Una giornata al mare

La Guardia Costiera indice un concorso per racconti brevi che abbiano come tema, naturalmente, il mare. Come premio c’è una targa e un diploma di partecipazione, e mi viene da commentare sticazzi, non dico che dovevi regalare una motovedetta, ma una cinquantina di euri sarebbero stati uno stimolo maggiore. Vabbè, tanto non ce l’ho un racconto che abbia come soggetto il mare.

E’ che a me il mare.. Non che non mi piaccia eh, io al mare ci andrei anche, solo che al mare, d’estate, c’è la gente, e io la gente non la reggo proprio, soprattutto quella che va al mare, schiamazzante, maleducata. Non ti danno la precedenza in macchina, ti passano davanti in coda al chiosco, ti tirano la palla addosso, ti corrono sull’asciugamano, vogliono farsi la doccia prima di te. Sarebbero dei soggetti perfetti per un film horror ambientato in spiaggia: sono dappertutto, sono letali, sono.. la gente!

Io se non ci fosse la gente me lo godrei anche, il mare, ma così..

Mi piacerebbe svegliarmi un giorno e scoprire che tutto il mondo si è stufato del mare. Già da aprile i primi segnali di qualcosa che non va appaiono nella colonnina delle notizie bizzarre, a destra sul sito di Repubblica o del Corriere, la notizia di uno studio scientifico che rivela come i gusti delle persone si stiano indirizzando verso nuove mete turistiche, poi la nuova moda che snobba il mare, poi un paio di tette, sennò che colonnina sarebbe..
A maggio la notizia è un po’ più grande, verso il fondo della pagina, dove ci arrivi di rotellina: calo di prenotazioni negli stabilimenti. Se ne parla anche al telegiornale e si vede che è importante, perché la notizia passa davanti a quella sulle allergie stagionali e al medico che consiglia di tenere gli anziani in casa e disinfettarli spesso con una mano di calce.
A giugno il titolo è in prima pagina, chiude il Billionaire, Briatore dice che quest’anno il mare è out, la nuova moda sono i centri urbani ancora da scoprire fuori del circuito turistico tradizionale, così ricchi di fascino nella loro verginità. Lui per esempio ha già prenotato in una bettola a mezza stella a Sannazzaro De’ Burgondi (PV), di fronte alla raffineria dell’ENI, una località così esclusiva che l’unico ristorante aperto d’agosto è l’autogrill.
Da lì in avanti è il cataclisma per il turismo balneare, le cancellazioni arrivano a slavina, nasce il turismo “bleak”, che bisogna dargli un nome inglese, sennò non se lo caga nessuno; le città sono prese d’assalto, ma i centri sono deserti, la massa si distribuisce nelle periferie, e più sono squallide più piacciono. La polstrada guarda transitare basita la colonna di auto nella corsia opposta e si affretta a smontare l’autovelox.
Il numero di luglio di Meridiani presenta in copertina la Diga di Begato, e quando un paio di albergatori di Riccione si suicidano la riviera romagnola chiede lo stato di calamità naturale.
Quella ligure no, sotto sotto un po’ ci gode.

Ecco, io mi sveglierei una mattina d’agosto, verso le nove, percorrerei un’autostrada deserta fino a Camogli e parcheggerei nell’ultimo spazio disponibile prima della ZTL, a ridosso dell’abitato, e non a Recco come al solito; passeggerei nel silenzio della strada, mi godrei il più bel borgo fantasma del mondo e mi siederei su un muretto del porticciolo a fare qualche foto, poi in spiaggia, un po’ di sole, un bagno, e dopo un paio d’ore sarei di ritorno, che a me il mare dopo un po’ lo mena.

0 commento

  1. Beh, un po’ ti capisco e un po’ ti compatisco, perché il mare sarà anche una gran menata, ma vuoi mettere la bellezza di sguazzare per ore mentre fuori imperversa il solleone?
    Magari non nell’Adriatico però.

    Camogli è bellissima, la amo

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