Non l’avevo già usato questo titolo? Boh.
È arrivato il momento di tirare le somme di questo incredibile pirotecnico noiosissimo 2013 o, come lo chiamiamo fra addetti ai lavori, l’anno sgurz.
È il ventinove dicembre e chissà quante altre cose pazzesche mi aspettano nei due giorni che ancora mancano alla fine, tieni presente che c’è di mezzo un pranzo di famiglia, da sempre costellato di episodi indimenticabili, tipo quando Mario ha fatto soffocare la nonna raccontando a tutti che da quando la sua fidanzata è incinta non può più toccarle le tette, o quando hanno trovato la nonna in bagno che toccava le tette alla fidanzata di Mario. Insomma, ce ne sarebbe ancora, perché rinunciare chiudendo l’inventario oggi?

Perché si. Cominciamo.

1 gennaio: L’anno comincia alla grande, a brindare su un tetto di Harlem in mezzo a sconosciuti, fra cui il sosia di George Lucas e un cinese molto simpatico con cui mi faccio la prima vera grassa risata del 2013, oltre che la prima da un sacco di tempo. E me la faccio in inglese, pure, che suona tipo Haw Haw Haw!
Epperò quella vacanza lì andavo in giro avvolto nella sciarpona della depressione, che più te la giri intorno più hai freddo, perciò alla fine è stato un capodanno meh. Se fossi stato a Ronco sarebbe stato il capodanno più devastante da quello in cui io e mio cugino infilammo dei raudi accesi nelle tasche della nonna e corremmo via urlando tre! due! uno!, perciò va benissimo così.
18 gennaio: Per tirarmi su il morale vado a fare un seminario tenuto dai clown di corsia, che mi parlano tutto il giorno di bambini leucemici e di quanto ci mette un adolescente a morire. In realtà volevo diventare un clown professionista, ma diventa evidente che il corso giusto era un altro. Pazienza, ormai ho pagato e resisto fino alla fine, e faccio bene, perché insieme al diploma di partecipazione mi regalano anche un bel naso di gomma rossa.
26 gennaio: Mi telefona Ansel Adams, che inaugura una mostra a Torino e mi invita a partecipare. Non me lo faccio ripetere due volte, ho ancora l’umore sotto le scarpe e la faccenda dei clown di corsia non mi ha aiutato. È una bellissima trasferta, a Torino prendono i fumetti maledettamente sul serio: al museo del Risorgimento, per dire, c’è esposto un costume da Pippo appartenuto a Garibaldi.
6 febbraio: Dopo un finale pirotecnico il mostrone gigante di Cloverfield emerge dal fumo dell’esplosione e mostra le terga all’esercito statunitense, aprendo la strada ad un sequel. Poi non se ne farà niente per questioni di budget, ma per un po’ mi tengo le giornate occupate a spulciare forum di cinema.
14 febbraio: Lo staff di Salviamo Il Salvabile, una trasmissione dei tempi gloriosi delle radio libere, si ritrova dopo vent’anni in un circolo jazz parecchio fico e pianifica di celebrare la ricorrenza storica okkupando gli studi di radiotre durante Fahrenheit. Ognuno ha il proprio compito, Andrea deve picchiare la Lipperini, Matteo minacciare ritorsioni se non torna Marino Sinibaldi, io promuovo il mio libro. Potrebbe farlo lui col suo, ma io vengo prima per anzianità. Poi non se ne farà niente perché quel giorno lì Andrea aveva un impegno.

Siete tre stronzi

Siete tre stronzi

19 febbraio: Comincio il corso di portoghese, ma è solo una copertura organizzata dal servizio segreto lusitano per reclutare agenti. Sono loro che mi hanno contattato, hanno avuto il mio nominativo dai clown di corsia, dicono che faccio ridere il cazzo, che è una delle doti richieste per diventare una buona spia. Mi sembra strano, provo a dirglielo, ma mi zittiscono subito chiedendomi “Timothy Dalton ti fa ridere? E Pierce Brosnan? Trovi divertente che il ruolo di 007 sia stato affidato a Pierce Brosnan?”
23 febbraio: Il mio primo compito di spia è truccare i risultati delle elezioni nel mio Paese, per questo vengo messo a fare lo scrutatore nel mio seggio con i più sofisticati mezzi che il governo portoghese può permettersi. Fallisco, una biro e un pastello rosso non sono mezzi sufficienti per un colpo di stato.
2 marzo: Compro una chitarra. Adesso mi manca solo una stazione spaziale orbitante e un paio di baffi per poter rifare il video dell’astronauta che canta Space Oddity.
3 marzo: Vedo la Madonna di Medjugorje. Mi dice di comprare una camicia. Diffido.
27 marzo: Il governo portoghese mi spedisce in missione potenzialmente suicida a Roma, dove dovrei incontrare il mio contatto. Non mi danno il nome, ma la descrizione: dovrebbe essere una ragazza la cui faccia ricorda il crollo di una diga. Non mi danno neanche il biglietto, perché cerca di capire, la crisi, il deficit, i tagli imposti dall’Europa, così finisce che non ci vado e mi do malato.
29 marzo: Incontro un agente del servizio segreto portoghese che mi porge le scuse ufficiali per quella faccenda di Roma e mi offre da bere. Finiamo per ubriacarci al Barbarossa, poi succedono anche delle robe, ma non mi ricordo bene, facile che me le sia immaginate, mi succede spesso quando sono ubriaco.
6 aprile: Sono invitato a una festa al teatro Regio, a Torino, in qualità di mimo. Hanno saputo della faccenda dei clown e anche loro hanno capito male, però me la cavo discretamente, mi esibisco nel famoso numero del tiro alla fune e un locale del centro mi offre perfino da bere.

