Buongiorno, dovrei spedire questa lettera.
Non c’è l’indirizzo.
Come dice?
C’è solo il nome. Qual è l’indirizzo?
Eh non lo so.
Senza l’indirizzo come faccio a spedirla, scusi?
Siete l’ufficio postale, credevo lo conosceste voi l’indirizzo.
Ma secondo lei abbiamo tutti gli indirizzi d’Italia? Almeno in che città vive questa persona, lo sa?
Sì sì, vive qui a Torino. Ma non è di Torino, è di Roma, si è trasferita per lavoro. Fa l’architetto.
Mmm. Non può chiederlo a questa persona, l’indirizzo?
Eh no! Vede, io questa ragazza l’ho invitata a cena, ma lei non è convinta, mi trova delle scuse.
Magari non è interessata.
Ma secondo me sì. Un po’ almeno. Ha quel modo di sorridermi che.. ha presente quando una ragazza ti sorride in quel modo?
Una ragazza no. Però anch’io, quando avevo la vostra età, ai ragazzi gli lanciavo certi sguardi..
Insomma, l’ho invitata a cena. E lei non mi ha detto di no. Mi ha detto che ci verrà se riceverà l’invito per posta.
Uuh che cosa romantica!
Però non mi ha detto dove abita.
Eh ma allora!
Capisce? Io voglio scoprire dove abita e spedirle l’invito, così lei capirà che m’interessa davvero, e magari accetterà di uscire con me.
Ma che teneri che siete. Mio marito una cosa così carina con me non l’ha mai fatta. Pensi che il primo appuntamento me l’ha dato in una camera d’albergo, altro che romanticismo! Va bene dai, mi dica come si chiama che proviamo a cercarla nel computer.
Irene Gambardella.
Ah! È parente di Toni Servillo?
Eh? boh, no. Direi di no.
Bellissimo film, comunque.
Se lo dice lei..
Allora, io qui di Irene Gambardella ne ho cinque. In che zona abita la sua?
Non lo so di preciso, ci siamo sempre visti in centro.
E non l’ha mai accompagnata a casa? Che razza di cavaliere!
C’erano sempre i suoi amici, andava via con loro. Dalle parti della stazione, comunque.
Un po’ vago. Ne restano tre.
Ha trentadue anni e gli occhiali. I capelli neri molto corti. È piccolina, ha gli occhi scuri. Le piace il vino rosso ma non quello frizzante. Ha una bocca appetitosa, le dita lunghissime e le unghie curate.
Basta basta, ho un’idea. Mi faccia fare una telefonata..

Pronto, Daniela? Ciao, sono Nadia, di corso Francia. Senti, ho bisogno che mi trovi una persona. Sulla trentina, bassa, occhiali, capelli neri corti. Aha? Aha? Aspetta che chiedo.

Scusi, la ragazza ha un cane?
No, non mi risulta.
No, niente cane. Aha? Aha? Va bene, ti ringrazio, ciao. Sì, certo. Anche a te e famiglia. Ciao cara, ciao.

Allora, ne abbiamo due. Una sta in San Salvario, via Madama Cristina 66, l’altra in Crocetta, via San Secondo 41.
Come ha fatto? La sua amica lavora nei servizi segreti?
Quasi. Fa la postina. I postini vedono tutto e conoscono tutti.
Sono comunque due persone, non si riesce a fare di meglio?
E lei scriva a tutte e due, no? Vorrà dire che una tizia riceverà un invito a cena da uno sconosciuto di cui non avrà il recapito e non potrà rispondergli. Lei il mittente non lo deve mettere, naturalmente. La sua amica invece ha modo di contattarla per telefono e le risponderà, giusto?
Sì, è vero! Posso fare così!
Coraggio, mi dia la lettera. Facciamo una fotocopia le spediamo subito tutte e due! Vedrà che andrà bene, la fortuna aiuta gli audaci!

