Ho passato la mattina a scrivere due pagine, fra un cazzeggio e l’altro, di un racconto che vorrei finire tanto per dimostrare a me stesso che se voglio mi metto lì e scrivo un racconto così, da niente, che mi sono scocciato di sentirmi ripetere che devo finire il romanzo, che una volta ero più bravo, no, non ero più bravo, avevo solo più tempo, so scrivere di pancia anche adesso se mi va e te lo faccio vedere, brutta testa di cazzo.

Mi piace quello che ho scritto, sono solo due pagine e terminano all’inizio, nel senso che da dove si trova adesso il protagonista può fare qualunque cosa, e difatti non so cosa fargli fare, così mi è venuta un’idea, pianto lì di scrivere quel racconto, ma per evitare che me stesso cominci a ripetere la tiritera di me che non so più scrivere (e gli ricordo che ho il pici pieno di racconti cominciati e mai conclusi, cosa sarà mai uno di più) ne comincio un altro, fingendo di dimenticare che dovrei anche preparare il pranzo e magari andare a raccogliere legna, che se non lo faccio di sabato non lo faccio più, ma tutti questi impegni pesano e non ho voglia di farmeli pesare addosso, e decido di ignorarli, vada come vada, sono un irresponsabile da quando avevo sei anni, ormai ho maturato una certa esperienza.

Ne comincio un altro, completamente diverso, e poi cerco di legarli insieme, oppure riprendo la storia da un altro punto di vista, oppure lo abbandono, oppure magari mi metto a lavorare al romanzo. Però prima mi faccio da mangiare.

Ho passato la mattina a scrivere due pagine, fra un cazzeggio e l’altro, di un racconto che vorrei finire tanto per dimostrare a me stesso che se voglio mi metto lì e scrivo un racconto così, da niente, che mi sono scocciato di sentirmi ripetere che devo finire il romanzo, che una volta ero più bravo, no, non ero più bravo, avevo solo più tempo, so scrivere di pancia anche adesso se mi va e te lo faccio vedere, brutta testa di cazzo.

Mi piace quello che ho scritto, sono solo due pagine e terminano all’inizio, nel senso che da dove si trova adesso il protagonista può fare qualunque cosa, e difatti non so cosa fargli fare, così mi è venuta un’idea, pianto lì di scrivere quel racconto, ma per evitare che me stesso cominci a ripetere la tiritera di me che non so più scrivere (e gli ricordo che ho il pici pieno di racconti cominciati e mai conclusi, cosa sarà mai uno di più) ne comincio un altro, fingendo di dimenticare che dovrei anche preparare il pranzo e magari andare a raccogliere legna, che se non lo faccio di sabato non lo faccio più, ma tutti questi impegni pesano e non ho voglia di farmeli pesare addosso, e decido di ignorarli, vada come vada, sono un irresponsabile da quando avevo sei anni, ormai ho maturato una certa esperienza.

Ne comincio un altro, completamente diverso, e poi cerco di legarli insieme, oppure riprendo la storia da un altro punto di vista, oppure lo abbandono, oppure magari mi metto a lavorare al romanzo. Però prima mi faccio da mangiare.