anno bisesto..

A parte che io manco lo ricordavo che il 2008 fosse bisestile, che te lo credi che riesca a tenere a mente una cosa che succede per un solo giorno ogni quattro anni, ma poi funesto perché? Forse che tu sai mettere su un piatto tutti gli avvenimenti dell’anno e li sai soppesare per quanto valgono realmente?

Certo, se ti hanno licenziato a gennaio, a marzo ti hanno fregato la macchina, a giugno la fidanzata ti ha piantato perché non ne poteva più di sentirti lamentare, e poco fa ti hanno stirato mentre andavi al cenone hai di che lamentarti, ma ci sono situazioni in cui non è semplice stabilire se sia stato un anno buono o negativo.

Per esempio, ti nasce un figlio, ma scopri di avere un tumore.
Perdi il lavoro ma ti sposi.
Vinci al superenalotto ma muori.

Sono stati anni positivi o negativi?

Io quest’anno non sento di poter tirare un bilancio radicale di ciò che ho passato, perché la gran parte dei miei problemi più seri è nata nel 2007, si è protratta quest’anno, e solo verso la fine ha trovato un compimento, che non potrei dire positivo, ma che lo è, per il solo fatto di essere arrivato.
Poi sono diventato zio, che basterebbe a inserire il 2008 negli anni positivi, sto ancora con Marzia, che lo riporta negli anni con riserva, stasera celebrerò a casa di sua sorella, che toglie tre punti e fa saltare un giro. Insomma, non lo so mica come classificare questo duemilaeotto che se ne sta per andare.

Poi stamattina mi telefona uno, con uno strano accento, e mi dice:

– Bongììornou, pèerlo con Paèblou Raèèntseei?
– …

Non ho risposto subito, che quando mi chiamano sul fisso penso sempre che sia la polizia postale che mi ha beccato a violare la casella e-mail di qualcuno. Non che sia solito violare la casella e-mail di chicchessia, ma lo sai come sono alla Pol-Pos, ci mettono niente a trovarti dei capi d’accusa lipperlì, poi ci attaccano che ti scarichi musica illegale, che ieri guardavi i video della prof zozzona su youporn, che hai una copia di uindous piratata, e in un attimo ti trovi all’Ucciardone a scambiarti pizzini con Provenzano.

– Prontou? – ha insistito quello.

La polizia postale non parla come il sintetizzatore vocale del Commodore 64, forse potevo arrischiarmi a rispondere.
Si, ma magari era l’efbiài.

– Sticazzi!
– Pregou?
– No, scusi, parlavo da solo. Sono io Pablo Renzi. Chi mi chiama?
– Sono Hugh Hefner.

Quasi ci avrei creduto di più se mi avesse chiamato il sintetizzatore vocale del Commodore 64.

– E cosa vorrebbe il papà di Playboy da me? Mi vuole a scrivere sul suo giornale?
– Nou, ti vòlliou offuìuei qualcòusa gi piòu!
– Senti simpatico buontempone, non ho tutta la giornata per stare al telefono a farvi passare il tempo. Ieri mi ha telefonato Obama per offrirmi il posto di Vice Presidente e mi ci ha tenuto un’ora. Dimmi cosa vuoi e lasciami perdere che ho da fare.
– Non sownow un seempaticou bwontaempounee, sawnaw Hugh Hefner, ae sawnaw two paedraeh!

Era Hugh Hefner. Ed era pure mio padre.
Mi ha rivelato di essere suo figlio, nato da una relazione segreta fra lui e la Regina Elisabetta. Per evitare lo scandalo mia madre dovette darmi in adozione appena nato, e finii a Ronco Scrivia.

– Quindi sono il figlio illeggittimo della regina d’Inghilterra e del re delle tette. E perché avresti deciso di dirmelo solo ora?
– Paerchaè l’ho sapootou just yeah-ree! Mee ha taelaephone-atou la raegeenah e..

Lo scrivo io, che se ve lo deve raccontare lui viene capodanno. Gli ha telefonato la regina ieri per fargli gli auguri. Ogni tanto si sentono, in nome di una vecchia amicizia nata quarant’anni fa in circostanze non molto chiare. Ieri però, la simpatica vecchina aveva alzato il gomito, e si è lasciata andare a qualche confidenza di troppo, rivelando al buon Hugh di avere avuto un figlio da una loro scappatella: Spassky. Pablo. Insomma, io.
Appena l’ha saputo ha preso il telefono e mi ha chiamato, perché oramai l’età si fa sentire, non riesce più a seguire tutti i suoi numerosi impegni, l’impero commerciale che ha creato, l’enorme villa di Beverly Hills, farsi tutte le conigliette a tre per volta, e ha deciso di abdicare.