QUALCHE GIORNO PIÙ TARDI

Oh, eccolo qua il mio amico romantico! Allora, com’è andata?
Malissimo.
Come, non ha ricevuto l’invito? Ha rifiutato?
Per ricevere l’ha ricevuto, sì. Ha ricevuto la fotocopia. E si è offesa da morire, mi ha accusato di fare così con tutte, di avere una risma di inviti che mando a chiunque, di non avere neanche un po’ di fantasia.
E lei cos’ha risposto?
Che non li ho mandati a chiunque, solo a due persone.
Ma chi le ha insegnato a trattare con le donne, mi scusi? Noi non la vogliamo la verità, vogliamo essere lusingate! Doveva dire nessuna! Doveva dire che sull’originale ha pianto tutta la notte per paura del suo rifiuto, e alla fine la lettera era così zuppa che non si leggeva più, e ha spedito la fotocopia! O che quando ha finito di scrivere le tremavano così le mani per l’emozione che ha infilato nella busta il foglio sbagliato! Ma santa madonna! La verità, ma pensa te!
E io adesso cosa faccio?
Immagino che non le sorriderà più in quel modo là.
Ma neanche vuole vedermi! Lei mi deve aiutare, l’idea della fotocopia è stata sua, è sua responsabilità tirarmi fuori da questo guaio!
Vediamo.. potremmo ricattarla. Sappiamo dove abita, sappiamo cosa riceve per posta.. quei completini viziosetti in pelle.. i frustini..
Lo sappiamo? E come facciamo a saperlo?
Ha presente quando un negozio online le garantisce la massima riservatezza sui suoi acquisti riguardo imballaggio, spedizione e documenti di trasporto? Ecco, le sta mentendo. A noi arriva tutto, accuratamente dettagliato.
Il ricatto non mi sembra la soluzione migliore, però.
No, ha ragione. A che serve conoscere i gusti sessuali di una persona se poi non se ne può godere? Però se il ricattatore fosse qualcun altro..
Possiamo evitare tutta questa faccenda del ricatto? Mi sta mettendo a disagio.
Potremmo organizzare uno scippo! Qualcuno le frega la borsa, lei la recupera e gliela riporta. Perdono e riconoscenza in una botta sola, e a fine serata magari vediamo pure il completino in pelle. Eh?
Ma chi lo conosce uno scippatore?
Ne abbiamo una decina a libro paga. O davvero crede che le pensioni che si fregano qui fuori finiscano in mano a dei ladruncoli da ridere? Noi l’economia la facciamo girare, sa.
Ma è furto!
Reinvestimento.
No, ci dev’essere un modo meno aggressivo di farmi perdonare.
Noi siamo le poste, mica Alberto Castagna. Provi a mandarle dei fiori.
Ecco, dei fiori! Grande idea! Sa se c’è un fiorista qui vicino?
Lasci stare, ci penso io, facciamo prima.

Pronto, Adele? Ciao, sono Nadia, ufficio centrale. Senti, mi servirebbe subito una consegna di fiori in via San Secondo 41. Hai qualcosa in zona che si possa dirottare urgente? Ce l’hai? Grazie, sei un tesoro, a buon rendere! Ciao cara, ciao.

A posto. Due minuti e glieli consegna.
Due minuti? Cosa c’è, un fiorista nel portone?
Un postino stava consegnando in quella via. Porta il mazzo di fiori alla sua ragazza invece che al destinatario. Poi quelli glieli consegnamo in un secondo tempo. Fra colleghi ci facciamo spesso di questi favori.
Ma che fiori sono?
Ma che gliene importa? Se ne intende di fiori?
No, per niente.
E allora vanno bene tutti, stia sereno. Vedrà che..
Mi scusi, il telefono. È lei!

Pronto Irene? Ciao!
Eh? I fiori? Beh sì, volevo..
Come dici? Che biglietto?
Ah! Certo! Quel biglietto!
Sì, chiaro, l’ho scritto io, sì. Ti è piaciuto?
Come?
Cosa?
No, asp..
Irene, io non..
Irene aspetta!
Pronto! Pronto!
Allora? Le è piaciuto?
Dei crisantemi.
Dei crisantemi?
Le avete portato dei crisantemi.
E allora? I crisantemi sono fiori bellissimi, a un sacco di donne piacciono. Pensi che nella cultura giapponese..
Sul biglietto c’era scritto “Addio cara nonna”.
Ah.
Eh, mi spiace.
Povera nonna.
Già.
Potremmo provare a..
No! Non si prova più niente! Lasci perdere, lei non è in grado di aiutarmi! D’ora in avanti me la cavo da solo, non s’intrometta più!
Come vuole. Allora mi faccia la cortesia di spostarsi dallo sportello, così posso occuparmi di questo grosso signore con la faccia da assassino. Buongiorno signore, mi dica.
Senta, qualche giorno fa qualche spiritoso si è permesso di spedire a mia moglie un invito a cena. Sulla busta c’era il timbro di questo ufficio. Io vorrei fargli un paio di domande a quest’individuo, ma brevi, perché mi prudono già le mani.
Ah non posso aiutarla, mi spiace. Mi è stato intimato di non intromettermi più in questa faccenda. Si rivolga direttamente al responsabile, è questo signore qui. Buona giornata.

