Image for Le pablog au cinèma: The Book Of Eli hits The RoadÈ sabato mattina, sei lì a menarti l’ukulele davanti al computer, e finisci sulla pagina di Kekkoz che recensisce l’ultimo Mission Impossible, e all’improvviso ti aumenta la salivazione: è uscito?? Ma no, dai, sarà una vaccata. Per esempio a lui è piaciuto il quarto e pure del terzo non dice orrori, e io ogni volta che penso a quei due capitoli della serie mi si forma nel cervello l’immagine della scimmia che suona il tamburo, non so neanche più di cosa parlano, ricordo giusto una scena con Tom Cruise che blocca una strada in centro a Roma e gli automobilisti in coda che lo trattano con cortesia: Mission non saprei, ma Impossible di sicuro.

Vabbè, io la scena di lui appeso all’aereo me la voglio vedere, che se c’è una cosa che mi piace di questo attore basso e dalla morale discutibile è che non usa le controfigure: nel secondo capitolo ha mandato nel panico John Woo perché in una scena di lotta c’era il serio pericolo che si conficcasse un pugnale nell’occhio, cadesse da un burrone, facesse recitare suo cugino. Qui si appende al portellone di un airbus a 1.500 metri da terra, superando anche la sua scalata al Burj Khalifa del film precedente, e difatti tutta la campagna promozionale è stata incentrata su quei 90 secondi di film.

Ecco, il giorno dopo posso dire che pure le restanti due ore e passa reggono bene, Rogue Nation è un film divertente e vale il prezzo del biglietto.

Poi oh, la storia è un’accozzaglia di fuffa e situazioni che ti giri verso i tuoi amici e tutti insieme vi chiedete ma perché, ma è girata molto bene, le sequenze d’azione sono fighe, gli inseguimenti rendono l’idea della velocità, le battute simpa che ultimamente in questi film spopolano qui sono contenute, nonostante Simon Pegg, oppure i doppiatori ci hanno risparmiato l’agonia di vedere ovunque quei cazzo di Minions. Jeremy Renner sembra il figlio ciccione dell’Alec Baldwin ciccione, Rebecca Ferguson è una bella donna elegante, il capo del servizio segreto britannico sembra il mio ex insegnante di teatro, Tom Cruise è un vecchio, e mi viene da chiedermi come sia possibile che dopo aver salvato il mondo per quattro volte di fila non sia mai riuscito a fare carriera, è sempre un agente sul campo e per di più è sempre inseguito dai suoi colleghi che lo pigliano per il cattivo. O loro sono veramente di legno e non si fidano proprio di nessuno ma nessuno, o lui è ancora più stronzo di quello che sembra nella realtà.

I ruoli dei personaggi secondari non mi sono chiari, c’è quello nero col cappello buffo che dovrebbe essere l’hacker della squadra, ma allora Simon Pegg che fa, l’hacker scemo? Jeremy Renner è il capo, ma non tanto capo quanto Anthony Hopkins, infatti accompagna gli agenti sul campo e protesta che questo non si può fare e quello neanche. Ma allora stai a casa, no? Poi ci sono i doppiogiochisti, triplogiochisti, gente che cambia partito tante volte da confondere perfino i più scafati politici nostrani, e i cattivi col piano diabbolico che sanno prevedere ogni mossa dell’avversario e poi si fanno pigliare come fidanzati di Teresa. Questo in particolare è cattivissimo, ma la cosa peggiore è che non gli hanno fatto il mento. Non ce l’ha, ha un affarino appiccicato lì davanti che non capisci come fa ad appoggiarsi la mano quando deve ordire i suoi piani diabbolici, gli scivola via e sbatte sul tavolo, forse è per questo che è diventato così cattivo.

Comunque la recensione migliore resta quella di Honest Trailers.

