– Allora, hai fatto il tuo dovere domenica?

– Certo, per chi mi hai preso?

– Beh, sai, c’è una tale aria di dimissioni in giro che credevo che anche tu..

– Non se ne parla neanche, ognuno deve fare il suo, anche se i giochi ormai sono fatti. Bisogna esserci, e crederci fino in fondo.

– La tua fidanzata è venuta?

– No, lei non ne vuole più sapere, dice che è un ambiente marcio, è rimasta delusa dagli ultimi scandali.

– Eh si, la capisco. Però hai detto bene tu, anche se i giochi sono fatti bisogna esserci. Che poi non sono mica convinto che sia già tutto fatto, ci comportiamo come se una volta in Europa non si potesse più rischiare di essere cacciati fuori.

– E’ proprio quello che dico io! L’Europa te la devi guadagnare, e se non mantieni il passo con gli altri è un attimo finire fuori.

– Vero. E di questi stranieri cosa mi dici?

– Che ce ne sono tanti, e secondo me era meglio quando in Italia giocavano solo gli Italiani.

– Già. Beh devo andare, mi ha fatto piacere scoprire che segui la politica con questo interesse, ce ne fossero di più come te le cose andrebbero meglio!

– Politica? Ma non stavamo parlando della partita?

Incontrando una vecchia collega ho saputo che Valeria, una ragazza con cui lavoravo fino all’anno scorso, ha avuto una bambina. Non sapevo neanche fosse rimasta incinta, sebbene me l’aspettassi, era sempre stato il suo desiderio, e dopo il matrimonio immaginavo sarebbe stata solo questione di tempo.

Non posso e non voglio chiamarla per esprimerle le mie congratulazioni, i nostri ottimi rapporti si sono rovinati tempo fa, dopo che ha cercato di piantarlo nel culo a me e ad altri colleghi.

Ciononostante sento il bisogno di felicitarmi, in nome di un’ottima amicizia che andava ben oltre il rapporto professionale, per cui penso che scriverò due righe per lei, nell’eventualità che leggesse ancora il mio blog.

Valeria,
ho saputo che sei diventata mamma, e sono davvero molto felice per te, ma resti comunque una gran troia.

Pablo

thievery corporationGiovedì sera è stata una serata difficile, tanto difficile che ancora mi riesce difficile parlarne, ma credo che non raccontare e fingere che non sia mai successo sia anche peggio, perciò faccio un prologo veloce:

Siamo andati alle Cappe a lavorare, l’abbiamo trovate come quando ci sono stati i ladri, solo che questi ladri indossavano la divisa e avevano un regolare mandato. Mi riservo di raccontare di più quando questa faccenda sarà finita, che ho promesso al Sub di evitare commenti che potrebbero peggiorare la situazione.

diabolik

Chiarita più o meno la situazione ci siamo messi a lavorare come ogni giovedì, e alla fine della serata siamo tornati a prendere la mia macchina. L’ho trovata come quando ci sono stati i ladri, solo che stavolta i ladri ci sono stati davvero, mi hanno spaccato un finestrino e hanno cercato qualcosa da rubare.

Ora, se sei un ladro, per quanto probabile tossicodipendente, data la zona in cui è avvenuto il misfatto, avrai abbastanza buonsenso da riconoscere una macchina dove c’è del buono da una di un morto di fame. La mia non era l’unica auto parcheggiata in quel tratto di strada desolato, ma certamente era una delle meno invitanti, e comunque sarebbe bastato dare un’occhiata all’interno per rendersi conto che le uniche cose sul cruscotto erano cartaccia e vecchi opuscoli, cosa ti fa pensare che nel cassetto troverai qualcosa di meglio?

caccia al ladroTant’è ci ha provato, ha spaccato il vetro e ha cercato di infilarsi. Aperto il cassetto ha tirato fuori il libretto della macchina, delle penne, di cui una preziosissima con la donna che quando la capovolgi resta nuda, la custodia del frontalino dell’autoradio (che non ha fatto venire in mente al ladro che se c’è la custodia dev’esserci anche il frontalino, con attaccato autoradio, e difatti non se l’è neanche cagato), e un piccolo coltellino a serramanico che quello si, me lo frego, che magari ci minaccio uno studente su ai Giardinidiplastica.

Mi ha preso anche un sacchetto di monetine da 1 centesimo che avevo sparse per la macchina, e che gli devono aver fruttato la golosa cifra di un euro, un euroemmezzo, e un gettone per i carrelli dell’iper, in plastica rossa.

