misure preventive

Di essere sensibile ai tuoi occhi lo sapevo già, specie quando non mi guardano.
Quando mi guardi è come stare sotto una cascata, d’estate.
Se non mi guardi è uguale, ma senz’acqua.

Poi ho scoperto che mi piace come ti siedi, che non sai dove mettere le gambe e le butti di là, le tiri su, le pieghi in tre.
Si agita tutta la fila di sedili, qualcuno mugugna per i tuoi continui cambi di posizione.
Io no, mi sembra di essere seduto vicino a una nuvola.

E ci sarebbe questa cosa delle mani, di come le muovi. Non è che me le muoveresti addosso?
Tipo i carrarmatini di risiko, facciamo che la mia schiena sono i Territori del Nord Ovest,
e tu li invadi.

Una cosa non mi piace di te, il modo in cui te ne vai.
Dici vabbè ciao, scendi dalla macchina e chiudi la portiera.
E basta.

Aiuterebbe baciarmi a lungo prima di scendere.
Farmi stare sotto una cascata, d’estate.
Invadermi le mani.
Aiuterebbe non scendere.

Ma forse è un bene che non ci amiamo,
perché starei tutto il giorno con la faccia assente a pensarti, e farei un sacco di casini sul lavoro,
e già così il mio capo pensa che mi droghi.

Amarci sarebbe un casino,
ti nasconderei nei libri un sacco di biglietti che poi saltano sempre fuori nei momenti sbagliati, quando stai con altri fidanzati,
che non la prendono benissimo.

Finché poi non ci ameremmo più
e dovrei fare giri assurdi per non passare sotto casa tua,
arrivando in ritardo agli appuntamenti.
Non che adesso..

No, guarda, meno male che non ci amiamo.
Fa lo stesso se io però un po’ sì?

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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