Sabato mattina, le undici e trentasette. La versione ufficiale mi vorrebbe impegnato a rivoltare casa per restituirle un po’ dell’antico splendore, quando fra queste mura abitava il signor Bruno con la moglie, e i vetri splendevano e sul pavimento ci potevi pranzare e non c’era un oggetto fuori posto.
La verità è un po’ più imbarazzante, in tutta la mattina ho fatto un paio di lavatrici e pulicchiato qua e là, e adesso mi sto mangiando una forma di formaggio davanti al pici, intanto che aspetto che si prepari lo stufato. Non c’è niente da fare, io e l’antico splendore di questa casa siamo incompatibili, ma va anche detto che le piastrelle della cucina erano orrende e difatti le ho tolte negli eterni lavori in casa.

“A proposito, a che punto sei con la casa?”, mi chiedono spesso gli amici. Non è l’unica domanda che mi sento rivolgere, perciò potrebbe essere una bella idea quella di tirare giù una lista di risposte alle domande più frequenti di questo periodo. Non sarebbero molte, non ho così tanti amici, e quelli che ho li vedo di rado, di solito preferisco stare a casa a farmi crescere la barba, e la muffa sotto le ascelle.
Lo stufato dice che ci metterà un po’ a cuocere, facciamoci questa lista di Friquentli Asched Ques-cions, come dicono gli italiani che millantano una conoscenza dell’inglese.

1. A che punto sei con la casa?
La casa è più o meno sempre allo stesso punto, sto cercando di mettere via i soldi necessari a comprarmi il materasso più comodo dell’universo, che ai più potrebbe sembrare una spesa superflua, ma quando passi gran parte del tuo tempo libero sdraiato a letto a leggere ecco che starci comodo assume una certa importanza.
Poi comprerò una libreria, che quella che c’è non basta a contenere tutta la cultura che in questa casa, signora mia, abbonda.
In realtà basta e avanza, ma mi sono rimasti in solaio i fumetti, i cidi e i divuddì,  e ho ancora tutta la collezione di Comix da riportare a casa, che il mio cuore sanguina a saperla nel solaio di mio papà.
Di seguito dovrei comprarmi un divano, che quello che mi ha regalato la vicina è scomodo e vecchio e il gatto me lo sta facendo a pezzi, ma anche quello nuovo me lo farebbe a pezzi, perciò non so se mi conviene. Inoltre per trovare i soldi dovrei vendere il cane a un circolo di punkabbestia, che è uno di quei posti dove questi individui si incontrano per allenarsi a suonare i bonghi, tirare per aria le cose che prendono al volo e soprattutto pianificare intelligenti strategie di marketing che facciano presa sui passanti e li convincano a sganciare i due spicci per la birretta. L’ultima volta che li ho visti erano orientati verso una tecnica di approccio informale con uno slogan di facile presa sul cliente, che trasmetta familiarità e calore, e nel contempo arrivi in fretta all’obiettivo, così da ottimizzare i tempi: “ciao, me lo dai un euro?”.

2. E il corso di improvvisazione teatrale?
Contrariamente alla casa quello va avanti molto bene, e si sta avviando allegro alla sua conclusione: domenica 8 giugno alle 20 ci sarà il saggio di fine corso, aperto al pubblico, e sono combattuto fra il non dirlo a nessuno per l’angoscia di fare una figura di merda e il dirlo a tutti perché resto un gran vanitoso, e siccome alla fine sticazzi venite a vedermi che i miei compagni di corso sono molto bravi.
Sono anche belle persone, e mi fa piacere che con alcune di queste sia nata una bella amicizia, e se con altre invece si stanno raffreddando i rapporti la colpa è solo la loro e della loro invadenza malata. A questo proposito credo di dover rispondere a una domanda duebis.

2bis. “Ma voi due avete una relazione?”
Si. Ce l’abbiamo tutti  e due. La sua la conosci, la mia no, e non sono cazzi tuoi. Perciò sarebbe il caso che la piantassi di fare domande in giro a me, a lei, agli amici e ai compagni di corso, neanche avessi dodici anni. Sei una frustrata. E non hai dignità.

