Succede cose da queste parti. Succede, per esempio, che due amici mettano su una casa editrice e mi chiedano di scrivergli una roba, solo che la roba che mi chiedono di scrivere è qualcosa che non mi sarei mai immaginato di dover scrivere, e questo comporta un lavoro diverso dal sedersi alla tastiera e cominciare a pigiare finché c’è idee. Ci vuole una cosa che si chiama pianificazione, e io che non pianifico neanche cosa mettermi per uscire questa cosa mi fa un po’ impressione. Però lo faccio, che ci tengo a dare soddisfazione ai miei amici, e anche a mettermi alla prova scrivendo qualcosa in un modo che non ho mai fatto prima, tirando giù un soggetto e lavorando su quello, invece di inventarmi la storia strada facendo. E’ un modo nuovo per me, l’ho detto, e la cosa ha degli effetti inaspettati, qualcuno positivo, qualcuno meno. Quelli positivi sono evidenti, devo infilare parole in uno spazio che c’è già, ma questo mi porta a considerare sempre il lavoro come "già fatto, basta solo mettermi lì e finirlo, cosa ci vuole? Posso farlo domani", e non vivendo su un’isola deserta con un computer che contenga solo ed esclusivamente word sono soggetto a distrazioni, tipo stare alzato fino alle duemmezza per finire un quadro di Warhammer, o guardarmi quella vaccata incredibile del nuovo film sul Punitore, o leggermi una vecchia storia di Devil, o giocare con la playstation, oppure, ma è raro, fare qualche lavoro di cas, tipo una lavatrice o falciare (ma sarebbe meglio dire strappare) l’erba in giardino.

O andare a cercare un cacciavite e aprire sta cazzo di tastiera che non funziona per cercare di pulirla, o piantarcelo dentro fino a distruggerla definitivamente. Cazzo.

 

Bello questo utilizzo del blog per raccontare un po’ di cazzi miei, tipo il diario elettronico che tenevo durante quegli anni bui in cui sventavo golpe in Nicaragua solo per scoprire che si riformavano uguali il mattino seguente.

C’è fermento nell’ambiente scientifico. Un’équipe internazionale capitanata dal professor Hans Delbruck pare avere finalmente risposto alla domanda che da molti anni anima i salotti accademici: quant’è bello lu primm’ammore?

La rivista scientifica Coliform Bacterium pubblica questo mese un’intervista all’eminente scienziato, già candidato al premio nobel nel 1989 grazie a uno studio sull’uso del congiuntivo.

Professor Delbruck, è vero quel che si dice, che avete scoperto quant’è bello lu primm’ammore?
Si, e il merito è tutto del gruppo che mi ha aiutato, lavorando giorno e notte, anche durante le feste di natale.

E ci dica, è possibile spiegare ai nostri lettori quant’è bello questo primm’ammore? Magari semplificando un po’, affinché sia comprensibile a tutti.
Beh, lei capisce che è difficile ridurre un concetto così ampio a una mera formula, ma se dovessi fare un discorso il più semplice possibile.. azzarderei trentasette.

Straordinario!
E tenga presente che ho arrotondato per difetto.

Quale saranno i possibili sviluppi della vostra scoperta?
La vita dello scienziato è sempre una gara a superarsi, raggiunto un traguardo se ne intravede un altro, e non ci si arresta mai. In questo caso sapere quant’è bello lu primm’ammore ci permetterà di rispondere a un’altra domanda di uguale importanza: lu secondo è chhiu bello ancor?

C’è fermento nell’ambiente scientifico. Un’équipe internazionale capitanata dal professor Hans Delbruck pare avere finalmente risposto alla domanda che da molti anni anima i salotti accademici: quant’è bello lu primm’ammore?

La rivista scientifica Coliform Bacterium pubblica questo mese un’intervista all’eminente scienziato, già candidato al premio nobel nel 1989 grazie a uno studio sull’uso del congiuntivo.

Professor Delbruck, è vero quel che si dice, che avete scoperto quant’è bello lu primm’ammore?
Si, e il merito è tutto del gruppo che mi ha aiutato, lavorando giorno e notte, anche durante le feste di natale.

E ci dica, è possibile spiegare ai nostri lettori quant’è bello questo primm’ammore? Magari semplificando un po’, affinché sia comprensibile a tutti.
Beh, lei capisce che è difficile ridurre un concetto così ampio a una mera formula, ma se dovessi fare un discorso il più semplice possibile.. azzarderei trentasette.