Io, di mio, sono dovuto tornare a casa con un sacchetto della spazzatura al posto del finestrino, e unfeathers mucchio di vetri sul sedile, e se mio padre non si fosse fatto prendere dalla compassione e non mi avesse pagato la riparazione avrei dovuto tirar fuori 130 euri per un finestrino nuovo e relativo montaggio.

Detto questo, domani sera siamo di nuovo a lavorare alle Cappe, la tentazione di lasciare di nuovo la macchina nello stesso posto, forte del motto “Un fulmine non colpisce mai due volte nello stesso posto” è tanta, ma altrettanta è quella che mi viene dall’altro motto, “Ma allora te la vai proprio a cercare!”.

Che farò?

thievery corporationGiovedì sera è stata una serata difficile, tanto difficile che ancora mi riesce difficile parlarne, ma credo che non raccontare e fingere che non sia mai successo sia anche peggio, perciò faccio un prologo veloce:

Siamo andati alle Cappe a lavorare, l’abbiamo trovate come quando ci sono stati i ladri, solo che questi ladri indossavano la divisa e avevano un regolare mandato. Mi riservo di raccontare di più quando questa faccenda sarà finita, che ho promesso al Sub di evitare commenti che potrebbero peggiorare la situazione.

diabolik

Chiarita più o meno la situazione ci siamo messi a lavorare come ogni giovedì, e alla fine della serata siamo tornati a prendere la mia macchina. L’ho trovata come quando ci sono stati i ladri, solo che stavolta i ladri ci sono stati davvero, mi hanno spaccato un finestrino e hanno cercato qualcosa da rubare.

Ora, se sei un ladro, per quanto probabile tossicodipendente, data la zona in cui è avvenuto il misfatto, avrai abbastanza buonsenso da riconoscere una macchina dove c’è del buono da una di un morto di fame. La mia non era l’unica auto parcheggiata in quel tratto di strada desolato, ma certamente era una delle meno invitanti, e comunque sarebbe bastato dare un’occhiata all’interno per rendersi conto che le uniche cose sul cruscotto erano cartaccia e vecchi opuscoli, cosa ti fa pensare che nel cassetto troverai qualcosa di meglio?

caccia al ladroTant’è ci ha provato, ha spaccato il vetro e ha cercato di infilarsi. Aperto il cassetto ha tirato fuori il libretto della macchina, delle penne, di cui una preziosissima con la donna che quando la capovolgi resta nuda, la custodia del frontalino dell’autoradio (che non ha fatto venire in mente al ladro che se c’è la custodia dev’esserci anche il frontalino, con attaccato autoradio, e difatti non se l’è neanche cagato), e un piccolo coltellino a serramanico che quello si, me lo frego, che magari ci minaccio uno studente su ai Giardinidiplastica.

Mi ha preso anche un sacchetto di monetine da 1 centesimo che avevo sparse per la macchina, e che gli devono aver fruttato la golosa cifra di un euro, un euroemmezzo, e un gettone per i carrelli dell’iper, in plastica rossa.

Io, di mio, sono dovuto tornare a casa con un sacchetto della spazzatura al posto del finestrino, e unfeathers mucchio di vetri sul sedile, e se mio padre non si fosse fatto prendere dalla compassione e non mi avesse pagato la riparazione avrei dovuto tirar fuori 130 euri per un finestrino nuovo e relativo montaggio.

Detto questo, domani sera siamo di nuovo a lavorare alle Cappe, la tentazione di lasciare di nuovo la macchina nello stesso posto, forte del motto “Un fulmine non colpisce mai due volte nello stesso posto” è tanta, ma altrettanta è quella che mi viene dall’altro motto, “Ma allora te la vai proprio a cercare!”.

Che farò?

La faccio breve, c’è in giro l’ennesima catena, e siccome alcuni dei miei amici sono dei sadici bastardi, sono stato tirato dentro.

Il regolamento prevede che riveli 7 segreti del mio passato, cose che non ho mai raccontato neanche a mia mamma, informazioni per cui i servizi segreti israeliani ucciderebbero, e le riveli qui, come se parlassi della ricetta migliore per fare un dolce al cioccolato.

Vado, ma ve ne pentirete.

