Quand’ero bambino trovavo in edicola dei giornalini in un formato che stava a metà fra Topolino e i quotidiani nazionali; credo fosse lo stesso delle riviste patinate, ma a casa mia non si leggevano quelle riviste lì, oppure ero io che non le notavo, e di conseguenza il mio riferimento era un altro.

Erano i fumetti dell’Editoriale Corno, che pubblicava in italiano i fumetti della Marvel degli anni ’70, e lo faceva in riviste che ospitavano un po’ di tutto, dall’Uomo Ragno ai Fantastici Quattro, spesso troncando a metà la storia che mi stava appassionando per proporti l’inizio di una che aveva per protagonista un tizio che viveva nella giungla e di cui mi fregava generalmente poco.

Una delle serie che leggevo con meno entusiasmo, ma che è stata capace di sopravvivere fino a oggi al mio boicottaggio, si chiamava I Vendicatori. Ne avrete sentito parlare anche voi, probabilmente, dato che tre dei film a loro dedicati compaiono nella classifica dei più visti di tutti i tempi.

Quando questi film sono usciti in Italia il nome del loro supergruppo non è stato tradotto, forse perché Vendicatore è un termine che evoca cose brutte, ti viene più facile associarlo a un personaggio a cui hanno fatto delle cattiverie terribili, poi lui si è preso male e ha deciso di rispondere con la stessa moneta; in quei film lì non si parla di vendetta, i concetti morali che vengono espressi sono altri, più elevati probabilmente, e c’era il rischio di confondere il pubblico.

La vendetta è un sentimento tutto sommato semplice, non nasce dal ragionamento, è più che altro istinto: mi dai uno schiaffo e te ne do uno indietro, mi fai del male e trovo il modo di fartela pagare; al limite la razionalità sta nel concepire un piano per ferirti con più efficacia, ma il sentimento che sta alla base è sempre quello, istintivo, atavico, che condividiamo con gli animali. Credo che sia una versione appena più complessa della reazione al dolore che prova la maggior parte delle specie, l’autodifesa. Essendo la nostra in grado di elaborare le emozioni, abbiamo sviluppato forme di autodifesa più complesse, ma alla fine è sempre quella roba lì, quel sentimento basico che condividiamo coi cani.

Quindi no, i cani non sono meglio delle persone, ma non è di questo che volevo parlare.
Lascio due parole di contesto per quei due tre che mi leggeranno fra un mese e non capiranno a cosa mi riferisco:

In brevissimo, una ragazza è stata uccisa dal suo ex, lui è scappato ma l’hanno preso dopo qualche giorno. Nel frattempo ovunque, giornali, televisione, social e mondo reale, si è celebrato il rito collettivo del desiderio di vendetta, talvolta definita col suo nome e altre mascherandola dietro al concetto di giustizia, che però deve sempre includere mutilazioni fisiche sennò non vale.

Quello che ci tenevo a evidenziare qui sopra, per quegli stessi due tre, è che desiderare la violenza nei confronti di una persona che ha commesso un crimine violento non ci mette dalla parte del giusto, ma da quella che ha commesso il medesimo reato.

Perché è di quella roba lì che stiamo parlando, di quella reazione istintiva che ci rende parte del regno animale. Esprimerla è solo naturale, non ci rende migliori, non dovrebbe farci sentire parte della squadra dei Buoni, ci rende solo esseri umani. Neanche ci qualifica come mammiferi, perché l’istinto all’autodifesa ce l’hanno anche i rettili. Stiamo solo esercitando il nostro dovere di specie, quello di opporsi all’estinzione, e lo stiamo facendo nel modo più elementare possibile, ma essendo noi creature complesse lo abbiamo decorato con qualche parola in più. È la stessa ragione per cui quando vogliamo accoppiarci e abbiamo scelto il nostro partner lo invitiamo a cena fuori invece di annusargli il culo e poi zompargli addosso. Ci abbiamo appiccicato un costrutto più o meno civile, ma il concetto è rimasto lo stesso.

Quello che dovremmo essere capaci di fare, se volessimo davvero stare dalla parte dei Buoni, è augurarci che questo tizio sconti la sua pena in un istituto che lo metta in condizione, in un futuro non troppo lontano, di essere reinserito in società ed essere utile in qualche modo. È bruttissimo da leggere, quando sei ancora scosso da una tragedia, ma una società evoluta dovrebbe porsi questo come obiettivo, non Hammurabi.

Il problema è che se ci guardiamo intorno, di società evolute non se ne vedono granché. La tendenza generale sembra premiare i comportamenti istintivi a scapito della razionalità, l’ostentazione della forza rispetto alla ricerca del dialogo, la punizione dove servirebbe maggiore comprensione.

Istinto, forza e punizione, peraltro, sono proprio i tre elementi che compongono il terreno ideale in cui avvengono i femminicidi: uomini che si fanno guidare dal cazzo e puniscono le loro ex per averli lasciati.

Non ho granché da dire sul femminicidio, sono un uomo e ho esercitato molte volte il mio potere sulle donne, e probabilmente a qualcuna è venuto il dubbio che potessi finire anch’io in cronaca, perché di comportamenti sopra le righe ne ho avuti quanti ne vuoi. Non credo di poter dare lezioni a nessuno e quindi non ne do, mi limito a contenere il mio istinto e cerco di imparare a essere migliore, però mi interessa questa deriva vendicativa, la punizione come ragione di essere, perché la sto vedendo ovunque, negli uomini che ammazzano le compagne e in quelli che vogliono impedirglielo, in quelli che piove governo ladro e nel governo che promette di costruire una società migliore.

È appena stato emesso un nuovo “decreto sicurezza”, perché si vede che prima non eravamo abbastanza al sicuro. In realtà in dieci anni i reati sono scesi in media del 25%, ma a questi poveri cristi degli elettori di destra devi pure darglielo un motivo per votarti di nuovo, e quindi aumentiamo la pena per una manciata di reati già esistenti, anche se non è mai successo nella storia che l’inasprimento di una pena portasse a un calo del reato in questione, mai, per nessuno, neanche per i furti di biciclette.

Quello che trapela, mi sembra, è l’espressione della stessa triade di cui sopra, appagare gli istinti più bassi, esibire la propria forza, punire. Che sia per appagare i propri bisogni o quelli dell’elettorato di riferimento fa poca differenza, ad un certo punto della nostra storia ci siamo trovati di fronte a un bivio, e abbiamo abbiamo preferito dare più importanza alla soddisfazione dei bisogni immediati, mangiare e scopare, che a quelli a rilascio più lento, come l’educazione, e oggi ne stiamo raccogliendo i frutti.

Per me quel momento è abbastanza definito:

Quello è stato il momento in cui una parte degli italiani hanno trovato il modo di evitare tante menate che non potevano o non volevano capire, hanno potuto lasciarsi alle spalle le responsabilità di tenere in piedi un Paese vecchio e pieno di problemi, e si sono lanciati dietro al carrozzone da cui usciva un sacco di musica allegra e promesse per il futuro. Che ci pensasse qualcun altro a far funzionare il sistema, loro avevano già dato.