3. Sei stato al cinema di recente?
Alcune volte, ho visto perlopiù delle vaccate immonde, tipo Lei, che è la storia di un tizio che si innamora di Windows Vista e poi questo lo pianta piantandosi, come fa sempre Windows Vista. La voce di Micaela Ramazzotti rende tutto molto più sgradevole.
Poi ho visto Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, che mi ha fatto venire voglia di guardarmi tutto quello che ho perso di Wes Anderson dopo I Tenenbaum, e anche di riguardarmi I Tenenbaum. Però il film in stop motion con gli scoiattoli non credo di farcela.
Poi ho visto Capitan America: Il Soldato D’Inverno, dove il Soldato D’Inverno è un personaggio che se non ce l’avessero messo andava bene lo stesso, che salta fuori negli ultimi cinque minuti e prende solo una risma di cazzotti. Però radere al suolo Washington e dichiarare la missione un successo mi fa capire che lo SHIELD è guidato da repubblicani.
Credo di avere visto anche qualcos’altro, ma in questo momento mi sfugge.

4. L’hai finito Skyrim?
Macché, sono sempre lì che giro per le montagne menando orchi e vampiri, ma mi sono un po’ stufato, che alla fine è sempre la stessa roba, entra in una grotta, ammazza i cattivi, raccatta cianfrusaglie, torna in paese e rivendile, accumula punti esperienza. Quando sei già così forte che riesci a battere ogni avversario perde tutto un po’ di senso, forse dovrei ritirarmi in una casa isolata nei boschi e scrivere un libro: La mia vita da argoniano.
Però nel frattempo ho finito Far Cry 3, che mi sono anche divertito ad andare in giro a sparare ai pirati, ma a me piace più sparare che spadare, va detto.

5. Sei in giro stasera?
No, vado a teatro. E neanche domani, che rivado a teatro ma sto sul palco, e no, non potete venirmi a vedere, che sono lezioni private, c’è una tizia seduta su una sedia e io e altri dieci quindici individui ci avviciniamo tutti nudi e poi succede delle robe che non vi dico, ma se avete dello yogurt in casa è arrivato il momento di mangiarlo.

 

Tante, e neanche me le ricordo tutte, e neanche so se era poi questo di cui volevo parlare, perché stasera che ho cenato presto e non ho più niente da guardare con l’ansia di chi è stato lasciato a metà di una sparatoria, ho più che altro voglia di sentire i tastini quadrati fare quel rumore clik clik clik che non è già più il suono pulito tk tk tk che facevano appena comprato il portatile, e forse sarebbe ora di cambiarlo, ma coi miei problemi economici vi annoierò un’altra volta, stasera facciamo che vi racconto di qualche cosa che ho visto negli ultimi tempi, e se mi viene in mente altro pianto lì e cambio discorso.

L’altra sera ho visto Dredd. Che sarebbe quel film che se lo racconti a un amico va pressappoco così:

– Ieri sera ho visto un film di fantascienza su un poliziotto violento in una megalopoli del futuro.
– Ah, Robocop!
– No, in questo combatte contro le gang ferocissime.
– Eh, è Robocop.
– No, questo ha un elmetto che gli copre mezza faccia.
– Robocop.
– No, questo ha una pistolona che spara qualunque cosa ed è violentissimo.
– Anche Robocop.
– No, questo dice tre parole in tutto il film e ha la collega bionda.
– Guarda che mi stai descrivendo Robocop. È ambientato a Detroit?
– No.
– Aah! Ma allora è Dredd!

Mi sono divertito, e per tutto il film ho pensato che Stallone in fondo fa la sua figura, e che mostra anche un bel po’ di umiltà a non mostrare la faccia per tutto il film. Poi nei titoli di coda c’è scritto che sotto l’elmetto di Dredd c’è Karl Urban, che ho già sentito nominare solo perché ne ha parlato Ortolani in una sua rubrica di cinema riguardo a non so più che film. Stamattina ne ho parlato col mio collega che vive in un mondo parallelo, ve ne ho già parlato:

Il terzo personaggio ha la mia età e si chiama Atarumoroboshi. È un pazzo con due soli hobby, l’aeromodellismo e i cartoni animati porno giapponesi. Di entrambi conosce tutto, ma solo i secondi, quando te ne parla, gli fanno tremare la voce e muovere le mani come pinzette. Neanche lui, come Muttley, ha mai avuto una fidanzata, e questo lo ha portato a idealizzare la sua donna ideale in una ragazza vestita da scolaretta, con due tette come pentole a pressione Ariston formato ospedale da campo, gli occhi da manga e la possibilità di pilotarla tramite telecomando entro un raggio di due chilometri.

