Anni fa, grazie al supporto economico della pro loco, fondai con i miei amici una specie di giornale di una sola pagina, ripiegato in tre come le lettere che la banca ti manda per farti sapere che ti chiuderà il conto dato che sei in rosso di svariati miliardi e ha pure il sospetto che sia stato tu a scassinarle il bancomat la settimana scorsa. Era il precursore del Foglio di Ferrara, e se lo avessi saputo col cazzo che partecipavo, ma allora eravamo puri, io e i miei amici, e ci mettemmo il cuore e l'impegno.
Si chiamava Ronco Scrive, quasi come il paese in cui abitavamo; ci occupavamo di cose di nessuna importanza, racconti, ricette, pensieri sparsi.. Io curavo una rubrica di consigli femminili che si chiamava I Consigli Di Renza, e mi firmavo invertendo nome e cognome: Pablo Renza. Dispensavo informazioni utili, tipo cosa fare se un cinghiale ti viene a vivere in bagno, o come nascondere il cadavere di tuo marito dopo che l'hai ucciso col frullatore, cose che possono sempre tornare utili a una casalinga di un piccolo paese.

Il giornale ebbe vita breve, da una parte il direttivo della pro loco voleva che scrivessimo quanto era bella la sfilata di natale cui partecipavano cinque persone compresi i tre membri dell'associazione più la moglie e il figlio di uno dei tre, dall'altra si era manifestata l'ostilità di alcuni lettori, che si sentivano vituperati dai nostri articoli.
E quando dico alcuni intendo dire uno, una signora che si chiamava Renza per davvero, e che temeva di venire scambiata per l'autrice delle mie scempiaggini.
Cosa volete che vi dica, in un piccolo paese ci sono così poche opportunità per svagarsi che ognuno si arrangia come può.
Mi telefonò un giorno per manifestarmi tutto il suo disappunto, e mi diffidò a firmarmi ancora col suo nome. Così feci, non mi andava di dare un dispiacere a una lettrice affezionata, e poi le sue ragioni erano talmente evidenti che come facevo a rifiutare? Scrissi subito un pezzo che venne pubblicato nel numero successivo, in cui le chiedevo scusa, ma non intendevo cambiare nome, e sai che c'è? Vaffanculo.

Chiudemmo comunque dopo un mese, ma almeno mi ero tolto una soddisfazione.

L'ho incontrata per strada poco fa, la vera Renza, col colbacco e gli occhiali da sole rotondi, sembrava Yoko Ono. E non mi ha salutato. Evidentemente mi serba ancora rancore per quell'episodio, ma bisogna capirla, sono passati tanti anni, ma il paese non ha migliorato la propria offerta in fatto di svaghi.

Ho pensato di omaggiarla, Renza, e contemporaneamente di mostrarvi un esempio della rubrica che curavo allora. Faceva più o meno così:

 

I consigli di Renza – Cosa fare se incontrate Yoko Ono per strada.

Care amiche, con l'avvicinarsi delle feste natalizie è probabile che alcune di voi decideranno di partire per un bel viaggio, e cosa c'è di meglio di New York, la città che non dorme mai, con le sue vetrine sempre luccicanti?
Le Maldive, per esempio, ma metti che ci siete già state.
Ma New York non è solo la città dello shopping, qui ci vivono molte delle celebrità che vedete sempre sui giornali più ricchi di questo, quelli che si possono permettere anche le foto!

Pensate, siete lì che camminate sulla Quinta Strada, il naso in su ad ammirare i grattacieli, e tutto ad un tratto vi trovate faccia a faccia con Yoko Ono! Non sarebbe incredibile?
Dovesse capitarvi non potete assolutamente rischiare di fare brutte figure, dovete cogliere l'occasione per lasciare il segno!

Innanzitutto cercate di assicurarvi che sia davvero lei: se ha gli occhiali scuri e un buffo cappello potete stare tranquilli, ma se indossa una camicia coreana e ha i capelli a spazzola correte via! È Kim Jong Il, il dittatore nordcoreano!

Una volta rassicurati sull'identità della signora potete fare le presentazioni. Occhio alla pronuncia, anche se l'aspetto potrebbe ingannarvi il suo nome si pronuncia con la enne, non con la emme. E per carità, se vi chiamate Chapman usate il cognome di vostro marito!

A questo punto, se avete giocato bene le vostre carte, la signora Ono si sarà fermata volentieri a scambiare due chiacchiere con voi: ditele che avete quasi tutti i suoi dischi, evitate di esagerare mettendoci anche Starpeace, capirebbe che la state prendendo per il culo.

Una volta ottenuta la sua fiducia siete pronte, tirate fuori una copia di quel capolavoro di buon gusto che è Season Of Glass e chiedetele di autografarvelo proprio sopra la lente insanguinata di John, quindi salutatela calorosamente e fate quello che tutti si aspettano dal 1980 ad oggi: andate ad aspettarla sotto casa con un revolver Charter Arms 38 Special e quattro proiettili.