Peccato che di quel sistema facessero parte certi valori che garantiscono il funzionamento dell’essere umano, prima ancora di quello di uno Stato: l’empatia, il rispetto per i più deboli, il senso di responsabilità, generosità, educazione, diritti delle donne sono solo i primi che mi vengono in mente.
Si sono attenuati tutti questi principi, come se quei pochi che ancora cercavano di mantenerli fossero stati annacquati in mezzo alla massa di persone che avevano cominciato a voltarsi dall’altra parte. L’espressione “patriarcato” è venuta fuori con insistenza più di recente, e un po’ li raccoglie tutti questi concetti, ma secondo me ce n’è un’altra più efficace e che ci riporta al centro del tema di questi giorni: “avere il cazzo”.

El Macho | Minion movie, Minions movie characters, Despicable me

Oggi gli uomini sembrano avere un grosso problema a dimostrarsi tali, seguendo quei precetti che sono stati inculcati nelle loro testoline semplici da decenni di celodurismo a mezzo televisivo, e sono andati in crisi. Non si sentono più maschi alfa, adesso che gran parte dell’attenzione si è spostata sugli omosessuali, sulle donne indipendenti, sui maschi sensibili, e per reazione hanno cominciato a fare l’unica cosa che la società in cui sono cresciuti è stata capace di insegnargli, alzare la voce e ribadire il loro essere gli unici autorizzati portatori di cazzo certificato. Quindi più cazzo per tutti, nelle declinazioni in cui esso è interpretato: esibizione di forza, prevaricazione, autoritarismo, chiusura. Quindi, di conseguenza, crescita dei movimenti di estrema destra, crescita degli episodi di violenza sui soggetti più deboli e sulle minoranze, intolleranze sparse.

Non succede solo da noi, guarda chi hanno appena eletto in Argentina (no, non è Jimmy Page), in Olanda, chi è stato presidente negli Stati Uniti dopo Obama, chi viene fuori nell’est europeo. Ci sono altri fattori, non è una conseguenza così diretta della crisi del maschio, ma mi sembra che il cazzo abbia una sua responsabilità.

Mi sembra che ci sia una tendenza all’imbarbarimento, e limiterei le responsabilità al cazzo, se non fosse che con l’aggressività sta aumentando anche il numero di sciroccati che si bevono qualunque minchiata. Sembra il film Idiocracy in versione pulp, e questo non credo che dipenda dal testosterone fuori scala, quindi forse la causa principale è un’altra. Ma allora cosa sta succedendo?

Idiocracy (2006) - IMDb

Non escludo che si tratti solo di una sensazione personale dettata dall’età: si sa che un effetto dell’invecchiamento riguarda la nostalgia per il passato, e si finisce per illudersi che una volta le cose fossero migliori. Magari i coglioni sono sempre stati così tanti, magari prima erano anche più rissosi di oggi, e ho letto da qualche parte che la destra in Europa ha fatto molti più proseliti nella prima metà del Novecento che in tutti gli anni successivi messi insieme, ma io vivo adesso, non nella prima metà del Novecento, e finora non mi era mai capitato di trovarmi i fasci al governo contemporaneamente in Italia, Olanda, Ungheria, Polonia, Russia e Argentina, 105 donne ammazzate in un anno e per contorno una streppa di scemi che mi dicono che i vaccini ci uccideranno tutti e il riscaldamento globale non esiste. Sì, perché ci sarebbe anche questo dettaglio che ci stiamo arrostendo, e neanche lentamente.

Passerà, credo. Un effetto positivo di questa esibizione sproporzionata di virilità è la risposta altrettanto decisa di chi preferirebbe altre parti del corpo a dirigere il mondo, magari quella preposta a farlo, e se finora ha tenuto la voce bassa perché è educata magari adesso comincerà a farsi sentire di più, e alla lunga le due forze contrapposte finiranno per bilanciarsi e le cose riprenderanno il loro ciclo. E magari la stessa cosa succederà in contrapposizione alle altre forze crescenti, gli idioti smetteranno di ottenere visibilità, i movimenti democratici si riprenderanno le piazze e tutto tornerà a funzionare in un modo più o meno accettabile.

Solo che per allora saremo tutti evaporati.

Se il titolo urta la vostra sensibilità potete tranquillamente sostituire “negri” con “poveri”, tanto è di quello che stiamo parlando, ma credo che “negri” sia più appropriato: secondo me vi stanno sul cazzo anche i negri integrati, quelli che non sono sbarcati stamattina sulle nostre coste e minacciano la vostra sicurezza.

È di questo che vorrei discutere con voi, direttamente, senza fare tanti giri e nasconderci dietro il diritto internazionale, dietro quelli che sugli sbarchi dei migranti ci lucrano, dietro la differenza fra clandestini e richiedenti asilo, tanto lo sappiamo che sono tutte cazzate, che di diritto internazionale ne sapete quanto ne so io, che equivale a zero.

La verità è che queste persone voi non le volete perché sono negri. Non neri, africani, stranieri, no, non cerchiamo compromessi politicamente corretti, nella vostra piccola testa (perché è piccola, limitata e sta soffocando, ma agli insulti ci arriviamo dopo) sono negri. Come nel secolo scorso, come nelle barzellette che vi raccontavate da bambini, nell’immaginario collettivo da cui abbiamo pescato tutti per un po’, voi e io, e che adesso qualcuno ci sta smontando perché sarebbe offensivo. Adesso non li potete più chiamare negri, considerarli inferiori, fargli il verso usando la b al posto della p e coniugando tutti i verbi all’infinito. Adesso l’ultimo scalino della scala evolutiva non può più essere occupato da un africano dalla pelle scura, perché è sbagliato, è degradante, e già che ci siamo da oggi toccare il culo a una donna, fischiarle quando passa per strada, fare apprezzamenti sul suo fisico, è considerato una molestia sessuale, e si rischia la denuncia.

Lo so, è difficile da accettare per qualcuno dall’intelligenza limitata come voi (no, neanche adesso vi sto insultando, quello me lo tengo per dopo), ma averla passata liscia per tanti anni non significa che il vostro comportamento fosse giusto, solo che i giudici erano ottusi quanto voi.

Ma torniamo ai negri. Se aveste delle obiezioni serie al loro arrivo nel nostro Paese non ci sarebbe niente da dire, un pezzo come questo non lo avrei neanche scritto e avrei passato di sicuro una serata migliore davanti a un film, ma quando vi chiedo perché siete contrari all’immigrazione mi rispondete con una cantilena di luoghi comuni e cazzate così ignoranti da farmi esplodere il fegato. Sono sempre le stesse, a chiunque chieda un parere ottengo sempre la medesima risposta, si vede che anche formulare un pensiero personale vi costa troppa fatica, e prendete per buono il primo che trovate su facebook, postato da un altro genio amico vostro.

Sciorinate sempre lo stesso articolo, la stessa foto, lo stesso commento. Avete un’unica fonte di informazione, che gira e rigira siete sempre voi, chiusi in un recinto che non ammette altri punti di vista.

Potrei redigere un elenco dei luoghi comuni dietro cui vi nascondete, e spiegarvi perché sono tutte cazzate. Potrei fornirvi numeri, mostrarvi le fonti e suggerirvi di andarvele a leggere, ma sarebbe tempo sprecato, a voi non interessa informarvi, volete soltanto crearvi un alibi che vi permetta di sfogare il vostro razzismo senza sentirvi in colpa.