Gli racconto del film, della faccenda di Stallone, di questo attore che invece era uno che non conosco, e mi viene in mente Ortolani, ma non glielo dico. Lui mi risponde che sto facendo casino, il film con Stallone è un altro, questo è il remake. Stasera vado a vedere il blog di Ortolani dove parla di Karl Urban e scopro che anche lui ne parlava a proposito di questo film, e la sua recensione è anche più bella della mia.

Ormai in una locandina di film d’azione te lo scordi il cielo sereno. Sarà l’inquinamento.

Allora niente, siccome di Dredd ne ha già parlato lui provo ad accendere la stufa a pellet, non perché abbia particolarmente freddo, ma perché voglio vedere se mi fa di nuovo lo scherzo dell’Esorcista. Ah ma voi non sapete dello scherzo dell’Esorcista, devo fare un passo indietro.

Lo scherzo dell’Esorcista

Venerdì sera sono andato al cinema a Ronco, che inauguravano il proiettore nuovo. Funziona così nei piccoli paesi dell’entroterra, non avendo discoteche o teatri che iniziano la stagione non possiamo invitare una nota soubrette o un personaggio politico. A Milano per esempio sono fortunatissimi perché in entrambi i casi chiamano la Minetti a ballare sul cubo, ma noi dobbiamo arrangiarci invitando quello che c’è. È comunque andata bene, il proiettore è una roba che quello del multisala più grosso di Genova si è rotto per la vergogna, alla fine c’era anche Burlando che ha detto che doveva essere altrove, ma ha saputo che da noi nascono un sacco di funghi, e i miei amici cinematografi hanno infilato nei trailerz della prossima stagione anche il loro corto che fa il verso ad Apocalypse Now, ma in versione valligiana.

Tornando a casa, sotto una leggera pioggerella, mi godo la solitudine del paese, non c’è proprio nessuno, non passano neanche le macchine. Ad un certo punto, quasi sotto casa mia, sbuca uno con una camicia bianca parecchio estiva, le mani in tasca, e mi fa:

“Ciao, scusa, hai la macchina? Me lo dai un passaggio fino a Isola? Non ci sono più treni.”

Isola sarebbe Isola Del Cantone, il comune che confina col mio. Sono meno di dieci minuti in macchina e io non ho niente da fare, ma sticazzi, neanche provi ad introdurre il discorso, mi chiedi un passaggio come se fossi lì apposta a scarrozzare sconosciuti avanti e indietro per la valle.

“No, non ce l’ho la macchina.”
“È che piove.”
“Eh già. Per fortuna che io abito proprio qui. Ciao eh.”

Appena entro in casa c’è un caldo africano, perché nel pomeriggio ho montato il tubo insieme a un amico che fa queste cose di mestiere, oltre a vendere ferramenta che però quando gliele chiedi gli arrivano giovedì; prima di uscire per andare al cinema ho acceso la stufa per vedere se il tubo perdeva fumo, e l’ho lasciata accesa.

Niente fumo, il lavoro è stato fatto bene, che soddisf.. un momento.. che roba è quella??

Dietro alla stufa, sul pavimento, una grossa macchia rossa, un lago di sangue che cola dal tubo e si infila sotto la lavatrice. La prima cosa che penso, ovviamente, non è “si è rotta la stufa”, ma “poltergeist!”. Per essere proprio sicuro che non si tratti di un guasto vado ad affacciarmi alla finestra, certo di ritrovare il mio amico scroccone in mezzo alla strada a fissarmi negli occhi, con una strana espressione in volto.

Non c’è nessuno, la strada è sempre deserta. Allora dev’essere un guasto.

Poi niente, ho scoperto che era semplice acqua e il colore rosso era dovuto alla cenere del pellet, ma da dove sia uscita non l’ho mica capito.