Una domenica apro internet e leggo che Gesù è tornato sulla Terra e va in giro per Torino.

Sarà un amico della ballerina Anna, penso, e passo oltre, che a me dei matti frega solo quando me li trovo davanti armati. Solo che questo non è matto, è Gesù, e per dimostrarlo si mette subito a fare proselitismo per strada, ma nessuno lo caga, tranne la polizia che lo porta in questura per accertamenti. È senza documenti, lo mettono in cella, ma il giorno dopo lo rilasciano, dopotutto non ha fatto niente di male, se vuole andare in giro vestito con un lenzuolo sono cazzi suoi.

Così Gesù torna in strada, e dopo qualche giorno che se ne va in giro evitato da tutti si avvicina una ragazza e gli chiede se possono farsi una foto insieme da mettere su facebook.

“Cos’è facebook?”, chiede Gesù.

“Minchia raga, questo non conosce facebook!”

In un attimo tutti vogliono incontrare Gesù, parlare con lui e farsi la foto insieme a quella bestia strana che non ha mai visto facebook. Il giorno dopo lo conoscono tutti come “l’uomo che non è su facebook”, e i giornali cominciano a parlare di lui. Adesso che è diventato famoso bisogna aprirgli una pagina facebook, che viene chiamata “la pagina facebook dell’uomo che non è su facebook”, ma siccome è un po’ troppo complicato lui suggerisce di chiamarla semplicemente Gesù.

Sembra funzionare tutto per il meglio, in un attimo si fa dodici amici coi quali condivide parabole brevi ed efficaci che diventano subito virali. Il suo video in cui cammina sulle acque fa il botto su youtube, Fazio lo invita in trasmissione, l’hashtag #messia è il più utilizzato ovunque. Impennata di conversioni, la popolarità della chiesa è alle stelle. Gesù ci prende gusto, si apre un blog, passa le giornate su twitter, sulla sua pagina instagram le foto di pane e pesce si moltiplicano.

Finché.

Una mattina, sul blog www.iocristo.it, compare un articolo contro i mercanti farisei, che hanno adibito il tempio cittadino a luogo dove concludere i propri commerci. Gesù sostiene che il comune dovrebbe fornire loro un edificio più consono, e restituire la chiesa alla propria funzione, che non è di certo quella di maneggiare denaro.

La reazione è immediata: per primi si alzano i sindacati di categoria, stanchi di fare da capro espiatorio, già ci fate pagare le tasse, cos’altro volete da noi, piuttosto convincete i turisti a girare nei giorni feriali, che la domenica siamo chiusi e non possiamo guadagnare.

Poi viene il comitato di quartiere: se ci mettete il mercato vicino a casa non sappiamo più dove parcheggiare, e i camion tutta la notte, qui siamo gente per bene che si alza presto.

Poi il centro islamico che reclama un luogo di culto per sé, ce lo siamo pagato, lasciatecelo costruire dove ci pare.

Poi di nuovo quelli del quartiere, che gli islamici no allora meglio il mercato.

Poi Salvini che le chiese ve le fate a casa vostra, ma non si capisce più a quale si riferisca, fra l’altro anche Gesù è arabo, tanto per aumentare la confusione.

L’unico che si tiene fuori dalla polemica è Gasparri, che quando ha visto la foto di Gesù su internet ha commentato “Avete rotto il cazzo con sto Jim Morrison”.

Gesù prova a difendersi: lo hanno già crocifisso una volta, non rifarà gli stessi errori. Scrive sulla sua pagina facebook un messaggio ai fedeli in cui li esorta al perdono e alla comprensione, ma ricorda loro che ognuno ha il diritto di esprimere la propria opinione in tutta libertà, e che il confronto civile è alla base della democrazia e stimola la crescita intellettuale.

