Una cosa (non molto) divertente che non farò mai più (per questo campionato)

Stasera ho guardato l’ultima di campionato, dove il Genoa si giocava la permanenza in serie A per la tipo tredicesima volta, a dimostrazione che una buona pianificazione societaria da queste parti non è considerata un requisito per gestire una squadra di calcio. Che poi dici vabbè, mica è facile, una società ha dei costi, e oramai campano tutte coi diritti televisivi, perciò se non hai il bacino di spettatori paganti delle grandi squadre non puoi stare a galla senza venderti ogni anno tre quarti di squadra e comprare in sostituzione i giocatori in offerta nel cestone della Lidl. Poi però il Sassuolo finisce ottavo con tanto pubblico quanto l’Alessandria, e l’Udinese sono anni che sta nella parte alta della classifica, e praticamente ogni altro club di serie A si tiene i giocatori per più di sei mesi, e allora forse non è una questione di quanti soldi ti girano per le mani ma di come li spendi. Gasperini ci ha portati a giocarci la Uefa, e l’abbiamo mandato via perché non andava d’accordo con la gestione della squadra che imponeva il presidente. È andato a Bergamo, e in quattro anni ha portato la squadra a giocarsi la Champions League per tre volte. Magari quei giocatori era il caso di comprarglieli? Noi da allora di allenatori ne abbiamo cambiati una decina, e ogni anno se non retrocediamo è per qualche miracolo. Che poi in giro parlano di miracoli infilati in buste passate lontano dalle telecamere, ma mi pare che essendoci già passati una volta dovremmo esserci fatti un po’ più furbi e queste cose vorrei sperare che non le facciamo più. Oppure l’esserci fatti un po’ più furbi consiste nel riuscire a non farsi beccare.

Quindi il problema è la società, a cui tutti chiedono a gran voce di levare le tende, come è stato chiesto a gran voce a tutti i proprietari che si sono succeduti, una volta terminata la luna di miele coi tifosi e realizzato che se vuoi fare cassa devi avere poche ambizioni. Avevamo un blog, anni fa, chiamato Nube Che Corre, dal nome che si era dato uno dei proprietari più bizzarri di questa povera società. Parlava delle sfighe del Genoa e lo curavamo in un gruppetto di amici. Poi ha chiuso Splinder, la piattaforma che ci ospitava, e l’abbiamo abbandonato, ma c’era anche il grosso problema di dover parlare di una squadra che allora stava vincendo tutto il vincibile, dov’erano le sfighe? Dov’era lo spirito di quel blog?
Mi domando se qualcuno abbia tenuto il backup da qualche parte, sarebbe un buon momento per riprenderlo in mano.

Tanto l’anno prossimo saremo ancora qui a dirci le stesse cose (aspetteremo l’autunno che ci ritrovi aspetteremo l’autunno che ci ristori aspetteremo l’autunno), a sperare che si faccia avanti qualche fantomatico acquirente a rilevare la società e a portarla di nuovo ai livelli che le competono. Che vorrebbe dire trovare un multimiliardario masochista disposto a buttare via miliardi per accaparrarsi (e tenersi stretti) giocatori di livello solo per compiacere una banda di teppe pronte a minacciarlo se non gli compra la nuova sede del club, e un numero non molto più elevato di disperati pronti a erigergli una chiesa, farlo sindaco, regalargli le figlie, in cambio del leggendario decimo scudetto.

E che ci vuole? Il Medio Oriente è pieno di miliardari narcisisti in cerca di notorietà, basta convincerne uno che comprare il Genoa è lo stesso di imbarcarsi in una guerra santa. Capace che se si appassiona ci ricostruisce pure lo stadio. Perché scusate la bestemmia, ma il Ferraris andrebbe rimesso a nuovo, dai. Mi sta anche bene lasciarlo lì, tanto io mica ci abito davanti, e Marassi pure senza lo stadio non è che sia questo gran posto. E poi anche lo stadio del Chelsea a Londra è in pieno centro, cazzo vuoi. Però rinnovato sì, dai. Ci metti due negozi sotto, qualche bar, lo fai diventare utile anche nei giorni in cui non ci si gioca dentro. Adesso è un grosso cadavere come la squadra che rappresenta.

Ochei, come tutte e due le squadre, ammetto l’esistenza di una seconda società sulla piazza genovese. Seconda società non certo messa meglio di noi, anche se i suoi tifosi si bullano di fasti ben più recenti dei nostri stiamo comunque parlando di tanto di quel tempo fa che se in quell’anno avessi fatto un figlio adesso potrei essere tranquillamente nonno.

Qualcuno ogni tanto butta là l’idea balzana di fondere le due società in una soltanto, più competitiva, più ricca, che unisca una volta per tutte le due tifoserie genovesi. Si sa che Genova è una città di talenti comici, quando qualcuno avanza questa ipotesi ridono fin dal marciapiede di fronte.
No, seriamente, gli dicono. E finisce lì.
Siamo destinati a galleggiare a stento, due barchette rattoppate, e qualcuno salterà su a ricordare che una porta cucito sul proprio stemma un marinaio, quindi dovrebbe essere più avvezza alla navigazione. Giusto, diamo a Cesare eccetera eccetera, delle due tifoserie una emana un forte odore di sentina, ma non parlavo di rivalità calcistiche qui, mi stavo domandando come uscire da questa bratta.

Tanto l’emiro innamorato di calcio non arriva, e molto probabilmente l’anno prossimo saremo ancora nelle mani del re delle figurine, che a forza di celo manca ci porterà un’altra volta ad affacciarci sul campionato minore, sperando in un altro miracolo. Come te ne tiri fuori?
Negli ultimi anni avevo risolto abilmente smettendo di seguire il calcio e leggendo un sacco di libri in più, fumetti in più, videogiochi e fidanzate in più, ma i videogiochi dopo un po’ sono tutti uguali, e le fidanzate mi facevano vivere l’ansia di giocarmi la salvezza all’ultima di campionato praticamente ogni due mesi. E ogni volta retrocedevo, peraltro.

Adesso che almeno quell’aspetto l’ho risolto per il meglio ho un po’ più di tempo libero da dedicare alle cose che mi piacciono, e il Genoa è tornato a mostrarsi, dapprima timidamente, poi con questi ritmi intensi post lockdown in maniera più decisa, e mi ha in qualche modo ritirato dentro.
Non conosco quasi nessuno dei giocatori, mi sono imposto di non leggere niente, non ricordare niente, mi guardo le partite quando capita e poi penso ad altro.

Solo che è l’una e sono qui a scrivere, quindi qualcosa nel mio piano di autodifesa dev’essere andato storto.
Ce l’abbiamo ancora il backup di Nube Che Corre?
(grazie a Hardla per l’immagine là in cima)

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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