Fine dello scherzo dell’Esorcista

E quindi niente, stasera provo a riaccendere la stufa e mi si riempie la cucina di fumo. Eccheccazzo, penso, e torno ad affacciarmi alla finestra.
Nessuno, come al solito, allora estraggo il tubo con la mia proverbiale cautela e ci guardo dentro.

Oh, mi ero scordato di tirare via la carta che ci abbiamo infilato durante il trasloco! A questo punto il mistero è come abbia fatto a funzionare la prima volta!

Vabbè, la prossima volta vi racconto che è finito Breaking Bad e sono tristissimo, ma non ve ne posso parlare perché sennò vi rivelo delle robe e voi che lo state guardando in italiano su AXN (esiste un canale che si chiama così? Boh?) poi mi odiate perché vi rovino la sorpresa.

Comunque Luke era suo figlio.

Image for Direttamente da Cannes Elysium, lo dice il titolo, ci racconta un episodio nella vita della cantante Elisa, qui interpretata da Matt Damon. Dopo avere sconfitto l’idra di Lerna e  ammazzato un tirannosauro nei precedenti episodi di questa saga senza respiro, Elisa viene convinta da un agente senza scrupoli a tenere un  concerto sulla Stazione Spaziale Orbitante, perché l’astronauta Luca Parmitano, da quando ha rischiato di morire per un contrattempo spaziale, è caduto in depressione e la sera non vuole più uscire con gli amici neanche per andare a farsi una birretta al bar giù in piazza.

Secondo la locandina c’è anche Jodie Foster, ma quando l’ho visto io era andata un momento in bagno, perciò non so che parte faccia.

Elisa prova ad obiettare che la stazione spaziale è piccolissima, non c’è posto per un concerto, ha visto il video del colonnello Magruderz che canta Space Oddity e la chitarra ci vuol tutta che stia nel corridoio senza sbattere contro le pareti, e come si fa? Lei vuole un palco vero, non ci suona nel budello, manco in quello di su mà.

L’agente, che è un vero subdolo, la convince dicendole che non è vero, quella che si vede nel video non è la vera stazione spaziale, è stata fatta col photoshop!

Dice proprio “col” photoshop, perché è subdolo e legge le notizie sul sito di Repubblica.

Poi le mostra una foto del colonnello Magruszerz senza i baffi, e le dice “visto?” ed Elisa, che è brava ma un po’ ingenua, abbocca.

Quando arriva alla base di lancio scopre che il viaggio fino alla stazione orbitante non è compreso nel contratto, se lo deve pagare lei, e il razzo costa uno sfacelo di ghinee, più di quanto guadagnerebbe dalla serata, inoltre non le è permesso rifiutare, perché ci sono delle penali che ammontano a due sfaceli di ghinee. Che fare?

Per sua fortuna il magazziniere della base, un vecchietto uguale a quelli che stanno fuori dai saloon nei film western, è un suo fan, e le costruisce una specie di esoscheletro ricavato da pezzi di aspirapolvere, col quale la cantante riesce a raggiungere la base spaziale.

Ochei, questo non è il colonnello Magruzze, è William Shatner, ma ha un’espressione talmente vi-prego-fatemi-lavorà che non ho saputo resistere. Il colonnello comunque è quello piccolo, ma temo ci sia lo zampino di quei diavoli di Repubblica.

Non vi rivelo altro, ma le sorprese non finiscono qui, il secondo tempo ci offre una miriade di colpi di scena, fra cui voglio ricordare:

– l’astronauta Luca Parmitano che viene mangiato da un alieno;
– un cameo di Giusy Ferreri nella parte del pianeta Mercurio;
– la SIAE che cerca di invadere la Terra per  impedire ai malvagi hackers del photoshop di scaricarsi il film illegalmente;
– una rivolta contro l’oppressore extraterrestre capitanata dai baffi del colonnello Magrudrers.

