Riassunto delle puntate precedenti

Introduzione
Bruno Lauzi – Garibaldi Blues
Peggy Lee – Why Don’t You Do Right?
Tony Bennett & Lady Gaga – The Lady Is A Tramp
Joni Mitchell – Chelsea Morning
Neil Young – Cortez The Killer
Banda El Recodo – El Corrido De Matazlan
Los Cuates de Sinaloa – Negro Y Azul: The Ballad Of Heisenberg
Los Tucanes de Tijuana – El Chapo Guzman
Cholo Valderrama – Llanero si soy llanero
Celia Cruz – La Vida Es Un Carnaval
Duke Ellington – The Mooche
Renato Rascel – Romantica
Igor Stravinskij – Pulcinella Orchestral Suite – Part I/III
David Bowie – Pablo Picasso
Prince – Cream
Wu-Tang Clan – C.R.E.A.M.
Frances Yip – Green Is The Mountain
VIXX – Error
MVibe – Ili Ili Tulong Anay


Eccoci di nuovo qui, e chi l’avrebbe mai detto che saremmo arrivati al diciannovesimo episodio. Si vede che questa quarantena mi lascia un sacco di tempo libero, eh?
Mi domando se dall’altra parte ci sia lo stesso entusiasmo, quando aprite il blog e trovate il titolo centotre-e-tre. Cosa fate, cambiate subito pagina e andate ad approfittare dell’abbonamento premium che Pornhub sta regalando a tutti gli italiani, e vi guardate Legend of Zildo?

“Ehi, this sword is shaped like a dick!”
“Of course, this is a porn, everything here is shaped like a dick!”

No, sul serio, dovreste approfittare dell’abbonamento premium. Quando vi ricapita di guardare una parodia di un film Marvel che si chiama Assvenger?

Per quelli che nonostante le tentazioni preferiscono rimanere qui con me ad ascoltare musica sconosciuta proveniente da ogni parte del mondo, e scoprire nel frattempo qualche interessante aneddoto, avete tutta la mia gratitudine.
Però un po’ vi compatisco.

Ma andiamo avanti, che oggi ce ne andiamo in un posto lontanissimo.

La canzone della settimana scorsa è cantata, come detto, in lingua ilongo, una delle oltre 170 che si parlano nelle Filippine, e che appartiene a uno dei grossi ceppi linguistici del mondo, quello delle lingue austronesiane.

Eh?

Funziona così: la maggior parte delle lingue del mondo viene catalogata in famiglie linguistiche, aventi in comune un antenato. Chiaramente non stiamo parlando di un nonno poliglotta, ma di una lingua, antica e probabilmente scomparsa, da cui si sono evoluti gli idiomi di quella particolare famiglia. La ramificazione delle linee di discendenza viene chiamata filogenesi. La filogenesi dell’italiano, ad esempio, ci fa risalire alle lingue romanze, come quella del francese, del rumeno, dello spagnolo e del creolo-haitiano. E tutte derivano dal latino, ma fin qui lo sapevamo già.

Risalendo ancora l’albero arriviamo alla famiglia delle lingue indo-europee, una delle branche diffuse in Europa, ma ce ne sono veramente un quantità notevole.

Fra le lingue parlate in quella parte di pianeta che per facilità chiameremo Oceania, troviamo le lingue maleo-polinesiache, cui appartiene quella da cui siamo partiti, l’ilongo.
Scendendo lungo questo ramo incontriamo le lingue oceaniche, da cui si distinguono le lingue polinesiane, a cui appartiene, finalmente, la lingua rapanui, parlata esclusivamente sull’Isola di Pasqua.

Quand’ero bambino avevo un libro chiamato Atlante dei Misteri, su cui spendevo la maggior parte del mio tempo. Solo oggi, a distanza di anni, scopro che il suo autore, Francis Hitching, è un riconosciuto ciarlatano, ma allora tutte quelle storie di alieni e forze oscure che percorrono il mondo, e chi ha costruito davvero le piramidi, mi appassionarono al punto da avere influenzato molte delle mie decisioni nella vita adulta.