– Ma hai quattro figli, non puoi lasciare tutto in eredità a loro? – gli chiedo, per nulla convinto.
– Nou! Nou nou nou! Never! Ee meeai feeglee sono dei deesgratsiatee! Spootanaerebberou ciucio in una setteemana! But you, my dear.. Tu six (sei) dee sangue noubeelei, too daevee occuparee eel postou che tee spetta dee deereetou! A capou dee oon imperou!

Mentre sono lì con Hugh mi squilla il cellulare, vado a vedere, è mio padre, quell’altro, che probabilmente mi vuol chiedere dove cacchio sono, visto che mi sta aspettando per pranzo ed è già quasi l’una.

– Senti Hugh, non ho molto tempo adesso..
– Ma devi darmee una reesposta! Devo saperei! Vuoi essere il meeo eredei? Dimmelou! E dimmelou ora!
– No, guarda. Cioè, non che non mi interessi eh? Sono sicuro che la tua villa è molto meglio del bucodimerda dove vivo, e anche farsi le conigliette.. cioè, sono fidanzato, ma credo che a un certo punto Marzia capirebbe.. insomma.. il lavoro è pur sempre lavoro.. Però adesso devo proprio andare. Ciao eh? Ah, e buon anno.

Ho riattaccato e sono uscito di corsa. Per la strada quasi vengo investito da una limousine nera coi vetri oscurati, ho bestemmiato in direzione dell’autista, ma soprattutto di quello sbragone di merda che viene a Cadigatti a fare il figo con una macchina del genere, ma chiccazzo si crede di essere!
Sono corso da mio padre, quell’altro, che appena mi ha visto mi ha insultato perché perdo troppo tempo davanti a quel cazzo di computer.

– Ma no, che computer. Ero al telefono con uno che si è spacciato per Hugh Hefner, sai quello..
– ..Di Playboy – ha chiuso mio padre, stupendomi, che di solito non va oltre Striscia La Notizia.
– … Mi ha detto.. di essere..
– Credo che io e te dobbiamo fare un discorso – mi dice mio padre, che a questo punto non so più se è proprio quello vero, sto cominciando a non capirci più niente.

Viene fuori che sono stato davvero adottato da questi due tizi che ho sempre creduto essere i miei genitori. Loro non hanno mai saputo di chi fossi figlio, nè avrebbero cercato mai di scoprirlo; nel loro cuore io ero il loro bambino, loro i miei genitori, e nessuno avrebbe mai dovuto scoprire la verità, tantomeno io. Solo che un giorno ricevettero una strana lettera, con un sigillo importante sopra, e un francobollo inglese, che diceva “Abbiatei coorah dee loouee. Liz.”, e si fecero venire qualche sospetto. Cominciarono a fare qualche telefonata, parlarono con qualcuno che poteva sapere qualcosa, e arrivarono a intuire qualcosa.

– Non potemmo mai avere delle prove certe, a un certo punto, quando i sospetti su chi fosse davvero tua madre si fecero pesanti, ricevemmo delle telefonate anonime, in cui ci invitavano a lasciar perdere tutta la faccenda se non volevamo passare dei guai. Erano tempi pericolosi, e poi ci bastava avere nostro figlio. Lasciammo perdere.

Ero sconvolto. Sono uscito di casa con la testa che mi girava, tutte le mie certezze dissolte come lo stipendio a Lucca Comics, non sapevo più dove andare, cosa fare, a chi parlare. Tutto il mio passato era in discussione, il mio futuro mi appariva come una grossa incognita, soprattutto ora che lo avevo mandato irresponsabilmente affanculo..

Ho deciso di tornare a casa e chiamare Marzia, raccontarle tutto. Avevo bisogno di abbracciarla, magari mettermi a piangere. Magari omettendo la parte sulle conigliette.

Davanti al mio cancello un gruppetto di persone. Doveva aver saputo, ma come? Eppure erano lì, sembravano aspettare proprio me. Quando mi sono avvicinato mi hanno indicato, dei giornalisti mi sono venuti incontro, mi hanno inchiodato ai microfoni, hanno parlato tutti insieme, flash negli occhi, facce di curiosi, i gatti spariti.

– Checcazzo sta succedendo qui? Lasciatemi tornare a casa!!

Il mio vicino mi guarda con gli occhi strabuzzati.

– Come l’hanno saputo della regina? – gli chiedo.
– Del presidente! – mi corregge.
– Che presidente? – gli chiedo.
– Obama! E’ andato via poco fa! Ti cercava! Ma come fai a conoscerlo?

Sono svenuto, sperando di svegliarmi nel 2009, di essermi lasciato alle spalle quest’anno di merda.

2 commenti

E dimmelo, dai, lo so che ci tieni

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