Ochei, ho pagato l’Esta, che sarebbe quella tassa che devi pagare se vuoi andare negli Stati Uniti per turismo, e insieme ho compilato il breve questionario che serve ai funzionari della dogana per inquadrarti meglio: “Vuoi venire negli Stati Uniti per commettere genocidi?”, “Sei appestato?”, “Hai intenzione di restare qui a fare un cazzo a spese dello stato?”, se rispondi no a tutte le domande puoi pagare quattordici dollari, ma ti avvisano che una volta arrivato là potranno decidere comunque di rispedirti a casa tua, metti che ti presenti alla dogana dell’aeroporto con una maglietta raffigurante la mamma del doganiere con un grosso vibratore fucsia infilato in gola. Non lo so dove l’hai comprata, ma hai l’aspetto di uno che potrebbe avercela una maglietta così, e metti che la stai indossando proprio il giorno del tuo arrivo al JFK. Potresti incorrere in fastidiosi grattacapi.

Io una maglietta così non ce l’ho, credo che ti lascerò sbrigare tutte quelle noiose formalità che richiedono le braghe calate e un guanto in lattice, e mi fionderò nella caotica vita della metropoli.

A New York voglio vedere:
* Il Flatiron Building * La casa di Martin Mystère * Il Palazzo della Marvel * Quello della DC * La panchina di Manhattan * Il ristorante dove pranza sempre Kingpin * La caserma dei vigili del fuoco di Ghostbusters * Il MOMA * La Statua Della Libertà * Il museo di Ellis Island * Il luna park fantasma di Coney Island * La portaerei, che va bene contro la guerra, ma un bestione così chi l’ha mai visto * Il graffito di Joe Strummer * La sede di Tumblr * Il Palazzo Di Vetro * Il Metropolitan Museum * Il più grande negozio di fumetti della città..

Insomma, per me New York è prima di tutto cinema, fumetti e cazzate, perciò voglio dedicare la mia visita a queste tre cose prima di tutto il resto. Poi certo, i musei, Les Demoiselles d’Avignon, dev’esserci anche un grosso Renoir in giro per la città, se non ricordo male. E a dirla tutta una sera suona pure B.B. King, e vuoi saltarti il re del blues? Però voglio fare il turista nerd nella città più nerd che conosco.
Accetto anche suggerimenti.

Da un po’ qui dentro non ci si diverte più, si passa tutto il tempo a parlare  e parlare, o peggio, si sta zitti. Oggi dedico un po’ di spazio a un gioco che ho trovato in giro.
E’ semplice, bisogna osservare il disegno sotto e attribuire ogni oggetto al film cui è legato. Chi ne trova di più vince.

AIUTINO: Sono tutte armi.

cult

numeri

le banner au cinèmaMentre su Ronco Scrivia calano le prime ombre della sera, e a New York il detective Nick Carter dà la caccia al suo arcinemico Stanislao Moulinsky, all’E.C.L.N. è tempo di cinema.
Ho accumulato così tanti film che l’hard disk scricchiola sotto il peso dei dati, e cosa c’è di meglio di casa libera e ferie in loco per rimettersi al passo?
Unduetrè via, tre film unodietrolaltro, e andiamo di recensione.

La scelta è caduta su Collateral, Constantine e Alta Fedeltà, tratto da un libro così bello che la recensione la comincio proprio da lui.
Non so se qualcuno ce l’ha ancora lì sul comodino aspettando di cominciarlo, o peggio, non l’ha ancora neanche comprato, ma nella remota eventualità questa riga che segue è per voi:

BRUTTE TESTE DI CAZZO!

Non dovrei neanche stare a raccontare la trama, che non ve la meritate, ma stasera sono particolarmente in forma, cercherò di riassumerla in breve.

C’è John Cusack che ha un negozio di musica, viene lasciato dalla fidanzata e va in crisi. Per tirarsene fuori va a cercare le ex fidanzate che gli hanno dato le cinque maggiori delusioni sentimentali nella vita.

La prima è Tom Cruise, che fa il sicario e ha i capelli bianchi così uno capisce subito che in questo film è un bastardo. Lo trova su un taxi guidato da un negro con gli occhiali maniaco della pulizia, ma non può parlargli perché in quel momento arriva Keanu Reeves su un altro taxi guidato dal figlio di Indiana Jones, e fanno un frontale da paura.
Tom Cruise si rialza e va ad ammazzare una, che però è l’ex-fidanzata numero quattro di Gioncusac, e se la ammazza lui non può più chiederle perché l’ha lasciato, così cerca di impedirglielo. Nel frattempo dall’altro taxi scende Keanu Reeves che ha appena scoperto di avere un cancro ai polmoni, ed è talmente incazzato che tira giù i santi a bestemmie e poi li rimanda su a calci, dicendo che lui è l’esorcista più figo che ci sia e che gli è permesso questo e altro.