Senza le leggende su Palenque mi sarei mai appassionato alla cucina messicana?

Per esempio, se non avessi letto qualche teoria stramba sull’architettura esoterica, non so se mi sarebbe mai venuta voglia di visitare Castel del Monte; e se non avessi letto la storia dei disegni di Nazca non avrei passato gli anni da studente a leggere fumetti invece di prepararmi per le interrogazioni.

No, ochei, forse quello è perché sono un pelandrone. Ma comunque, uno dei grandi misteri del pianeta riguarda quell’angolo sperduto di oceano di cui parliamo oggi, con le sue teste di pietra che guardano l’orizzonte e forse aspettano qualcuno? Gli alieni? Il capitano Schettino?

Se avete voglia di saperne di più sull’Isola di Pasqua vi rimando alla lettura di Buoni Presagi, che c’è stato di recente, si è documentato a dovere ed è bravo a raccontare le storie.
E sarà felicissimo di essere taggato come alternativa a Pornhub.

Se invece volete restare qui e ascoltare la canzone di oggi, vi segnalo una pianista, Mahani Teave, l’unica musicista classica dell’isola. In realtà è nata alle Hawaii, e originario dell’Isola di Pasqua era suo padre, ma le informazioni che ho recuperato su di lei sono scarse. Avrei potuto cercare di più, ma se non avevo voglia di studiare quando andavo a scuola vi pare che mi metto a leggere la biografia di una pianista dell’Isola di Pasqua solo per appagare la curiosità di quattro lettori che hanno preferito stare sul mio blog invece che su un account premium di Pornhub?

Diciamo che è nata alle Hawaii perché sull’isola non esistono ostetrici per una precisa scelta semantica: l’Isola di Pasqua non dà i natali a nessuno.

Non so che vita abbia avuto Mahani Teave su un’isoletta in mezzo al Pacifico famosa solo per i testoni, ma non dev’essere stata terribile, se adesso vive ancora sull’isola e ha fondato una scuola di musica dove si insegnano diversi strumenti, fra cui l’ukulele.

L’edificio in cui sorge la scuola, peraltro, è costruito in gran parte con materiale di recupero: 1.500 pneumatici, 30.000 lattine, 10.000 bottiglie di vetro e 12 tonnellate di cartone. Non dev’essere stato facile, ma c’è da tenere in considerazione che sull’Isola di Pasqua non vivono lupi che possono soffiarti giù tutto.

Buoni propositi per il futuro: passare tutta la vita in ciabatte

In un’intervista all’Huffington Post racconta come ha cominciato a suonare: quando aveva 18 anni una signora tedesca si trasferì sull’isola, e lei andò a romperle le palle tutti i giorni perché le insegnasse a suonare il pianoforte. Se abitassi in una città normale chiameresti la polizia, ma sull’Isola di Pasqua il capo della polizia è Benjamin Linus, e la gente preferisce arrangiarsi da sola.

Dopo pochissimo sapeva già suonare Mozart, e una volta che era lì che suonava è arrivato uno dei più celebri pianisti cileni, che l’ha mandata da un insegnante sulla terraferma, e ha dato il via alla sua carriera. Un po’ come successe a me una volta, avrò avuto sette anni, ero al campetto da solo e per passare il tempo stavo in piedi sullo scivolo a declamare il monologo di Lady Macbeth, quando è arrivato Vittorio Gassman che pisciava il cane, e mi ha mandato a scuola di teatro da uno dei migliori insegnanti del Paese. Solo che quel giorno non era in casa, così sono tornato al campetto e la mia vita ha preso una svolta diversa. Vedi a volte il culo?

Chiudo con una breve esibizione di Mahani Teave e Viviana Guzman, una flautista cilena che sono sicuro avrete già sentito nominare, al Conservatorio di Pechino, nel 2013.

(continua)