A Torino fai il Torinese, e dato che metà dei Torinesi sono immigrati di Cosenza..

A Torino fai il Torinese, e dato che metà dei Torinesi sono immigrati di Cefalù..

12 aprile: Prendo ufficialmente possesso della casa nuova, dopo aver convinto il suo proprietario, il signor Burns, ad affittarmela e lasciarmici fare un casino di lavori a mie spese. Il suo commento è “eccellente”.
16 aprile: Rivedo la Madonna, ma non quella di prima, stavolta è quella di Loreto. Mi dice che il mio numero del tiro alla fune è proprio bello, e mi invita ad iscrivermi a un corso di improvvisazione. Nicchio, che le cose che succedono all’improvviso di solito son brutte, e poi ho un impegno col governo portoghese, metti che devo trasferirmi di corsa a Viseu.
20 aprile: Rieleggono Napolitano presidente che certo, ci voleva proprio, e quasi quasi mi ci trasferisco davvero a Viseu.
2 maggio: Esce il libro di ARTErnativa, grossi fremiti scuotono l’ambiente letterario dello Stivale, e a quanto pare anche quello internazionale, perché ricevo un sms da Josè Saramago che mi fa i complimenti, ma Saramago è morto, quindi forse è uno scherzo.
18 maggio: Al Salone del Libro di Torino per ARTErnativa, mi faccio la foto con Zerocalcare che scopro essere un agente del servizio segreto portoghese, perché invece di darmi grosse pacche sulle spalle e trascinarmi in un pub a tirare mattina dicendo cazzate mantiene un basso profilo, mi porge il libro autografato e smette di considerarmi. Mi hanno spiegato al corso che gli agenti lo fanno per evitare di farsi scoprire, è una roba troppo astuta! Più tardi scopro che anche Francesco De Gregori è una spia portoghese.

Come i più attenti di voi avranno capito, il tizio insieme a me non è Zerocalcare. È De Gregori.

Come i più attenti di voi avranno capito, il tizio insieme a me non è Zerocalcare. È De Gregori.

21 maggio: Faccio una lezione di prova al corso di improvvisazione, che è una roba troppo divertente e se non mi trasferisco a Viseu lo faccio troppo, guarda.
22 giugno: Vedo la Madonna di Lourdes. Mi dà il suo numero di telefono.
29 giugno: Il servizio segreto portoghese viene smantellato per mancanza di fondi, ma mi assegna come ultima missione quella di recarmi a Bergamo per infiltrarmi in un gruppo anarcoinsurrezionalista con forte attività online. Ci vado, tanto poi basta e posso tornare a farmi i cazzi miei, e meno male che ci sono andato perché c’è un sacco di figa e un sacco di nerz simpaticissimi. Non riesco ad approfondire la conoscenza coi rappresentanti di entrambe le categorie, i tempi sono ridotti e mi tocca scegliere. A fine giornata so un sacco di cose interessanti su Star Trek..

Il meetup è l'unico posto dove puoi indossare una testa di cavallo ed essere considerato un gran figo.

