Riassunto delle puntate precedenti:

Introduzione
Bruno Lauzi – Garibaldi Blues
Peggy Lee – Why Don’t You Do Right?
Tony Bennett & Lady Gaga – The Lady Is A Tramp
Joni Mitchell – Chelsea Morning
Neil Young – Cortez The Killer
Banda El Recodo – El Corrido De Matazlan
Los Cuates de Sinaloa – Negro Y Azul: The Ballad Of Heisenberg
Los Tucanes de Tijuana – El Chapo Guzman
Cholo Valderrama – Llanero si soy llanero
Celia Cruz – La Vida Es Un Carnaval
Duke Ellington – The Mooche
Renato Rascel – Romantica
Igor Stravinskij – Pulcinella Orchestral Suite – Part I/III
David Bowie – Pablo Picasso
Prince – Cream
Wu-Tang Clan – C.R.E.A.M.
Frances Yip – Green Is The Mountain
VIXX – Error
Ili Ili Tulong Anay – Mvibe
Mahani Teave & Viviana Guzman – Flight Of The Bumblebee
Martina Trchová – U Baru
ZAZ – Qué Vendrá
Incubus – Megalomaniac
Cartola – Alvorada
Yes – The Revealing Science of God (Dance of the Dawn)
No – Meet Me After Dark
Moby – My Weakness
Waka Flocka Flame feat. Drake – Round Of Applause
Sugarcubes – Hit
Kassav’ – Zouk-la sé sel médikaman nou ni
Gary Numan – Unreleased 7Up TV commercial music
Radio Tehran – Tamume chiza
Portishead – The Rip

Vi avevo lasciati sulle atmosfere noir dei Portishead e quindi ripartiamo da qui, da uno dei loro pezzi più famosi.

La canzone Sour Times compare nel loro primo album Dummy, del 1994, e insieme a Glory Box è uno di quei pezzi che ricordiamo per primi quando sentiamo parlare dei Portishead. Quel giro di basso che si chiude con un vibrato di corde e che si ripete per tutta la canzone, ne costituisce l’ossatura principale e diventa il suo elemento più riconoscibile. Quel giro lì è una campionatura di un pezzo di Lalo Schifrin che si intitola Danube Incident, e venne composto per la serie tv Mission: Impossible.

Lalo Schifrin è infatti il compositore del tema più famoso dopo quello di 007, che ricordiamo tutti grazie ai film con Tom Cruise. Della vecchia serie tv non parla più nessuno, destino infame quello delle vecchie serie tv che aprono la strada a migliaia di produzioni simili e poi vengono dimenticate, finché arriva uno piccoletto che ne fa un remake in chiave moderna ed è il trionfo e la condanna insieme: tutti si ricorderanno per sempre del piccoletto e nessuno più della vecchia serie tv. Io per esempio la vecchia serie la ricordo, ma mi piace molto di più il ciclo di film del piccoletto, di cui peraltro è uscito l’ultimo capitolo non troppo tempo fa e me lo sono visto giusto ieri sera, e adesso mi sento come dopo due ore stravaccato sul divano a guardare video di Tiktok e a mangiare cioccolata: non è male, ti intrattiene, ma è solo fuffa.

È una vita durissima quella di noi appassionati di cinema di spionaggio, escono pochi film e non sempre di buona qualità. Non che il ciclo di Mission: Impossible lo sia, o che si possa definire spionaggio, è più un film che parla grossomodo di spie con ottime scene d’azione, ma perlomeno quel che vedi ti diverte e alla storia tirata per i capelli smetti di pensarci. È successa la stessa cosa con Skyfall, uno dei migliori 007 del ciclo con Daniel Craig, che quando finisce sei soddisfatto, almeno finché non ripensi a quel che hai appena visto. Se n’era parlato qui, un sacco di anni fa.

Adesso che anche lui è uscito di scena col botto non sappiamo se e quando uscirà un nuovo film, chi lo interpreterà, quali altri stereotipi di James Bond verranno abbandonati per svecchiare il personaggio. Per un po’ mi sono consolato interpretando io l’agente segreto britannico, ma ormai anche quel ruolo non mi appaga più, ci vuole qualcosa che mi distragga.

Per fortuna il mondo delle storie di spie è più ampio di quello rappresentato dagli agenti indistruttibili che saltano giù dai palazzi, e cercando un po’ si riescono a trovare prodotti che lo raccontano in una chiave diversa.
È il caso di Slow Horses, una serie tv prodotta da Apple che racconta le vicende di un gruppo di agenti scartati dall’MI5, e guidati da uno strepitoso Gary Oldman untissimo e carismatico. Mi ha coinvolto così tanto che mi sono letto subito anche i romanzi tradotti in italiano (per il momento sono tre, ma immagino che col tempo verranno tradotti tutti, circa una decina), e adesso sto cercando altri prodotti del genere.

Slow Horses (TV Series 2022– ) - IMDb

Lalo Schifrin invece ci andava giù pesante col cinema. Oltre a Mission: Impossible compose anche la colonna sonora della saga dell’Ispettore Callaghan e di quella di Amityville, due nomi che i lettori più giovani difficilmente conosceranno, visto che non hanno ancora ricevuto alcun rilancio. No, aspetta, di Amityville sì, ne esce praticamente uno all’anno, e hanno tutti in comune la stessa trama: famiglia si trasferisce nella casa infestata e muore; ogni nuovo film mantiene il nome della cittadina nel titolo, ma oramai sono come gli spaghetti western degli anni ’70, hanno raschiato il fondo e non sanno più cosa evocare per farci capire che stavolta la minaccia è seria, mica come le altre volte. Pare che i prossimi film della serie si intitoleranno Amityville giramento di palle, Amityville la vicina di casa che tiene il volume a stecca, e Amityville la bolletta del gas.