  1. Sono stato un transessuale brasiliano. Mi chiamavo Candy Candy, per gli amici Candy, abitavo nei sobborghi di Pinerolo, e mi guadagnavo da vivere facendo il prostituto di alto bordo. Un giorno conobbi il Presidente Del Consiglio Di Amministrazione della Pozziginori, che si faceva un giro fra i travoni in cerca dell’ispirazione per i nuovi modelli di cessi, e appena mi trovai la bocca libera gli lasciai il mio curriculum. Mi assunse come modello per il gabinetto modello 500, e in poco tempo, grazie alle mie capacità, feci carriera e cominciai a guadagnare un bel gruzzolo. Spesi il primo mucchio di soldi per farmi operare e cambiai sesso, credendo che quella doveva essere la mia naturale crescita, ma mi accorsi presto che mi sbagliavo, la vita da donna non faceva per me: cominciai a provare un piacere assurdo a leggere rubriche cretine sulle riviste patinate, a guardare vetrine di scarpe, a criticare le acconciature delle mie amiche, e in poco tempo mi trovai a chiedermi se per caso non avevo commesso un terribile errore. Mi licenziai, e col denaro della liquidazione tornai a operarmi, diventando un metalmeccanico siciliano coi baffoni.
  • Ho sventato un golpe in Nicaragua. Ero in spiaggia a Managua, che pucciavo i piedi nel lago omonimo, quando mi si avvicina un generale dell’esercito e mi chiede se ho da accendere il suo sigaro. Capisco subito quali sono le sue intenzioni, da che mondo è mondo un generale col sigaro in bocca ha intenzioni bellicose, e telefono alla redazione del quotidiano locale denunciando l’accadente. Subito una troupe televisiva si mette sulle sue tracce, e appena lo trova lo infila nella casa del grandefratello come superpartecipante. Dopo un paio d’ore si è già scordato del golpe e si sta tacchinando una studentessa di architettura, che come recita il luogo comune, sono tutte fighe.
  • Ho vinto il Gran Premio di Montecarlo. Una volta stavo uscendo dal baretto di fronte al palco della premiazione e incrociai Ayrton Senna che correva in bagno, perché le vibrazioni del sedile gli avevano irritato la vescica. Ne approfittai biecamente prendendo il suo posto sul gradino più alto del palco. Lui se ne accorse appena tornò, ma a quel punto avevo già fra le mani il bottiglione di champagne e gli sparai il tappo nei denti, tramortendolo. Quella notte festeggiai con una studentessa di architettura locale.
  • Conosco la ricetta migliore per fare un dolce al cioccolato. Metti il cacao in un pentolino e lo fai sciogliere con un goccio d’acqua a fuoco moderato. Ripeti la stessa operazione in un altro pentolino con lo zucchero fino ad ottenere uno sciroppo (a fiamma bassa). Mescoli il cacao allo sciroppo e fai raffreddare prima di unire delicatamente la panna montata e la vanillina. Versa in una coppa di vetro e guarnisci con frutta candita o scaglie di cioccolato. Conserva in frigo.
  • Ho il numero di cellulare di Uma Thurman. Solo che è sbagliato.
  • Ho fatto quindici al totocalcio. E quando sono andato a ritirare la vincita dal tabacchino quel fesso ha chiamato i carabinieri! Roba da pazzi! Per fortuna che mi trovavo in una città dove non mi conosceva nessuno e sono riuscito a defilarmi, sennò chissà cosa sarebbe successo! Per un pezzo mi è anche corso dietro gridando mascalzone, poi è sbucata una macchina da una via laterale e lo ha travolto. Subito volevo tornare indietro e dirgli prova a ripeterlo adesso, ma mi fa senso la vista del sangue, e lì ce n’era davvero un casino.
  • Sono solito interrompere le catene di merda. E’ più forte di me, quando ricevo una catena di qualsiasi genere, magari ci partecipo per passarmi dieci minuti, ma poi la interrompo sempre. Non so perché, forse perché la considero una stronzata e non mi va di scassare le balle ad altri, chissà.

A parte questo ringrazio sentitamente Paoletta per avere pensato a me, anche se detesto le catene mi ha fatto piacere che mi abbia scelto, e mi sono anche divertito.

Ma la prossima volta le spezzo l’altra gamba.

La cosa buffa è che per provare come funzionano i vari spazi che vado occupando qua e là per la rete finisco per scrivere cose che mi danno più soddisfazione di quelle che scrivo generalmente qui sopra, in quella che mi ostino a definire la mia pagina ufficiale, ma che di fatto è forse quella che trascuro di più.

No, a pensarci bene ce n’è una che considero ancor più ufficiale e che in effetti fa le ragnatele da tempo immemorabile, tipo da quando i dimetrodonti passeggiavano tranquilli per le praterie, incuranti dei piccoli saltopi che si spappolavano sotto le loro zampone.