Qualche anno fa era più difficile, esisteva un’idea comune di razzismo, e più o meno si cercava di tenersene lontani. Non era accettabile semplicemente perché non c’era nessun leader a difenderlo. Al limite qualche nostalgico del nazismo, ma erano troppo pochi e mal rappresentati; assecondare il loro punto di vista era ancora considerata una cosa deplorevole.

Oggi le cose sono cambiate, oggi avete un leader, uno del popolo, uno che vi rappresenta in Parlamento senza ricorrere a tutta quella baracconata di svastiche e saluti col braccio teso che evocano un sacco di ricordi sgradevoli. Lui non vi chiede di imparare a marciare al passo dell’oca, vi lascia liberi di manifestare il vostro razzismo più genuino, quello che coltivate da sempre verso il diverso, l’altro, con la pelle di un altro colore e abitudini che non riuscite a capire, che parla un’altra lingua e vi fa sentire ignoranti.

State sereni, non è che vi sentite ignoranti, lo siete. Non studiate mai niente a fondo, per voi la conoscenza è una perdita di tempo, i giornali sono una perdita di tempo, i libri li avete abbandonati insieme alla scuola.

E ve ne fate un vanto. I vostri nonni si toglievano il cappello davanti al “ragioniere”, dove ragioniere significava qualcuno che aveva preso una laurea, ma anche solo un diploma. Voi disprezzate chi parla di cose che conoscete, avete elevato a virtù la vostra pochezza, e decidete da soli a chi dar retta.

Di solito è quello che parla più semplice, che vi spiega le cose in due parole e in altre due vi fornisce una soluzione. Perché la ragione è faticosa, molto meglio polarizzare, cancellare le sfumature, giusto e sbagliato, buono e cattivo, eroe e mostro. Un’intelligenza binaria che si pone al di sopra di qualunque laurea. Cosa contano anni di studi, esperienze, titoli, di fronte a un articolo su internet che dice che i vaccini provocano l’autismo? L’omeopatia, il fruttarianesimo, non esiste un limite alla vostra accettazione dell’esotico: se una cosa la fanno in tre non significa che non funziona, ma che i poteri forti la vogliono tenere nascosta, quindi è lì che si nasconde la verità. Siete così propensi al complotto da bervi qualsiasi idiozia vi venga propinata, basta che ve la dicano a bassa voce.

Vi credete liberi pensatori, ma è perché siete così ciechi da non vedere più le sbarre.

Ma sto divagando, volevo parlare degli idioti razzisti e sono finito a trattare degli idioti in generale, ma se metto in mezzo anche loro non finisco più.

Restiamo a noi, cari piccoli razzisti dei miei coglioni. Non sarebbe più semplice se ammetteste il vostro fastidio? Invece di trascinarci in conversazioni odiose, a fare la gara a chi ce l’ha più grosso, a tirarci fuori spiegazioni che neanche ascoltate, non sarebbe più rapido se diceste chiaramente che voi questi qui non li volete perché sono negri?

Non gli stranieri, in Italia arrivano molti più cinesi e ucraini che africani, ma non ve li cagate di pezza. Si comprano i vostri negozi, i vostri bar, le vostre squadre di calcio, il vostro lavoro e non fate una piega, per voi il nemico da abbattere è l’africano che raccoglie pomodori a tre euro l’ora e ruba il lavoro agli italiani. Come se ci fosse un italiano disposto ad andare a raccogliere pomodori a quella cifra. Neanche più i caporali sono italiani oramai: rendeva troppo poco anche maltrattarli, i negri.

Ora non è che voglio puntare il dito contro i cinesi, per me se mi danno un lavoro mi ci trasferisco pure, a casa loro, e ve la lascio questa bella Patria da difendere. Magari torno fra vent’anni, a vedere cosa siete stati capaci di fare. Se li avete cacciati tutti alla fine, se avete chiuso i porti, vi siete fatti rispettare dall’Europa, avete fatto la voce grossa con la Germania cattiva.. No, non cattiva, nazista. Per voi la Germania è ancora nazista. Poi bruciate gli zingari dentro le roulottes, ma i nazisti sono loro.

Mi fate proprio cagare, e non tanto per il vostro razzismo, quanto perché siete così vigliacchi da non ammetterlo neanche. Perché siete ignoranti, sprofondati nella vostra pigrizia, così limitati da non vedere l’ovvio, da cadere sempre negli stessi errori. Avete avuto un leader carismatico che vi ha portato in guerra, ma vi siete dimenticati e ne avete eletto un altro. Avete scoperto che rubava e ne avete eletto un altro. Che mentre andava a zoccole vi ha lasciati in mutande, e ne avete scelto un altro. Altri due, che uno solo non bastava. Questi non hanno neanche dovuto sbattersi a costruirsi un’immagine di leader vincente, siete così disperati che vi buttereste tutti in fila dietro Wanna Marchi, se fondasse un partito e vi promettesse di darvi gratis la sua polverina magica.

No, non disperati, idioti.