L’ex numero quattro è Catherine Zeta Jones, che fa cagare in questo film esattamente come negli altri, e che se venisse finalmente ammazzata da Tom Cruise coi capelli bianchi sarei pure contento, ma lei no, invita Gioncusac a casa sua e fa la splendida dicendo che single è bello.
Tom Cruise in ogni caso arriva, dice “bello un cazzo!” e le spara in mezzo alla fronte, quindi mette su un vinile di Miles Davis che gli ha procurato il negoziante di dischi.

Per ultimo si presenta Keanu Reeves, che evoca il demone nascosto dentro Catherine Zeta Jones, e che a sorpresa ha le sembianze di Tim Robbins e non quelle di Maicoldaglas. Il negoziante di dischi la interroga sulla loro storia passata, e capisce che in realtà è innamorato della sua fidanzata, che però l’ha piantato, così alla fine si mette con Jack Black, che in questo film fa il commesso del negozio e fra tutti è il personaggio più azzeccato.

Che dire? Se fossi il protagonista del libro farei una lista di cinque difetti di questo film:

  1. E’ ambientato in America. E l’America, salvo alcune piccole eccezioni, non è Londra, e la differenza si vede, nelle facce delle persone, nei loro atteggiamenti, nello spirito che pervade tutto il romanzo, e che qui manca, e si sente che manca.
  2. Cita a memoria pezzi di romanzo, ma ne dimentica altri fondamentali. Cioè, le parti importanti ci sono tutte, i ragionamenti del protagonista anche, e questo basterebbe per farti tornare in mente il libro, e apprezzare il tutto come un buon tentativo, ma se ti metti nei panni di uno che il libro non l’ha letto non funziona più. Dopo esserti dato della brutta testa di cazzo, ti rendi conto che ci sono situazioni che vengono riportate fedelmente, ma che non conducono a niente. Del tipo: l’amica della fidanzata gli chiede perché ci si vuol rimettere insieme, e lui fa la faccia di quello colpito dalla domanda. Ti aspetteresti che il concetto venisse ripreso e sviluppato, e invece no, era una domanda che non porta a niente. Poi salta fuori Tom Cruise e uccide l’amica della fidanzata, era la vittima numero tre, ma la domanda meriterebbe comunque una risposta, sennò la storia non va avanti.
  3. Il protagonista non va bene per quella parte. Perché io il protagonista di Alta Fedeltà me lo immagino come il padrone di Disco Club a Genova, un quarantenne allampanato un po’ più bello di quello, ma non tanto. E invece Gioncusac c’ha la faccia da bravo ragazzo un po’ fesso, e Keanu Reeves non ci sta proprio a fare l’esorcista menefreghista tabagista canceroso, non ha neanche la voce rauca. Per fortuna che Tom Cruise a un certo punto arriva e spara anche a lui, era la vittima numero cinque.
  4. Ci sono pochi riferimenti musicali. E invece il libro ne è pieno, parla di un personaggio maniacale, ossessionato dalla musica come lo è dal calcio in un altro romanzo dello stesso autore, da cui è stato tratto un altro film molto meglio riuscito, ma sto divagando. Il protagonista del libro la musica la respira, ne parla sempre, ci pensa sempre, la ascolta, la fa, la respira; Gioncusac ci lavora, ha la casa piena di dischi, ma sono solo le copertine a vedersi, il contenuto non esce mai. E’ un film che parla di copertine di dischi, non di canzoni.
  5. Catherine Zeta Jones mi sta sui coglioni. Ma in un modo che uno non ci crede, tipo che se la incontrassi per strada ci direi “Senti Catrinzetagion, vuoi vedere che adesso chiamo mio cuggino che viene e ti gira una scarpa in culo che domani sei ancora lì che giri e ti domandi se sei Catrinzetagion o una giostra con le tette?”, e poi senza nè ai nè bai le mollerei una testata così, PEMM!

brusbannerMi sono messo a scaricare una serie di telefilm che non avevo seguito in televisione: “una trentina di episodi divisi in due stagioni, non troppo faticoso da fare”, mi sono detto, e lasciando il pici acceso un paio di giorni di fila mi sono ritrovato tutta la serie a disposizione.