Pazienza, va così, e non ci si può fare niente. Non posso io, che armeggio con la tastiera come se battere lettere una di seguito all’altra fosse l’unico modo per sincronizzare il ritmo naturale dei miei pensieri con la lentezza dell’esecuzione. E non può Jack, che se ne sta sul divano incerto se aspettare ancora un po’ per vedere se lo porto fuori ancora una volta o se arrendersi e andarsene a dormire sulla brandina al piano di sopra, dove l’altra padrona, quella meno simpatica, lo sta già aspettando in compagnia del nuovo arrivato. E non può neanche il nuovo arrivato, il rosso Mikowski, sebbene i suoi insegnamenti anarchici lo abbiano abituato a credere che ciò che la volontà vuole la volontà ottiene e non ci sono ordini e disordini e capi e sottocapi che tengano, e difatti ogni volta che qualcosa non gira come gli aggrada non sta a cercare maniere diplomatiche per dirtelo, e ti mostra in sequenza denti e unghie. E se proprio vogliamo dirla tutta non ne può niente neanche Tony Binarelli, che con la sua cadenza da borgataro non riusciva neanche a pronunciare bene la sua formula magica “Tiki Tiki”, e la storpiava in un grottesco “Tighi Tighi”, eppure riusciva lo stesso nel numero di illusionismo, segno che la magia quello lì la dominava sul serio, sennò sai quante pernacchie.

L’unico che forse, ma non so, è Eraldo Panciamolla. Dovrei chiederglielo, comunque.

Ora che la conosco posso affrontare il mio destino con leggerezza. Stamattina, mentre tagliavo l’erba nel prato sotto casa, cantavo, forte della mia nuova consapevolezza. Anche quando mi sono piantato la messuia in un piede, sapevo di non temere alcun dolore, e anche se mi faceva un male boia sorridevo.

Ma come ho potuto raggiungere un simile livello di saggezza, roba che neanche Neo dopo che è risorto?
Beh, è stato complicato, qualche giorno fa sono andato alla Fnac, e ho chiesto il libro che illustrasse la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto, ma la cassiera mi ha spedito nel reparto filosofia, e ci stavano facendo dei lavori, era tutto spostato. Ho trovato uno accanto all’altro la storia degli indiani d’America, l’autobiografia di Fabrizio Corona e un libro denuncia sulle collusioni fra mafia e governo, più un manuale di satanismo e il grande libro delle barzellette di Bramieri seconda edizione riveduta.

Ho capito che la Fnac non poteva darmi le risposte che cercavo, oltretutto i romanzi di Paolo Nori non li teneva, e di Culicchia aveva soltanto l’ultimo.
Me ne sono andato, ancora ignaro di ciò che mi riservava il destino, e ho provato da Mondadori.

Non ci entro mai volentieri in quella libreria, le edizioni che tiene sono poche e mal fornite, e a differenza della Fnac non cerca neanche di compensare offrendomi videogiochi e alta tecnologia. Ho dato un’occhiata alle riviste, non tanto per trovare una risposta alla domanda fondamentale sulla vita l’universo e tutto quanto, quanto per vedere se nell’ultimo numero di PSM c’erano dei demo per playstation che valessero i soldi dell’acquisto.

Per fortuna dall’altra parte della strada c’è la mia libreria preferita, dove sono entrato certo di ottenere soddisfazione. E infatti, poco dopo, avevo fra le mani il libro che contiene la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, sull’universo e tutto quanto.
Stamattina, seduto sul cesso, ho terminato le ultime quattro pagine, e finalmente posso dire di conoscere la risposta, ma c’è un altro problema che è sorto giusto all’ultima riga:
Cosa servono nel Ristorante Alla Fine Dell’Universo?

Oggi pomeriggio potrei scendere in città con largo anticipo, e andarmi a comprare il libro che risponderà a questa ulteriore domanda, e poi portarmelo alla partita.

Mi vedo già, ai cancelli, a cercare di spiegare al poliziotto le ragioni per cui sto cercando di introdurre un libro all’interno dello stadio.

Cos’è quello? Un libro. E cosa se ne fa? Lo leggo prima che cominci la partita. Non mi fido, lo apra per favore. Ecco, vede? Non c’è niente dentro. Come niente? E quelle parole? Sono il contenuto del libro. Secondo il nuovo regolamento bisogna controllare che non ci sia scritto niente di offensivo riguardo l’altra squadra o la Lega Calcio. Ma è un romanzo, è stato pubblicato anni fa, come può esserci qualcosa contro la Lega Calcio? Poche storie, si accomodi laggiù, il mio collega ispezionerà il contenuto del suo libro, e se è tutto in regola la lascerà andare.