Che poi provaci un po’ a tirare su i piedi e giù in acqua con sto freddo ci hai pure un’età ma sei cretino io se ti viene la polmonite non ti ci vengo a casa a farti le spremute, provaci a zittire quella bocca che ti si spalanca nella testa e urla nonononono. Hai una forma stampata in testa e non te ne schiodi.
Ma no, è che non ho niente da dire, è difficile fare esercizio autoimposto di perdita dell’equilibrio se non hai niente da dire, anche quando qualcosa da dire ce l’hai ma non sai come dirlo e allora forse perdere l’equilibrio ti aiuta a tirare fuori quelle cose che.
Certe bottiglie contengono una sostanza capace di aiutarti a perdere benissimo l’equilibrio, ma non sta in tutta la bottiglia, è una cosa che si trova fra la metà e il fondo.
E intanto qui non si perde niente, troppa punteggiatura a tenere il freno, troppe immagini quadrate ordinate sistemate a modino mica come il mio armadio. Forse dovrei chiudermi nell’armadio, chissà come la prenderebbe il gatto a vedersi arrivare un intruso, perlomeno i peli che sfoggio sul maglione comincerebbero a essere i miei.
Ma come fai, provaci tu a tirare su i piedi e giù in acqua con sto freddo e hai appena finito di mangiare se ti viene una congestione io non ti vengo a ripescare e il bagnino a marzo sta facendo ancora la stagione invernale sulle piste, ce la fai a stare a galla altri tre mesi? Che poi cosa vuol dire provaci tu, sono io quello che ci deve riuscire, se ci riesci tu cosa mi cambia?
Che poi cosa vuol dire perdere l’equilibrio, cosa faccio, abbandono le virgole e i punti e faccio flusso di coscienza come coso? A me il flusso di coscienza sta sul cazzo, troppo facile da scrivere e complicato da leggere, me lo faccio per conto mio, cosa vuol dire che scrivo una roba incasinatissima passo da un argomento all’altro senza separare neanche con una virgola una parentesi incastro le frasi una nell’altra e ogni tanto ci sparo un pensiero peso come una fucilata di notte e te la sbatto lì e ti dico leggila? Ma chi te lo fa fare, sei mica il mio analista. Magari lo fossi, vorrebbe dire che posso permettermi un analista invece di aprirmi testa e torace ogni due tre giorni per capire cosa sta succedendo lì dentro, non è qualcosa che uno fa così per noia, ti costa anche una certa fatica, l’altra sera ero a cena fuori e al mio tavolo era seduta la Etta, che sarebbe la versione umana di Yoda, ma che a parte quello con me è sempre gentile, non mi fa mai volare il piatto per la stanza, per dire, e mi ha fatto notare che sono dimagrito tantissimo, e io per rassicurarla che sto bene mi sono mangiato tre antipasti e due piatti monumentali di taglierini all’astice che erano di un buono che ci tornerei anche stasera, e lei si è rassicurata e ha detto che se c’è l’appetito c’è tutto e magari hai solo un tumore che ti sta mangiando un po’ alla volta anche mio marito era così, e magari è quello oppure tutta l’energia che brucio a ficcarmi le mani in testa e tirare ogni volta che con le dita riesco ad abbrancare un pensiero di cui vorrei liberarmi, e tiro tiro ma quello stronzo è viscido e alla fine mi scappa dalle dita e torna a rintanarsi laggiù dove non arrivo neanche con una bacchetta, ma non lo farei lo stesso, ti pare che mi infilo una bacchetta in testa, e poi dove la faccio passare, nel naso no che fa schifo, in bocca tossisco, nelle orecchie c’è da farsi male seriamente, negli occhi forse è l’unica, ma ci sto già cacciando dentro le dita non ci passa, è per quello che quando mi guardi li ho lucidi e ti chiedi se ho pianto, non ho pianto, ci ho ficcato le dita dentro per tirare fuori quel pensiero là, e tu mi domandi che pensiero, e io te lo dico, segno che non sono riuscito a tirarlo via, sennò ti risponderei che pensiero?
Che pensiero?
Che pensiero?
L’ho chiesto prima io.
Cosa?
Che pensiero.
Che pensiero?
L’ho chiesto prima io.
Cosa?
Poi nel silenzio della notte si sente una fucilata e dalle case qualcuno pensa ai bracconieri, qualcuno a un regolamento di conti, qualcuno a un suicidio, ma nessuno dei tre casi merita che si accenda una luce, o non sono cazzi loro o non c’è nessuna urgenza, oramai il danno è fatto, girati di là e fai tacere il cane, domani vado a vedere cos’è successo. E invece non è morto nessuno, ancora. Ma se aspetti un po’, un bel po’, vedrai che otterrai soddisfazione. Che certe volte uno mica muore così, di colpo. Uno muore una riga alla volta, un pensiero alla volta, una resa alla volta. Oggi all’ortografia, domani ai pensieri viscidi che vuoi stare lì e stacci, ti faccio vedere che io vivo bene lo stesso, guarda qua, GTA5, mi fai un baffo, ti chiudo in una gabbia di cazzate che voglio vedere come te ne tiri fuori, e lui non aspettava altro, prima o poi lo spegnerai quel giochino del cazzo, e io lì ti aspetto, ti salto addosso la sera prima di andare a dormire, mentre ti lavi i denti, al lavoro quando sei da solo e sbadigli, per la strada appena hai svoltato sul ruscello e non ti vede nessuno, ti prendo da solo quando non puoi chiedere aiuto e ti mangio la cartilagine delle ginocchia, ti rendo difficile camminare, ti faccio pendere verso il bordo della strada, come sarà caderci dentro di questa stagione, lasciarsi andare, perdere la brocca e nuotarci in quel palmo d’acqua fredda? Perché non ci provi? Perché io non ti mollo sai, ti schiaccio contro il muro e ti arpiono la gola e finché hai un filo d’aria è mia, sei mio, tutto mio, la penna è mia, il controllore è mio, il treno è mio. Scusa, ogni tanto mi scappa la citazione, abitudine, dopo un po’ che ti metti una maschera ti si incolla alla faccia e ti scordi di levarla.
Cos’è stato questo botto? Cacciatori?

Un cretino è uno stupido, lo dice la Treccani, ma è una definizione che non restituisce l’ampiezza del fenomeno del cretinismo, perché il cretino può essere anche una persona molto intelligente, ma nello stesso tempo manifestare atteggiamenti cretini. Spesso un presuntuoso è un cretino, uno che si fa grande a scapito dei più deboli è un cretino gigante, uno che non capisce quando sarebbe ora di tacere, che capisce troppo tardi di avere detto la cosa sbagliata, che non riesce a cogliere i segnali evidenti che guarda, davvero, no, indossa spesso la maschera del cretino, magari non sempre, ma in certe occasioni gli calza proprio benissimo. Poi ci sono cretini diversi: io per esempio ci sono delle volte che mi darei degli schiaffi a quattro mani per quanto mi sento cretino, ma più come sinonimo di coglione, perciò non conta. Anche perché non risultano vantaggi conosciuti nell’essere coglioni.

Il cretino invece..
Intanto con un cretino non ci puoi litigare: a un cretino non puoi spiegare perché è un cretino, perché è un cretino. Non c’è verso, il ragionamento non lo capiscono, e se insisti di solito s’incazzano e cercano di menarti. Allora tu spieghi che spostare il dibattito su un piano fisico è un’ulteriore dimostrazione della loro incapacità di sostenere una discussione, ma questo li fa incazzare ancora di più. Perciò il dibattito civile è fuori discussione, ma l’alternativa non esiste, perché non ti metteresti mai sullo stesso livello di un cretino, quindi neanche la sopraffazione fisica è da contemplare. Resta un distacco elegante, evitare del tutto la discussione perché dai, cosa puoi dirgli a uno così? Solo che un cretino non lo capisce che non gli rispondi per manifesta cretineria, anzi, si convince di avere avuto la meglio e questo lo spronerà ad affrontare altri interlocutori ostili.

Alla lunga che vinca per stanchezza o per sopraffazione fisica dell’avversario non fa differenza, è la categoria superiore, dopo l’homo sapiens verrà il momento dell’homo.. boh non lo so il latino, buzzurrens?  Il futuro è un posto brutto dove tutti i generosi, i simpatici e i buoni di cuore si saranno estinti, e i cretini si ergeranno come predatori a prendersi a testate per un parcheggio, o a fare a chi ce l’ha più lungo in estenuanti conversazioni su quanto deve durare un rapporto orale.

Questo articolo non l’ho scritto io, e si vede.
Lo ha scritto Buoni Presagi stamattina, e io l’ho letto in piedi, con un piede fuori dalla porta, sullo schermo del telefono mentre tornavo a lavorare. E non sono riuscito ad aspettare stasera per pubblicizzarlo come meritava, ho dovuto fare qualcosa subito, mi ha preso un’urgenza lì in piedi con un piede fuori dalla porta che quando ho visto che potevo ribloggarlo l’ho fatto subito, senza guardare come sarebbe venuto fuori, se da qualche parte i lettori avrebbero potuto capire che non l’avevo scritto io, anche se si vede, dai, quando mai ho scritto una roba così puntuale e completa? E poi alla fine non c’è scritto neanche belle merde.

Comunque niente, sono sempre felice di leggere cose di questo genere, anche quando sarebbe meglio che certe cose che spingono poi a scrivere cose di questo genere non succedessero proprio, e pazienza per le cose di questo genere che non si potrebbero più leggere, ma quando succedono è importante che ci sia qualcuno che ne sappia parlare e ti faccia pensare e incazzartici pure.