Straordinario!
E tenga presente che ho arrotondato per difetto.

Quale saranno i possibili sviluppi della vostra scoperta?
La vita dello scienziato è sempre una gara a superarsi, raggiunto un traguardo se ne intravede un altro, e non ci si arresta mai. In questo caso sapere quant’è bello lu primm’ammore ci permetterà di rispondere a un’altra domanda di uguale importanza: lu secondo è chhiu bello ancor?

 C’è una tribù gallica che da qualche settimana si è accampata sotto casa nostra. All’inizio non ci abbiamo dato peso, buongiorno buonasera quando uscivamo e finiva lì, ma quando si sono messi ad alzare palizzate tutto intorno al villaggio abbiamo cominciato a preoccuparci. Qualche giorno fa ci hanno chiuso l’accesso alla strada, e quando sono uscito per andare a lavorare hanno preteso una decima. Me la sono cavata regalando loro Mikowski, che è bello grasso e dev’essere ottimo con le patate, ma la sera ne ho parlato col Subcomandante, e non è rimasta contenta.

“Cosa vogliono questi stranieri?”, ha esclamato, “Vengono qui e fanno il cazzo che gli pare!”
“Parli come una leghista”
“No, io ce l’ho solo con le etnie che non sono rappresentate al parlamento europeo, tipo i gringos americani o le ucraine beone!”
“Coi longobardi?”
“Anche con loro!”
“Con gli ittiti?”
“Eh certo, vuoi lasciar fuori gli ittiti?”
“Con gli etruschi?”
“Si, anche, ma meno. In fondo son sempre italiani.”
“Ho parlato col loro capo, Belloveso. Mi ha detto che sono dei carnuti”
“Che erano dei cornuti me n’ero accorta anch’io! E pure stronzi!”
“Nono, carnuti con la a. sono originari del nord della Francia.”
“E cosa son venuti a rompere le palle a noi a fare?”
“Vogliono visitare l’acquario, solo che gli alberghi di Genova sono tutti pieni, e allora si sono accampati nell’entroterra. Più precisamente nel nostro giardino.”
“Glielo do io glielo do! Gliela tiro giù quella palizzata!”

E mi mostra una cosa che ha trovato su internet.

“Una catapulta?”
“C’è questo sito, www.armidaassedio.it, che costruisce trabucchi e baliste a prezzi competitivi!”

Competitivi nei confronti di chi, le chiedo, che vorrei proprio vedere chi si va a comprare un mangano al giorno d’oggi. A parte Berlusconi, intendo.
Non mi sta neanche a sentire, è tutta esaltata per aver ordinato una catapulta, che dovrebbe arrivare in pochissimo tempo con un corriere espresso.
In quel momento le squilla il cellulare.

“E’ arrivata! È arrivata!”, strilla, correndo fuori.
In effetti è proprio il corriere, sta in mezzo alla strada con la faccia triste e guarda in su verso la palizzata del villaggio carnuto. Perché se è vero che noi non possiamo arrivare da lui è altresì vero il contrario, la nostra catapulta sta alla distanza di un villaggio gallico da casa nostra, inutilizzabile.

“Col cazzo! L’ho pagata in anticipo e me la prendo!”, grida il Subcomandante, seguita da me che le sbraito dietro “Coosa? Non hai richiesto il pagamento contrassegno? Masseiffuori?”.

Scende giù e si mette a picchiare contro il portone del villaggio, insultando tutto l’olimpo delle divinità galliche. Si vede che anche lei ha letto Asterix.
Evidentemente qualcuna l’azzecca, perché da dietro la palizzata qualcuno le tira addosso Mikowski, ancora vivo e vegeto. E pure ben pasciuto, si vede che ha trovato dei galli di cuore.

“Riprendetevi il vostro mostro!”, ci grida Belloveso, “Ci ha mangiato tutte le scorte di cibo! Ora dobbiamo smantellare e tornare a casa, o moriremo di fame! Maledetti!”

In quattro e quattr’otto i galli sgallano, la strada è di nuovo libera, e mentre il gatto Mikowski se ne torna ciondolando verso casa io e il Subcomandante restiamo lì a chiederci cosa ce ne potremo fare di una catapulta.

