Pensiero associativo n.1

L’unica cosa che ci salverà saranno i pensieri associativi, quelli che stai borbottando madonna il caldo e ti ritrovi seduto su una panchina all’ombra della sala da concerti più brutta di Praga, dove brutto è un complimento al brutalismo, che da quelle parti è bellissimo, a guardare la tua nuova amica dal nome buffo mentre cerca di arrampicarsi su un cavallo di ferro trapuntato che sotto quel sole è come sedersi su una graticola, ma è cinese, ai cinesi piace fare di queste cose strambe, lo sai perché hai visto un sacco di volte Grosso Guaio A Chinatown, chissà se anche lei sa sparare i fulmini dalle mani, quando scende dal cavallo glielo chiedi se non dovrai portarla di corsa al centro grandi ustionati, speriamo di no, che non hai idea di come si dica pomata in ceco.

Saranno i pensieri associativi, che il cavallo di ferro è una scultura provvisoria messa lì in omaggio a una forma d’arte che in quella città fa cose bellissime mentre in questa accende due faretti contro un muro e a posto così, e mentre stai maledicendo la tua tendenza a fare le liste, tipo le cinque morti più dolorose che ti auguro di incontrare, ma non una delle cinque, no no, tutte e cinque, poi scopriamo come fare, tu intanto comincia, e ti ritrovi di fronte a Essepuntatopietro, che indossa un abito tutto bianco. un abito elegante, giacca, camicia, pantaloni, tutto immacolato. di rosso ha solo la cravatta e il nastro del panama che gli nasconde la pelata. ha una cicatrice a forma di asterisco intorno all’occhio destro.

Ochei, è un personaggio di Preacher, ma qui interpreta il mio senso di colpa per avere augurato del male a qualcuno. Il senso di colpa è brutto e i pensieri associativi mi rimandano subito ai fumetti di Garth Ennis per evitarmi disagio. Lo facessero anche nelle code in autostrada, e invece quelle te le sciroppi tutte anche se ti distrai.
Non sono mica la Madonna i pensieri associativi.

Anche perché la Madonna l’ho vista una volta in Piazza delle Erbe, le ho chiesto un succo all’ananas con ghiaccio e uno senza ghiaccio per la mia amica Legion, che non si chiama così, ce la chiamo io perché ha più voci in testa lei che wikipedia nel suo archivio. Siamo andati avanti tutta l’estate a succhi all’ananas, ogni tanto li bevevamo, più spesso li facevamo cadere dal tavolino obliquo, che razza di bar.
Poi la Madonna ha finito la stagione ed è tornata alla sua attività di.. cos’è che fa la Madonna poi?

Cioè, Dio ha creato il mondo, è il capo, fa andare avanti la baracca. Gesù è sceso fra gli uomini perché non mi ricordo, quando a scuola facevamo Gesù avevo il morbillo, tipo che doveva riaprire le porte del Paradiso da fuori perché si erano chiusi dentro e dall’interno non c’era la maniglia, una cosa così. Così lui si è fatto partorire sulla Terra ed è morto con le chiavi in tasca. Si è portato dietro anche Essepuntatopietro a cui ha affidato una copia delle chiavi e gli ha detto di stare fuori e aprire se sente qualcuno da dentro che chiama aiuto.

Che poi perché un posto grande come il Paradiso dovrebbe avere una sola entrata? E se c’è una porta dovrebbero esserci anche dei muri, sennò non avrebbe senso, ma quando si parla del Paradiso si menziona solo la porta, come se bastasse girarci intorno per avere accesso al Regno dei Cieli.

Una volta scoperto il trucco tutti si presentano davanti a Essepuntatopietro/Reverendo Starr, dopo una vita di omicidi, stupri e partite della Juve, e accolgono il suo rifiuto con un ghigno sospetto sulla faccia. Poi dicono vabbè, allora vado all’Inferno, eh? Si allontanano di qualche passo, girano intorno al cancello, portone o quel che è, e sgattaiolano dentro. Il Reverendo Starr alza gli occhi e borbotta che tanto varrebbe metterci un tornello, ma più su del cielo non c’è niente, chi le ascolta le preghiere dei santi? I marziani?

All’interno di una struttura bassa e tondeggiante, situata a 24 km di altitudine sul fianco del vulcano Olympus, il marziano Calvizio si tocca la pelata ogivale col lungo dito ossuto, mettendo così le proprie sinapsi in collegamento con quelle del suo superiore, il marziano Giongionnz, seduto accanto a lui. Potrebbe anche parlargli, i marziani ce l’hanno un loro linguaggio, ma Calvizio pensa che così sia più figo.

“Signore, ho intercettato un’altra preghiera dal livello inferiore denominato Paradiso. La contrassegno come spam come le precedenti?”

“Il nostro account gratuito ha una capienza limitata, e non possiamo permetterci di passare a Premium. Dobbiamo agire alla radice e impedire agli umani di andare in Paradiso, così queste preghiere smetteranno una volta per tutte. Disintegriamo il pianeta Terra!”