Meme Man

13 luglio: Vedo la Madonna, le dico che dobbiamo smetterla di vederci così e la invito a cena. Si rivela una persona piacevole, e cominciamo una relazione a distanza, perché comunque è la Madonna di Fatima.
8 ottobre: Senza l’assillo dei portoghesi segreti mi sento libero di fare le cose che mi piacciono, e comincio quella che mi piace più di tutte, il magico mondo di Rubik Teatro, dove ho la fortuna di conoscere uno dei miei idoli dell’infanzia, Jabba The Hutt.
12 ottobre: Il gruppo anarcoinsurrezionalista dove mi sono abilmente infiltrato organizza un nuovo raduno a Milano. Ci vado, ovviamente, e scopro il loro piano diabolico di conquistare il mondo coi biscotti e le foto di gattini. Neanche stavolta c’è il tempo per conoscere meglio i due gruppi principali, i nerz e la figa, e siccome la volta scorsa ho conosciuto bene il primo stavolta cerco di fare le cose a modino, e torno a casa con tutta la cronologia degli episodi del Dr.Who. Forse sto sbagliando qualcosa..
15 ottobre: Vedo la Madonna, che però ha mal di testa e dice che mi richiama lei.
1 novembre: Lucca Comics. ARTErnativa ha talmente successo che lo stand è preso talmente d’assalto che la presentazione che dovevo fare salta, e vado in giro, ma c’è talmente casino che non riesco più a tornare indietro e i telefoni non funzionano e addirittura saltano i collegamenti più elementari fra le persone, tipo l’educazione e la voglia di continuare, così me ne torno a casa e vaffanculo.
7 novembre: Vedo la Madonna, che mi dice di prendermi un gatto che sarà il re dei giudei e il prescelto e schiverà le pallottole e non c’è nessun cucchiaio. Mi sembrano ottime argomentazioni, così vado e porto a casa João, che è il gatto più bello e affettuoso che abbia mai visto.
1 dicembre: Vedo la Madonna, che mi rivela di aspettare un bambino, ma non è il mio.

Che certe volte, quando sei lì che neanche te l’aspetti, tipo che stai stravaccato su un divano che neanche è il tuo a guardare emtivì, che non ci sei più abituato a quelle immagini così veloci e colorate, che tu a casa emtivì non ce l’hai, e te lo guardi con gli occhi sbarrati e non riesci proprio più a smettere, e arriva la tua fidanzata e ti trascina fuori casa che non puoi a suo dire perdere la giornata davanti alla tele, ti capita di sentirti un po’ imbambolato, come dopo una grossa bevuta, e lei subito ti dice che è colpa della troppa televisione, o dell’aperitivo che hai preso il giorno prima, o di chissà quale altro cazzo. Tu provi a spiegarle che secondo te no, ci hai due linee di febbra, ma la sua mano ti si infila ratta giù per il collo e poi sulla fronte, e la senti subito rimproverarti (la tua fidanzata, non la sua mano) che sono tutte storie, che sei fresco come un calippo sotto il sole, e tu continui a sentirti strano, e pure un po’ ipocondriaco.

Poi però torni a casa, e diffidente di natura vai a cercare un riscontro più professionale nella figura del termometro-sottolascella, che adotta metodi meno empirici di valutazione, e alla fine ti comunica che si, non stai benissimo, ce ne hai giusto due lineette, sarà il caso che ti prendi una pastiglia.

Ubbidisci, t’impasticchi e ti infili a letto, mentre la tua fidanzata e la tua vicina si prodigano ad assistere tre gattini abbandonati nei paraggi, che di certo stanno peggio di te.

Passi una notte allucinante, nel senso che ti sembra di stare nel film “Stati di allucinazione”, con immagini tutte sovrapposte, sogni fuori fuoco e voci fuori sincrono, che se fosse un film al cinema avresti già linciato l’operatore, ma qui come fai, che l’operatore sei tu? Ti svegli, non puoi fare di meglio, e ti rimisuri la temperatura, scoprendo non senza un filo di stupore, che nella notte ti è salita come se ti avesse punto la rarissima zanzara influenzara.

Ammetti che un po’ ti fa piacere, chiami al lavoro e ti dai malato, quindi ti ributti a letto, forte dell’alibi che ti permetterà di cazzeggiare per il resto della giornata e non fare neanche un lavoro di casa piccolo piccolo, che si sa che gli uomini quando sono malati sono delle amebe mentre le donne si alzano e si comportano proprio come quando stanno bene, solo mugugnano di più.

E passi la giornata a fare quello che sogni di fare tutti i giorni, svaccarti a leggere, guardarti un film, farti una tazza di tè, una partita alla pleistescio, rispondere al telefono, giusto prenderti cura dei gattini trovatelli, il cui numero diminuisce a vista d’occhio, tanto che arrivata la sera ne è rimasto giusto uno, la cui prognosi resta riservata.

Poi, il martedì, i tuoi anticorpi tornano dalle ferie, e capisci che la pacchia è finita. Non puoi più far finta di niente, startene a letto a poltrire, devi farti da mangiare, mettere a posto, occuparti del sopravvissuto ululante, che il fatto che ululi è si una rottura di coglioni, ma almeno vuol dire che è vivo, curarti anche di One Eyed Jack, che sentendosi trasscurato è tornato alle antiche abitudini, quelle di assaggiatore dell’arredo, e lecca il divano, il pavimento, le sedie, le coperte.. Forse anche lui è preoccupato per quella pallina di pelle rossa che spunta dalla cesta, forse i suoi timori sono rivolti più che altro alla copertina usata per scaldare il gattino, originariamente la sua, fatto sta che ogni volta che lo sente miagolare si agita e mi segue come l’infermiera segue il primario, ma senza andarci a letto dopo l’operazione.