O almeno così credevo, dato che al momento di visionare i singoli files ho scoperto che almeno nella metà dei casi avevo scaricato dei porno.

Emule funziona così, se cerchi qualsiasi cosa, film, disco, programma, o trovi proprio quello che cercavi o trovi un porno. E’ molto raro cercare la discografia di Prince e scoprire di avere scaricato quella dei Korn, o trovi tutti i seimila album di Prince o trovi un porno. Stessa cosa per i film, cerchi Ombre Rosse? Non troverai l’ultimo X-Men, troverai Ombre Rosse o un porno.

Ma cosa succede se provi a scaricare un porno? Trovi una puntata di Superquark?

Ci ho provato, ho trovato un porno.

Come si riconosce un porno? Il più delle volte è molto semplice, comincia subito col video tutto rosa, tanto che ti ci vuole un attimo a renderti conto che stai guardando un dettaglio anatomico. Poi l’inquadratura si allarga, e spuntano gambe, mani, altre gambe ma diverse, e il rosa si fa più sanguigno. Il tutto accompagnato da mugolii, gridi e sospiri che ti fanno immaginare quanto debbano essersi sbattuti a scrivere la sceneggiatura:

FRANK – Hmmm..

SAMANTHA – Ohhh..

FRANK – Ahhhh..

SAMANTHA – Ohhhhh..

FRANK – Oh baby..

SAMANTHA – Yessss…

FRANK – Hmmmmm…

SAMANTHA – Ahhhhh

FRANK – Yes baby…

SAMANTHA – Ohhhhh..

Ci sono altri casi in cui il porno cerca di giustificare le due ore di pellicola con un abbozzo di trama, e allora ti ci vuole un po’ di più per scoprire cos’hai scaricato.

Una volta la scena si apre su un cancello, dal quale entrano due uomini. Sono due negri e indossano occhiali da sole. La colonna sonora è il solito funkaccio mollo: ochei, è un porno. Ora arriveranno a una piscina, o a una stanza da letto, o a un salotto con un grande divano, dove li aspetteranno due bionde, o una bionda e una mora, o solo una mora, si toglieranno i vestiti adducendo scuse idiote e torneremo a vedere lo schermo tutto rosa.

Un’altra volta c’è un tizio con la barba che parla dentro un megafono. La regia è da documentario, ma che è, un porno? Possibile? Il tizio parla a una folla che sembra quella di una fiera, ma checcacchio ho scaricato? Poi cambia scena, all’interno di un padiglione due donne simulano un amplesso omosessuale. Ah ochei, è una variante del porno, il servizio porno su una fiera del porno.

I protagonisti dei porno indossano sempre abiti improbabili, gli uomini sono vestiti come dei tamarroni, con fibbie metalliche pesanti alle cinture e stivali da cowboy, mentre le loro compagne sfoggiano vestiti scollatissimi zebrati che sono passati di moda venti minuti dopo essere stati messi in vendita, in un imprecisato mercoledì nei profondi anni ’80.

Ma dicevo che ho provato a scaricare un film. Si intitola Fornicator, e la storia è paradossale. Renato viene piantato da Linda all’inizio del film, e viene cacciato di casa in malo modo.

Per vendicarsi diventa Fornicator. Si fa tutte le Linda che incontra, e per fortuna che non è un nome tanto comune, sennò la pellicola durava nove ore.

Alla fine ritrova la sua ex fidanzata, hanno un lunghissimo estenuante rapporto, al termine del quale lei gli rivela di essere ancora innamorata di lui, e lui di essersi preso l’aidiesse.

Il film termina senza svelarci se alla fine tornano insieme, ma secondo me no.