A leggere il libretto ho pensato che questo qui cover
si prende troppo sul serio, che il disco sarebbe stato probabilmente noioso, certamente sopravvalutato, facilmente senza futuro, che gli incubi dei pesci rossi e immagini tipo "pettinarmi la vena", o "nel naso colano le sere" colpiscono subito, ma dopo due minuti rompono i coglioni, che a scrivere testi così che mostrano disegni confusi senza dire poi veramente niente son capaci tutti, e probabilmente tutto questo è vero, ma non posso negare che Canzoni Da Spiaggia Deturpata sia un bel disco, minimalista quanto basta, arrangiato ottimamente, cantato con una voce da bravo ragazzo che stride piacevolmente con l’ambientazione che mostra, squallida da tana di tossici e senza speranza.
Vuoi vedere che per una volta mi tocca dar ragione alla Boschero?

LOURDES, UCCIDE MADRE A COLPI DI CROCIFISSO

PARIGI  – Credeva di essere il diavolo e così una donna di 34 anni ha ucciso la madre di 81 colpendola con un crocifisso e una lampada: è successo la notte scorsa nella città mariana di Lourdes, in Francia, una delle principali mete per i pellegrini cattolici di tutto il mondo. E’ stata la stessa donna a chiamare i soccorsi dopo aver colpito a morte la madre. Al loro arrivo gli agenti di polizia l’hanno trovata ricoperta di sangue, inginocchiata accanto al letto dove si trovava il corpo straziato dell’anziana: "ho avuto delle visioni, ho creduto di essere il diavolo, di essere il male", ha tentato di spiegare la donna poi ricoverata all’ospedale psichiatrico di Tolosa. Madre e figlia, entrambe molto credenti, in base a quanto riferito dagli inquirenti, si erano trasferite due anni fa a Lourdes, dove la Vergine è apparsa, secondo la tradizione cattolica, alla pastorella Bernadette Soubirous. Le due donne vivevano in un piccolo appartamento con le pareti interamente ricoperte di crocifissi e oggetti religiosi.

E’ sabato, fa troppo freddo per uscire a piedi, ma di stare in casa non mi va, così prendo la macchina e vado a guardare qualche faccia. Non esco mai così, senza meta, e forse è per questo che la realtà mi appare diversa da quella che vedo ogni giorno andando al lavoro. In qualche modo mi sembra più reale, ma non per questo migliore: dal mio punti di vista privilegiato scivolo accanto alle desolazioni delle persone, e ne conto i segni che lasciano sulle loro facce.

Ecco Carmine, ballonzola la pancia giù per la strada delle cascine, giacca aperta e sguardo di chi non sa dove si trovi; da quando ha perso suo fratello passa le giornate così, camminando per strada. Chi non lo conosce non ci crederebbe che una volta è stato un campione di biliardo. Quando entravi nella sala che gestiva in paese ti saltavano agli occhi le coppe nella bacheca, le sue foto accanto a qualche attore di teatro che si spingeva fin lì dopo lo spettacolo per fare due tiri.
La disperazione l’ha investito con una forza tale da strappargli di dosso perfino l’andatura elegante.