E magari pigliare la tua bella tastiera e scrivere due righe e spargere la voce.

Ragazzi, io ci sto provando ad aggiornare il blog, davvero, ma ultimamente le cose che mi escono quando mi siedo davanti alla tastiera somigliano all’ultimo Die Hard, un casino di botti per coprire la tristezza che trapela dalle schioppettate, e non so voi a leggerlo, ma a me scrivere così fa cagare, e allora preferisco non scrivere proprio.

Fra l’altro avrei anche un lavoro da preparare per un amico, una specie di racconto corale in cui mi sono scelto il personaggio e mi sono fatto una mezza idea di dove andare a parare, poi ho iniziato a scrivere e la pagina bianca ha avuto la meglio.

L’avete mai notato il fascino che ha una pagina immacolata? Non importa se di carta o di pixel, quella superficie intatta come il campo da calcio dopo la neve ti mette soggezione se non sei abbastanza veloce e abbastanza sicuro di te da lasciarci subito una pedata e spezzare l’incantesimo.

Il campo da calcio secondo me ti frega anche senza la neve, quel verde che ferisce gli occhi è in grado di ipnotizzare le menti deboli, piglia questi poveretti e li annichilisce, fa dimenticare loro dove si trovano e cosa devono farci lì, e dev’essere così per forza, sennò non mi spiego metà della formazione del Genoa.

Comunque sono qui, tiro giù due righe per farvi sapere come va, e anche per togliere dalla vista quello sfogo polemico di prima, che poi arriva uno che gl’interessa sapere cosa scrivo, che ha letto il mio nome su internet (il mio nome gira un casino su internet, ce la battiamo io e un pittore argentino), capita qui e mi prende per un rancoroso mugugnone.

Cioè, lo sono davvero, soprattutto rancoroso, ho dei tempi biblici per superare certe cose, otto anni sono solo il tempo necessario a metabolizzare l’accaduto, poi devi farne passare altri nove minimo, e alla fine fai prima a metterci una pietra sopra, che se aspetti che mi passi finisce che la pietra vengono a metterla sopra a te. Di quelle con la data e la foto ovale, non so se hai presente.

Però insomma, son cose mie, non voglio tediarvi, e non riguardano neanche il tizio che arriva qui interessato da quel che ha letto di me nei fascicoli della questura, soprattutto nei suoi confronti ci tengo a fare bella figura, metti che poi passa il mio profilo alla troupe del tigicinque e quelli mi dipingono come un malato di mente e pure violento.

Questo ci tengo a precisarlo, non sono violento. Cioè, quasi mai. Prima della volta per cui la troupe del tigicinque verrà a cercarmi (e che riguarderà, voglio sperare, una banca, una macchina sportiva e un largo uso di armi automatiche) non ho mai picchiato nessuno, a parte un tizio che però finora non l’ho ancora picchiato, quindi neanche conta.

Capito, quindi, signor interessato a quel che scrivo? Né violento né rancoroso, non si faccia fregare da quel post qui sotto, redatto in un momento di grossa crisi per fortuna passata, che ce li abbiamo tutti i momenti così, non mi dica che a lei non è mai capitato di aprire la porta di casa una sera e trovarsi a guardare dentro una pupilla gigantesca, mentre una voce fuori campo ti introduce al nuovo episodio spiegandoti che esiste una particolare zona che.

Chiarito questo punto che mi premeva chiarire possiamo andare avanti tirando giù una specie di prossimamente su questi schermi, un piano d’azione che ovviamente non rispetterò.

Intanto vorrei riprendere centotre-e-tre, che mi sono arenato in Colombia, o in Messico, uno di quei posti che improvvisamente mi è passata la voglia di bazzicare, sarà che a me non mi ci hanno mai invitato in quei posti lì, e ci sono rimasto male. No, è che avevo pianificato tutto abbastanza bene, luoghi, nomi, agganci, poi ho fatto una deviazione che mi sembrava potesse starci e mi sono impantanato come al solito, e mi dispiace, perché in cantiere c’è la vecchia Europa, dove ho fretta di tornare per raccontare delle cose che mi piacciono di più, i locali in cui sono cresciuto, la fila ai cancelli del palasport, gli articoli di giornale del giorno dopo, il ritorno a piedi in stazione.

Io l’America Latina, in fondo, non la conosco proprio per niente.

E poi ci sarebbe una puntata redatta insieme a Zuccannella, che rappresenta il mio primo esperimento riuscito di scrittura collettiva. Dovrebbero uscirne altre due puntate, ma quella là si è messa a leggere i romanzi porni e non mi scrive più.

Sempre sulla questione scrittura c’è il grosso progettone segreto al quale però non riesco più a collaborare come vorrei perché ho una connessione internet.. posso dirlo? Del cazzo.

Sto usando una chiavetta di mio padre che ogni tanto funziona e ogni tanto no, che ha un credito potenzialmente illimitato, visto che posso caricarla quando mi pare, ma che mi concede solo alcune ore di navigazione alla settimana e poi, invece di pescare dal credito residuo, mi estrae un rene.

E questo mi porta all’altro aspetto complicato della mia vita, la casa.

Non credo occorra spiegarvi che non abito più dove stavo prima, quella vita è finita il giorno in cui mi sono svegliato e c’erano un sacco di tizi con la faccia piena di cerone e i vestiti colorati che mi saltavano intorno tirandosi torte in faccia e facendo smorfie.

Ho fatto su i miei stracci e mi sono trasferito, non senza mugugnare e rancorare, che ve l’ho detto come sono fatto, ma non ce l’ho ancora una casa tutta mia.

Fino al 24 febbraio sarò ospite da mio padre, tanto lui è a fare la bella vita in Asia. Mio padre è un agente segreto che indaga su casi pericolosissimi che potrebbero destabilizzare l’ordine mondiale, tipo le scie chimiche e le brocche di plastica col filtro. Generalmente sventa ogni caso spinoso in un paio di giorni, perché è proprio bravo, ma si fa pagare la trasferta per tutto il mese e passa il resto del tempo in spiaggia.

In teoria dovrei stare cercando una casa in affitto, in pratica l’ho già trovata, ma la ricerca della casa e le tappe che mi condurranno ad andarci a vivere dentro, e l’arredo, e le pulizie, e tutti i passi verso il luogo prediletto da Carite vorrei raccontarli in una rubrica nuova e pronta ad essere trascurata tanto quanto le vecchie, rubrica che per il momento non ha ancora un nome.

Mi piaceva Rinascita, come la più bella storia mai scritta di Daredevil, ma rischiava di sembrare polemico, e l’ho scartato, che io non sono polemico, sono rancoroso.

L’ho scartato a malincuore, perché sono innamorato di quel ciclo di storie e tutti dovrebbero leggerlo, anche Bagonghi.

