Un’associazione di arbitri di calcio vorrebbe pubblicare una raccolta di racconti su di loro, e mi ha chiesto di partecipare.

Ho raccolto tutto quello che so di questa categoria per vedere se riuscivo a tirar fuori un racconto decente, ma ho scoperto che sugli arbitri di calcio so pochissimo, tranne che corrono parecchio e si vestono male.

Anni di frequentazione della Gradinata Nord mi hano reso molto più esperto sul mestiere delle loro mogli.

Che cosa mangia un arbitro? Quante ore dorme ogni notte? Perché, nonostante l’assenza di difese naturali, preferisce gli ampi spazi erbosi alle più sicure tribune, e così si espone alla ferocia dei predatori?

Ho girato le mie domande ad Alessandro, il mio contatto all’interno dell’associazione.

Non lo conosco personalmente, o almeno non credo: ha un gemello con cui facevo teatro, magari si sono scambiati il posto a mia insaputa.

È un uomo scrupoloso, Alessandro, e mi ha inviato subito una trentina di pagine sull’argomento che mi interessa, e per dimostrarmi di non essere suo fratello attore mi ha allegato i suoi baffi.

Ho così tanto materiale da esaminare che adesso che finisco di leggere tutto si è fatto natale, ma alla fine credo che ne saprò più io di wikipedia.

Ecco alcune delle curiosità che ho scoperto fin qui:

  • Solitamente in campo sono convocati quattro giudici di gara: l’arbitro, il guardalinee, il terzo uomo e Orson Welles nella parte di Harry Lime;
  • Le mutande degli arbitri sono slip bianchi con l’apertura davanti e l’elastico grosso. Hanno le cuciture rinforzate e sono così brutti da smorzare all’istante ogni appetito sessuale.
    Questo è necessario per impedire i tentativi di corruzione da parte di certi presidenti senza scrupoli, che prima della partita si introducono nello spogliatoio in guepière. Succede più spesso di quanto immaginate. Un presidente famoso per avere tentato più volte questo tipo di minaccia è stato Demetrio Torrepietra, patron della Dinamo Biroccio, ma lui vestito così ci andava pure al lavoro;
  • Esiste un’antica leggenda secondo la quale l’ombra di un arbitro posto a mezzogiorno sul dischetto di centrocampo indica con la testa il luogo in cui sarebbe sepolto il favoloso tesoro di capitan Barbaspaziata.
    Nessuno l’ha mai trovato perché la leggenda non specifica in quale campo e quanto dev’essere alto l’arbitro;
  • L’arbitro Collina è davvero pelato. Non ricorre a trucchi o computer grafica, i capelli che gli mancano sono proprio i suoi.

Per il momento è tutto, se volete saperne di più sugli arbitri di calcio dovrete comprarvi il libro.

Solo che non credo lo venderanno, mi sa che sarà una strenna natalizia ad uso interno.

Potreste iscrivervi a un corso di arbitri e diplomarvi entro gennaio, data di scadenza per la consegna del materiale, quindi entrare nell’associazione e ricevere il prezioso dono. Ne varrebbe la pena, mi hanno detto che gli autori contattati sono tutti di grande prestigio. Uno su tutti Renato Busone, giudice di gara romano, che ha inviato una sua autobiografia in tredici volumi. Il limite massimo è due pagine e mezza carattere dodici, ma gli hanno promesso che in fase di editing cercheranno di tagliare il meno possibile. Lui ha chiesto che per completezza venissero inseriti solo tutti i capoversi, credo che varrà la pena di leggerlo.