Partono cinquantamila ufi, che entrano nell’atmosfera terrestre e caricano il terribile raggio protonico, ma prima che possano fare fuoco, il signor Massimo Mattioli, di professione fumettista, scambia la flotta spaziale per un nugolo di moscerini e li abbatte con una zampata.

Haha, che notevole trucco narrativo, gli alieni erano in realtà microscopici!

Il fumettista Mattioli è così soddisfatto della gag che la pubblica nel suo fumetto Pinky, fra gli anni ’70 e gli ’80.

Non posso essere più preciso di così perché allora ero un bambino abbonato al Giornalino, il settimanale su cui disegnava Mattioli, e quei decenni ormai si confondono nella mia testa offuscata dall’anzianitudine.

Ah se potessi tornare indietro a quell’epoca spensierata, quando beltà splendea negli occhi miei, ridenti e fuggitivi! Avrei di nuovo dodici anni, ma l’esperienza e la conoscenza di un quasi cinquantenne, e potrei finalmente prendere una sufficienza alle interrogazioni. Di certo la mia carriera scolastica prenderebbe tutta un’altra piega, e il mio futuro si dipanerebbe in modo diverso.

Molto probabilmente la noia di conoscere ciò che verrà, l’angoscia di sapere che le mie speranze di ragazzino verranno presto disilluse, il disagio di dover vivere un’altra volta coi miei genitori e frequentare bambini che ormai hanno quasi quarant’anni meno di me, mi farebbero entrare negli anni ’80 con un interesse eccessivo verso l’eroina, e sono sicuro che mi troverebbero morto a sedici anni in un vicolo con una pera nel braccio.

Che poi a me le pere non piacciono neanche da mangiare, con quel sapore di saponetta alla noce e la consistenza di un budino fatto con la sabbia. Una volta avevo l’abitudine di ordinare al bar un succo di frutta a caso, e il barista mi dava sempre quello alla pera, ovunque. Poi qualcuno che aveva esperienza del bancone del bar mi ha fatto notare che il succo alla pera è quello che non prende mai nessuno.

Ma allora perché tenerlo? Perché produrlo, se nessuno lo compra, tranne i pochi intrepidi del mi-dia-un-succo-di-frutta-a-caso? C’è forse dietro un complotto, come nel caso degli aerei che ci avvelenano, le banche che ci rapinano, i miliardari ebrei che ci sostituiscono con gli africani e tutte le altre prelibatezze di cui si sente tanto parlare?

Ci avete fatto caso che più si va avanti e più si svelano complotti segretissimi per governare il mondo e piantarlo nel culo a noi poveracci?

Ogni giorno sui social ci vengono rivelate notizie bomba di cui l’informazione ufficiale ci tiene all’oscuro, per salvaguardare i Poteri Forti ©: politici, manager e banchieri ricchissimi e potentissimi, che però non sono ancora stati in grado di tenere in piedi una struttura capace di agire in segreto. Sono talmente scrausi che ogni loro piano viene svelato da gente comune, che trova le prove schiaccianti su YouTube.

Io non riesco a seguire la palla durante le partite di calcio e c’è gente che svela complotti internazionali notando l’etichetta di una camicia nel video di un incontro fra capi di stato.

Fra l’altro questo mio deficit di attenzione pesa tantissimo su quelli che vengono allo stadio con me:

Oh no! Che succede? Ci hanno fatto gol. A chi? A noi, l’altra squadra, ci ha fatto gol. Ah. E ora? E ora stiamo perdendo! Perdiamo le monetine? La partita! Perdiamo la partita! Chi è partita? Toh le monetine, vammi a comprare la cocacola.

Quelli che vengono allo stadio con me sono il mio amico Andrea, che però allo stadio con me non ci vuole più venire. Magari si è arrabbiato, così gli ho chiesto di farmi da testimone di nozze.

L’anello. Eh? Devi mettere quell’anello lì al dito di questa ragazza qui. Perché, non può farlo lei? No, il rito prevede che lo faccia tu. Che rito? Toh, le monetine. Vammi a comprare le sigarette.

Quando ho cominciato a scrivere questa storiella, qualche anno fa, volevo che avesse uno sviluppo circolare, e finisse dove cominciava, più o meno. Solo che mi sono arenato in un punto dove la facevo diventare uno sfogo verso delle robe brutte che mi erano successe allora, e l’ho abbandonata. L’ho ripresa qualche mese or sono, in un momento di cazzeggio in cui mi trovavo fuori casa e avevo il telefono in mano e del tempo da far passare. Mi sono messo a saltare da un argomento all’altro, ma a Praga non ci arrivavo mai, così ho chiesto alla ragazza con cui comincia questa storia se aveva voglia di sposarmi, e darmi un finale accettabile. Non ha accettato, ho dovuto drogarla. È per questo che nelle foto del matrimonio ride sempre.