Un altro nome affascinante è Argo Vaffanculo, che rappresenta lo sforzo per costruire una cosa destinata al fallimento, ma necessaria al conseguimento di un obiettivo più grande. Se avete visto il film sapete già di cosa parlo, se non l’avete visto vedetelo, se pensate che Ben Affleck sia un coglione siete ancora fermi al film su Daredevil (mioddìo) e dovreste guardarvi le produzioni successive (e poi strapparvi gli occhi e dimenticare di avere visto una simile porcata e poi andarvi a leggere Rinascita, che dovrebbero leggerlo tutti, anche Bozo). E comunque il coglione sono io, Quel Coglione Di Pablo è il mio nome d’arte sulle chat di facebook, dovevo sceglierne uno che restasse in testa e facesse simpatia, e Pol Pot era già preso.

Insomma, non lo so ancora come si chiamerà, né quando mi metterò a scrivere seriamente, già buttare giù questi pensieri sparsi mi è costato una certa, e il risultato è ancora quello che “magari questa non la pubblichiamo, eh?”, però poi mi sono detto che io adesso scrivo cose così oppure non scrivo niente, e se il blog è mio è anche giusto che ne parli, di come sono io, e per il momento sono così, stattene. Magari domani cambia, magari no e scrivere cose incazzate è il mio modus operandi, solo che io non userei mai termini orrendi come modus operandi, ma chi cazzo è che dice modus operandi, un detective della Sûreté ? Chi?

E poi ci sono già passato una volta attraverso questo ciclo di post incazzati e sottotitolati, e ne sono uscito, e ne sono uscito alla grande, e allora chissà che non debba passare proprio da qui la strada per uscirne di nuovo. Inoltre confidarsi con degli estranei dicono che funzioni, ci sarà pure qualcuno che mi legge che non conosco, a parte i miei soliti quattro amici, no?

E perlomeno io sono sincero.

 

– Senta, Renzi. Quella faccenda di scrivere senza apparire polemico e rancoroso, se la ricorda?
– Si, certo. Ne abbiamo parlato ancora ieri. Mi ha detto che mi devo impegnare e l’ho fatto, no?
– Ecco, la prossima volta, magari, invece di impegnarsi si guardi un bel film.

Riassunto delle puntate precedenti:

Introduzione
Bruno Lauzi – Garibaldi
Peggy Lee – Why Don’t You Do Right?

Tony Bennett & Lady Gaga – The Lady Is A Tramp
Joni Mitchell – Chelsea Morning
Neil Young – Cortez The Killer
Banda El Recodo – El Corrido De Matazlan

È uno scherzo, naturalmente. Si tratta di una canzone scritta per un episodio di Breaking Bad, quella serie che parla di un chimico in difficoltà economiche che scopre di avere il cancro, e comincia a produrre metanfetamine per lasciare alla famiglia un po’ di soldi per quando non ci sarà più, e si mette in affari con un piccolo produttore sfigato, e in quattro stagioni e mezza succede qualunque tipo di cosa, e a luglio comincerà l’ultima metà dell’ultima stagione, otto episodi che concluderanno la serie, e ho un macaco sulla spalla che se gli insegno ad andare a fare le commissioni posso passare il resto dell’inverno a casa davanti alla stufa.

Non so se vi è mai capitato di innamorarvi di una serie televisiva. Io ero di quelli che si scoglionavano già dopo due stagioni dei Simpson (si dice I Simpson o I Simpsons o I Simpson’s (avete mai fatto caso che a ripetere più volte la parola Simpson poi perde significato e la si guarda scritta senza riconoscerla più?)? Perché ci sono problemi di traduzione, o perlomeno io ci vedo problemi di traduzione, ma è solo perché ho ripetuto tante volte la parola Simpson e adesso non ci trovo più nessun significato e vedo solo delle lettere a caso) e anche I Griffin dopo un po’ ho smesso di seguirli perché sono pigro (ma sono comunque meglio dei Simpson o Simpsons, e se non siete d’accordo siete Contrarillo, che solo a lui piacciono in modo smodato), così non mi sono mai appassionato a nessuna serie televisiva e ho sempre dedicato il mio tempo a cose più corpose, tipo i film, o molto più brevi, tipo i videi su iutub.

L’occhio di Jack ci ha tormentati per anni.

Poi è arrivato Lost e sono andato via di testa. L’ultima stagione che si chiude su John Locke che apre la botola mi ha reso dipendente: tempo che cominciasse la seconda ero già lì che cercavo altre robe da guardare, sfogliavo forum per sapere quali fossero le migliori in circolazione, e la seconda stagione ce l’avevo sul computer, l’attesa effettiva è stata di trenta secondi! Ero perduto.

Poi anche le puntate scaricate da internet finiscono, e devi aspettare l’uscita americana, e allora il tempo di cercare altre cose lo trovi davvero, e diciamo anche che dopo la terza stagione Lost era diventato una di quelle cose come ripetere la parola, e che alla fine dell’ultima (la sesta? L’ottava? Simpson Simpson Simpson) mi è venuto un nervoso che Damon Lindelof lo picchierei ancora adesso, tanto che per ripicca non ho neanche visto Prometheus.

A proposito di Prometheus, esiste ancora qualcuno che se lo ricorda? Perché mi sembra che siano già passati lustri da quando è stato tolto dalla programmazione nelle sale, non ne senti più parlare, scomparso come se non fosse mai esistito. Roba che ti fa venire il dubbio che fosse solo un grosso spot pubblicitario. Tipo Lo Hobbit.

Volete davvero che mi metta a parlare dello Hobbit?

No, dai, che ero già fuori tema con le serie televisive, e questa rubrica parla di musica, no?

No, si serve della musica come filo conduttore per parlare di tutto quello che mi viene in mente.

Lo Hobbit secondo me sarà una merda.

se la ghigna, lui.

Perchè il romanzo da cui è tratto il film non è Il Signore Degli Anelli, è una favola per bambini, leggibile comodamente in un paio d’ore. Come fai a trasformarlo in TRE film di DUEOREEQUARANTA cadauno? Ma neanche se riprendi un balbuziente che lo legge ad alta voce ci riempi due ore e quaranta, e per coprire tre film devi mostrarmelo che va in libreria, lo cerca nello scaffale, fa la coda alla cassa, perde l’autobus per tornare a casa e se la fa a piedi.

No, no, io lo so cosa ci ha messo dentro: ci ha messo Jar Jar Binks.

Ve lo ricordate? Era quell’alieno simpatico divertente morisseièri che inaugurava la nuova trilogia di Guerre Stellari, quella che poi è venuto fuori che era una porcheria inguardabile piena di effetti speciali e senza un briciolo di caratterizzazione dei personaggi, e che ha gettato alle ortiche la credibilità di George Lucas, senza per questo impedirgli di fare uno svango di miliardi alla facciazza dei vecchi fans come il sottoscritto. In tutto questo Jar Jar Binks riassume egregiamente il concetto di come un’ottima idea possa trasformarsi, nelle mani sbagliate, in una macchina da quattrini senza dignità.

Peter Jackson ha fatto un capolavoro col Signore Degli Anelli, poi ci ha fatto un sacco di soldi, poi ha voluto farne ancora di più e ha deciso di fare Lo Hobbit, poi ha capito che se lo divideva in due film avrebbe fatto ancora più soldi, poi ha detto che due non bastavano più, e non si capisce se a quel punto si riferiva ancora al film.

E ci ha messo dentro Galadriel.

