterebbe a una vita di castità, no?

Comunque ad un certo punto le visite calano, i tour operators che organizzano le gite nei santuari hanno scoperto che in casa mia la Madonna non è proprio apparsa, nel senso più tradizionale del termine, è piuttosto precipitata dall’alto in diverse occasioni, e pare che non conti; adesso i pellegrinaggi vengono deviati al Santo Sasso di Sarissola, gemellato con St. Kevin’s Stump, e gli affari vanno a ramengo.

Come se non bastasse da un paio di giorni sono finalmente cominciati i lavori, e via via che le crene si aprono nelle pareti la casa somiglia sempre più alla Sarajevo post-assedio: ieri è venuto a suonarmi alla porta un ambulante marocchino, e quando ha visto che non gli compravo niente mi ha chiesto qualcosa da mangiare; l’ho invitato ad entrare e dividere la mia pastasciutta, ma appena ha visto in che condizioni mi trovavo mi ha invitato lui in trattoria, e ha pure pagato il conto.

Per fortuna domenica partiamo, e fino all’8 gennaio non ci facciamo vedere. Dice Paolo che per quando torneremo a casa i lavori saranno finiti, ma non credo che questo significhi trovare la casa nelle sue condizioni originarie. Oppure si, ma nel senso di quando al suo posto c’era un enorme montagna di detriti. Ho paura che una volta rimesso tutto in ordine avremo bisogno di un’altra vacanza.