E mi toccherà starmene fuori dallo stadio ad aspettare che il suo collega finisca di leggere tutto il libro. Sicuramente poi incapperò nel classico personaggio che ama leggere a tavola, quindi prima che cominci a ispezionarmelo dovrò aspettare che ordini una pizza, e poi vuoi che la mangi da solo? Caruso! Di Michele! La volete una pizza? Che pizza vi prendo? Quattro formaggi e? Margherita col tonno? E da bere? Va bene, cocacola per tutti.
Io ci potrei provare a inserirmi nell’ordinazione, visto che perderò l’incontro almeno riempirmi la pancia.. Ma il poliziotto sarà inflessibile, la pizza rientra in un’operazione di polizia, quindi il suo consumo è riservato ai tutori dell’ordine.

E mentre tutti saranno dentro ad applaudire la squadra che farà un figurone contro un avversario certamente non all’altezza, io dovrò star fuori ad aspettare il ragazzo delle pizze insieme a tre celerini, tutto perché non avrò voluto aspettare per conoscere la risposta alla domanda che viene dopo la domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto.

E’ il mio destino, lo affronterò sorridendo.

Mi sveglio con la cena di ieri sullo stomaco e in testa una canzone di Peppino Gagliardi. E non sono neanche le sette. Marzia è di sotto, fra poco andrà a lavorare, se mi alzo ora avrò davanti una giornata lunga da dedicare al cazzeggio più folle, rischio di annoiarmi.
Ci provo a dormire ancora un po’, ma Jack, che è rimasto ai piedi del letto fino a quel momento, comincia le sue pulizie mattutine leccando rumorosamente la brandina. Frug, frug, frug, frug, la sua lingua è inarrestabile, e quel rumore di grattugia umida mi impedisce di prendere sonno. Tanto vale alzarsi.
Colazione a tè e biscotti e Guida Galattica Per Autostoppisti, sempre sotto lo sguardo vigile del cane, aspetta l’uscita mattutina che seguirà, ma non disdegnerebbe un biscotto come anticipi di attenzioni. Gli concedo il coperchio e il fondo del barattolo di yogurt bianco, e sembra soddisfatto.
Mi vesto, andiamo a fare due corse sulla strada che costeggia i binari del treno. Ha piovuto a lungo ieri, e l’aria è bella fresca. Cerco di sintonizzarmi i pensieri su quel che dovrei scrivere una volta a casa, ma stamattina i miei circuiti sono in sciopero, non so proprio cosa succederà a Francesco una volta incontratosi con Maciste Contro Tutti. Pazienza, il mio romanzo non avrebbe visto la luce entro stasera in ogni caso.
Mi ricordo di avere lasciato il bucato nella lavatrice appena rientro in casa, così salgo a prenderlo e lo stendo in giardino, poi torno su e ne carico un altro. Non c’è molto da lavare, che lo finisca o meno il mio contributo ai lavori domestici non sarà granché. Però se stirassi quel che c’è già lavato..

Lanciato come un ciclista che ha preso male la curva e ha scavalcato un guard rail giù dallo Stelvio vado a prendere l’asse da stiro, il ferro, preparo tutto davanti al pici e faccio partire Gundam. Passerò un paio d’ore a stirare e ne approfitterò anche per guardarmi un po’ della roba accumulata. Sono troppo un grande!

Un’ora dopo ho stirato alla vivailparroco un paio di magliette, qualche calzino e delle mutande, più un asciugamano e un grembiule. Sono sfinito, le piege del tessuto non ne vogliono sapere di cedere sotto i colpi impietosi del mio ferro, la battaglia è impari, e le mie balle sono arrivate al limite della sopportazione. Oltretutto Gundam si sta rivelando una palla incredibile, i primi dieci episodi si possono riassumere con:

– la Base Bianca viene attaccata dai nemici;
– i profughi pensionati a bordo vogliono scendere;
– Peter Rey esce in battaglia col Gundam e gli apre un culo così (ai nemici, i pensionati sono sempre lì);
– il tenente Shea dell’esercito nemico dice che quel Mobil Suit è incredibile, ma la prossima volta lo sconfiggerà.

Vabbè, mettiemoci a fare qualcosa di serio.. Clic, klak, wrrr.. BZZAPP! BZZAPP! GNEOOWWW BOOOOM!! TATATATATATATA BANG BANG!! Complimenti! Hai sconfitto le forze nemiche! Prova il livello successivo! BADABUUM! SBRANG! PEM! PEM! TOTOOOM!