Ochei, nel libro non c’è, ma è plausibile, no? Lo Hobbit è ambientato nello stesso mondo del Signore Degli Anelli, solo diversi anni prima, quindi la regina degli elfi, che esisteva anche a quel tempo, potrebbe avere incontrato i personaggi del romanzo, magari dietro le quinte. Dai.

È che ci ha messo anche Saruman, il mago cattivo che Tolkien ha creato dopo avere scritto Lo Hobbit.

Ochei, ma devi tener conto del Bianco Consiglio, e infatti lo cita anche nel Silmarillion, e poi cazziemazzi. E dai.

Però ad un certo punto compare anche l’elfo Legolas, che cazzo ci fa l’elfo Legolas ne Lo Hobbit?

Vabbè, allora mettici anche Barbalbero.

No, vabbè, devi tener conto che gli elfi vivono molto più degli umani, e visto che il mondo in cui si svolgono entrambe le storie è lo stesso..

Ho capito, ma se fai un film sul romanzo L’Uomo Invisibile di H.G.Wells non puoi infilarci dentro un tizio sulla macchina del tempo sostenendo che tanto l’autore è lo stesso e tutti e due i romanzi sono ambientati a Londra. Che sarebbe anche plausibile, perché se hai una macchina del tempo vai un po’ dove cazzo ti pare, ma no! È una stronzata! Sarebbe come voler riempire lo spazio vuoto fra Ventimila Leghe Sotto I Mari e L’Isola Misteriosa raccontando che il capitano Nemo ha incontrato il dottor Jekyll e Dorian Gray. No, non si fa!

Sono sicuro che Lo Hobbit mi farà incazzare. Tutte e due le volte che lo vedrò.

(continua)

Riassunto delle puntate precedenti:

Il giovane Luke Skywalker, alla notizia che le truppe imperiali stanno costruendo una nuova Morte Nera per ridere più forte dei pestaggi del G8 scrive all’imperatore Palpatine chiedendogli che cazzo fa, e lo chiama bellamerda. Quello gli risponde che Darth Vader è suo cognato.
Avevo detto che no, cosa gli scrivo a fare, ma alla fine l’ho rifatto, che c’erano ancora due o tre cose che mi premeva di chiarire. L’ho scritta e spedita senza rileggerla, e il risultato si vede. Scusate le ripetizioni.

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Un paio di aggiunte, se posso.
Grazie a voi per la celerità della risposta. Aggiungo due righe tanto per chiarire alcuni punti. Non che lo ritenga necessario, ma non mi va di lasciare dei dubbi riguardo la mia posizione.

Chi vi scrive non è un manifestante o un attivista, sono un cittadino comune che crede davvero nell’importanza di un corpo di polizia, e che davvero nutre rispetto per i suoi rappresentanti. Sono ancora convinto che esistano agenti di tutto rispetto che cercano di fare il loro lavoro nel migliore dei modi, con mezzi insufficienti e rischiando la loro pelle e quella dei propri familiari, ed è per rispetto a loro che sto scrivendo di nuovo. Credo che un’iniziativa come quella perpetrata in questi giorni a Genova li stia offendendo, in un certo senso, come offende me. Perché sono offeso, indignato per la sfacciataggine con cui proponete la vostra versione dei fatti del G8. Come se undici anni di atti processuali fossero stati superflui, come se le indagini non avessero accertato a dovere le responsabilità.

Ma davvero stiamo ancora discutendo di queste cose? Mi sembra incredibile che dopo undici anni nessuna delle parti in causa sia stata in grado di ammettere le proprie colpe e ancora ci si facciano queste ripicche da ragazzini. Il manifesto del Coisp arriva dopo sentenze che hanno tutelato il Corpo più di quanto fosse lecito, e hanno inflitto condanne alla parte opposta ben più severe di quelle comminate in precedenza per casi analoghi: c’era davvero bisogno di ribadire la vostra posizione? E’ stata una caduta di stile e di buongusto, una ripicca da ragazzini, appunto.

Io a Genova ci abito, durante il G8 non partecipai a nessuna manifestazione, non ero “impegnato”, e le immagini trasmesse dalla televisione mi trovarono a parteggiare per la polizia, impegnata a tutelare la sicurezza di fronte a un esercito di barbari. E’ dopo che ho cambiato idea, quando è venuto fuori che la sicurezza era tutelata con troppo zelo, e soprattutto verso chi non rappresentava affatto un pericolo; ma non sono diventato una “tuta bianca”, la retorica mi fa tanto schifo quanto le bastonate, per questo la mia visione sull’argomento cerca di essere imparziale. E si, la vostra iniziativa l’ha scalfita parecchio.

Quando mi parlate di dietrologia sugli infiltrati vi state nascondendo dietro a un dito, la realtà dei fatti è chiara e documentata, a disposizione di chiunque voglia informarsi. Ridurre tutto a “un estintore” è generalizzante, è mascherare la verità, è omissione. Credo che la Polizia avrebbe dovuto prendere le distanze da quanto accadde allora, isolare i responsabili degli eccessi e punirli. Invece ha scelto di coprire chi ha sbagliato, e ancora oggi non conosciamo i responsabili del pestaggio alla Diaz, per dirne una. Queste sono le cose che fanno perdere fiducia nella divisa, non le amenità sulle regie occulte. E a farne le spese sono anche quegli agenti che fanno il proprio dovere con professionalità. Per questo ho scritto che la vostra iniziativa offende anche loro: invece di scendere in strada e denunciare le condizioni in cui siete costretti a lavorare, la carenza di fondi e di strumenti, decidete di ribadire che al G8 vi hanno trattati male, poverini.
Credetemi, “belle merde” descrive solo in parte la frustrazione che provo.

Fra parentesi, esprimere la propria opinione è una delle attività proprie della democrazia, manganellare chi la esprime no.

Buona giornata,

Pablo Renzi

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Poco dopo mi arriva la risposta, che non commento neanche perché mi sembra superfluo.

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Lei ritenga pure che la realtà non sia quella rappresentata dalle vele del Coisp, può anche credere che quelle immagini siano frutto di fantasia. Purtroppo, in primis per noi che quella violenza la abbiamo affrontata a genova e continuiamo ad affrontarla in molte altre occasioni, non abbiamo il lusso della scelta di stare a casa.

Ovviamente lei può credere che le fotografie delle scene di violenza facciano torto a quei poliziotti che quella violenza l’ha subita a genova ed in molte altre occasioni, anche molto recentemente.

Ragionamento parecchio contorto .

Il rispetto che dichiara di aver perso, fondato su basi tanto solide quali “belle merde”, la qualifica da se, tanto quanto credere che sia espressione democratica il dissenso espresso a bombe molotov.

In Italia, è un reato, anche se viene trascurato dai magistrati che su questi fatti,  non indagano.

L’attività di denuncia del Coisp sulla situazione delle Forze dell’Ordine è ferrea, diffusa anche nella sua città con ogni mezzo. Ci dispiace che lei non l’abbia notata in questi ultimi cinque anni,. Pazienza. Continueremo ad agire con la medesima determinazione con la quale abbiamo voluto ricordare chi e cosa è accaduto a Genova.

Anche chi sta a guardare dalle finestre, spesso, sente di poter giudicare. Nel 2001 come oggi.

Nel rispetto delle opinioni di tutti, non riteniamo di dover ulteriormente replicare ai suoi insulti.