Schifrin avrebbe dovuto comporre anche la colonna sonora de L’Esorcista, ma quando fece ascoltare la composizione al regista del film, questo lanciò la cassetta dalla finestra e affidò il lavoro a Mike Oldfield.
La cassetta prese in faccia un giovanissimo Hans Delbruck, figlio di immigrati tedeschi, che la ascoltò e ne rimase talmente impressionato da imparare a suonare il pianoforte. Qualche anno dopo mise su un complesso con alcuni amici e incise alcuni brani su quella stessa cassetta, che aveva conservato appositamente a quello scopo, poi portò la cassetta all’ufficio di William Friedkin, che in quel periodo stava lavorando al film Sorcerer, lo aspettò fuori e quando lo vide avvicinarsi gliela tirò in faccia gridandogli che non si buttano i rifiuti dalla finestra.

Su Friedkin e le storie che girano intorno al suo film più famoso ci sarebbe da scrivere un episodio apposta, ma noi siamo qui per parlare di musica, quindi per ora fermiamoci a Lalo Schafrin, poi la prossima puntata vedremo.

(continua)

Oggi è il compleanno di Bj⌂|¿úíᡤõÒ…

Oggi è il compleanno di BjÕÔßÓ▀̦▄Ý…

Oggi è il compleanno di Bjäåã..di BjàâáÝJå.. di Bj,-!!↓..

Vabbè, di Bjork. E come avrete intuito io non so scrivere la o con l’umlaut, e forse è per questo che non sono andato alla sua festa di compleanno, perché ogni volta perdo ore a spiegare al tassista dove mi deve portare e finisco per non uscire mai dall’aeroporto di quel posto dove sta lei.
Ieri sera poi ho fatto tardissimo, che mi sono imbucato a un raduno clandestino di scrittori fingendomi lo psicanalista di una mia amica brava a fare quelle robe lì, e la serata stava andando molto bene, c’era Carver che parlava di cani morti, ma poi una bambina cinese si è intrippata a guardare un video rumoroso sul cellulare, e una ragazza invero molto bella ha cercato di attirare la sua attenzione agitando l’ombrello, come si fa coi gattini. La bambina era cinese, non stupida, una cinese nata in Italia da cinesi nati in Italia, e le ha lanciato un’occhiata che suggeriva un utilizzo molto più interessante dell’accessorio, e la serata si è un po’ ammosciata. Siamo andati a bere un amaro in un posto suggerito dal cugino di Odifreddi, un locale dove si ballava il tango, sua grande passione. Non ero mai stato in un posto così, mi sono guardato intorno e ho notato la signora Thatcher appoggiata al banco a bere vodka. La cosa mi ha stupito, ma ammetto di essere sempre stato ignorante in politica internazionale. La mia amica si è lanciata in un tango acrobatico col cugino di Odifreddi, io e la ragazza invero molto bella abbiamo scambiato qualche parola, ho cercato di impressionarla con la mia cultura e le ho detto “hehe”. Non mi sembrava di averla colpita, così ho provato di nuovo, “hehe”. È andata a parlare con la signora Thatcher.

Comunque è stata una serata divertente, sono tornato stamattina alle tre e mi sono messo a leggere l’Esorcista, la classica lettura delle tre. Una volta ho visto un film dove una ragazzina posseduta dal diavolo si svegliava tutte le notti alle tre, perché le tre è l’ora del diavolo, si vede che anche lui frequenta raduni di scrittori.

La sveglia è suonata alle sette, avrei dovuto prendere il treno per Milano e da lì l’aereo per l’Islanda, ma sinceramente ne avevo per le balle e mi sono girato dall’altra parte. A mezzogiorno mi sono trascinato in cucina e ho mandato un messaggio alla mia amica cantante, le ho detto che è venuta una tromba d’aria e mi ha divelto le persiane, che sono cadute sulla macchina di Checco e adesso non posso uscire perché c’è Checco che gira con le persiane sottobraccio e cerca il proprietario per menarlo. Se mi vede uscire dal portone gli ci vuol poco a capire che la finestra senza le persiane è la mia, perciò finché non se ne va devo stare chiuso dentro. Non che mi dispiaccia, fuori fa freddo. Anche in Islanda, ma perché devo farmi delle ore di aereo per andare a prendere lo stesso freddo che posso prendere comodamente qui?

Sono tornato a dormire fino a poco fa, quando mi sono reso conto che io il numero di Bjork l’ho memorizzato sotto Quella Bassa Che Canta, dato che non sapevo scriverlo giusto, quindi il messaggio non l’ho mandato a lei, l’ho mandato alla persona che avevo memorizzato sotto Bjork, ma in questo momento non ricordo chi sia, potrebbe essere chiunque, anche qualcuno a cui non parlo più da anni.

Ecco, se oggi verso mezzogiorno avete ricevuto un mio messaggio che spiegava la storia di Checco e delle persiane adesso sapete perché.
E “ég elska bobbingar þinn” è una formula di cortesia tipica di quelle parti, non fateci caso.