bannerLa prima cosa che notarono, appena riaprirono gli occhi, fu che non si trovavano più nella loro stanza confortevole, davanti al computer, ma in una cella rotonda, buia e umida, dal soffitto molto alto.

Una porta dall’aspetto solido chiudeva l’unica via d’uscita, e di fronte ad essa , ad alcuni metri da terra, una piccola finestra dominava la stanza.

Solo in seguito si accorsero della presenza di persone insieme a loro. Si guardarono e si contarono, confusi.

“Dove siamo?”, chiedeva uno. “Ma che posto è questo?”, “Come siamo finiti qui?”

In una situazione normale si sarebbero forse presentati, ma quella non era affatto una situazione normale, occorreva uscire prima di tutto da quella prigione. Una delle donne del gruppo, quella che odorava di tabacco da pipa, si avvicinò alla porta, la spinse, e sentenziò:

“Di qui non si esce, è chiusa”.

Lo spilungone replicò con tono saccente:

“Perché non provi a tirarla?”.
“Forse perché non c’è la maniglia, genio!”, gli rispose in malo modo quella.

Neanche due minuti che si trovavano lì e già il loro rapporto andava incrinandosi. Forse non sarebbero sopravvissuti a Mostrazzi..

Una voce dall’alto li distolse dai loro pensieri.Kobayashi

“Benvenuti a Mostrazzi!

Un uomo li stava osservando dalla finestra. Indossava una giacca elegante, e il suo viso dai lineamenti vagamente orientali non lasciava trapelare alcuna emozione.

“Sono l’avvocato Kobayashi, sono stato incaricato di illustrarvi alcuni aspetti del gioco, per permettervi di muovere i primi passi.”
“L’Avvocato Kobayashi!”, disse il tizio biondo, “lavora per Keiser Soze!”
“Non più”, rispose l’avvocato, “alla lunga mi sono reso conto che non era abbastanza cattivo per i miei gusti, e sono passato alle dipendenze di un vero farabutto.”

La vociona di una donna interruppe quell’amena conversazione:

“Dicci chi sei e perché ci hai portato qui!”

“Chi sono ve l’ho già detto, sono l’Avvocato Kobayashi, e non sono stato io a portarvi qui, ma il mio padrone, quando avete accettato di giocare a Mostrazzi.”
“E’ un gioco questo?”, chiese un’altra donna piccoletta, “E dov’è il tabellone? E i dadi? E le casette?

“Ho detto un gioco, ma non Monopoli”, rispose l’avvocato scrutandola severo, “In questo gioco non ci sono fiaschi, né candele o paperelle. Le pedine sarete voi, e il mondo di Mostrazzi il vostro tabellone. Dovrete muovervi attraverso di esso, affrontando i mille pericoli che incontrerete, e potrete contare solamente su voi stessi. Di tanto in tanto vi verranno proposte delle situazioni, e voi dovrete decidere cosa fare. Ma dovrete scegliere bene, perché il vostro comportamento potrebbe fare la differenza fra la vita e la morte.

“Non ho capito”, disse l’altra donna, quella che era rimasta in un angolo senza parlare.

“Te lo spiego subito”, rispose l’avvocato, e con un gesto indicò la porta, che si spalancò di botto.

orcazzo!L’intero vano dell’uscita era ostruito da un orco gigantesco, dalla pelle verde, con due mani enormi che brandivano un’ascia. Entrò nella stanza urlando, e si mise a mulinare l’arma, chiaramente intenzionato a macellare qualcuno.

“Orca loca!”

Puttanazz..
“Aaahh!!!!”
“Minchia!
“Ma non potevi startene zitta, mannagg..”

 

Dalla sua finestra, l’avvocato Kobayashi lanciò un’ultima occhiata ai poveretti nella cella, e prima di scomparire nell’oscurità disse loro: “Decidete, se volete vivere”..