La Segreteria Nazionale del Coisp

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Mentre sto scrivendo questo post ricevo un’ulteriore missiva da un certo Franco, che immagino essere un membro del sindacato, visto che risponde direttamente alla mia prima email, allegata sotto:

…..Fra 10 anni per il Sig. Pablo Renzi i No TAV saranno descritti come dei tranquilli campeggiatori disturbati da Poliziotti delinquenti che scaricavano lacrimogeni nocivi in mezzo al bosco….. Non so che ambienti frequenti il il Sig. Renzi, ma vista la distorsione della realtà che riesce ad elaborare la sua testa, è evidente che certe sostanze non circolano solo “nelle caserme”. Franco.

Evidentemente sono stato l’unico a lamentarsi per l’infelice iniziativa del manifesto, e forse è la cosa che mi rattrista di più.

Dopo la mia lettera di venerdì ecco arrivare pronta la risposta della Segreteria Nazionale del Coisp.
Non mi aspettavo niente di più, purtroppo, ed è per questo che ho deciso da subito di adottare un tono sarcastico e rinunciare al dialogo: da parte loro non ne ho visto alcuno.
Né ho intenzione di replicare, non ho altro da aggiungere di fronte alla cecità di queste belle persone.

 

Grazie per le belle parole. Non esiste la benché minima proporzione quantitativa tra le immagini esposte dal Coisp sul camion che gira a Genova in queste ore e gli undici anni di immagini che sono state proposte ovunque (forse lei non frequenta le manifestazioni) le dietrologie sugli infiltrati e le regie occulte e tutte le amenità sull’argomento, hanno sepolto la realtà dei fatti.

Siamo certi che la sua visione sull’argomento non sarà scalfita dalla nostra iniziativa che, dato il successo che sta riscuotendo, cercheremo di riproporre fino a quando l’espressione democratica “belle merde” le sarà consentita, noi  esprimeremo la nostra opinione.

Nelle nostre caserme  si pensa che “ci è andata bene” quando portiamo a casa la pelle. Liberissimo di continuare a credere altro.

La Segreteria Nazionale del Coisp

Qui il finale.

“Ottimo lavoro!” è l’oggetto dell’email che ho appena spedito al COISP, il sindacato di Polizia, che oggi ha affittato un camion pubblicitario per portare a spasso per le vie di Genova il suo manifesto commemorativo dei fatti del G8.

Sono fotografie delle devastazioni in città da parte dei manifestanti durante il vertice del 2001, corredate dallo slogan “L’estintore quale strumento di pace. Liberi di fare questo!”.

Non sto a raccontarvi come mi ha fatto sentire un gesto del genere, ma l’ho raccontato a loro, potete leggerlo qui sotto:

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“Sentenze della Cassazione sulla Diaz: ora svoltiamo pagina e non fomentiamo l’odio nei confronti dei servitori dello Stato!

Questo l’ho trovato sulla prima riga del vostro comunicato stampa successivo alle sentenze sulla Diaz, e devo dire che mi ha trovato abbastanza d’accordo, l’odio nei confronti delle forze dell’ordine è sbagliato a prescindere dal loro comportamento, e poi ci si dimentica troppo facilmente di chi svolge il proprio dovere con impegno, e di quei poveracci che dentro la divisa ci hanno lasciato la pelle.
Certo, se da parte di chi ti difende ci fosse anche l’impegno a non scassarti di botte sarebbe tutto molto più facile, ma bisogna capirli, sono stressati, li insultano, qualcuno si prende anche degli sputi, e poi capita a tutti una giornata storta, no? E comunque la polizia al G8 non ha ammazzato nessuno, quelli sono stati i carabinieri!

Oggi invece leggo che il COISP di Genova, il sindacato di Polizia, ha affittato un camion pubblicitario e l’ha tappezzato di foto delle devastazioni compiute in quei giorni in città; lo slogan scelto a commento è una perla di stile: “L’estintore quale strumento di pace. Liberi di fare questo”.

Beh, ragazzi, tanto di cappello, davvero! La Polizia di Stato ha salvato la faccia tante volte che non si contano più: gli abusi del G8, i vari Cucchi e Aldrovandi, la cocaina che girava per le caserme, la mano pesante in Val Susa..  C’è sempre stato qualcun altro a cui dare la colpa, in qualche modo ve la siete sempre cavata, ci voleva una bella figura di merda dall’interno!

Perché se ci pensate è un vero colpo di genio: dopo le sentenze miti agli agenti per le torture alla Diaz e la sproporzione di quelle ai manifestanti per le vetrine spaccate, dopo la promozione sul campo di tutti i pezzi grossi coinvolti, dopo che l’opinione pubblica è riuscita in qualche modo a metabolizzare anche questa ennesima porcata, ecco che il COISP manda per strada il suo messaggio dove interpreta, pensa un po’, la parte della vittima. Le vittime! Non avete pensato di starvene zitti e ringraziare che anche stavolta v’è andata bene, no, macchè! A Genova si direbbe che avete “rimestato la merda col bacchetto”, e non credo di dovervi spiegare cosa significa.
Ma chi è stato quel mago del marketing che ha avuto questa bella pensata? Davvero, se avessi voluto infangare l’immagine della Polizia non avrei saputo scegliere un sistema più efficace che far circolare a Genova, nell’anniversario del G8, un’immagine che riporta alla memoria quei giorni in cui la giustizia non stava più dalla parte di nessuno, i pacifisti facevano la guerra e chi doveva proteggere i cittadini li massacrava.

Genova se le porta ancora addosso quelle ferite vecchie di undici anni, non c’è bisogno che qualcuno vada a buttarci del sale sopra, e soprattutto non che a buttarcelo sia una delle parti che quelle ferite le ha provocate. Volevate ricordare che i manifestanti erano brutti e cattivi? E volete ricordarcelo voi?? Ma credete di vivere in mezzo a dei deficienti o cosa? Va bene che a frequentare solo caserme poi uno si confonde, ma vi garantisco che qui fuori esistono anche dei cervelli funzionanti, ci sono persone in grado di ricordare quel che è successo, e se è il caso sbattervelo in faccia. Certo, non fa male come un tonfa (soprattutto quando impugnato al contrario), ma lascia delle ferite che ci mettono molto più tempo a rimarginarsi. Pensate se per le strade circolassero le foto di Alessandro Perugini, allora vice capo della Digos, mentre prende a calci in faccia un minorenne, peraltro tenuto fermo da due agenti, metti che non riesca a centrarlo. Pensate che bell’immagine a corredo delle assoluzioni, prescrizioni e insabbiamenti che hanno restituito al Corpo quel candore che in fondo sa benissimo di non meritare.

Oppure davvero l’intenzione del sindacato di polizia era quella di svergognare il corpo una volta per tutte, e far capire che la violenza eccessiva non è dovuta ad alcune mele marce nei reparti, ma è un sistema riconosciuto e giustificato, un valore da difendere, un diritto acquisito insieme alla divisa, e in culo al cittadino.

Per quel che mi riguarda ci siete riusciti, quel poco di rispetto che il G8 di Genova non era riuscito a strapparmi me l’ha portato via il vostro manifesto.
Belle merde.

Pablo Renzi


Qui la replica del COISP.
Qui l’ultimo capitolo.