Qualche metro più in là incrocio la pazza. Non conosco il suo vero nome, ma per come la vedo strepitare di tanto in tanto, lanciando maledizioni contro gli automobilisti, credo che il nome che ho scelto per lei sia buono quanto il suo. Lei gira tutto il giorno col cane, non parla con nessuno, se le rivolgi la parola ti risponde un po’ brusca, ma educata. L’importante è che non la contraddici mai, altrimenti attacca a strillare e ti insulta. Non importa di cosa stiate discutendo, qualunque cosa sia ha ragione lei e basta. E basta! Come sia diventata così non lo so, sono diversi anni che la conosco, e già da subito mi ha fatto capire che era meglio starle alla larga.
Una mattina tornavo da scuola con mio cugino, facevamo le medie, e lei era davanti a noi, l’aspetto di una qualunque studentessa del liceo, forse un po’ più grande, ma con qualcosa di indefinito che ci faceva pensare che fosse meglio starle alla larga. Eppure non indossava il cappello di Napoleone, nè parlava da sola; certo, gli occhiali da sole sotto quel cielo scuro non la facevano passare inosservata, o il modo in cui strattonava il cane, ma probabilmente sono particolari di cui mi accorgo solo ora che so quel che accadde.
Accadde che a un certo punto questa si voltò e cominciò a gridare che la stavamo seguendo, e che ridevamo di lei, e lei non si faceva prendere per il culo da nessuno, e adesso ce l’avrebbe fatta pagare.
Accadde che io e mio cugino non vedevamo l’ora di farci una bella litigata con una sconosciuta paranoica, quando sei un ragazzino delle medie impari molti più insulti di quanti ti riesca di usare, e ogni occasione di sfoggiarli è sempre accolta con gioia.
Accadde che questa si mise a fare voci, e che da chissà dove saltò fuori una sua amica grossa e brutta, che oggi assocerei all’istante col Mickey Rourke di The Wrestler, ma allora non potevo, e ciò mi confuse, e con la confusione addosso e le manone di Mickey Rourke che si avvicinavano strette a pugno decisi che era ora di pranzo e mia mamma si sarebbe arrabbiata se fossi arrivato in ritardo, e si vede che mia zia doveva avere lo stesso pessimo carattere, perché anche mio cugino desistette dallo scontro e tutti e due ci avviammo sulla via di casa a passo svelto. Le due isteriche non si arresero, e ci scortarono fin sotto casa mia aggiornando il nostro vocabolario di parolacce con termini che, ripetuti a scuola, ci avrebbero fatto guadagnare la stima dei compagni.
Oggi la incontro spesso, lei non sa di avere di fronte il ragazzino di allora, o forse se ne frega, ha la faccia sempre incazzata, indossa ancora degli occhiali da sole e strattona sempre il suo povero vecchissimo cane. Sempre che sia un altro cane, altrimenti avrebbe le sue ottime ragioni per non voler camminare. A lei è morto un fidanzato, diversi anni fa, l’unico al mondo in grado di starle vicino. Da allora non l’ho mai più vista insieme a nessuno.

Poi c’è una signora, completamente rincoglionita, che una volta si è sposata lo scemo del paese, che le ha dato due bambine prima di farsi venire un infarto e lasciarla da sola. Lei almeno non mostra di essersi arresa alla disperazione, sembrava la testimonial della legge Basaglia anche prima.

Scendo dalla macchina e guardo la mia faccia nel vetro. Coi capelli così corti somiglio a un militare in licenza. Ho ancora in testa le vittime di poco prima, penso che tutti riceviamo la nostra dose di disperazione, e che qualcuno ne resta travolto, ma gli altri tornano a casa e ne fanno tesoro.
"No, nessuna licenza", penso tornando alla mia vita fin troppo tranquilla, "preferisco considerarmi in congedo".

Chi vigila sui vigilanti, chi controlla i controllori, chi guarda i guardoni, chi osserva gli osservanti, chi cura i curati?

Domani sarebbe stata una settimana da che sto cercando di scrivere la mia recensione di Watchmen senza arrivare neanche vicino a quel che volevo dire, e la cosa cominciava a frustrarmi.

Per fortuna che esiste Scott Ronson.

 

Chiudo con lo spoiler più divertente del mondo.

Ho letto un bel pezzo sul blog del mio amico Seaweeds.
Almeno, credo che sia ancora un mio amico, di questi tempi mi capita sempre più spesso di non sentire una persona per un po’ e scoprire poi che ce l’ha con me per qualcosa e non mi parla più. Lui non lo vedo da qualche tempo, magari adesso è arrabbiato con me e se lo chiamo mi manda affanculo, ma sinceramente spero di no, è una di quelle persone che a frequentarle ti arricchiscono, e non solo perché ha tanti dvd che puoi permetterti di fregargliene uno ogni tanto e neanche se ne accorge.
Perlomeno se decide di considerarmi persona non gradita, almeno che rispetti la procedura comune e doni la sua vita a un’entità superiore, che sia Cristo o le droghe sintetiche. 

Quello che ha scritto Siuìz affronta più che altro l’indecenza dei giornalisti nello scarnificare un episodio per fargli grondare fino all’ultima goccia di sangue, a beneficio dell’attenzione morbosa di quei vampiri che il giornale lo leggono  per emozionarsi prima ancora che per conoscere, e va a completare un’idea che mi sono fatto osservando la reazione della gente alle notizie dei giornali, attraverso i commenti che lasciano sui siti, sui social network, o semplicemente al bar:
oggi non ti puoi permettere di affrontare una discussione in modo garbato, confrontare la tua opinione con quella di un’altra persona e tirar fuori un ragionamento che vada via dritto, come dovrebbe essere nella natura del dialogo; ultimamente ogni titolo del telegiornale si affronta tirando la moneta, testa ti indigni, croce te ne batti il cazzo.