Le risposte più garbate gli augurano di morire gonfio, c’è chi gli insulta la madre e chi mette in dubbio la sua discendenza divina. Danno del cornuto a San Giuseppe, alludono a un’amicizia particolare fra la Madonna e l’asinello, gli suggeriscono che se non vuole più risalire al cielo può ricreare la comunione celeste ficcandosi la cometa nel culo.

I filoisraeliani lo odiano in quanto palestinese, ma lo aggredisce anche la sinistra radicale perché comunque resta un ebreo.

Circolano delle immagini animate in cui John Travolta mostra la sua merce nel tempio e Gesù gli tira una scarpa.

La Chiesa, che prima lo aveva supportato con calore, gli volta le spalle: papa Francesco in un’omelia invita i fedeli a diffidare dei falsi profeti.

È un inferno, la popolarità di Gesù è ai minimi termini, il governo gli affida una scorta quando gli recapitano una busta con dentro un proiettile; la gente per strada lo ignora, poi in rete gli augura la peste nera.

Poi qualcuno gli tende una mano, inaspettatamente: Gianni Morandi gli scrive una lettera e la pubblica su facebook, visibile a tutti. Il cantante gli suggerisce di modificare la propria condotta: “se vuoi avere successo devi mostrarti amico di tutti! Spendi sempre una buona parola per i più deboli e soprattutto non criticare mai!”. Dice che non deve perdersi d’animo, che ha fatto del bene a tutti e che è certo, tutti se ne ricorderanno e gli perdoneranno una piccola svista. In fondo nessuno è perfetto, ed è giusto che non lo sia neanche lui, perché è un uomo come noi, coi suoi difetti e le sue debolezze, ed è proprio per questo che gli vogliamo tutti bene. Un abbraccio.

Tutte le critiche cessano, le cattiverie vengono spazzate via. Dall’oggi al domani tutti vogliono essere amici di Gesù e fanno a gara a chi gli mostra più comprensione. Gli stessi che davano della donna facile a Maddalena ora mostrano il petto in difesa del pover’uomo così ingiustamente bistrattato. Anche Gianni Morandi viene osannato, ma quello succedeva anche prima.

Dopo qualche giorno i due si fanno fotografare insieme mentre vanno al cinema a vedere l’ultimo Guerre Stellari.

Gianni Morandi gli suggerisce di scrivere qualcosa a riguardo, ma di non prendere posizioni, che i fans sono piuttosto suscettibili su quell’argomento.

“Scrivi un commento che metta d’accordo tutti, non ti sbilanciare troppo”.

Gesù pubblica un tweet: “Gran bel film! Peccato che non sia stato tenuto il miglior personaggio della saga, quel simpatico alieno con le orecchie da cocker!”.

Il giorno dopo internet esplode.

Mentre sto scrivendo davanti al monitor più rigato del mondo, in una piccola pensione cino-piemontese, nei pressi dell’ospedale Maria Vittoria di Torino, il Subcomandante è salita in camera e probabilmente la troverò già russante. Oppure sbaglierò camera, che già per farsi dare la chiave giusta è stata una commedia.
Siamo a Torino per la fiera del libro, partiti il sabato pomeriggio per vedere Ascanio Celestini e sgroppati giù da un autobus dopo mezz’ora di stumpetestampete sull’acciottolato che sarà pure sabaudo ma ti fa tornare su la cena.
E si che non era buona neanche la prima volta.

Insomma, Celestini era bello, io però ne ho visto venti minuti e poi sono andato a fare un giro, che la fiera l’è sempre la fiera, e volevo vedermene un po’ di anteprima prima di buttarmici dentro domani mattina.

La prima impressione è che l’è sempre la fiera un par di coglioni, la crisi si sente, si sono rimpiccioliti gli stand, imbruttite le standiste, ma forse è solo che nel frattempo non ci sono più i miei amici da anare a salutare. Verai che domani, quando mi siederò ad ascoltare Marino Sinibaldi farmi fahrenheit lì davanti, mi sembrerà tutto più bello.

E c’era Beppe Gambetta che schitarrava a palla, però Augias non c’è venuto a litigare con dio.
Vado a letto, che la d non funziona, ‘sta tastiera perde i tasti, fra poco si chiamerà solo era.