vita da scrittore

Con uno slancio degno di Mennea senza scarpe ma con una tastiera passo il fine settimana a scrivere senza pause, manco mi fossi lasciato con la fidanzata o fossi in piena crisi mistica, e redigo un bel pezzone che spinge la storia avanti dibbestia, ma che magari poi a leggerlo uno se la passa maluccio, che alla fine scrivi scrivi ma gli ultimi tre capitoli solo solo dialoghi. Adesso mi prendo una pausa creativa e vado a scrivere dell’altro, oppure a leggermi due fumetti, oppure a giocare, oppure a fare qualunque cosa che non comprenda stare concentrato a ragionare, che con due donne sedute di fronte a raccontarsela è peggio che provare a scrivere stando seduto a cavallo della linea di mezzeria dell’autostrada qui sotto.

Vorrei giocare con ciessecinque, ma il pici grosso in giardino ha lo schermo troppo scuro e invece di mostrarmi la foto da elaborare finisco per guardare me seduto davanti alla tastiera, e qualunque tentativo di rielaborarmi fallisce miseramente. Uguale per i giochi, non si può giocare a Mass Effect sul pici piccolo, e non si può giocarci in giardino, e fa troppo una bella giornata di svacco per andare a chiudersi in casa.

Un’ultima nota: si avvicina minaccioso il momento in cui dovrò mollare qualunque attività e scendere a valle per il concerto di Buena Vista Social Club. L’idea di trascorrere due ore in compagnia di un’orchestra salsera mi fa venire voglia di imbalsamarmi.

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E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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