Qualunque notizia vada a toccare l’emotività delle persone, le loro paure, il loro pudore, viene ingigantita, e subito si scatena il tifo da curva.
C’è una donna in coma per cui si chiede l’eutanasia? "Immorale!", gridano di qua, "Giusto!", incalzano di là, e a nessuno viene in mente che magari sono solo cazzi suoi e che sarebbe meglio lasciarla in pace. A Genova si costruirà una moschea? "Fuori dai coglioni!", abbaiano i sostenitori dell’Uomo Suino, "Razzisti di merda!", si indignano quelli che Borghezio e Castelli li vorrebbero vedere spellati.
E intanto la marea marrone e puzzolente dilaga dalle pagine di facebook, dove si vorrebbero mettere al rogo i gruppi promafia, quelli che si firmano Adolf Hitler, quelli che ascoltano Gino Paoli perché "sostiene i pedofili" o quell’altro "perché odia i gay"; vai sul sito del Secolo XIX e c’è uno che non vuole il gay pride in città perché è un pericolo sociale, l’altro che è contrario alla pubblicità degli atei sugli àutobi perché viola la libertà dei cristiani, e ci si scandalizza a destra e a sinistra, in un grande moto di indignazione collettiva.

Poi per scoprire che le nostre emissioni procapite di Co2 sono 5 volte quelle di un africano devi andare a cercare le finestrelle a fondo pagina, e quando l’hai letto, se l’hai letto, non sai cosa fartene della notizia, e comunque tendi a sbattertene il cazzo.
Poi leggi che la zingara di Ponticelli che rapiva i bambini non ha mai rapito nessuno, ma oramai non fa più notizia, e intanto chi ci ha marciato con l’Emergenza Rom ora è già impegnato a scaldare i culi con la paura degli stupratori, e degli zingari possiamo anche sbattercene il cazzo.
La legge per cacciare in galera tutti i clandestini è passata? Non è passata? Servirà a qualcosa o più probabilmente serviva solo a far cagare un po’ addosso le persone? Non lo so, mi sono indignato prima, ora vedo di sbattermene il cazzo.

Però Mentana si è dimesso dal TG5, scandalizzato anche lui dalle decisioni della rete di non interrompere il Grande Fratello per l’ennesimo speciale sulla morente morta, e tutti a congratularsi o a mandarlo affanculo.
Nessuno che parla più, che ragiona più, si fa l’applauso o ci si scandalizza. Perché qualcuno ha detto che Bonolis guadagnerà troppo al Festival, ma chi sa quanto prende di solito di stipendio un conduttore come lui? Boh, però se me lo raccontano vuol dire che sotto sotto una vergogna c’è, e allora lasciami strillare.

Per fortuna che oggi è domenica, c’è il campionato, e allora indignarsi e schierarsi di qua o di là diventa molto più semplice, poi di quello che succederà domani siamo sempre in tempo a sbattercene il cazzo.

Ero partito per scrivere un pezzo su lastfm, ma la televisione mi ha riversato addosso Cristiano De Andrè che canta A çimma e all’improvviso parlare dei miei problemi coi social networks è diventato secondario, che a me un milanese che canta in genovese fa sempre senso, anche se il milanese in questione è il figlio di colui che la canzone l’ha scritta; e poi c’è una vena di tristezza nel vedere un musicista dover parlare sempre e solo di suo padre e mai del proprio lavoro.

E ora, finalmente, posso dedicarmi a quello che mi premeva, che poi non è molto.

http://www.lastfm.it/user/grugef

Non sono più su facciaabuchi, non ho voglia di tornarci, ma ogni tanto mi fa piacere bazzicare qui sopra, e qualche volta scriverci pure. Di musica, naturalmente, che qui sopra non si diventa fan della cacca, ma di artisti, e si ascolta pure della roba.

Poi vi dirò anche cosa succede a mostrazzi, ma con calma, che tanto vedo che vi siete allineati tutti al ritmo blando con cui scrivo, e se va bene a voi figuriamoci a me.