Io questa cosa che è morto Lou Reed proprio non me l’aspettavo, ci sono rimasto di merda. Continuo a ripetermi che no, dai, non scherziamo, e vado a cercare la notizia su un altro sito, e anche lì dice che niente, è morto, bon.
Perché da uno così non ti aspetti che muoia e basta, lascia stare il grande musicista e i Velvet Underground, non è quello, cioè, è anche quello, ma non solo. Oltretutto a me neanche piacevano granché i Velvet Underground, l’album della banana ce l’ho, l’avrò ascoltato quattro volte, e quando volevo sentire Lou Reed mettevo su What’s Good, che è divertente e mi piace il testo, e appartiene a quel particolare periodo della mia vita che ricordo con nostalgia, ma non è il suo spessore musicale a farmi sentire come di fronte a una tremenda ingiustizia, è proprio la sua immagine e quello che la sua immagine rappresentava per me: un reduce di un tempo che non c’è più, una specie di vecchio capo indiano che invece di chiudersi nella riserva se n’è andato in cima alla collina e si è seduto controvento e ha tirato fuori la chitarra (suonava la chitarra Lou Reed? Nella mia fantasia si) e ha attaccato i suoi pezzi più difficili, quelli che piacevano a lui e basta, e se il resto del mondo si fosse dimenticato di lui a lui andava bene lo stesso, suca.

Ecco, nella mia testa Lou Reed era questo, e non ce lo vedo a morire così, come una persona normale. Secondo me Lou Reed doveva morire compiendo un’ultima grande impresa, buttarsi da uno shuttle o anche solo ammazzare Giovanardi regalandogli la sua autobiografia, andarsene col botto, come si addice a un personaggio del suo calibro.

Una volta l’ho visto, a Genova, era venuto per il festival della poesia a recitare delle sue composizioni ispirate agli scritti di Edgar Allan Poe; eravamo io e Andrea, ci siamo seduti in piccionaia in un teatro pieno e caldissimo, e lassù in cima mancava l’aria, e c’era Lou Reed che recitava le sue cose con un tono monocorde che ti saresti buttato di sotto per la disperazione, e ad un certo punto non ce l’abbiamo più fatta e siamo usciti, scusa Lou, ci hai frantumato i coglioni. Mi sono divertito di più quando sono stato a bere allo stesso tavolo di Lawrence Ferlinghetti.

Però Ferlinghetti quand’è morto non ci sono rimasto male come stasera, che se n’è andato uno dei grandi vecchi del mio immaginario di rockstarz che salvano il mondo.

Io ve lo dico, se e quando se ne andrà Mick Jagger sarà una cazzo di tragedia.